IL TRITACARNE

Tratto da una storia vera

Il tritacarne e’ stato scritto da Karl Louis Guillen nel carcere di massima sicurezza di Florence in Arizona, mentre era in attesa di un processo e di una condanna a morte. Gli sono occorsi tre anni per portare a termine il manoscritto, tre anni in cui in periodiche e improvvise perquisizioni della cella il manoscritto veniva distrutto e in cui a Karl sono state fratturate le dita delle mani per impedirgli di scrivere, in cui per un anno intero gli e’ stato negato l’uso della macchina da scrivere. Karl Louis Guillen ha 32 anni e da 11 e’ in prigione, prima per un crimine mai commesso, poi per l’omicidio di un detenuto al quale e’ completamente estraneo.

Karl e’ uno dei due milioni di cittadini americani (1% della popolazione) attualmente detenuti in prigione, e come tanti altri, non avendo potuto pagarsi un avvocato e non avendo conoscenza dei propri diritti civili e legali, e’ stato condannato ad una pena ingiusta e ingiustamente severa.

Il libro inizia con la descrizione del suo arresto, continua con una vivida e dettagliata cronaca della vita in carcere e spiega i motivi economici e politici della massiccia incarcerazione dei cittadini americani nelle “fabbriche della prigione”, la ricchissima e redditizia industria carceraria, dove i diritti umani e civili sono totalmente ignorati, per non parlare dei sentimenti, dell’umanita’, dell’integrita’ degli individui, che vengono regolarmente e metodicamente distrutti.

L’autore fa continui flashback, passando dalla sua adolescenza in collegio agli abusi dei secondini del carcere, dalla naja in Corea e le ragazze coreane che subiscono per denaro ai suicidi in carcere, ripercorrendo tutta la storia della sua vita, scritta in un momento in cui sembrava che l’unico epilogo potesse essere il lettino per l’iniezione letale. In cui il fatto stesso di scrivere era l’unica via d’uscita dal continuo rumore di scarponi dei secondini sul metallo, dai miseri pasti, sempre piu’ magri, passati dall’amministrazione carceraria, dallo sconforto di sapere che il l’avvocato d’ufficio e’, potenzialmente, il proprio peggior nemico e di non potersi permettere niente di meglio e di dover assistere impotente alla valanga di menzogne che si sono abbattute, e si abbatteranno come un terremoto sulla propria vita.

Eppure il libro di Karl non e’ un libro di disperazione, non e’ un urlo angoscioso, sembra piuttosto un ottimo poliziesco, si visualizza come un film d’azione, i personaggi si delineano vividi sia nelle buie e puzzolenti celle che nelle assolate highway, intrecciano i propri dialoghi e azioni con un ritmo trascinante; spesso ci si dimentica che la storia e’ una storia vera, ancora in attesa di un finale e che Karl l’ha scritta oltre che per se stesso – anzi soprattutto – per farci conoscere quella che e’ la terribile realta’ nascosta sotto la patina scintillante di buonismo del cosiddetto “paese della liberta’”.

Il Tritacarne e’ un libro scritto con l’anima, col cuore, coi denti, con un naturale e avvincente istinto letterario e si conclude con una struggente poesia di addio e un invito ad “agire contro il sistema e contro quei politici la cui ipocrisia minaccia gli ideali fondamentali della giustizia stessa” e con l’immagine di Bill Clinton che passeggia in piazza Tien An Men dieci anni dopo il massacro.

Il Tritacarne e’ uno strumento prezioso di testimonianza e di denuncia per tutti coloro che lottano contro la pena di morte, e’ preceduto da una presentazione del vice presidente di Amnesty International Marco De Ponte e da una prefazione di Massimo Carlotto; E’ edito dalla Multimage e per averlo si puo’ telefonare allo 055580422, inviare un e mail a turquet@dada.it o cercare al sito www.pegacity.it/cultura/sistampi/karl gli indirizzi delle librerie dove e’ in vendita.

La pubblicazione del libro, curata dal Comitato per la Difesa di Karl L. Guillen e i cui proventi vanno totalmente all’autore affinche’ possa pagarsi un avvocato decente, hanno gia’ prodotto un primo incoraggiante risultato: una sentenza che ha trasformato la condanna a morte in una pena di 20 anni. Il processo e’ stato comunque una farsa, Guillen sta presentando un ricorso perche’ sia riconosciuta la sua piena innocenza, e per fare questo ha bisogno di aiuto, di soldi e di un avvocato. Il Comitato per la Difesa di Karl L. Guillen ha organizzato una settimana di solidarieta’ con Karl e la sua lotta per la giustizia, dal 12 al 19 febbraio; in varie citta’ d’Italia gli aderenti del Comitato creeranno eventi. Per le date precise rimandiamo al sito: www.pegacity.it/cultura/sistampi/karl che viene aggiornato su tutte le novita’ relative al caso di Karl ed eventi collegati.

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3 commenti

  1. Terribile! Questa e’ la societa’ civile. Questa e’ una nazione che dovrebbe illuminare di civilta’ il mondo!

    Tra le tante cose che mi hanno fatto saltare sulla sedia, a dire la verita’ ce n’e’ anche una di impersonale, slegata dalla singola situazione. Quel numero, l’un per cento della popolazione americana in carcere, che fa veramente tremare.

    L’un per cento, in italia, sarebbe MEZZO MILIONE di persone. Quanti sono i carcerati qui in italia? Trentamila mi sembra di ricordare. Spero di ricordare bene. Non c’e’ proporzione. O l’italia non mette dentro nessuno, o gli italiani sono dei santi o gli americani abusano dell’istituto penitenziario! Penso che una delle tre dovrebbe essere quella giusta….

    In ogni caso, diecimila anni di storia e di civilta’ sono finiti in malora…

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