Traduzione della lettera aperta di M.Moore

Cari amici,

Avrei sperato di poter mostrare il mio lavoro al publico senza incappare nelle difficoltà della censura, che oramai sembro incontrare molto spesso. Infatti ieri mi è stato detto che la Disney, lo studio che possiede la Miramax, ha ufficialmente deciso di proibire al nostro produttore, ovvero la stessa Miramax, di distribuire il mio nuovo film, “Fahrenheit 9/11”. Il motivo? Secondo un articolo comparso oggi (5 maggio) sul New York Times potrebbero essere messi in pericolo i milioni di dollari di sgravo fiscale che la Disney riceve dallo stato della Florida, dato che il film potrebbe infastidire il Governatore della Florida, Jeff Bush. L’intera storia (e gli altri tentativi) per uccidere il nostro film verranno resi noti con maggiori dettagli nei giorni e nelle settimane che verranno. Per quasi un anno questa lotta è stata una lezione per capire quanto sia difficile in questo paese realizzare dellíarte in grado di rovesciare coloro che sono in carica.

Tutto quello che posso dire è ringraziare Dio per Harvey Weinstein e la Miramax che è rimasta con me per l’intera produzione di questo film. Ci sono ancora molte cose da dire ma ora sono in laboratorio per lavorare sulla stampa in tempo per portare la pellicola al festivl di Cannes la settimana prossima (siamo stati scelti tra le 18 pellicole in concorso). Vi dirò solamente questo: alcune persone hanno timore di questo film per quello che mostrerà. Ma non c’è nulla che possano fare perchè oramai è stato realizzato ed è impressionante e se ho ancora qualche cosa da dire a proprosito, lo vedrete questa estate (l’uscita del film è prevista negli Stati Uniti per il mese di luglio), perchè, dopo tutto, questo è un paese libero.

Il vostro

Michael Moore

(L’originale della
lettera aperta scritta da Moore è contenuta nel sito
ufficiale www.michaelmoore.com all’interno del quale il regista riceve quasi quotidianamente messaggi da parte dei militari in Iraq e delle loro famiglie.)

Editoriale del New York Times

Date alla Disney una medaglia d’oro alla vigliaccheria per proibire alla sua divisione Miramax di distribuire un film che crittica il presidente Bush e la sua famiglia. Un’azienda che dovrebbe sostenere la libertà d’espressione ha scelto di censurare un documentario che si trova chiaramente al di fuori di un accettabile commento politico. Il documentario è stato preparato da Michael Moore, un filmaker controverso che gradisce infilzare il ricco ed il potente. Come descritto ieri da Jim Rutenberg sul Times, il film collega la famiglia Bush con importanti Sauditi, compresa la famiglia di Osama Bin Laden. Descrive i legami finanziari che vanno indietro di ben trent’anni ed indaga sul ruolo che il governo ha avuto nell’evacuazione dei parenti di Bin Laden dagli Stati Uniti subito dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Il film è stato finanziato dalla Miramax e verrà distribuito entro l’estate. L’agente del signor Moore ha dichiarato che Michael Eisner, il capo della sezione esecutiva, aveva espresso la preoccupazione che la pellicola potesse compromettere, in qualche modo, gli sgravi fiscali attribuiti alla Disney per il relativo parco a tema, gli hotel e le altre imprese distribuite sul territorio della Florida, stato di cui è governatore Jeff Bush. Se è questa la ragione del cambiamento della Disney, non farebbe altro che mettere in evidenza la pericolosità di permettere a dei grandi gruppi di inglobare delle aziende di medie proporzioni. D’altra parte l’esecutivo della Disney ha spiegato che il reale motivo del suo comportamento è la sua capilare diffusa fra le famiglie di qualsiasi fazione politica e la preoccupazione che la visione di un documentario come questo possa allontanare alcune di loro. E’ difficile dire quale motivazione per impedire la distribuzione di una pellicola sia più deprimente. Ma è chiaro che la Disney preferisce seguire questa linea di comportamento così bassa rispetto alla libertà di un discorso politico.

(Questo editoriale ed altri articoli relativi a Michael Moore sono contenuti nel sito del New York Times www.nytimes.com)

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4 commenti

  1. sono passati 21 ANNI DALLA NASCITA DI RETE 4 UNA DELLE TRE RETI FINIVEST ( LO DICO PER GLI EXTRATERRESTRI) SONO PASSATI 20 DALLA PRIMA VOLTA CHE RETE 4 MANDO IN ONDA PEPPONE E DON CAMILLO, GRANDI ….GRANDI FILM CHE FANNO PARTE DELLA STORICA E GLORIOSA VECChIA CELLULOIDE, DELLE COLONNE PORTANTI MA… ADESSO BASTA,VOGLIO DIRE, FORSE CHE LA FINIVEST NON HA SOLDI PER ACQUISTARE ALTRI FILM??? OPPURE CREDE CHE GLI ITALIANI DI OGGI SIANO GLI ITALIANI DI 30 ANNI FA CHE SOBBALZAVANO SULLE LORO SEDIE AL GRIDO ECLESIASTICO
    ” ricordatevi che nelle urne dio vi guarda e stalin no”PER FAVORE LASSATECI RESPIRà…….. BHO A PENSARCI BENE FORSE DON CAMILLO E MEGLIO DI 100 VETRINE IHIHIHIHIIHIIHIHIHIHIIH CHE BASTARDO CHE SONO

    althar

  2. Sul fatto che don camillo sia non una, ma mille volte meglio di 100vetrine non c’è la minima ombra di dubbio. E onestamente ho tanti bei ricordi, di quei filmettini.. compreso mio padre che per un periodo di tempo mi chiamava Peppone da bambina 🙂 il motivo vallo a capì… 🙂
    cmq dovessi votare un sondaggio su cosa preferisco vedere, tra beautiful e peppone, non ci starei nemmeno a pensare
    un caro saluto
    antonella

  3. scommetto che guardi beautiful ehhehehehehehh scherzo un me manda al quel paese

    althar

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