Palermo, the day after

Il cuore ha vinto ancora. Veder riunirsi dopo 20 anni un gruppo di persone che ha condiviso spazi, lavori, ritmi di lavoro, sudore, sacrificio, è stato emozionante. I giornali che hanno titolato “delusione della squadra per l’assenza di Ultimo”, non ha potuto vedere la gioia invece di ogni membro di Crimor quando finalmente hanno rivissuto un pezzo di storia insieme al loro comandante.

Un cuore solo all’unisono per le 40 persone della squadra, che quando parlano del loro “unico” comandante, si dichiarano disposti a tornare all’istante con lui, se solo ci fosse la possibilità di poter lavorare di nuovo insieme. Quello che non è stato possibile vedere sono stati gli occhi lucidi di tutta la squadra quando si raccontavano fatti di quel periodo magico, in cui si facevano turni di lavoro fino allo stremo delle forze, gli straordinari erano diventati ordinari, e la loro più grande soddisfazione e il loro sforzo lo sentivano ripagato dalle lenzuola appese dai balconi palermitani il giorno dell’arresto di Riina, con la scritta “grazie carabinieri”.

Scritta anonima a persone anonime. Aspide, Arciere, Vikingo, Nello, Homar, Freccia, Pirata, Nibbio, Ombra, Oscar e tanti altri, hanno festeggiato tutta la notte il ricordo di quel 15 gennaio di tanti anni fa. Anche chi si è congedato non smette di sentirsi carabiniere del gruppo Crimor. E’ una squadra che ha vinto, che ha pagato per aver catturato una persona che non si voleva catturare, ma che si è imposta e ha raggiunto l’obiettivo. E’ stata dura, quindi, leggere su un sito “importante” che questi ragazzi (ma soprattutto il loro comandante) sono semplicemente dei fumetti (parole dell’avv. Fabio Repici, già legale di Gioacchino Genchi, che ha avvertito l’impellente necessità di esternare questa sua idea, invece di spiegare come ha fatto il suo assistito ad acquistare un immobile confiscato alla mafia, cosa illegale in forma privata).

E’ con amarezza (ma con un certo orgoglio e fierezza) constatare poi che insulti e infamie vengano ripresi e ripubblicati altrove, in quegli ambienti antimafiosi quanto vomitevoli di chi preferisce ringraziare Ciancimino invece di onorare chi la mafia l’ha combattuta veramente. Non è portando un cognome illustre che si acquista onorabilità, per questo siamo lieti che ad infangare il gruppo che ha catturato Riina sono le stesse persone che ringraziano i mafiosi per il prezioso contributo reso all’Italia.

La festa del 15 gennaio, a causa delle polemiche dei “signori perbene” che si sono visti scippare per due minuti una telecamera che evidentemente avrebbero preferito per loro, doveva essere l’occasione anche per ricordare una vittima “non illustre” (e forse per questo a noi piace ricordarlo) barbaramente uccisa da mano di vigliacchi mafiosi il 10 settembre 1981, il maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella, a cui l’associazione di volontari capitano ultimo ha consegnato una targa in rispetto e in memoria di una grande anonima persona. Come ha detto giustamente Ultimo durante il collegamento telefonico “le polemiche e le insinuazioni le lasciamo agli sciacalli vecchi e nuovi”, ricordando inoltre che “chi combatte insieme per la strada rimane fratello per sempre”.

L’associazione di volontariato ha solo cominciato. Se anche costruire una casa famiglia suscita polemiche, è segno che il mondo è proprio diviso in due: chi fa e chi critica (e spesso critica perchè non sa fare o non ne ha voglia nè intenzione). Quando si da fastidio è segno che si sta percorrendo la strada giusta

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Informazioni su Antonella Serafini 149 articoli
violinista per hobby, giornalista per dovere civico e morale, casalinga per lavoro, contadina del web e "colpevole" di questo sito antonella@censurati.it

1 commento

  1. “quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… […]”

    Al Palauditore di Palermo,per chi ha partecipato, per chi ha contribuito alla manifestazione anche con un sostegno morale, c’era la prima categoria dell’umanità.

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