Ingroia da Santoro. I poteri forti non ci fanno indagare, ma la giustizia non va riformata


Non siamo noi a pensare male, ma il magistrato di Palermo per antonomasia, a fare di tutto affinchè noi pensiamo male. Quando vediamo Ciancimino indagato dalla procura di Reggio Calabria perchè traffica con la ‘ndrangheta sotto il naso della procura di Palermo (che ancora non si è capito se ha aperto o meno un fascicolo contro ignoti sulle password che il figlio d’arte del mafioso usava per accedere ai computer della DDA): quando vediamo come il PM si accanisce nella ricerca del DNA del bandito Giuliano riesumando il corpo sepolto (salvo poi lamentarsi perchè le procure non hanno sufficienti risorse): quando vediamo sempre lo stesso PM occuparsi degli omicidi irrisolti (Rostagno) sfruttando il risveglio della memoria dei pentiti, che all’improvviso ricordano particolari interessanti (sarà forse perchè gli avvocati dei mafiosi hanno accesso agli atti e quindi sanno cosa hanno dichiarato gli altri) come se la mafia adesso non esistesse; quando vediamo che in un paesino come Castelvetrano c’è la più alta percentuale di centri commerciali rispetto alla densità di popolazione e tutto questo sembra normale e a nessuno vengono sospetti. Quando ci sono tante, troppe persone, che sono in lista d’attesa per ottenere giustizia e che sono ridotte a fare petizioni su internet, a fare manifestazioni davanti ai palazzi di giustizia mentre i procuratori sono troppo impegnati a rilasciare interviste o a partecipare a convegni, o a scrivere libri, è un segnale di una giustizia distorta. Una giustizia distorta che va cambiata. La lotta contro Berlusconi sulla giustizia, fa pensare a una persona che soffre per un tumore ma non si cura perchè altrimenti ci guadagna la multinazionale che produce le macchine per lechemioterapie. Abbiamo visto il procuratore Ingroia scendere nelle piazze per reclamare sulla guerra alla magistratura fatta da questo governo. Un governo che non ci è mai piaciuto e che non abbiamo certamente votato, ma che finalmente pensa alla separazione delle carriere nella magistratura. Cosa auspicata dallo stesso Giovanni Falcone, che in un’intervista a repubblica disse: “Nel dibattimento il PM non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non deve essere, come invece oggi è, una specie di para giudice. Il giudice in questo quadro si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti, contraddice tutto ciò il fatto che avendo formazione e carriere unificate con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e PM siano in realtà indistinguibili gli uni dagli altri. Chi come me ritiene invece che siano due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il PM sotto il controllo dell’esecutivo ( La Repubblica, 3 ottobre 1991)”. Insomma, il procuratore Ingroia cita i giudici uccisi e fa retorica come se parlasse a loro nome, dimenticandosi che quello che voleva Giovanni Falcone è esattamente quello che lui sta combattendo. Anzi.. Falcone aveva contro tutto il CSM, Ingroia ha il CSM che lo spalleggia. Qualcosa di diverso dai nostri veri eroi io ce lo vedo. Molto più di qualcosa. Addirittura Borsellino diceva che era necessario fare pulizia all’interno della magistratura. Possibile che il suo “delfino” citi così spesso il giudice dimenticando di citare i contenuti di ciò che diceva? Dimenticando perfino che votava Movimento Sociale Italiano? E’ possibile, perchè durante il suo monologo da Santoro nel criticare la riforma della magistratura, dice cose che onestamente direbbe un alieno che non vive in Italia. Riportiamo l’intervento fatto dagli studi di annozero:

Ora quando un intervento del controllo della legalità ha a che fare con quelli che nel gergo giornalistico si chiamano “poteri forti” su settori particolarmente delicati, o il controllo della legalità ha una garanzia di “protezione istituzionale” alle spalle, oppure è difficile che una magistratura mandata in avanscoperta da sola su terreni così scivolosi la possa affrontare serenamente”.

Praticamente se questo è il sistema vigente al momento, per quale motivo bisogna attaccarsi a difenderlo? Per tutelare questi cosiddetti “poteri forti”? E in quale occasione Ingroia è stato fermato nel suo operato? Mai! Sarà forse che i “poteri forti” non si sentono minacciati da lui?

Dice ancora Ingroia:

Fintantochè [Falcone e Borsellino n.d.r] si occupavano di mafia militare tutti li applaudivano e li osannavano. Quando iniziarono anche le indagini anche sui potentati economici, iniziarono le polemiche che li investirono, magari oggi si dimentica perchè falcone e borsellino da morti venivano osannati, ma quando erano vivi vennero ostacolati.

Questa frase è emblematica. I giudici hanno fatto scuola. Ingroia vede come si fa a prendere applausi e non essere ostacolati, e si occupa di mafia militare coppola e lupara, dimenticando di occuparsi di potentati economici, perchè farebbe la stessa fine dei nostri cari giudici. Non so se non si occupa di affari economici per questo (anche perchè se così fosse non gli sarebbe sfuggito Ciancimino con 100mila euro in contanti pronti per essere ripuliti con l’aiuto della ‘ndrangheta), ma rispolverare i mafiosi che erano il braccio militare di cosa nostra, sembra quasi un’ossessione. C’è una mafia che investe in borsa, diceva Peppe Fava, che lavora a braccetto con le banche. Ma è una mafia che al PM Ingroia non interessa. La morte di Niki Aprile Gatti, spacciata per suicidio, potrebbe essere un’apripista per uno sporco affare di riciclaggio, usando le compagnie telefoniche, i televoti e i numeri a pagamento. L’omicidio di Niki Aprile Gatti, che voleva parlare e riferire i meccanismi delle compagnie telefoniche, può essere un omicidio di interessi economici puro e semplice, ma sarebbe gravissimo escludere che possa rientrare nei piani di un’associazione a delinquere, che sia Cosa Nostra, che sia Camorra, che sia qualunque altra organizzazione criminale, ma sicuramente è un delitto parlare di suicidio, ed è un delitto non parlare affatto di questa morte provocata solo per interessi economici. Sono quelle indagini su cui non si ricevono applausi, ma che farebbero molta pulizia e sicuramente farebbero giustizia, indagini su questo caso. Magari non sarà di competenza di Ingroia, il caso di Niki, ma siamo sicuri che non ci siano casi simili taciuti in Sicilia? Aspettiamo con ansia la prima indagine bancaria di Ingroia (ce l’ha promesso nella prima edizione di Contromafie, quando disse che era ora cominciare a colpire Cosa Nostra nel portafoglio con indagini bancarie.. una sorta di ammissione per non averlo fatto fino ad allora). Rimaniamo in attesa di essere messi al corrente su qualche indagine economica (aveva cominciato Falcone con Mafia e appalti. Poi Borsellino. Poi i loro colleghi l’hanno fatta archiviare e adesso è tornata la calma piatta. Niente indagini economico finanziarie, ma molte indagini militari. Vai con l’applauso).

Dice ancora Ingroia: “Io rivendico il diritto di esprimere le mie opinioni nei confronti di una riforma come questa, che incide profondamente sull’assetto costituzionale della giustizia e dello stato di diritto. Se dovesse passare la riforma così, si incrina l’equilibrio della separazione dei poteri.”

Praticamente, con questa riforma, l’uomo che fa la pubblica accusa in un processo di primo grado, non potrà fare il giudice allo stesso processo in appello. E dove sta l’ingiustizia o l’equilibrio minato?

E ancora: “Io ho espresso critiche nei confronti della riforma. Non sarei un buon magistrato se non applicassi le leggi, non sarei un buon cittadino se non dicessi la mia.”

Come è compatibile questa frase con la minaccia di querelare i giornalisti che lo stanno criticando?

E ancora: “Qui non è in atto una difesa di uno status di privilegi da parte della magistratura, il punto è che il principio di uguaglianza garantito dalla nostra costituzione è messo profondamente a rischio con tutte queste riforme. Con questa riforma non vedremmo più i potenti al riparo dai meccanismi della magistratura”. Mi sbaglio io o Ingroia sta contraddicendo quello che ha detto poche righe prima? Perchè prima diceva che allo stato attuale i potenti ti bloccano se vuoi indagare, mentre adesso dice che se la riforma della giustizia passasse, i potenti saranno al riparo dalla magistratura. Ma allora, se i potenti sono di fatto intoccabili, perchè va preservato l’attuale sistema giudiziario? E ancora: Ingroia pensa che la giustizia come è adesso è perfettamente funzionante? Perchè se pensa così, o è ingenuo (e quindi decisamente fuori luogo nel posto che occupa), o è in malafede (in quel caso si capisce perchè si sente così forte l’assenza di giudici onesti come Giovanni Falcone, che chiedeva e auspicava a gran voce una riforma).

Nell’intervista rilasciata a Repubblica si legge una frase sibillina: “Fino a quando potrò fare il magistrato in autonomia e con serenità non lascerò mai il mio lavoro”. Sono la sola a leggere in questa frase il pizzino che annuncia una sua discesa in campo?

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