Botta e risposta tra il superteste della trattativa ed Enrico Tagliaferro (il segugio)

massimo-ciancimino-horzDevo dare atto a Massimo Ciancimino che è un personaggio che ci rallegra le giornate. Abbiamo passato ore a ridere del suo intervento sul giornale www.livesicilia.it in cui chiede al nostro più fidato collaboratore, il cane sciolto Enrico Tagliaferro, di rispettare l’arma dei carabinieri. Tagliaferro, un uomo che si, ha difeso l’arma, ma non quando ha trovato carabinieri che hanno falsificato verbali solo per farsi togliere una multa. Quelli sono i carabinieri che hanno deposto per la procura di Palermo, i carabinieri che hanno deposto contro chi ha voluto l’arresto di Riina. Che visti i privilegi ricevuti a seguito dell’arresto (processi mediatici e giudiziari) forse non doveva proprio essere arrestato.  Massimo Ciancimino, il superteste su cui si regge tutto il processo sulla trattativa (e già questo la dice lunga), ha avuto l’ardire (noi diremmo faccia da culo, ma non è carino, giornalisticamente) di redarguire chi ha osato dubitare di pentiti pagati, di carabinieri che falsificano verbali, ecc. Noi pubblichiamo tutto il botta e risposta. Il grassetto è ovviamente la risposta di tagliaferro, il corsivo è Cianciminkia. Buon divertimento

 

enrix 27-03-2013 – 18:16:15
“Grasso  è il Procuratore che quando fecero la perquisizione a casa mia all’Addaura nella cassaforte c’erano papello, soldi in contanti, pizzini e altro. Possiamo dire che non ne sapeva niente? Ma il capo ne risponde sempre.” [cit.]

Lo stesso Massimino Ciancimino però, non dice che “il capo ne risponde sempre” quando, ad esempio, parla della perquisizione del covo di Riina, che fu annullata da Caselli su suggerimento del ROS. Lì il capo forse era una specie di burattino che eseguiva i suggerimenti dei carabinieri senza averne alcuna responsabilità.

Inoltre, lasciatemi fare una bella risata, perchè il papello secondo me non è mai esistito, e tanto meno in quella cassaforte. Io, anzi, sospetto fortemente che all’epoca non ci fosse neppure la cassaforte. Tra l’altro in casa non c’era neppure Ciancimino, che era all’estero. Insomma, di che diamine sta parlando…

 

Massimo 27-03-2013 – 19:39:27
Enrix,
Caselli era appena arrivato alla Procura di Palermo, si è fidato delle persone sbagliate, Grasso nel 2005 ara ben rodato, rispetti la decisione del Gup Morosini, aspetti, sappiamo da che parte stai, non metta in dubbio le deposizioni fatte dai carabinieri che eseguirono la perquisizione, rispetti l’arma dei Carabinieri non è da Lei.

Allora, egregio M.C., mi perdoni se dopo queste sue affermazioni, vorrò ristabilire un po’ d’ordine, perché qui mi pare proprio si sia passato il limite.

Lei vorrebbe dunque farci credere, che il PROCURATORE DELLA REPUBBLICA di Palermo Giancarlo Caselli, già giudice istruttore sin dai primi anni 70, già impegnato in tale veste nella lotta al terrorismo negli anni di piombo, già Presidente di Corte d’Assise, già componente del CSM, già magistrato in Cassazione,… lei vorrebbe affermare quindi che QUESTO magistrato, appena giunto a Palermo, non sarebbe stato ancora abbastanza “rodato” per avere coscienza di ciò che stava facendo, ed anzi sarebbe stato così incosciente da ordinare LA SOPPRESSIONE del blitz in via Bernini nella casa del capo della mafia senza una valida ragione, ma soltanto perché gliel’aveva suggerito un capitano dei carabinieri di cui si fidava? E vorrebbe farci quindi credere che pur avendo egli dato ordini che anche LEI, Ciancimino, ha affermato in più sedi di ritenere inspiegabili ed irragionevoli (se non in una “ratio” di favoreggiamento della mafia che a detta SUA sarebbe del tutto evidente, ma pensa un po’!), egli non “dovrebbe risponderne” minimamente, perché poverino è incocciato per mero malaugurio nel consiglio di un carabiniere sbagliato (il capitano Ultimo, che sfiga, pensi invece Ingroia quando come testimone ha trovato Lei: nato con la camicia, eh?), mentre invece Grasso, se altri carabinieri “sbagliati” (o forse quelli erano giusti? Me lo dica lei) durante una perquisizione hanno lasciato a disposizione Sua, (quindi al sicuro, in ottime mani) il papello di Riina invece di sequestrarlo, ha comunque colpa; che sapesse o non sapesse, poco importa. Perché era “ben rodato”.

Lei , Ciancimino, sa tradurre in italiano le parole inglesi “mirror climbing”? Ma certo che lo sa, Lei è un uomo di mondo.

Per quanto riguarda poi il suo invito a “rispettare la decisione del GUP Morosini”, io non so a quale decisione si riferisca. Se si riferisce al processo sulla PRESUNTA trattativa ed alle sue recenti determinazioni, se c’è qualcuno che l’ha rispettato, è proprio il sottoscritto. Infatti pur avendo in mano da mesi copie dei verbali di intercettazioni ambientali di SUE conversazioni aventi per oggetto proprio Morosini che secondo me meritavano di essere immediatamente pubblicate, ho atteso pazientemente la conclusione di questa fase processuale, per non interferire in alcun modo nella sua valutazione delle Sue testimonianze e nella sua attività di magistrato, che io certamente rispetto, e quindi nella sua decisione. Non altrettanto invece mi pare si possa dire di Lei, che in quelle conversazioni con i suoi amici dimostra un atteggiamento verso quel magistrato che non so quanto si possa definire rispettoso, ma anzi meramente speculativo e fondato su valutazioni piuttosto opportunistiche e focalizzate sul Suo personale tornaconto. Lei in quelle conversazioni definisce Morosini “uno che adesso si sta facendo amica la Procura perchè vorrebbe fare il processo della trattativa” e rammostra di fregarsi le mani di soddisfazione, per il prospettarsi di un’incompatibilità fra i due incarichi, uno nel processo a suo carico in Palermo per riciclaggio ed uno in quello per la trattativa, e quindi per il fatto che a suo giudizio egli fra i due avrebbe dovuto scegliere di archiviare quello per riciclaggio, perché per quanto riguarda la trattativa “ non ne ha nessuna voglia.. non gliene frega niente.. in questo momento è su tutti i giornali. “ . anche perché “va a tremila per adesso gli hanno assegnato una mega scorta…” Gagliardo, eh, caro M.C.? Non trova dunque di essere quanto meno un po’ impudente, proprio Lei che di questo giudice ha una simile opinione, cioè di uno che vuole portare avanti a qualunque costo un processo a carico di servitori dello Stato pur di avere visibilità sui giornali e gasatissimo per la mega-scorta ottenuta, venire a dare a me lezioni di rispetto nei suoi confronti?
Infine , riguardo all’esortazione al sottoscritto a rispettare l’Arma dei Carabinieri, facciamo che, dato il periodo, la prendo come una specie di pesce d’aprile, vah. Innanzitutto perché l’Arma dei Carabinieri, se mi permette, io la identifico piuttosto negli imputati di quel processo, che per quanto mi riguarda sono e restano completamente innocenti ed anzi degli eroi, e non in quei testi dell’accusa che quell’arma hanno già tradito anche realizzando falsi materiali e subendo condanne per fatti che, quelli si, disonorano l’Arma, i quali poi paiono essersi dati tutti appuntamento a quel processo per accusare in qualche modo i propri ufficiali, unitamente a valenti colleghi testimoni dalla fedina ricca ed ben intarsiata quali Lei medesimo, o Brusca, o Mutolo, o Cattafi. Potreste fondare un club, fra tutti quanti, quello dei “rei redenti”, amanti incalliti della verità.

Come osa, Lei, esortarmi al rispetto dell’Arma, Lei che per supportare un’accusa contro alcuni fra i più valorosi ufficiali dell’Arma, ha prodotto agli atti carte RI-TA-GLIA-TE e FO-TO-MON-TA-TE, carte alcune delle quali oggi, vergogna delle vergogne, si ritrovano anche agli atti del processo che inizierà a maggio, e che come minimo, qualunque sia l’esito, potrebbe contribuire a rovinare definitivamente l’immagine e quindi le potenzialità di una delle strutture più temute dall’organizzazione mafiosa in Sicilia, e cioè il Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri?
Già in più occasioni ho sostenuto che Lei è un uomo molto fortunato. Fortunato, perché ad esempio l’ha passata incredibilmente liscia quando ha presentato in Procura un post-it originale manoscritto da suo padre ACCURATAMENTE RITAGLIATO , e dichiarando di averlo “tagliato perché ovviamente prendeva troppo spazio per quello che era il testo originale” (ovviamente una sega, mi scusi, come se un post-it troppo ingombrante per una fotocopia non si potesse piegare in due, anziché manometterlo).

Fortunato, perché davanti ad un’operazione e ad una giustificazione del genere un inquirente che avesse anche solo la metà dei miei princìpi avrebbe potuto tranquillamente aprire seduta stante un bel fascicolo d’indagine per la manomissione di una prova importante, mentre invece nel suo caso ciò non è naturalmente avvenuto, ed anzi Lei è stato salutato in un importante libro di uno degli inquirenti, che è anche scrittore, come uno che ha saputo conquistarsi la qualifica di “icona dell’antimafia”.

Ed oggi quel ritaglio monco di una parte importante (parte che io sospetto legittimamente non essere assolutamente stata vuota ma anzi portatrice di una scritta, probabilmente una data, e probabilmente pure capace di scagionare gli imputati, e mi scusi se lo sospetto, ma certi documenti non si ritagliano, capito MC?), si trova incredibilmente agli atti come prova a carico di quei carabinieri, così come si trova agli atti dello stesso processo Morosini anche quello straccetto di fotocopia che Lei ci ha presentato come “il papello”, dopo avere fatto attendere più di tre mesi gli inquirenti per consegnarlo.

E nonostante la logica dell’ovvietà lasci ben capire che tre mesi di norma non sono il tempo necessario a trasmettere un documento da un posto all’altro (specie se i magistrati te lo sollecitano un giorno sì e l’altro pure), ma semmai è il tempo necessario ad approntarlo specialmente quando si vuole fare un lavoro ben fatto, con la carta ed i toner giusti e ben selezionati, e nonostante lei abbia motivato la lunghezza di quel periodo con le lungaggini burocratiche di una banca centroeuropea all’interno della quale quel documento sarebbe stato conservato in una cassetta di sicurezza, e nonostante i PM di Caltanissetta affermino in atti di avere accertato mediante rogatoria che la cassetta di cui ha parlato in realtà non esiste e non è mai esistita, e nonostante quella banca abbia dichiarato nella stessa rogatoria di non conoscerla nemmeno di profilo e di non averla mai vista a raccogliere nelle loro stanze nessunissimo papello, nonostante tutto questo, quel foglietto si ritrova come ho detto ad indossare la sontuosa veste di prova a carico del Generale dei carabinieri che catturarono Riina, nel nuovo processo a suo carico.

Quindi vediamo di avere almeno un po’ di pudore, quando si parla di rispetto dell’Arma dei Carabinieri, e non stupiamoci se cittadini, giornalisti, e blogger come me non si accontenteranno di attendere in silenzio l’esito di quel processo ma ne seguiranno al millimetro ogni singolo passo, con la massima concentrazione. E’ passato un secolo, caro MC, dal caso Mata Hari, mandata ingiustamente a morte con un processo che ci sono voluti decenni per dimostrare essere viziato. Ma oggi c’è internet, e certe cose si possono fare in tempi molto, ma molto più ridotti. Mi stia bene.

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violinista per hobby, giornalista per dovere civico e morale, casalinga per lavoro, contadina del web e "colpevole" di questo sito antonella@censurati.it