Pier Paolo Pasolini, altra vittima della censura

CineCinemas rende omaggio ad una figura centrale del cinema e della letteratura italiana: Pier Paolo Pasolini. A 25 anni dalla sua morte, avvenuta il tragico 2 novembre 1975, molte questioni restano ancora insolute, molti interrogativi sul suo barbaro omicidio ancora da sciogliere, ma soprattutto la sua opera ha ancora tanto, tanto da dire.

Ecco quindi la necessità di trasmettere ai più giovani l’importanza della sua produzione cinematografica, evidenziando ciò che è stato censurato e criticato in decenni di oscurantismo intellettuale. Il radicalismo estremo di Pasolini non è ancora facile da interpretare e digerire benchè siano passati tanti anni e molto è stato scritto: la rivolta contro la morale borghese, il ludibrio al quale viene sottoposta hanno un effetto disturbante, spiazzante in questi giorni di riflusso.

All’interno del progetto complessivo di D+ in memoria di Pasolini, il canale tematico CineCinemas 1 trasmette il 2 novembre 2000 a partire dalle 19.30 una serata speciale, che proporrà, tra l’altro i tre film della “Trilogia della vita” (ovvero “Il Decameron”, “I racconti di Canterbury” e “Il fiore delle mille e una notte”) e quello che è considerato il film in cui predomina la totale negazione della vita, ovvero “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, mai trasmesso integralmente da un’emittente televisiva.

La Trilogia della vita viene prodotta tra il 1971 e il 1974. Nei tre film che la compongono Pasolini sceglie di esaltare i valori della corporeità e della vitalità sessuale, di rappresentare la gioia dei corpi e del sesso a rischio di scadere a volte nella volgarità. Nel 1975 Pasolini pubblica “Abiuria dalla Trilogia della vita”, un testo molto complesso in cui dichiara la separazione dalla trilogia ma non il pentimento di averla fatta. Pasolini realizza nel 1975 “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, la negazione della trilogia, liberamente ispirata al romanzo di Sade, in cui immagina che dei gerarchi fascisti imprigionino decine di giovani in una villa della Repubblica Sociale e li sottopongano a brutalità sessuali e torture, in un crescendo intollerabile di perversioni.

La serata dedicata a Pier Paolo Pasolini si aprirà con un’introduzione di Enzo Siciliano, intellettuale ed ex direttore della Rai. A seguire il documentario di Philo Bregstein “Chi dice la verità è perduto” che include interventi di Laura Betti, Alberto Moravia e Bernardo Bertolucci, e poi “Interventi e Ricordi”, una produzione di CineCinemas in cui personaggi del cinema e della cultura hanno dato un loro personale ricordo di Pier Paolo Pasolini.

Tra gli interventi segnaliamo: Edoardo Albinati (poeta e insegnante di lettere nel carcere di Rebibbia), Marco Bellocchio, Alfredo Bini (produttore dei film di Pasolini), Tonino Delli Colli, Marco Tullio Giordana, Alberto Grimaldi (produttore), Ministro Giovanna Melandri. Dopo la messa in onda de “Il fiore delle mille e una notte”, si prosegue con un dibattito in studio sul rapporto tra Pasolini e la censura. A conclusione del dibattito saranno trasmesse le immagini (10 minuti circa, inediti per la tv), censurate nel 1974 de “Il fiore delle mille e una notte”.

E’ noto che Pasolini ebbe numerose disavventure giudiziarie, a causa della sua produzione letteraria ma ancor più da quella cinematografica. I capi d’accusa e le relative inquisizioni che lo perseguitarono furono impressionanti.
Il primo eclatante caso è legato ad Accattone. Violente polemiche seguirono la proiezione, l’allora Ministro del Turismo e Spettacolo (siamo nel 1961) vietò il film ai minori di 18 anni (anzichè di 16), agendo prima ancora che fosse definita una precisa normativa in materia.

Il film venne ripetutamente boicottato e Pasolini fu vittima di un
quasi-linciaggio da parte di un gruppo di neofascisti. Il tenente colonnello Giulio Fabi denuncia alla procura della Repubblica di Venezia il film Mamma Roma, proiettato alla XXIII Mostra del cinema di Venezia, per offesa al comune senso della morale e per il contenuto osceno. Attacchi dei giornali della destra italiana. La proiezione de “La ricotta”, il 1 marzo del 1963, fu interrotta dai Carabinieri. Pasolini venne condannato a 4 mesi di reclusione con la condizionale.

Alla condanna seguì l’assoluzione in appello e successivamente al ricorso in cassazione del procuratore Generale di corte d’appello, l’annullamento della sentenza, che non darà luogo ad alcuna condanna visto che un’amnistia aveva cancellato il reato. Il dissequestro della versione originale, priva dei tagli, fu ordinato solo nel 1968. Il 13 settembre 1968, la procura della Repubblica di Roma ordina il sequestro del film “Teorema” per oscenità. Il Tribunale di Venezia assolve Pasolini “perchè il fatto non costituisce reato”.

Il film ispirato alle novelle del Boccaccio, “Decameron”, subisce una persecuzione continua. Fioccano le denuncie da tutte le parti del paese. Il film viene sequestrato. E’ il segno più evidente di una serie di episodi di censura “preventiva” di cui Pasolini è ormai bersaglio privilegiato. Il procuratore della Repubblica di Benevento (dove fu proiettato per la prima volta il film “I racconti di Canterbury”) accusa Pasolini di oscenità. Dopo tre giorni, e su richiesta del P.M., il giudice istruttore archivia la denuncia.

Il film viene giudicato quattro volte e quattro volte prosciolto dall’accusa di oscenità. Altre otto denunce arrivano alle procure di: Mantova, Viterbo, Frosinone, Venezia, Latina. “Il fiore delle Mille e una Notte”, prima ancora di essere immesso nel circuito cinematografico, viene denunciato da una donna che l’ha visto in anteprima. Il giudice istruttore del tribunale di Milano decreta di non doversi promuovere azione penale contro il film. E, in ultimo, il processo postumo a cui fu sottoposto “Salò o le 120 giornate di Sodoma”: il film viene censurato e se ne vieta la distribuzione. Il divieto viene annullato nel dicembre del ’75, segue una denuncia dell’Associazione nazionale per il buoncostume all’autorità amministrativa. Il ricorso in appello porta all’assoluzione e al dissequestro del film solo a condizione di alcuni tagli. Il film viene tagliato per un totale di cinque minuti.

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4 commenti

  1. La mancanza di memoria Ë il primo sintomo della barbarie dei tempi e dell”ignoranza degli uomini.

    Caro Momo, anche tu sei gi‡ storia passata.

  2. macche sei scemo/a? pasolini fa parte dei giorni nostri forse sei ancora in letargo???By Crea

  3. Se allora veniva condannato Pier Paolo Pasolini per oscenità, al giono d’oggi non si sa’ nenche più il significato dell’oscenità.

    Con solare tranquillità ogni giorno siamo spettatori inermi di film e spettacoli indecorosi e che ifastidiscono il buon gusto di chi ha una “MORALE”. Se vogliamo tornare a parlare di Pasolini facciamolo con spirito di autocritica verso tutto quelle vere oscenità che ci propongono i media ogni giorno e ad ogni ora.

    Se fosse vivo Pasolini forse si sdegnerebbe di fronte ai programmi della De Filippi e consorte.

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