Quanto vale la parola del popolo?

Questa volta il contributo di Bresciablob ci e’ utile per far capire la considerazione che la stampa ha dei lettori. A testimonianza di come e’ sentita la voce del popolo e quanto sia rappresentata, riportiamo integralmente quanto inviatoci:

Giorgio Zanotto, morto l’anno scorso, Ë stato il sindaco dc di Verona.
Secondo questa sua lettera di un cinismo impressionante da noi riportata, la strage di Piazza Loggia si riduce a “sei bare” e a “20.000 scatenati e infuriati”. Il caro collega direttore G.B.Lanzani la pubblica il 25 ottobre. Il 26 ottobre Virginio TelÚ indignato protesta con due lettere.
G.B. Lanzani non le ha tuttora pubblicate. Questo, signori, e’ il “Giornale di Brescia”

Sei bare
dal “Giornale di Brescia”, 25 ottobre 2000

Per gentile concessione dei familiari, e per l’interesse bresciano che i documenti rivestono, pubblichiamo due lettere che Giorgio Zanotto invio’ il primo giugno 1974, subito dopo i funerali delle vittime della strage di piazza Loggia, al segretario della Dc Amintore Fanfani e al presidente del Consiglio Mariano Rumor.

Caro on. Fanfani, ieri ero a Brescia. E’ accaduto cio’ che temevo: un segno dei tempi. Non possiamo disarmare i nostri animi, ne’ disarmare lo Stato. Sento il dovere di mandarle, cosi’ in via riservata e personale, copia di una lettera che ho scritto a Rumor; non so, infatti se dai resoconti ufficiali emerga la drammaticita’ dell’ora vissuta ieri. Soprattutto intollerabile lo schieramento provocatorio, e di alternativa a noi, assunto nel corteo e nell’orchestrazione generale dello stato maggiore comunista. Ecco perche’ ho scritto, di getto, a Rumor. Ecco perche’ sento il bisogno di dire a Lei che in noi c’e’ ancora chi vuole battersi.

***

Caro Rumor, ieri ero a Brescia, ed ho sofferto con te. Non so se tu sappia di prima mano tutto cio’ che e’ accaduto dopo la tua partenza.
Voglio parlartene, perche’ ne sento il bisogno, morale e politico. Non mi preoccupano i fischi che, da quando il Sindaco di Brescia ha pronunciato il tuo nome, ne hanno accompagnato il discorso. I fischi di quel tipo onorano un Presidente del Consiglio. Non mi preoccupo piu’ di tanto dell’oceano di bandiere rosse e delle miserevoli nostre. (Pero’ questo vuol dire qualcosa). Cio’ che mi turba (e con me ha turbato quanti ne sono stati testimoni) sono le cose
seguenti:
1) l’organizzazione e la tutela sull’ordine pubblico era dei sindacati e non dello Stato. Questo e’ sempre grave. Lo era fino all’incredibile in una circostanza come questa alla presenza del Capo dello Stato e del Presidente del Consiglio.
2) i manifesti annunciavano, accanto ai due del sindaco di Brescia e del sindacalista locale, i saluti di Mariano Rumor e di Lama. Lama aveva la forza in mano, ed ha parlato da solo. L’impressione e’ disastrosa.
3) dopo la tua partenza e’ cominciato il corteo. Sapientissima la regia. Dopo le sei bare, tre ambulanze (che potevano venire dopo del seguito di rappresentanza; ma avevano la funzione di separarci dai feretri, per ragioni che vedremo dopo); poi le “autorit‡” e le rappresentanze; poi un vuoto di 30 metri; poi schierato lo stato maggiore del partito comunista. Ai lati (non al seguito) gli extraparlamentari e le organizzazioni comuniste di base. Svolgimento del corteo (con cordoni ininterrotti di servizio d’ordine di”rossi”):
a) passano i feretri: fiori lanciati sulle bare, e fittissimo, silenzioso saluto col pugno chiuso.
b) Poi passano le tre ambulanze: il tempo necessario per passare dalla fase a) alla fase c)
c) insulti alle autorita’: parole da guerra civile: (non dette da quattro scalmanati, ma urlate in una cerimonia ufficiale da 20.000 scatenati e infuriati).
d) dopo i 30 metri di vuoto, l’applauso allo stato maggiore comunista, con Berlinguer in testa. Cio’ che e’ intollerabile e’ questo loro dividersi, questo contrapporsi cosi’ provocatorio, cosi’ apertamente rivoluzionario, cosi’
visivamente e psicologicamente alternativo con noi, in una simile circostanza.
Siamo passati fra insulti. Lama era il Presidente del Consiglio e Berlinguer il Capo dello Stato. Noi delle spazzature. Tutto questo sarebbe niente se tutto finisse in una cerimonia. E’ che loro hanno un disegno, una forza, e ormai l’improntitudine di sostituirsi allo Stato in termini cosi’ gravi. Non ti dico questo solo per l’amarezza di ieri. Lo dico perche’ ci sono tutte le premesse perche’ accadano purtroppo altre piazze Loggia, in qualunque citta’ d’Italia. Lo stato non puo’ più’ subire un’altra umiliazione. Sarebbe più’ economico raggiungere subito l’accordo con i comunisti. Ma io sono per combattere ancora.
Ce lo chiedevano i cittadini che hanno creduto in noi, e quelli che credono (e sono i piu’) nella democrazia.

Un abbraccio,

tuo Giorgio Zanotto

 

 

 

Sei Don Abbondio

 

di Virginio TelÚ

Egregio direttore,

non conoscendo Giorgio Zanotto, fu sindaco di Verona, presidente della provincia e della Banca popolare, ho letto ieri con curiosita’ e interesse la cronaca della commemorazione, fatta nella sua citta’, ad un anno dalla scomparsa. Le linee chiave di un itinerario di santificazione, che lo accomuna al bresciano Giuseppe Tovini, troveranno indubbiamente conforto in opere e documenti che avra’ lasciato. Opportunamente, a riequilibrio dell’apoteosi direi, il giornale pubblica nel riquadro due lettere che Zanotto scrive a Fanfani e Rumor dopo i funerali dei morti di Piazza Loggia. Anche quello e’ un documento. Agghiacciante, pero’, in quel suo totale silenzio sulle vittime della strage.

Cordiali saluti, Virginio TelÚ

Bs, 26 /10 /2000

 

Seconda lettera del 9 /11 / 2000
Egregio direttore,
sono trascorsi ormai piu’ di 15 gg da quando le ho inviato una lettera a proposito di quanto il sig.Zanotto, sindaco di Verona, scriveva a Rumor sui funerali delle vittime di Piazza Loggia. Lei non l’ha pubblicata ed io sono qui a chiedermi i perche’:
-perche’ e’ andata persa
-perche’ lei non ne condivide il contenuto
-perche’ la proprieta’ l’ha sconsigliata dal farlo
-perche’ non consona alla linea politica del giornale
-perche’ come don Abbondio se uno il coraggio ecc. ecc.
Le dico invece perche’ io ho sentito il bisogno di scriverle. Tra quei morti avevo dei cari amici che stimavo moltissimo. Commentare la lettera del sig.Zanotto urgeva alla mia coscienza per il ricordo che, dopo tanti anni, ho
ancora di loro.
Cordiali saluti, Virginio TelÚ

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