Segnali di paura contro l’informazione della rete

Da kontrokultura
riportiamo il testo di un comunicato stampa che ci riguarda molto da vicino

“Nessun giornale, periodico, telegiornale, radiogiornale oppure giornale telematico puo’ essere pubblicato o trasmesso se non sia stato registrato presso la cancelleria del Tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi”.

Stampa clandestina. – Chiunque intraprende la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta all’art. 5, e’ punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000.
La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell’editore ne’ quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero.
Sanno cosa dicono o e’ solo intimidazione contro l’informazione alternativa?
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
(Costituzione Italiana – Art. 21)

COMUNICATO STAMPA 12 DICEMBRE 2000
Nonostante la liberta’ di espressione sancita dalla nostra costituzione, anche un gruppo di missionari che produce informazione in rete in maniera continuativa dovra’ registrare il proprio sito come qualunque altra testata giornalistica.

L’obbligo di registrazione fa parte di una serie di modifiche che stanno per essere apportate alla legge sulla stampa, la legge numero 47 del 1948, in seguito ad un appello per la riforma della legge sulla stampa, inviato al Ministro della Giustizia Fassino da Franco Abruzzo, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.

Il testo dell’appello di Franco Abruzzo e’ disponibile sul sito dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia all’indirizzo http://www.odg.mi.it/fassino.htm,
oppure sul sito dell’Associazione PeaceLink all’indirizzo http://www.peacelink.it/censura/abruzzo.htm.

In particolare, se le modifiche auspicate da Abruzzo dovessero essere approvate dal Parlamento, nell’articolo 5 della nuova legge sulla stampa verrebbe stabilito che:

“Nessun giornale, periodico, telegiornale, radiogiornale oppure giornale telematico puo’ essere pubblicato o trasmesso se non sia stato registrato presso la cancelleria del Tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi”.

La definizione di “giornale telematico” e’ piuttosto ambigua, e da’ spazio ad una serie di interpretazioni restrittive che potrebbero estendere l’obbligo di registrazione a tutti i siti di natura informativa assimilabili a un giornale o ad un periodico, che dovrebbero cercarsi un direttore responsabile iscritto all’ordine dei giornalisti e chiedere l’iscrizione.

Le sanzioni riservate ai siti non registrati sono specificate chiaramente nell’articolo 16 della legge sulla stampa, che riporiamo per esteso:

Stampa clandestina. – Chiunque intraprende la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta all’art. 5, e’ punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell’editore ne’ quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero.

Quali saranno i bollettini informativi e i giornali telematici che sopravviveranno al rischio di due anni di reclusione?

Facciamo un esempio:
L’associazione PeaceLink pubblica da anni sul suo sito web un bollettino che si chiama Africanews

, una delle poche fonti di informazione sull’Africa fatta da Africani, senza il
filtro e la mediazione delle grandi agenzie di stampa internazionali. Ogni mese alcuni volontari traducono Africanews in lingua italiana.

Dall’oggi al domani un gruppo di volontari che non fanno i giornalisti di mestiere dovranno scegliere tra il rischio di due anni di reclusione e la ricerca di un amico giornalista che sia disponibile a fare il prestanome pur non avendo nessun ruolo all’interno di Africanews.

La nuova legge sulla stampa, cosi’ come e’ stata proposta al Ministro Fassino, lascia spazio a molti altri dubbi: una rivista Africana pubblicata su un sito italiano sara’ soggetta all’obbligo di registrazione? E’ legittimo chiedere ad un paese di spostare diversi miliardi dal settore del volontariato, che dovra’ sobbarcarsi i costi della registrazione dei giornali telematici, a quello della burocrazia?

Un periodico telematico come “Boycott” [http://www.manitese.it/boycott

], realizzato da una organizzazione non governativa, potra’ continuare a denunciare i comportamenti scorretti delle multinazionali anche dopo la sua registrazione come testata giornalistica, oppure dovra’ socccombere davanti alla possibilita’ di una rivalsa delle aziende chiamate in causa, che potranno invocare il reato di diffamazione a mezzo stampa?

La nuova legge sulla stampa sara’ il frutto di un accordo tra la categoria dei politici e quella dei giornalisti, con la totale esclusione della societa’
civile da un processo decisionale che contribuira’ in maniera significativa a delineare l’assetto della futura “societa’ dell’informazione”.

Il mondo del volontariato e dell’associazionismo, le organizzazioni non governative e i singoli cittadini avrebbero avuto sicuramente qualcosa di interessante da dire in merito alla nuova legge sulla stampa, a vantaggio di tutti e anche degli stessi giornalisti. L’interesse ad ascoltare questa voce non c’e’ stato, e con tutta probabilita’ ci troveremo davanti una legge gia’ pronta che dovremo subire passivamente.

Se la democrazia e’ sinonimo di partecipazione, le modalita’ con cui e’ stato condotto il dibattito per la riforma della legge sulla stampa rappresentano indubbiamente un fallimento della nostra democrazia, l’antitesi della partecipazione, il confinamento della vita politica ai corridoi del palazzo.

La decisione di estendere a qualunque “giornale telematico” l’obbligo di registrazione riservato finora solo alle testate giornalistiche e’ avvenuta nel totale silenzio dei mezzi di informazione, Paradossalmente il settore su cui c’e’ la maggiore scarsita’ di informazione giornalistica e’ proprio quello del giornalismo e dell’editoria.

Ai singoli cittadini e alle associazioni di volontariato che producono in rete giornali e periodici al di fuori dei circuiti dell’informazione commerciale restano ormai ben poche speranze. Tra breve dovremo prepararci a fare i conti con una legge che tratta l’informazione in rete alla stessa stregua di quella giornalistica, e cioe’ come un ambito sociale per “addetti ai lavori”.

I cittadini, le Organizzazioni Non Governative, le associazioni, le parrocchie e i gruppi missionari cha gia’ da anni producono informazione in rete dovranno imparare a convivere con una legge sulla stampa che non prebede nessuna distinzione tra informazione commerciale e informazione sociale, che non tutela gli organismi no-profit e che obbliga il settore del volontariato dell’informazione a scegliere tra l’illegalita’ e la ccoptazione nella grande famiglia del giornalismo professionale.

Per difendere il diritto ad essere soggetti attivi nella produzione di informazioni e contro un utilizzo passivo e acritico delle nuove tecnologie, l’associazione PeaceLink (www.peacelink.it) ha lanciato un appello rivolto a tutte le persone che hanno a cuore uno sviluppo aperto e libero dell’informazione italiana.

L’associazione PeaceLink e’ composta da un gruppo di volontari che dal 1992 producono in rete informazioni libere e autogestite in collaborazione con associazioni, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si occupano di Pace, nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi, rispetto dell’ambiente e libert‡ di espressione. Tutti i volontari di PeaceLink svolgono il loro lavoro a titolo puramente gratuito, per dare voce a chi non ha voce.

Riportiamo di seguito il testo dell’appello lanciato da PeaceLink, disponibile anche all’indirizzo http://www.peacelink.it/censura

.

APPELLO PER LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE, DI COMUNICAZIONE E DI INFORMAZIONE IN RETE.

Oggi i diritti di espressione dei cittadini si esercitano anche attraverso la telematica.

Sottoscriviamo questo appello affinche’ sia garantito anche in rete il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, stabilito dall’articolo 21 della nostra costituzione.

L’attuale legislazione in Italia e’ infatti squilibrata: esiste una normativa recentissima sul diritto d’autore che reprime ferocemente la pirateria informatica e telematica (per tutelare le aziende del software) e non esiste come contrappeso una normativa che tuteli i diritti dei cittadini alla comunicazione telematica, in particolare di quei cittadini che decidono di partecipare attivamente al processo di creazione delle informazioni in rete.

In tale situazione di incertezza l’informazione popolare, gratuita, amatoriale e basata sul volontariato rischia di morire a tutto vantaggio dell’informazione commerciale e centralizzata dei grandi gruppi mediatici, editoriali e televisivi.

Denunciamo il modello dittatoriale che domina il flusso planetario delle notizie. La maggior parte delle informazioni che circolano su giornali, telegiornali, radio e riviste proviene da un oligopolio di agenzie di stampa internazionali, che ogni giorno svolgono un’opera di selezione, controllo e filtraggio delle informazioni. La gente comune e’ esclusa dal grande circo dei media, i cui attori principali sono le societa’ che dominano il mercato dell’informazione mondiale. Quattro agenzie di stampa gestiscono da sole l’80 per cento del flusso delle notizie sull’intero pianeta: sono le americane Associated Press e United Press International, la britannica Reuter e la francese France Presse.

La maggior parte delle informazioni che riguardano il sud del mondo passa attraverso queste grandi agenzie di stampa prima di raggiungere i nostri giornali e i nostri TG. Spesso le realta’ piu’ emarginate e le piu’ grandi ingiustizie sociali vengono semplicemente ignorate. Tutta l’informazione prodotta al di fuori del cerchio ristretto delle grandi agenzie di stampa viene soffocata e travolta dai colossi dell’informazione. I protagonisti delle notizie vengono immediatamente espropriati delle informazioni che li riguardano, e immediatamente i fatti vengono raccontati, una volta filtrati dai grandi gestori dell’informazione, senza che coloro che sono parte in causa abbiano la possibilita’ di esprimersi. Tutto cio’ puo’ essere combattuto soltanto garantendo una molteplicita’ delle fonti informative e garantendo a ogni individuo l’accesso a potenti canali comunicativi attraverso il pieno utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione.

La concentrazione di grandi gruppi editoriali, televisivi e mass-mediatici, frutto del cammino inesorabile verso il mercato globale, sta soffocando la piccola editoria, l’autoproduzione letteraria, la stampa locale, le piccole riviste delle associazioni e degli organismi no profit, schiacciati da un “libero” mercato sempre piu’ esigente e competitivo. Ogni giorno, nell’indifferenza generale, muoiono riviste, case editrici, piccole radio locali e molte altre forme di espressione editoriale, radiofonica e televisiva che non possono garantire il profitto necessario alla propria sopravvivenza.

Questa nuova forma di censura e di limitazione della liberta’ di stampa, che si nasconde dietro la presunta ineluttabilita’ delle leggi economiche, e’ un grave pericolo per la nostra liberta’ di espressione, per il nostro pluralismo e per la nostra democrazia. I nuovi bavagli alla liberta’ di stampa, alla liberta’ giornalistica e alla liberta’ editoriale passano inosservati alla maggior parte delle persone, e proprio per questo rappresentano una preoccupante minaccia per una societa’ civile distratta. Di fronte a questa grave crisi editoriale, gia’ da tempo avvertita dagli operatori del settore, rivendichiamo il diritto a forme di espressione, di stampa e di scrittura costruite con nuove regole, che diano priorita’ ai contenuti e non alla vendibilita’ di un prodotto culturale come un libro o una rivista, che favoriscano la produzione di informazione locale, variegata, multiforme, pluralistica e autogestita, in alternativa alle strutture che possono permettersi di sostenere i pesantissimi costi fissi necessari per la distribuzione dei propri prodotti editoriali nei supermercati, negli autogrill e nelle edicole di ogni citta’ d’Italia.

L’accesso all’informazione e ai mezzi di comunicazione (telematici e non) e’ un diritto fondamentale per ogni essere umano. Gli stati, le istituzioni, gli operatori pubblici e privati devono garantire operativamente questo diritto. Il vero valore della comunicazione in rete e’ rappresentato dalla persone, non dalla tecnologia. Il massimo potenziale della rete sara’ raggiunto solo quando chiunque lo desideri potra’ usarla in modo aperto e libero.

Tutti devono poter partecipare alle attivita’ dei mezzi di comunicazione, producendo, consultando e rielaborando informazioni, in rete e fuori, senza nessun controllo governativo o commerciale, indipendentemente dalle possibilita’ economiche e dalle condizioni fisiche e mentali, senza nessuna discriminazione di sesso, razza, classe sociale, lingua, orientamento sessuale e culturale.

Rifiutiamo qualsiasi legge o normativa che introduca in rete elementi di restrizione o repressione, o che limiti l’utilizzo delle tecnologie telematiche, come e’ gia’ accaduto per le tecnologie radio, dove un sistema di autorizzazioni e licenze ha di fatto impedito l’accesso diffuso e popolare alle possibilita’ di cambiamento sociale offerte dalle trasmissioni radio. L’utilizzo di tecnologie per la comunicazione elettronica in rete non deve essere vincolato ad autorizzazioni o concessioni ne’ limitato da ostacoli fiscali o burocratici, ne’ deve essere regolato in maniera differente da quanto avviene per le altre forme di esercizio della liberta’ di pensiero, di opinione, di associazione e di stampa.

Lanciamo alle realta’ della societa’ civile che si riconoscono in questo comunicato, alle associazioni, ai giornalisti e agli operatori dell’informazione, del diritto e della cultura un appello affinche’ si affermi una normativa nazionale che incorpori civili standard giuridici finalizzati alla tutela dei cittadini della societa’ dell’informazione che usano la telematica e le opportunita’ offerte dalle nuove tecnologie per la propria crescita culturale, per scopi di cooperazione solidale e per la socializzazione dell’informazione democratica.

La lotta per i diritti dei cittadini del futuro per noi e’ gia’ iniziata.
Associazione PeaceLink

Per adesioni, contatti e informazioni:

http://www.peacelink.it/censura
info@peacelink.it
C.P. 2009 – 74100 Taranto
Tel. 0349-2258341
Fax. 178-2279059


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22 commenti

  1. cari amici

    essendone direttamente coinvolto, vi informo che la norma che citate e’ stata modificata. Il reato di stampa clandestina non e’ piu’ materia di codice penale, ma e’ diventato un illecito amministrativo, punibile solo con la sanzione (che mi pare sia stata portata a 2 milioni di lire) e con la tradizionale trafila di questi casi quando non si ottempera al pagamento e si perdono tutti i ricorsi del caso, cioe’ il pignoramento dei beni.

    Io stesso sono stato incriminato per aver distribuito stampa clandestina in segno di protesta dell’obbligo di registrazione di una testata solo con un direttore responsabile iscritto all’Ordine dei giornalisti. Ho gia’ subito una serie di udienze, fino all’ultima che, prendendo atto della modifica del reato, ha trasmesso la pratica dall’allora Pretura al competente ufficio amministrativo che, immagino, stara’ formulando la richiesta di pagamento della sanzione.

    Ovviamente questo non toglie nulla a importanza e giustezza della causa, ma la inquadra meglio.

    saluti

    Vincenzo Donvito

  2. Grazie per la precisazione, ma mi chiedo:

    visto che tale norma contrasta con i principi della costituzione italiana , sarebbe fattibile un ricorso alla corte costituzionale?

  3. Se pensi di sÏ, certamente. Credo perÚ (ma non sono un avvocato) che solo un giudice nel momento di un giudizio basato su una legge che ritiene incostituzionale possa invocare il giudizio della Consulta.

    Riguardo all’articolo principale, da pi? parti si sottolinea come sia un allarme esagerato, che questa non sia la posizione del sindacato dei giornalisti e che, insomma, la materia abbia bisogno di dibattiti pi? approfonditi che non un al lupo al lupo per il povero sito dei missionari.

  4. purtroppo lo stato italiano (come molti altri, vedi francia e usa) tenta di trattare la rete semplicemente come se fosse un paesino di confine, dove tutti quelli che entrano vanno tenuti sotto controllo e vanno rispettate alla lettera le leggi del mondo di fuori. ormai rifiutano una realt‡ evidente: la rete non È governabile, nel bene e nel male.

    quanti napster chiuderanno ancora prima che se ne rendano conto?

  5. Certo che e’ fattibile, oltre che auspicabile. Tutto sta a trovare un giudice che accetti di inoltrare tale richiesta durante una fase dibbatimentale, che pero’, nel caso personale a cui facevo riferimento nel precedente messaggio, non ci potra’ piu’ essere, per il momento.

    Mi spiego.

    L’azione di diffusione di stampa clandestina per cui sono stato incriminato e poi trasferito al settore amministrativo, l’avevo fatta in contemporanea in alcune citta’. La mia collega di Livorno che aveva fatto altrettanto, aveva avuto il dibbatimento prima del mio e il suo giudice aveva accolto la richiesta di ricorso alla Corte Costituzionale, e sembrava cosa fatta, ma col trasferimento da penale ad amministrativo, la richiesta dovrebbe essere decaduta. Ed ora andrebbe ripresentata in occasione di ricorso quando arrivera’ la richuiesta del pagamento della sanzione, ma e’ molto piu’ difficile che sia accolta la richiesta.

    Ci si provera’ in tutti i modi.

  6. Sono indignata quanto voi.

    Ma volevo sapere una cosa.

    Nel comunicato stampa si parla di giornali (e altro) che non possono essere pubblicati.

    Cosa comporta la pubblicazione?

    Un prezzo da pagare per leggerlo, questo giornale?

    O si riferisce anche ad altre forme di informazione, diciamo cosÏ….gratis?

    Se, SE, si intendeva vietare la vendita di giornali non autorizzati, allora mi trovo d”accordo.

    verissimo che ognuno Ë libero di dire la propria.

    ma qui non si mette in pericolo la libert‡ di pensiero…parola.

    si dice che non Ë possibile VENDERE le proprie idee, SE NON CONFORMEMENTE ALLE LEGGI.

    Ed Ë pi? che giusto.

    Cosa c”Ë di male nel volere regolare qualcosa che potenzialmente sarebbe caos?

    Se hai qualcosa da dire, fa come a Londra e urla tutto nel parco.

    O se vuoi scrivere le alternative sono due: o ti metti in regola, o distribuisci tutto gratis…….a tue spese.

    So che questo Ë un problema per chi non puÚ sostenere le spese di stampa e distribuzione; perÚ non vedo come sia giusto vendere un giornale non in regola.

    Conosco gente che non li vendeva ma durante la distribuzione chideva contributi.

    Questo Ë fattibile.

    Ma perchË VENDERE non in regola?

    Questo, ovvio, se il termine pubblicato si riferisce solo al VENDERE un giornale.

    Se non Ë cosÏ, e abbraccia anche chi distribuisce gratuitamente i suoi scritti, allora la cosa cambia.

    E sono pienamente d”accordo con il ricorso alla corte costituzionale.

    Volevo quindi avere da qualcuno delucidazioni sul termine.

    PerchË accusare senza aver capito pienamente Ë infantile e stupido.

  7. Cara Antonella,

    il tema Ë delicato. Ho registrato a giugno una testata (carta stampata) e per quel periodo mi Ë stato detto che ancora non c”era bisogno di registrare testate su internet (ma gi‡ all”epoca, la cosa si poteva fare ed era facoltativa).

    Tutta la vicenda in merito alla prossima necessaria registrazione delle testate telematiche, oltre alla speculazione finanziaria sulla somma necessaria (circa 700.000 lire) Ë a mio avviso imputabile alla esigenza di un controllo sulle notizie che circolano in rete.

    Ora, al di l‡ di morale deontologica (che ognuno ha o dovrebbe avere) il problema non Ë poi cosÏ semplice.

    E mi vengono in mente alcune riflessioni, le butto lÏ, magari diventano oggetto di ulteriore confronto tra i lettori di censurati.it

    Ebbene:

    non Ë un caso che a livello giornalistico, secondo un recente sondaggio, la rete venga considerata come fonte assolutamente inattendibile di informazioni. Troppe persone, senza alcun controllo, mettono informazioni in linea.

    Ancora:

    se io dico che tu sei una stronza, posso essere perseguito solo un po”. se lo dice una testata giornalistica, con tanto di direttore, la cosa Ë, al limite, un po” pi? perseguibile.

    Ancora:

    nel mare di possibilit‡ che internet consente, siamo daccordo che ci sia bisogno di un po” di selezione tra siti attendibili e siti meno attendibili? i naviganti, avranno diritto di avere informazioni sicure?

    ma il punto, a mio avviso, non Ë ancora questo.

    Siamo proprio sicuri che l”Ordine dei Giornalisti (e chi ne Ë iscritto e puÚ registrare una testata) sia davvero garante dell”attendibilit‡ di un sito?

    io non sono ancora in grado di prendere posizione, in merito, ma una cosa Ë vera, anzi due: in rete, ci sono un sacco di stronzate incontrollate e in giro un sacco di giornalisti stronzi registrati.

    a presto,

    Valerio Lo Monaco

  8. il reato e’ quello di divulgazione di stampa clandestina, percio’ diffondere piu’ o meno gratuitamente.

    per la precisione giro il testo che riguarda questo reato preso dal Decreto legislativo 30 dicembre 1999, n. 507

    Depenalizzazione dei reati minori e riforma del sistema sanzionatorio,

    ai sensi dell’articolo 1 della legge 25 giugno 1999, n. 205.

    (G.U. 31 dicembre 1999, n. 306)

    ……………

    Art. 47

    (Modifica dell’articolo 663-bis del codice penale,

    in tema di divulgazione di stampa clandestina).

    1. L’articolo 663-bis del codice penale Ë sostituito dal seguente:

    Art. 663-bis (Divulgazione di stampa clandestina).

    – Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque in qualsiasi modo divulga stampe o stampati pubblicati senza l’osservanza delle prescrizioni di legge sulla pubblicazione e diffusione della stampa periodica e non periodica, Ë punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire duecentomila a un milione duecentomila.

    Per le violazioni di cui al presente articolo non Ë ammesso il pagamento in misura ridotta previsto dall’articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689..

    ——————–

    Donatella Poretti (d.poretti@aduc.it)

  9. mia opinione Ë: la cosa da riformare Ë l’ordide dei giornalisti perchË inadeguato allo stato attuale.. molte informazione vere non vengono dette dai giornalisti e molte informazioni false, vengono considerate attendibili solo perchË trovate su un giornale. La deontologia non Ë purtroppo controllabile, e il sistema va rifatto. L’ordine Ë necessario, ma deve saper tutelare nella maniera pi? giusta una persona che sa e non puÚ dire… Molto pi? complicato di quanto si pensi. E, cosa pi? importante, la libert‡ di espressione non puÚ essere soffocata.. Se qualcuno dice Antonella Ë stronza come nell’esempio di sopra, liberissimo di farlo. Liberi i lettori se crederlo o meno. La gente non Ë stupida, e puÚ scegliere secondo criterio cosa credere o no. Diamo la voce alla gente, sarebbere ora! Auguri di buone feste a tutti
    Antonella

  10. Cara Antonella,

    oso dire che sei perfino romantica. Impossibile non stare dalla tua parte.

    Ma davvero la gente non Ë stupida?

    Quanti hanno guardato il Grande Fratello?

    Quanti, in generale, si lasciano condizionare?

    Quanti si bevono le notizie, tutte le notizie?

    Quanto sono importanti i media, in generale, nella cultura generalista e nell”imporre opinioni? In pratica nel condizionare.

    Alle volte penso che oggi si naviga tanto in Internet per saperne sempre meno.

    Ma non Ë un buon motivo per smettere di sperare.

    sono con te,

    vlm

  11. Sei con me? Spero che tu non sia il solo! Siamo in tanti e silenziosi, serve solo dare una voce a tutti quelli come me e te. Io forse sono talmente superba da pensare di non essere stupida, e conosco molte persone che la pensano come me. Che si puÚ fare per dare il giusto peso alla parola di tutti senza per questo credere a occhi chiusi ai media? Se credete che possa essere un modo, fate circolare la voce che esiste un sito dove non ci sono bavagli, io credo che questo possa essere un buon punto di ritrovo per molti. Lo spero, almeno! un abbraccio
    Antonella

  12. Nessuno ti sta vietando di esprimere la tua opinione ne la libert‡ di espressione viene in alcun modo violata. Se leggete le leggi con le fette di prosciutto sugli occhi, Ë chiaro che ogni scusa Ë buona per protestare!

    Il comunicato sottolinea l’importanza di registrare la propria testata giornalistica per darle un inquadramento a norma di legge!

    E la stessa cosa dell’iscrizione all’albo dei dottori di un laureato in medicina. Non li si vieta la facolt‡ di esercitare la professione liberamente, la si regolamenta.

    E chi non si adegua Ë giusto che venga punito.

  13. vedi come sei superficiale, e con le fette di prosciutto suglio occhi. Leggi da questo intervento : Si dir‡, sollevando un facile accostamento superficiale: ma tutte le libere professioni hanno il loro Ordine, siamo o non siamo un popoli di navigatori e di Iscritti agli Albi? SÏ, ma con il piccolo particolare che qui non ci sono di mezzo i comma di legge e le operazioni chirurgiche, ma la libert‡ d’espressione garantita dal dettato costituzionale come diritto fondamentale di tutti i cittadini allíinformazione (corretta e completa), diritto di riceverla e diritto di farla.Capito, o non ancora?Se vuoi ti mando tutto l’intervento. scrivi a errerov@libero.it

  14. Per accedere all”albo dei giornanalisti, a differenza di altri casi, basta… avere dei santi in paradiso oppure un gran culo.

    In altre parole, se ci sei dentro bene, altrimenti sono fatti tuoi.

    Ancora in altre parole: se vuoi esprimere una opinione (abbiamo visto serve registrarsi come testata, quindi serve avere almeno un giornalista) o sei iscritto all”albo (quindi Santi o culo) o te la prendi nel secchio.

    Domanda: Ë giusta questa regolamentazione?

    (la regolamentazione, in generale, Ë giusta, ma non questa, giacchÈ Ë viziata). non ti pare?

  15. Ciao a tutti,

    io sono il direttore o coordinatore, se preferite,di un piccolo giornale interno alla scuola che frequento.

    La mia domanda Ë:dato che il mio Ë un giornale, periodico devo dichiararmi lo stesso o fare qualche cosa del genere?

    Qualsiasi sar‡ la risposta ritengo che questa legge, normativa o quel che Ë, Ë ingiusta, nei confronti di tutte le piccole redazioni, nei confronti di tutti quelli che vogliono esprimere le loro idee su carta stampata e considerato l’articolo 21 della costituzione la si puÚ dichiarare anticostituzionale(Parola utilizzata spesso, forse troppo dai nostri cari politici).

    Claudio

  16. Sono i soliti paraculi che detengono il potere ed hanno paura di INTERNET perchË Ë la pi? democratica delle reti. Per questo stanno cercando in tutti i modi di impadronirsi della rete o di porre delle regole che tuteli il loro potere dalla rete. Gi‡ in passato, negli USA, ci hanno provato, ma gli attacchi sono stati respinti; la RETE Ë libera per tutti e tale deve restare.

    Cosa aspettiamo di mandare affanc…. questi personaggi?!!!!!

    Alien

  17. Per un semplice motivo: Anche questo sito su cui hailetto questa notizia -e forse questa risosta- Ë incluso, ed Ë GRATIS!!!

    Burghj

  18. Stronzate.

    Se uno ha un sito e per farlo si deve per forza rivolgere ad un iscritto all’ ORDINE DEI GIORNALISTI, il risultato sara’ che i signori arricchiranno, e decideranno chi puo’ pubblicare o meno.

    E’ la solita classica mafia all’italiana….vuoi parlare?

    Paga il mafioso.

    Se roprio lo stato vuole controllare, basta che mi obblighi a comunicare l’esistenza del sito a qualcuno in carta semplice.

    E invece no, bisogna avere qualcuno dell’ordine….

    Mafia.

    Questa e’ MAFIA.

    Non censura. MAFIA.

    A.

  19. E allora?

    La rete non e’ un TG!

    Neanche le chiacchiere dei bar possono essere considerate una fonte attendibile di notizie.

    Quindi cosa facciamo, diciamo che per parlare in un bar ci vuole l’approvazione dell’ordine dei giornalisti?

    E quale sarebbe la serieta’ dell’ordine dei giornalisti?

    Non fanno altro che scopiazzare dalle agenzie,

    senza nemmeno curarsi di verificare le notizie.

    Se qualcuno riuscisse a sostituirsi all’ansa per un giorno riuscirebbe a far pubblicare a qualsiasi giornalista la notizia della propria morte, tanto ormai si vede solo un generale compiaincolla da ansa e da adnkronos e poche altre….

    Ma per favore, qui il buo dice cornuto all’asino…

    LA serieta’ dei giornalisti iscritti all’ordine…

    che ridere.

    A.A.

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