Scatta la polemica sul trattamento dei pentiti

Non e’ ben chiara la posizione dei magistrati sulla nuova riforma sui pentiti. Mentre alcuni ritengono che sia ora di finirla con le dichiarazioni date “a rate”, altri ritengono che la nuova legge approvata dal governo contro le carceri d’oro, possa ritenersi una “pagina nera per l’accertamento della verita’”affermando quanto sia ora piu’ difficile convincere i pentiti a parlare.

AL CSM NON PIACE LA RIFORMA DEI “PENTITI”
Non sono piaciute un granche’ ai componenti del Consiglio superiore della magistratura le nuove norme che regolano la “collaborazione di giustizia”, approvate in via definitiva dal Parlamento lo scorso 7 febbraio. I piu’ critici sono stati i magistrati gia’ impegnati sul fronte della lotta alla criminalita’ e tra questi il piu’ acceso e’ stato Armando Spataro, gia’ pubblico ministero a Milano. Secondo Spataro, la nuova legge e’ “un’altra pagina nera per l’accertamento della verita’. Da oggi, infatti, la collaborazione processuale e’ ancora piu’ difficile: difficilmente qualcuno accettera’ di collaborare, sapendo che i suoi familiari saranno protetti solo se con lui conviventi e che potranno subire il sequestro anche di beni di provenienza lecita”.

Critico delle nuove norme anche l’ex pm di Palermo, pubblica accusa al processo Andreotti, Gioacchino Natoli, secondo il quale e’ sbagliata la scelta di “predeteminare un termine (sei mesi. Ndr) entro il quale il collaboratore deve ricordare tutti i fatti fondamentali della sua vita criminale”. La nuova legge sui “collaboratori di giustizia” allinea, invece, l’Italia – in materia di diritto – alle piu’ moderne democrazie proprio perche’ impedisce l’utilizzo da parte della magistratura dei cosiddetti “pentiti ad orologeria”, che esplodono con le loro rivelazioni quando ce n’e’ bisogno.

LA GAZZETTA DEL SUD
EDIZIONE DI COSENZA

Inchiesta / Soddisfazione dei penalisti, cauto ottimismo dei magistrati, proteste dei legali dei collaboratori. Rivoluzione nella gestione dei pentiti Con l’entrata in vigore della nuova legge mai piu’ dichiarazioni “a rate”

La “pacchia” e’ finita. Cambia radicalmente la legge sui pentiti. Le “sceneggiate”, i “ripensamenti” e le confessioni a rate non saranno piu’ ammessi. In sei mesi i collaboratori di giustizia dovranno dire tutto quello che sanno. Confessare le proprie e altrui colpe tuttavia non servira’ piu’ ad aprire automaticamente le porte del carcere: un quarto della pena andra’ scontato comunque, e chi e’ stato condannato all’ergastolo dovra’ passare almeno 10 anni in prigione. A chi sceglie di vuotare il sacco non saranno piu’ accordati premi milionari, ma solo alloggio, assistenza legale e un assegno sociale moltiplicato per cinque (in tutto tre milioni di lire). Anche ai testimoni verranno garantiti protezione e sostegno economico, con lo stesso tenore di vita che avevano prima di svelare ai magistrati inquirenti scottanti verita’. I tempi sono stati necessari quattro anni per arrivare all’approvazione definitiva della innovata normativa. Il disegno di legge era stato presentato il 28 gennaio del ’97. In quattro anni il numero dei pentiti e’ andato progressivamente lievitando: oggi vivono sotto protezione 5174 persone, e di queste 1171 sono i veri e propri collaboratori, mentre gli altri sono i loro familiari.

Nel conto entrano anche 61 testimoni d’accusa. Nel Cosentino, i pentiti sono una trentina. Alcuni hanno gia’ perso il programma di assistenza: Mario Pranno, Francesco Staffa, Michele Daniele e Francesco Montesano. Luigi Calabro’ e Sergio Prezio hanno rinunciato alla collaborazione, mentre Dario Notargiacomo sta scontando in carcere una condanna passata in giudicato.

Le reazioni: La legge che entrera’ in vigore tra poche settimane, ha suscitato reazioni opposte. Soddisfatti i penalisti, scontenti i legali dei collaboratori, prudenti i magistrati.

Maria Teresa Torricella, difensore di pentiti, dichiara senza remore: “una legge tesa a smantellare il fenomeno del pentitismo. I collaboratori avevano gia’ problemi enormi legati alla vita dei familiari, alle condizioni economiche, all’assistenza legale. Da domani si scontreranno pure con l’impossibilita’ di poter accedere ai benefici penitenziari e alle misure alternative al carcere. Siamo al cospetto della rituale soluzione all’italiana destinata non a risolvere ma a complicare”. Moderata la soddisfazione di Gino Perrotta, presidente della Camera penale di Paola. Il penalista puntualizza: “Il Parlamento ha finalmente capito che i pentiti non possono piu’ parlare a “gettone”. Anzi, a tempo indeterminato. Credo che la nuova normativa possa essere accolta con favore.

Personalmente continuo a non condividere l’utilizzo dei pentiti che testimonia la volonta’ dello Stato di accreditare una sorta di delazione a pagamento. Debbo indubbiamente concludere, pero’, dicendo che le garanzie difensive stanno aumentando. Nutro solo dei dubbi sulle indagini difensive: la loro completa attuazione temo possa indurre i pubblici ministeri a trovar l’occasione di contestare agli avvocati il favoreggiamento…”. Cauto l’ottimismo del procuratore aggiunto di Cosenza, Franco Giacomantonio. Che pone in rilievo un non trascurabile aspetto della nuova legge: la tutela del testimone d’accusa :”La normativa, finalmente, offre piena tutela al testimone d’accusa. Una figura sino a ieri assolutamente trascurata dal legislatore. Il testimone sara’ invogliato a fidarsi dello Stato, vincendo le legittime paure grazie ad un sistema di protezione e assistenza economica ben individuato.
In materia di estorsione esisteva gia’ un fondo specifico, ma nel prossimo futuro l’intervento dello Stato sara’ molto piu’ dettagliato”.

La previsione normativa dovra’ comunque fare i conti con la realta’. “Attendo di verificare concretamente – aggiunge il procuratore Giacomatonio – quali saranno gli effetti sul nostro mondo giudiziario. Quante persone, in Calabria, saranno disponibili a passare un tempo indeterminato sotto protezione?”. Duro il commento di Vittorio Colosimo, storico legale di molti collaboratori di giustizia. “Questa legge e’ assolutamente negativa. Non prevede, infatti, norme transitorie e di collegamento con le leggi precedenti. Pertanto mi chiedo: che ne sara’ di chi ha collaborato con regole diverse? Non solo non c’e’ un comma che vieti a procuratori disattenti o superimpegnati che si superi la fatidica soglia dei sei mesi. L’esperienza m’insegna che ci sono collaboratori dal ’96 che sono stati sentiti una sola volta pur avendo molte cose da dire. Nei prossimi anni si pentira’ solo chi tenta di farla franca dopo aver ricevuto una condanna all’ergastolo. Mi sembra una legge fatta apposta per il caso Sicilia…”.

Al pm antimafia Eugenio Facciolla la legge sui pentiti ispira fiducia e serenita’. “Tra il libero arbitrio che ha sino ad oggi caratterizzato questo delicato settore e una legge – afferma il magistrato distrettuale – che fissa dei parametri, non posso che prediligere la scelta fatta dal Parlamento. Le regole garantiscono tutti e in particolare i magistrati impegnati nelle indagini. Credo che lo Stato abbia compiuto uno sforzo importante. I collaboratori dovranno parlare entro termini ben stabiliti, non potranno ricevere corrispondenza, incontrare persone estranee e neppure da lontano altri pentiti. La normativa deve far sentire piu’ sicuri e responsabili sia i magistrati che gli operatori di polizia giudiziaria. Non solo: saranno ammessi ai programmi di protezione gli ex malavitosi che parlano di gravi fatti di mafia offrendo una collaborazione determinante. Smetteremo finalmente d’incontrare pseudo collaboratori che spifferando particolari su rapinette e furti vivono alle spalle della comunita’, lucrando stipendi. La nuova legge ci aiutera’ ad essere sempre piu’ precisi, seri e determinati”.

Soddisfatto Tommaso Sorrentino, presidente della Camera penale di Cosenza. “Finalmente – afferma il penalista e docente universitario – una legge che sancisce un importante principio: i pentiti avranno un tempo ridotto entro il quale dire tutto quello che sanno. Non solo: per essere ammessi al programma dovranno rivelare fatti nuovi e davvero importanti ai fini delle indagini. La nuova normativa impone inoltre una serie di limitazioni tese ad evitare commistioni, cointeressenze e storture sino ad oggi mai evitate. I collaboratori potranno fornire apporti certamente piu’ genuini rispetto al recente passato. Infine ci auguriamo che venga esercitata da corpi specializzati una stretta vigilanza sui collaboratori affinche’ non s’incontrino per concordare dichiarazioni accusatorie e per evitare che il solito capitano o il solito maresciallo per puntellare le loro convinzioni investigative si servano di loro a piacimento”.

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9 commenti

  1. Non voglio assumere una posizione assolutistica, ma mi viene naturale dire che era ora che prendessero una tale decisione. Non Ë possibile dimenticare quello che erano i pentiti prima di diventare tali. Poi il termine pentiti….. ma lo saranno davvero pentiti o magari hanno solo trovato un modo migliore per vivere?

    Unico appunto il tempo di sei mesi. Non dico che sia sbagliato porre un limite di tempo in cui raccontare i fatti, ma tutti sappiamo come sono lunghi i tempi della giustizia italiana. Spero solo che per questo abbiano fatto bene i conti.

    E per ultimo i testimoni di accusa: non sapevo che non avessero protezione, ma sono contento che stiano cercando di rimediare.

    Navarre 2k1

  2. Beh, i magistrati non Ë che si siano fatti una bella reputazione, in fondo… Almeno riscattarla cosÏ non sarebbe male

  3. Ma quali pentiti…una palla al piede e poi a spaccare pietre sotto al sole, la pioggia e quant’altro, poi vedrete come canteranno.

  4. I pentiti o meglio gli Infami, sono persone infime alla radice, tradiscono i loro compari, quando hanno ottenuto quello che volvevano, o se qualche personaggio si oppone alle loro richieste, allora ricominciano a cantare, sparlare, tradire spesso infangando persone estranee ai fatti. PerchË non si guarda in faccia nessuno! Come possono tanto di magistrati, guidici, p.m e via dicendo dare ascolto a personoe cosi? Ah e poi non si limitano mica a dare ascolto, il bello Ë che le danno case, stipendi e nuove identit‡ dove poter cresere nuovi affari illeciti.

    Non lontano da dove vivo io qualche anno fa Ë stata mandata, un intera famiglia, sotto protezione, beh! dopo poco erano gi‡ padroni del traffico di stupefacenti dell’intera regione, e di una regione confinante. per arrestarli ci sono voluti due anni di appostamenti intercettazioni, INFAMI e via dicendo….

  5. I pentiti dovrebbero essere considerati per quello che sono: dei testimoni, come dei cittadini qualunque.

    E’ vero che hanno alle spalle magari una vita di delinquenza e non Ë certo giusto cancellarla con un colpo di spugna, sia chiaro! PerÚ va valutato appieno il risultato a cui la loro testimonianza porta. Si deve misurare il vantaggio che la societ‡ ottiene dalla collaborazione in termini di repressione della delinquenza con gli svantaggi delle concessioni (non solo economiche) che si fanno ai collaboratori.

    Ovvio che fondamentale punto di partenza deve essere la garanzia che il collaboratore cambier‡ stile di vita, garanzia che solo con un apporto economico puÚ essere sensatamente rinforzata.

    Valutiamo infatti qual Ë il costo sociale della delinquenza di un singolo mafioso. Enorme! Ha senso, se ci fornisce garanzie, spendere “qualcosa” per mantenerlo sulla retta via, considerando che aggiunge a questa garanzia un contributo informativo che porter‡ a smantellare una organizzazione malavitosa? Secondo me lo ha!

    Dopo di che, i tempi di ciÚ non hanno molta importanza, anche perchË la giustizia attualmente in sei mesi spesso non riesce nemmeno ad accorgersi che ha un po’ di gente in galera che magari sarebbe ora di liberare dato che Ë innocente…

    Evitiamo che anche questo strumento di approfondimento investigativo venga fiaccato, tarpato, affondato… Certo che moralmente pone parecchi problemi, ma altrettanto moralmente Ë inaccettabile che la malavita organizzata rimanga tranquilla ed indisturbata…

    Ricordiamoci infine cosa vuol dire, al giorno d’oggi, essere un testimone scottante, quali sono i disastri per il testimone e per la famiglia, quali sono le capacit‡ delle istituzioni di garantire un futuro a queste persone.

    Ricordiamoci che il prezzo della paura quotidiana, della fuga dal proprio paese, della perdita completa della propria identit‡, del proprio ambiente, dei parenti, di tutto quello che Ë il passato, non Ë cosa da poco, nË cosa facile da sopportare. Vero Ë che spesso queste persone a volte lasciano una infinita scia di sangue innocente nel loro passato, vero Ë anche che potrebbero continuare a versarlo. Se possiamo fermarlo questo sangue, quale che sia il metodo, non credo che si possa chiudere questa strada…

  6. devo contattare qualcuno che parli della legge sui pentiti o una storia per un’intervista in un programma rai

  7. Ti rispondo, alla sua affermazione “carne da macello”Spero che ti vada sempre bene nella tua vita, sia a te che ai tuoi famigliari, perchè se ti scassasero il cervello a te o a tuo figlio, senza motivo, ti farebbe piacere ad arrivare alla verità di chi possa essere stato!Non ti pare?
    Non bisogna nella vita fare tutta un’erba in fascio, esistono persone con i tuoi stessi sentimenti, solo le persone stolte possono ragionare con tali affermazioni. Vorrei vederti in disgrazia….poi vedresti chi è carne da macello….OMERTOSO……quando vuoi dialogare per delle spiegazioni oneste sono disponibile…..

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