Morti bianche in Calabria

“I tumori professionali, cioè dovuti all’esposizione a spstanze cancerogene presenti nell’ambiente di lavoro, nei paesi industrializzati non sono eventi sporadici ma rappresentano certamente una quota significativa di tutti i casi di malattia”. Questa è l’opinione di Paolo Crosignani dell’unità di epidemiologia dell’istituto dei tumori di Milano. Il caso esposto che segue è quello di Marlane a Praia, di cui si sono occupate solo le Iene. Un caso che ci auguriamo venga approfondito dalle autorita’ competenti.

CONTINUANO I DECESSI ALLA MARLANE

Una realtà fatta di gente che soffre, che lavora, che muore di lavoro, circa una decina nei primi sei mesi dell’anno fra Praia a Mare e Paola. Gente sotterrata dal terriccio, caduta dalle impalcature, investite dai trattori. Ben 88 operai sono morti di cui 50 accertati per cause tumorali. Ed ora venti operai hanno preparato un ricorso alla magistratura di Paola perchè vengano accertate finalmente queste morti e si riconosca la causa dolosa di tutti i decessi. In effetti dicono al sindacato dello Slai- Cobas, non ci sarebbe bisogno di nessun ricorso.

La magistratura avrebbe tutti gli elementi per muoversi da sola e investigare su ciò che è successo realmente in quella fabbrica. Perchè tutte quelle morti continue e per la stessa diagnosi di carattere tumorale? Cosa si è usato in quella fabbrica, quali coloranti, quali acidi, quali solventi? Denunce dettagliate fatte dallo slai-cobas che giacciono da anni in cassetti impolverati e che nessuno ha intenzione di aprire, proprio per non trovarsi di fronte ad inadempienze, coperture, dimenticanze, rapporti mai fatti o completamente errati. Una serie infinita di fatti denunciati anche nel parlamento italiano dall’on. Mara Malavenda e che non hanno mai avuto risposte chiare e definitive.

IL CASO MARLANE DI PRAIA A MARE

Il lanificio MARLANE, nato a metà degli anni ’50 all’inizio non disponeva di alcun sistema di depurazione. Bisogna considerare che circa il 50% del prodotto era orientato alle forniture militari comprendendo la lavorazione di ogni genere di fibra: lana, lino, seta (piccole quantita’ ), fibre sintetiche (spesso in prevalenza).

Nella Marlane, i controlli sanitari sono da sempre stati un optional, essendosi limitati al controllo dei riflessi e alla verifica audiometrica. Anche i controlli ispettivi hanno lasciato il tempo che trovano e oseremmo dire a volte concordati con la direzione aziendale. Naturalmente questo è oggi comunemente accettato come modo di produrre e non fa gridare allo scandalo il comportamento imprenditoriale che, per sua natura, considera la vita umana, da cui spreme profitto, una semplice voce di bilancio.

A nulla finora sono valse le tante denuncie alla Magistratura, all’Assessorato alla Sanità regionale, con Interrogazioni presentate alla Camera dei Deputati. Il fatto è che la gente ancora continua a morire con le solite patologie e a nulla valgono le manovre di disinformazione attuate dall’azienda, che insinua nella gente la vana considerazione che la gente muore per malattie neoplastiche anche al di fuori della fabbrica.

Passano gli anni e la depurazione attuata non sempre risponde a seri criteri di abbattimento della nocività degli scarichi aziendali. Nel caso di controlli ispettivi non è raro bypassare i prelievi, ovvero prelevando i campioni a sistema fermo o addirittura dal sistema di condizionamento dell’aria e lo stesso attuale Sindaco, all’epoca sindacalista in fabbrica, era a conoscenza di tali manovre.

Non si può sottacere ciò che l’azienda pratese ha messo in atto per lo smaltimento dei fanghi di depurazione, spesso distribuiti sul terreno di pertinenza e poi fatti disperdere mediante il rimescolamento dello strato superficiale utilizzando all’occorrenza le pale meccaniche. Non trova neppure giustificazione il conferimento dei pericolosi fanghi alla ben nota discarica abusiva di S.Domenica Talao, confermato anche dal fermo di un camion ad opera dei Carabinieri. E sempre a proposito di morti bianche, oggi di grande attualità, è ormai difficile fare la conta di quanti hanno prematuramente detto addio ai propri cari e saranno senz’altro ancora tanti coloro che malauguratamente si troveranno a confrontarsi in avvenire col male che non perdona.

Nel corso del 1996 una sezione è stata smantellata. Nonostante i prodotti ecologici usati, nel reparto finissaggio vengono tuttora utilizzati prodotti chimici per il trattamento dei tessuti quali:antipiling, impermeabilizzanti, acidi e candeggianti vari; in tessitura: collanti e antistatici; in filatura: lubrificanti e oli lubrificanti per il filo, antipolvere, ecc. Non si può omettere di considerare che il filato per tessitura adoperato nella Marlane è prevalentemente di provenienza Ceca e non sappiamo che tipi di coloranti vengono adoperati nelle fabbriche di provenienza. Basta poi dare uno sguardo ai dati pubblicati quindicinalmente dal Ministero della Sanità per smentire gli scettici, quanto basterebbe a nostro avviso il concreto interessamento delle ASL a fare luce su ciò che la Marlane continua a riversare nel prospiciente mare, nonostante la tanto decantata depurazione.

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8 commenti

  1. avevo letto qualcosa del genere su hotkalabria. Credo che non sia l’unica cosa che non va, in quella zona, almeno da quel sito risulta cosÏ, ma non ricordo l’url. Si parlava anche di inceneritori inutili, dighe cominciate e mai finite.. Non Ë strano vedere che nessuno se ne occupa. Chiss‡ cosa ci sta veramente dietro!
    silvia ’89

  2. e” proprio vero, a nessuno o quasi interessa il problema delle morti bianchi…che tristezza

    povera italia

  3. ma dopo le iene qualcuno si Ë occupato di questo schifo oppure Ë stata una segnalazione come tante di cui nessuno si occupa?

  4. Le cose stanno effettivamente cosÏ … e l’ho scoperto oggi. Purtroppo mio padre non potr‡ pi? vedere gli esiti dell’inchiesta…

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