Maria Grazia Cutuli fa lavorare la nostra coscienza

Nei giorni scorsi aveva scritto della felicita’ ritrovata delle donne afghane che si erano potute liberare del burqa. Si trovava in Afghanistan da oltre un mese, Maria Grazia, 39 anni, per seguire la guerra. Era una grande occasione professionale: lei, redattore semplice, era stata inserita nel gruppo degli inviati al fronte afgano. La politica estera, l’Africa, il Medioriente e l’Afghanistan in particolare, erano le sue passioni di cui si occupava anche fuori dal lavoro. E proprio agli “esteri” del quotidiano milanese era stata assunta, come redattrice, dal luglio del ’99, dopo una collaborazione che durava da un paio di anni.

Commento: e’ giusto sfruttare la passione di una persona per non darle il titolo di inviato speciale e avere servizi e scoop a spese minime?

Dal segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Paolo Serventi Longhi, che, a Pescara, ha aperto il XXIII Congresso della Fnsi, la solidarieta’ a l’angoscia della categoria per la morte della Cutuli: “Proviamo un sentimento di profonda angoscia, si tratta di un momento molto difficile per l’informazione.
“Purtroppo – ha concluso – loro non sono i primi caduti: si aggiungono ai 47 giornalisti che sono morti nel corso dell’anno in varie parti del mondo per compiere il loro lavoro”.
www.repubblica.it

Commento: ìmomento difficile per l’informazione lo dice subito dopo aver approvato la legge sull’editoria e sulla libera informazione, una legge anticostituzionale e censoria. Ha senso?
Sara’ “inviata speciale” alla memoria Maria Grazia Cutuli. E’ quanto ha annunciato il direttore Ferruccio de Bortoli all’assemblea con tutti i giornalisti del “Corriere della Sera” nella sala Albertini. “Maria Grazia e’, non voglio ancora dire era, una giornalista di razza, con grande capacita’ e soprattutto voglia di stare sempre in prima linea.
www.repubblica.it

Commento: pensarci prima che andasse in trincea era proprio un’idea cosi’ malvagia?

Alla giornalista siciliana sara’ intitolata una scuola a Roma Lo ha annunciato Walter Veltroni, durante il Consiglio dei bambini, che si e’ svolto in Campidoglio. Il sindaco, che ha ricordato che gia’ una scuola d’infanzia del quartiere Testaccio e’stata intitolata a Paola Biocca, la portavoce del programma alimentare dell’Onu morta durante una missione aerea in Kosovo, ha detto che si e’ pensato che questo fosse un modo per rendere omaggio anche alla memoria di Maria Grazia Cutuli, che lei forse avrebbe apprezzato, tenuto conto dei valori umanitari in cui credeva.
www.repubblica.it

Commento: tutti si accorgono che era brava, ma i riconoscimenti solo da morta? Non ricorda un poí il Premio Saint Vincent dato ad Honorem ad Antonio Russo?

“Maria Grazia non era una persona imprudente. Svolgeva il suo lavoro con onesta’ e passione. Quello che e’ per tutti il fronte e’ stato per lei la frontiera della vita, alla quale e’ stata brutalemente strappata”., ha aggiunto De Bortoli, che ha nominato la Cutuli “inviata speciale”, un riconoscimento che la giovane giornalista e’ riuscita ad ottenere solo dopo il tragico agguato in Afghanistan. “E’ poca cosa, ma lei ci teneva”.

www.ilnuovo.it

Commento: Lei ci teneva, ma non le e’ stato dato questo titolo in vita. Dormira’ sonni tranquilli senza rimorsi il direttore del Corriere?

Non so chi fosse Maria Grazia nella vita, ma capisco bene quello che la spingeva a rischiare la vita. I motivi sono sempre gli stessi piu’ o meno rischiosi, ma sempre gli stessi, ogni volta. Chi non considera il giornalismo una missione non lo capiro’ mai, e chi pensa che il lavoro di redazione sia un punto d’arrivo non ha capito nulla del giornalismo. Non so chi sia stata ma le voglio bene per quello che era e non per quello che ha fatto. Perche’ uno fa quello che e’, e non viceversa.

Un grandissimo abbraccio
Antonella Serafini

Commenti Facebook

21 commenti

  1. tanti muoiono in missione, e non tutti sono giornalisti, perchË due pesi e due misure nell’importanza data? La pi? grande stima per la giornalista, ma insieme a lei dovrebbero essere ricordate tante altre persone.

  2. Da sempre i corrispondenti (líinviato, il cronista, chiamateli come vi pare) di guerra corrono dei rischi reali, rischi che non certo corrono i loro colleghi che fanno gli inviati a Londra oppure a Milano o ancora a Sidney.

    Un Caprarica (pessimo inviato da Londra per il TG) tutto al pi? corre il rischio di beccarsi un raffreddore mentre un inviato in Afganistan rischia di ritrovarsi una pallottola in testa se sta troppo vicino alla prima linea.

    Come Ë che si dice? Fa parte del mestiere.

    Cento volte, mille volte va bene ma ogni tanto qualcuno torna a casa in una bara.

    Eí gi‡ successo in Somalia per la Alpi, Ë appena successo in Afganistan per la Ciruli e probabilmente succeder‡ ancoraÖ

    Ma prima della Ciruli altri giornalisti erano morti (in diversi teatri/fronti) ma i nostri giornali avevano dedicato a loro soltanto poche righe: del resto NON ERANO GIORNALISTI ITALIANI.

    Mentre ora, il cadavere di una italiana, si possono iniziare lunghissimi ipocriti peana su come sia difficile e rischioso il mestiere del giornalista.

    Ora tutti i giornalisti corrono a riaffermare il loro alto senso dellíonore, il diritto allíinformazione che costa sacrificio ed Ë pieno di rischi.

    IPOCRITI.

    Il 90% dei giornalisti italiani, altrove in Europa (dove non bisogna ìpassareî un ridicolo esame per entrare a far parte della ìcastaî), nelle redazioni dei giornali sarebbero entrati soltanto per lavare i pavimenti.

    E tra le centinaia e centinaia di giornalisti italiani (radio, televisione, giornali, Internet) forse soltanto il 2/3% rischia veramente qualcosa: tutti gli altri, nel loro mestiere, non rischiano di pi? di un autista dellíautobus oppure di rappresentante (anzi forse rischiano di meno del rappresentante, che macina strade indecenti su strade pietose tutto líanno).

    Ma oggi con il cadavere ancora caldo della loro collega prendono spunto per pontificare, per ricordare a tutti i sacrifici, per difendere la libert‡ di informazione (libert‡ difesa con i soldi dei contribuenti , senza i quali denari molti quotidiani sarebbero costretti a chiudere in quanto il ìcarrozzoneî redazionale Ë pieno di stipendiati con una busta paga molto al di sopra di una busta di un operaio o di un impiegato comunale).

    Per cui Ë legittimo Ë giustificato il cordoglio per la morte della Ciruli, forse ancor pi? legittimo il cordoglio espresso dalla ìgente normaleî rispetto a quello, di facciata e ipocrita, espresso dal mondo dellíinformazione..

    Molto meno giustificato e molto pi? infame il peana di chi oggi utilizza questa morte per rivendicare una lavoro che, spesso, potrebbe essere fatto molto meglio (soltanto si avesse un minimo di dignit‡)Ö

  3. La morte d’un italiano al fronte desta sempre grande sgomento, sia che si tratti d’un soldato, d’un giornalista, d’un missionario…

    Tutte categorie che svolgono il proprio lavoro con dedizione, che perseguono con tenacia il proprio obiettivo.

    C’Ë chi dir‡ che ella s’Ë spinta oltre, che doveva attendere momenti pi? opportuni invece che intestardirsi in scoop da prima pagina, non so, potrebbe essere vero, ma ognuno di noi vuole arrivare oltre e non Ë solamente una questione di immagine o vanto: Ë un qualcosa che fai prima di tutto per te stesso, puÚ essere rischioso, per molti stupido o inconcepibile, ma penso che qualunque uomo nella sua vita si sia spinto “oltre” per il proprio ideale, ma non tutti son poi riusciti a raccontarlo…

    Non giudichiamo e rammarichiamoci per l’accaduto.

    In questa guerra, da tanti condannata, abbiamo visto cosa Ë stato fatto ad una persona inerme, ammazzatta a sangue freddo, da tali figli di allah (per non dire d’altro…).

    Voglio porre una domanda ai tanti pacifisti che urlano nelle piazze di fermare questa guerra, perchË non Ë con la violenza che si ottengono risultati.

    Se in passato non si fosse usata la forza, ora voi non potreste stare nelle piazze con la bandierina in mano, perchË senza guerra avremmo il figlio di Hitler che comanderebbe l’Europa e con le parole col cazzo che avremmo risolto qualcosa, ma per fortuna questi “odiati” americani, con gli “odiati” inglesi han deciso di combattere, ci hanno liberato con le armi e grazie a loro, grazie a quelli a cui bruciate le bandiere, potete e possiamo sventolare quel cazzo di colore che abbiamo voglia.

    Har

  4. il giornalista non lavora per fare lo scoop! Il giornale vuole lo scoop, il giornalista vuole solo approfondire, lo scoop Ë una mentalit‡ che il giornalista non ha, ma viene di conseguenza. Non si perde la vita per dare lo scoop al giornale, ma per una ricerca da approfondire

  5. Non sono d’accordo con te!

    I giornalisti lavorano per ottenere degli scoop, perchË questo puÚ dare loro prestigio, importanza, passaggi di ruolo, far vedere che si Ë arrivati dove altri non arrivano, o pi? semplicemente per orgoglio proprio…

    E’ molto ipocrita affermare che lo scoop Ë una mentalit‡ che il giornalista non ha, perchË la verit‡ Ë completamente all’opposto.

    Har

  6. Non capisco come si possa arrivare a parlare di politica su un argomento del genere !!

    E’ stata uccisa mentre faceva quello che amava fare, sapere, conoscere e farci sapere e farci conoscere.

  7. A me sembra pi? ipocrita parlare di cose che non si conoscono, non penso tu sia giornalista, quindi non mi sembra tu sia in grado di sapere chi sono e cosa vogliono, ovvio, qualcuno lavora solo per far conoscere il proprio nome, ma per fortuna ci sono molti (98 / 99 %) che lo fanno per il “gusto” di far sapere a noi cosa succede, ad esempio, in Afghanistan.

  8. Di politica qui non ha parlato nessuno bello mio…

    E ritengo che i giornalisti che fanno il proprio lavoro per amore proprio non sia il 98/99%, ma semmai l’1/2%!

    Qualcosina di giornalismo so, visto che mi capita di scrivere ogni tanto sulla stampa locale e vedo che spesso ciÚ che conta di pi? Ë fare un pezzo migliore di altri, o proporre notizie che altri non sono riusciti ad avere, ma non per informare, ma per far vedere che si Ë arrivati dove gli altri non ci sono riusciti…

    Documentati prima di parlare!

  9. Intanto grazie del “bello mio”, ma non sono nË bello nË tanto meno tuo.

    Comunque se c’Ë qualcuno che non ha capito cosa sono i giornalisti, visto quello che scrivi, sei proprio te.

    Ultimo appunto…….”DOCUMENTATI”……..su cosa ?

  10. I giornalisti lavorano per ottenere degli scoop, perchË questo puÚ dare loro prestigio, importanza, passaggi di ruolo, far vedere che si Ë arrivati dove altri non arrivano, o pi? semplicemente per orgoglio proprio…

    questa Ë la tua opinione giustamente ottenuta dopo aver visto come lavora il giornalismo italiano e non solo.
    Su censurati ho messo una frase, nella home page, di Joseph Pulitzer (il premio pulitzer viene dato ai giornalisti migliori a livello mondiale) e vedi cosa dice.
    La ricerca della verit‡ porta per forza di cose allo scoop, se si va fino in fondo (scandalo watergate docet) ma i giornalisti si muovono per scoprire la verit‡, non per cercare il premio. Guarda, andare a farmi pestare al G8 per sapere le cose dall’interno, senza pensare a una promozione (visot che non ho una redazione, ma lavoro da giornalista freelance) ti assicuro Ë un modo di essere, non una voglia di farsi massacrare. Anzi, se mi avessero dato fiori e cioccolatini, non ci crederai, avrei preferito 🙂
    E’ che se sei abituato ad avere in mente il giornalismo di redazione, e il fare le scarpe al collega (cosa stupida, sai le notizie che ci si passa sottobanco senza dire nulla!), Ë il mondo a cui si stanno abituando tutti. E quando una persona che ha l’animo da giornalista viene uccisa, a voi tutti sembra un’eroina, ma in realt‡ Ë solo se stessa. Non Ë niente pi? che se stessa, Maria Grazia. E’ alla persona che bisogna rendere onore, non alla giornalista. Quella Ë solo una conseguenza di ciÚ che Ë. Se sei una persona che si batte per l’amore della verit‡, riesci a fare servizi pericolosi e rischi la vita, ma tutto questo Ë messo in conto nel momento in cui si fa questa scelta.
    Saluti
    antonella

  11. Senza fare tanto gli ipocriti perche non

    ammettete una volta per tutte che non ve ne frega

    un cazzo.

    no voi dovete dire che vi dispiace perche avete

    paura di essere considerati mostri

    vergognatevi

  12. Or bene, abbiamo dunque un nuovo eroe in Italia!

    Evidenziando come nella mia prima considerazione Ë stato lungi da me il pensiero di sminuire la morte della giornalista, perchË come sopra dissi Ë una persona morta mentre faceva il proprio lavoro, come muoiono tanti missionari, soldati, etc. e come tali meritano massimo rispetto e solidariet‡, Ë altresÏ vero che non Ë il caso di farne un mito e di elevarla agli altari della patria!

    Quanti muratori muoiono nei cantieri? Gente che fa il suo lavoro con dedizione senza che nessuno ne parli!

    Quanti automobilisti muoiono sulle strade durante il lovoro? Gente che si impegna con dedizione senza che nessuno ne parli!

    Quanti giornalisti muoiono nello svolgere il proprio lavoro? Molto meno delle categorie sopra!

    Forse Ë per questo che fa pi? clamore!

    Con questa ho chiuso, anche perchË ognuno non si smuove dalle proprie posizioni.

    Beh Niko, se non sei bello sono problemi e scusami se ti ho definito “caro”… Effettivamente era un po’ troppo!

    Har

  13. Con tutto il rispetto per il lutto, secondo me alcuni giornalisti rischiano troppo probabilmente per il coinvolgimento che hanno per il loro lavoro.

    Per intenderci in Afghanistan sulla linea del fuoco gli unici occidentali presenti sono i commandos quando ci vanno, quindi secondo me molte volte i giornalisti osano troppo spingendosi in punti dove magari neanche i commandos stessi ci vanno

  14. anche gino strada rischia troppo. PerchË non se ne sta a fare il medico della utua?

    scusa ma che ragionamenti fai!

  15. Dopo aver letto gli autorevoli commenti sulla morte di M.G.Cutuli non posso fare a meno di pensare che siamo davanti alla solita ipocrisia italiana,o peggio,usare la morte di una persona per fare voli poetici fini a se stessi,quando a parer mio un modesto silenzio avrebbe detto piu’ di mille,(ipocrite),parole.Dovremmo invece fermarci un momento a riflettere sul vero significato di ogni singola e preziosa vita umana.

  16. le condoglianze ipocrite di quel porco di Paolo Serventi Longhi per la morte di Maria Grazia Cutuli sono l’ultima cosa che che vorrei ascoltare in questo momento.

  17. Paolo Serventi Longhi Ë un porco ipocrita !

    Mandateci lui in Afganistan.

  18. sono morte tante persone mentre facevano il loro lavoro, in primis i soldati, gli operatori di pace, i preti (che secondo me dovrebbero stare alla loro casa), i dottori (i veri dottori, quelli che se vedono un ferito sul campo rischiano una pallottola pur di trarlo in salvo), e anche i giornalisti, ma una che va contro gente con un’ HK 47 con una macchina fotografica e pretenda un sorriso per me non pensa; forse la passione le annebbiava il cervello, spero sia cosÏ; ma ricordatevi che non in Afghanistan, ma qua in Italia muoiono persone normali che cercano solo di guadagnarsi il pane, e non sono i carabinieri ( si, ok, anche loro) ma sono gli OPERAI, di cui io faccio parte (lascio a voi la cifra annua degli infortuni mortali) e nessuno ne parla, mentre se muore una giornalista che sapeva a cosa andava in contro non bastano 10 servizi al telegiornale, datemi del cinico, forse lo sono, ma sono stufo di vedere padri di famiglia che muoiono per 1800000 al mese e fanno il loro lavoro

I commenti sono chiusi.