Inquinamento un problema di tutti

Sono sempre dall’idea, che il vero voto lo si d‡ quando si acquista, se compro un prodotto NestlË, sicuramente supporto la politica di tale Multinazionale, se acquisto una macchina diesel o benzina che consuma in maniera spropositata, certo non sto dimostrando che sono preoccupato dell’inquinamento ambientale.
In base a queste etiche, dispongo le mie scelte, sicuramente, le mie scelte non faranno “ne caldo ne freddo”, ai colossi dei prodotti petroliferi, o a multinazionali come Del Monte, NestlË, Sandoz/Bayer, Monsanto e tutte le altre societ‡ che non rispettano i diritti umani, o non hanno premure per l’inquinamento ambientale o la malnutrizione umana o animale.
Fortunatamente questa “eticha” comincia a prendere piede nel mondo “sviluppato”, e anche in Italia troviamo molti gruppi, organizzazioni, individui, che seguono tale “etica”, il numero Ë ancora limitato, principalmente per pigrizia dell’individuo a non cambiare le sue abitudini.
Líesempio della Nike, la quale dopo un globale boicottaggio dei suoi prodotti ha rivisto le sue politiche aziendali in Indonesia e Thailandia son un buon esempio.

L’argomento Ë vasto perchË andrebbe, dall’abbigliamento, agli alimentari, ai medicinali, i prodotti per pulizia e igiene personale e dell’ambiente che ci circonda, prodotti per costruzioni e molti altri.
Focalizzo il discorso, per questa volta, sullíelettricit‡ e derivati dal petrolio usati per combustione.

L’elettricit‡ che consumiamo:
tutti oramai conosciamo centinaia di report a soluzioni alternative, ma mai nessuno ci ha ben spiegato che oggi esistono soluzioni alternative, che permettono la produzione, di propria energia elettrica per uso domestico.
I critici mi diranno che comunque rimane sempre il problema dellíuso industriale, la mia anticipata risposta rimane che líuso domestico Ë comunque un inizio che diminuirebbe il comsumo di energia prodotta da centrali idroelettriche, nucleari o il rimanente gran numero di centrali elettriche alimentate con prodotti derivati dal petrolio, che gravano tantissimo sulla qualit‡ dellíaria che respiriamo.
A riguardo riporto un bel documento trovato sul sito di http:www.treseizero.org http://www.treseizero.org/enter/frame.php?doc=scienza/docch/art019.htm

Il mio tetto prende il sole
Tratto dal settimanale Il Salvagente del 19/4/2001
di Adriano Gizzi
adattamento a cura di Treseizero
I Edizione Maggio 2001
Surriscaldamento del pianeta, scioglimento dei ghiacciai e aumento del livello dei mari non sono eventi naturali, ma disastri ambientali provocati dal continuo aumento dei gas serra (principalmente anidride carbonica) immessi nell’atmosfera. Con buona pace del presidente statunitense George W. Bush, che ha scatenato le proteste di mezzo mondo annunciando di non voler ratificare il Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni globali di CO2 (un quarto delle quali, peraltro, sono “targate” Usa). Per ridurre le emissioni inquinanti occorre abbandonare i combustibili fossili, puntando sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, come l’energia solare. Il modo pi? semplice per trasformare la luce del sole in elettricit‡ direttamente utilizzabile per le esigenze domestiche Ë costituito dalla tecnologia fotovoltaica: senz’altro una delle pi? promettenti secondo l’Enea. L’Ente nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente fa notare infatti come ogni kilowattora cosÏ prodotto eviti il consumo di due etti e mezzo di olio combustibile alla centrale elettrica e l’emissione di oltre mezzo chilo di anidride carbonica nell’atmosfera.

Il generatore

Un generatore fotovoltaico Ë costituito da un insieme di moduli di circa mezzo metro quadrato, composti da celle fotovoltaiche realizzate con materiali semiconduttori (silicio). Ogni modulo Ë in grado di fornire, in condizioni ideali di irraggiamento, 60 watt di potenza a una tensione di 12-17 volt in corrente continua, e quindi puÚ ricaricare direttamente qualsiasi batteria a 12 volt (dall’auto al camper, dalla barca alla videocamera). Per poter essere immessa nella rete per l’uso domestico, invece, l’energia va prima convertita in corrente alternata 380/220 volt circa con un dispositivo chiamato inverter (Figura 1).

Esempio di Inverter

Se una famiglia media consuma intorno ai 3.000 kWh l’anno, con 20-30 metri quadrati di pannelli solari le esigenze energetiche domesticheverrebbero soddisfatte. Naturalmente il sole non Ë lo stesso a Trapani e a Varese. Anche se paradossalmente il solare sta prendendo piede proprio nel Nord Europa. E, in Italia, sono all’avanguardia proprio regioni come il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta.
Dice Alex Sorokin, progettista e consulente energetico, membro del comitato scientifico di Legambiente: “In Italia vi sono alcune migliaia di case del tutto prive di allacciamento alla rete Enel ed elettrificate in modo eccellente da impianti solari fotovoltaici. Oggi poi ci si orienta sempre pi? verso tetti e facciate fotovoltaiche che si integrano perfettamente negli spazi architettonici gi‡ esistenti”. Ma per Sorokin la carta vincente sta nell’abbinare le energie alternative al risparmio energetico: “Aiutati dall’architettura bioclimatica e da un uso razionale dell’energia (acquistando gli elettrodomestici con pi? basso consumo e pi? alta efficienza) si possono ridurre i consumi della propria abitazione fino a un quinto: da 10 a 2 kWh al giorno”.

Costi elevati

La tecnologia fotovoltaica non Ë ancora economicamente competitiva, ma la diffusione porter‡ inevitabilmente a un abbassamento dei costi. A questo scopo, il ministero dell’Ambiente, assieme a quello dell’Industria e all’Enea, ha avviato il Programma nazionale tetti fotovoltaici, rivolto sia agli enti locali che ai privati e alle imprese, per finanziare l’installazione di migliaia di impianti connessi alla rete elettrica pubblica con i quali “scambier‡” elettricit‡ in un vero rapporto di compra-vendita. Inizialmente si era parlato di “10.000 tetti fotovoltaici”, ma poi si Ë scelto di alzare il livello della sfida. Si pensi che la non assolatissima Germania completer‡ il suo programma “100.000 tetti fotovoltaici” entro il 2003. I tedeschi occupati nel settore delle nuove fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, solare termico e biomassa) sono 40.000, con un fatturato annuo di 3 miliardi di marchi. Anche il Giappone procede a grande velocit‡ in questa direzione.
Il 29 marzo scorso Ë stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di impegno del ministero dell’Ambiente. Le Regioni che aderiscono partecipano anche al finanziamento. Per quanto riguarda i privati, un quarto della spesa sar‡ a carico loro e il resto sar‡ a carico di ministero e Regioni (rispettivamente 70 e 30 per cento della quota). Un impianto di 20 metri quadrati costa circa trenta milioni, ma con il finanziamento restano a carico del privato solo 7,5 milioni. A questi vanno aggiunti altri 3 milioni, il 10 per cento di Iva sul costo complessivo). Non Ë molto, se si considera che nel giro di una decina di anni si rientra delle spese e da quel momento si inizia a produrre energia elettrica a costo zero (e sempre, non dimentichiamolo, senza inquinare). Tecnicamente, si continuer‡ a comprare energia elettrica dalla rete ma al tempo stesso si vender‡ alla rete stessa quella prodotta dal proprio impianto. Non saranno invece possibili contratti “a scopo di lucro”, ossia di sola vendita. L’investimento previsto dal decreto Ë perÚ limitato (circa 60 miliardi) e c’Ë il rischio che non soddisfi tutte le richieste. Per le domande poi bisogner‡ aspettare il prossimo autunno, perchÈ le Regioni hanno tempo fino a 60 giorni dall’accoglimento della loro richiesta per emettere i bandi pubblici che conterranno tutte le istruzioni per i cittadini.

Per informazioni pi? dettagliate intanto c’Ë un numero verde: 800-466366.

L’idea del risparmio deve entrare in tutte le teste
Intervista a Beppe Grillo

Il comico genovese, in prima fila da sempre nell’impegno per difendere l’ambiente, riepiloga la sua vicenda. Cambiare mentalit‡, cioË diventare produttori e consumatori al tempo stesso. » questa la grande sfida.

“Una cosa Ë certa – ci dice Beppe Grillo – il petrolio Ë un fossile, quindi chi gestisce il petrolio generalmente diventa fossile. C’Ë bisogno, invece, di andare un po’ pi? avanti!”. Per il comico genovese l’impegno a difesa dell’ambiente non Ë una moda: da oltre un decennio lo mette al centro di tutti i suoi spettacoli, assieme alla denuncia contro lo strapotere delle multinazionali. Ed Ë stato tra i primi in Italia ad avviare lo scambio di energia elettrica.

Vendere energia all’Enel Ë un’idea originale. Come Ë nata?
Avevo un piccolo impianto fotovoltaico con il quale volevo ricavare sia energia elettrica che idrogeno. Inizialmente cumulavo l’elettricit‡ in batterie, ma bastava per far funzionare un cancello e poco pi?, poi l’anno scorso ho aggiunto altri pannelli fino a raggiungere quasi i due kilowatt. A gennaio scorso l’Authority ha obbligato l’Enel ad accettare corrente dai privati. Adesso, quindi, vado direttamente in rete. L’energia prodotta dai pannelli solari viene immessa in casa e consumata immediatamente. Quella che non consumo, perchÈ in eccesso rispetto alle esigenze del momento o perchÈ non c’Ë nessuno a casa, devia nella rete e viene venduta da me all’Enel. Mentre quando il sole non c’Ë o non Ë sufficiente, utilizzo l’energia della rete.

In che modo funziona questo meccanismo?
Ho un doppio contatore: uno per l’energia che compro dall’Enel e uno per quella che gli vendo. Alla fine dell’anno pago la differenza. L’autonomia totale Ë perÚ un obiettivo ancora molto lontano. Al momento ho circa 25 metri quadri di pannelli, ma voglio raddoppiare la superficie e arrivare a quattro kilowatt, cosÏ da essere autonomo almeno nelle ore di sole.

PuÚ essere una soluzione vera al problema ambientale?
Diciamo che Ë un modo diverso di interpretare l’energia. Si tratta di cambiare mentalit‡: diventare produttori e consumatori nello stesso tempo. Questa Ë la vera privatizzazione, perchÈ Ë fatta dal basso, dalla gente.

E l’Enel come l’ha presa?
Quando ho messo l’impianto, ancora non era obbligata ad acquistare la mia corrente, ma io l’ho fatto perchÈ era coerente con la mia visione del mondo. Per l’Enel, ricevere corrente dai privati Ë una seccatura: doppio contatore, doppia contabilit‡Ö Non si Ë mai posta veramente il problema ambientale, basti pensare che l’80 per cento delle sue centrali sono a olio combustibile: gli scarti del petrolio, roba marcia! Nei Paesi civili Ë lo Stato a incoraggiare l’uso di fonti alternative. In Germania non finanziano gli impianti, ma il kilowatt prodotto con il solare, che poi ti viene pagato il triplo dalla societ‡ elettrica.

Un giorno, grazie al solare, non avremo pi? bisogno dell’Enel?
Andando avanti su questa strada credo di sÏ. Bisogna perÚ che l’idea di risparmio energetico entri nella testa delle persone. Fino a pochi anni fa, dal punto di vista estetico, i pannelli erano considerati un obbrobrio, mentre adesso le cose stanno cambiando: per esempio ci sono mattonelle di ardesia con la cella fotovoltaica dentro e poi si stanno diffondendo dei pannelli quasi trasparenti, che fungono anche da finestre.

Insomma, ci sono buone speranze.
Ma sÏ, per fortuna iÖ “fossili” si stanno decomponendo. Speriamo nelle nuove generazioni.

Che strano vender luce all’Enel

Vendere energia elettrica all’Enel puÚ suonare strano, ma da gennaio scorso Ë possibile. Lo prevede la delibera n. 224/00 dell’Autorit‡ per l’energia elettrica e il gas, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 24 gennaio 2001. Se avete gi‡ un impianto fotovoltaico sul tetto di casa, non dovete fare altro che presentare la richiesta al gestore della rete elettrica nella quale si trova il punto di connessione. Entro 30 giorni vi proporr‡ un contratto (detto di net-metering). Naturalmente ci sono condizioni tecnico-economiche e regole ben precise da rispettare. Innanzitutto occorre essere titolari di un contratto di fornitura. In parole povere, chi vuole vendere energia elettrica alla rete deve anche comprarla dalla rete stessa e comunque il saldo non puÚ mai essere a suo favore. Se in un anno ha consumato 100 lire di energia del gestore e gliene ha vendute 90, pagher‡ solo le 10 lire di differenza. Ma se, viceversa, ha consumato solo 90 lire di energia e ne ha vendute 100 al gestore, non ricever‡ alcuna remunerazione: le 10 lire verranno perÚ riportate a credito per la compensazione negli anni successivi.
Per la contabilizzazione dell’energia elettrica prodotta e scambiata con la rete, e la corrispondente riduzione degli importi della bolletta, dovr‡ essere installato un contatore aggiuntivo a quello normalmente in uso. Il costo di installazione, manutenzione e servizio di lettura del nuovo contatore Ë di 60.000 lire l’anno, a carico del privato.

Indirizzi utili

PerfettoSNC Solar Design

Dea S.r.l. (Societ‡ che ha montato il sistema fotovoltaico di Beppe Grillo)

Iter Burocratico

Azionisti ecologisti allíAssemblea ENEL Roma, 26 maggio 2000

Consigli sul montaggio e ubicazione

Dopo Líenergia elettrica passo, direttamente ai prodotti di combustione che usiamo per i nostri automezzi, e per il riscaldamento della casa, fresche sono ancora le memorie delle domeniche a piedi, di centri di grandi citt‡ chiusi al traffico, di colonnine che misurano qualit‡ dellíaria e polveri.
Soluzioni, incominciano ad esserci, in esempio la prima macchina ad aria compressa ìeoloî sar‡ disponibile prima dellíestate e mi pare intorno ai 18 mil di lire, bruttina estericamente, poca autonomia (solo 200 km), ma si ricarica con solo una presa elettrica o con delle pompe di aria compressa ( totalmente assenti nella distribuzione ), e principalmente non inquina.
Un altro provato e funzionante esempio Ë il Biodiesel.
Quanti trasporti sono attualmente a Gasolio, quanti hanno líautovettura a motore Diesel ?
Con una spesa minima si possono convertire tali autovetture, grandi mezzi di trasporto e caldaie per il riscaldamento di abitazioni, immobili civili o industriali, al biodisel, prodotto con i semi di colsa o di girasole, mischiato ad alcol in rapporto 90% il primo e 10% il secondo, questo prodotto Ë líattuale e immediata soluzione per alleviare tale inquinamento da polveri e CO2.
Come documentazione consiglio, di leggere líinchiesta fatta da la rivista televisiva Report di Rai 3, eseguita dalla giornalista Chiara Baldassari, “Un girasole nel motore” (biodiesel) news di: giovedÏ 25 ottobre 2001 reperibile in rete, al link http://www.report.rai.it/2liv.asp?c=n&q=8

Líesperienza del gruppo di ìalcatrazî ( http://www.alcatraz.it ) da ulteriore supporto a questa realt‡ confermando poi, che far funzionare a biodiesel al 100% normali autovetture con motore diesel Ë possibile.
Sfortunatamente il governo precendente e líattuale, nonostante i bei discorsi ecologici, che hanno fatto e che fanno, alle masse, non sembrano molto propensi a tagliare fuori dal giuoco le multinazionali del petrolio, infatti nella finanziaria approvata a Dicembre scorso, la finanziaria del 2001, questo contingente
defiscalizzato Ë stato di 300.000 tonnellate l’anno, che permetteranno di evitare di immettere nell’aria 700 milioni di chili di anidride carbonica, ma prima di gioire, bisogna fare due conti il consumo globale di gasolio in Italia, Ë nell’ordine di 22 milioni di tonnellate, che sono formati da 17 milioni di tonnellate per l’autotrazione e 5 milioni di tonnellate per il riscaldamento. L’attuale produzione del biodiesel Ë limitata da alcuni provvedimenti. dando la produzione di soli 300.000 tonnellate all’anno.
Viene da chiedersi cosa rappresenta questo quantitativo. Se lo comparassimo con la produzione di 22 milioni di tonnellate ci accorgiamo che Ë poco pi? dell’1% quindi una goccia nel mare di gasolio che oggi consumiamo.
Non contenti di questo il governo italiano chiede all’Unione Europea di stabilire che il biodiesel (90% olio di colza, 10% alcol) possa essere venduto senza sovratassazione solo se altamente miscelato con il gasolio. Poi, forse, si autorizzeranno sperimentazioni e deroghe. Intanto tutto passa sotto il controllo delle raffinerie di petrolio, le uniche in grado di miscelare e vendere gasolio e oli vegetali.
Attenzione: una simile scelta viene fatta in un momento di grande emergenza inquinamento nelle citta’ italiane. Che importa se ormai decine di comuni e aziende hanno adottato il biodiesel, di gran lunga piu’ pulito del gasolio, e molti altri, visti i risultati positivi, stavano attrezzandosi per farlo? Dovranno ritornare a bruciare questa miscela, piu’ inquinante e meno efficiente. La vendita dei carburanti derivati dal petrolio costa allo stato 1600 lire al litro in cure mediche, come sostiene il premio Nobel Rubbia.
Sovrattasando il Biodiesel lo si obbliga ad essere venduto intorno alle 2,700 lire.

» di ieri un appello lanciato da Dario Fo e Franca Rame, che invitano chiunque sente in problema dellíinquinamento dellíaria un problema suo, una petizione da mandare allí Unione Europea e al nostro Ministero dellíAmbiente, la riporto per chi indiscriminatamente dal voto dato, o dallíideologia politica, pensa che tale problema Ë serio, e va affrontato nel pi? breve tempo possibile.

LíAPPELLO

Petizione sul biodiesel
Vi invitiamo a firmare e inviare la seguente petizione.

Al Parlamento Europeo e al Ministero dell’Ambiente Italiano,

Chiedo che vengano modificate le disposizioni approvate dalla Commissione Consiglio d’Europa (protocollo numero 501PC0813) che negano la possibilita’ di commercializzare biodiesel puro (90% olio di colza, 10% alcol) per autotrazione nel territorio italiano senza che questo sia gravato da accisa.
Giudico sia scandaloso prendere una decisione simile in un momento nel quale l’inquinamento e’ ormai causa conclamata della morte di migliaia di persone ogni anno e l’aumento della quota di anidride carbonica nell’aria e’ causa universalmente riconosciuta del disastro climatico. Sono molte oggi le aziende, i comuni, le associazioni, le cooperative che fanno stabilmente uso di biodiesel puro e che verranno costrette da questa disposizione insensata a tornare a bruciare carburanti fossili.

(allega la tua Firma)

Copia e incolla la petizione in una mail e invia a:

Ministero dell’Ambiente
Ufficio stampa Capo.Ufficiostampa@minambiente.it
Segreteria ministro segreteria.ministro@minambiente.it

Parlamento europeo (Copia e incolla la petizione a questo indirizzo)
http://www.europarl.eu.int/petition/petition_it.htm

Inviare per conoscenza anche a:
Repubblica (larepubblica@repubblica.it), Carta (carta@carta.org), Diario (redazione@diario.it), Greenpeace (staff@greenpeace.it), WWF (wwf@wwf.it), Legambiente (legambiente@legambiente.com), Ansa (redazione.internet@ansa.it)

Ognuno Ë libero di cambiare le parole líimportante che sia specificato il concetto e il numero di protocollo.

Come gia detto e ripetuto, indiscriminatamente dalla tua ideologia politca, la salute non conosce ìpartitiî, pensa alle tue scelte che si aggravano su te stesso.

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