servizi veri e propri

Per rinfrescarvi la memoria e per provare che esistono le persone che vengono suicidate, vi riporto un articolo un po’ datato che forse alcuni di voi ricordano

ROMA / Conclusa l’inchiesta sulla morte del colonnello del Sismi.

«Ferraro, fu suicidio»

L’uomo fu trovato impiccato a un portasciugamani

Roma: Mario Ferraro, il colonnello del Sismi trovato impiccato il 16 luglio 1995 nel bagno della sua abitazione nel quartiere Torrino, a Roma, si suicido’. A questa conclusione è arrivata l’inchiesta giudiziaria culminata con la richiesta di archiviazione presentata al gip dal magistrato titolare degli accertamenti, il sostituto procuratore Nello Rossi, che recentemente è diventato componente del Consiglio superiore della magistratura. Nelle conclusioni del magistrato, secondo quanto si e’ appreso, si afferma che l’esito delle perizie svolte per accertare le cause della morte dell’ufficiale del servizio segreto militare non danno adito a dubbi.

In particolare, gli accertamenti medico legale, tossicologico e tecnico hanno pienamente concordato con l’ipotesi del suicidio, emersa sin dalla scoperta del cadavere, escludendo qualsiasi altra causa. Ferraro fu trovato impiccato ad un portasciugamani del bagno. La dinamica della morte, comunque insolita, aveva destato le perplessità soprattutto dei familiari e della compagna di Ferraro, Maria Antonietta Viali, i quali affermarono che il colonnello del Sismi non aveva alcun apparente motivo per togliersi la vita.

Dagli accertamenti era tuttavia emerso che Ferraro, in quel periodo, soffriva di depressione a causa della morte di una figlia e per la separazione dalla moglie, anche se era molto legato all’altra figlia. L’inchiesta giudiziaria fu aperta inizialmente contro ignoti per istigazione al suicidio. Il fascicolo fu poi rubricato in omicidio per la necessita’ di svolgere ulteriori accertamenti tecnici.

Nonostante le affermazioni che andavano in senso contrario all’ipotesi del suicidio, nella richiesta di archiviazione si afferma che non sono emersi elementi specifici che facciano pensare ad un delitto. Non hanno inoltre trovato riscontro, o comunque non hanno modificato il quadro della situazione – è detto nelle conclusioni – nemmeno le affermazioni di alcuni personaggi comparsi nella vicenda, fra i quali Stefania Ariosto, la cosiddetta teste “omega” dell’inchiesta milanese sulla corruzione nel palazzo di giustizia di Roma, e di Francesco Elmo, il faccendiere siciliano già coinvolto nell’inchiesta “Cheque to Cheque”, che riferirono circostanze riguardanti l’attivita’ svolta dallo 007.

Il nome del colonnello Ferraro è comunque comparso nelle inchieste di numerose Procure d’Italia. Nel quadro degli accertamenti svolti a Roma, è scaturito un altro procedimento che ha coinvolto due generali del Sismi, ora in pensione, Vincenzo Dell’Elce e Tindaro Italiano, accusati di concorso in concussione per aver preteso tangenti, di 30 e 60 milioni, per la stipula di contratti riguardanti la fornitura di materiali di alta tecnologia. Stefania Ariosto e’ l’antiquaria milanese, ex compagna dell’avvocato ed ex deputato forzista Vittorio Dotti, che ha consentito alla procura milanese di aprire l’inchiesta per corruzione giudiziaria contro l’ex ministro della Difesa e attuale deputato di Forza Italia, Cesare Previti.

L’inchiesta è sfociata nell’udienza preliminare che riprendera’ a novembre, in cui fra gli altri, oltre a Previti, sono imputati di corruzione il leader “azzurro” Silvio Berlusconi e l’ex capo dei gip romani Renato Squillante. Secondo l’accusa, tramite Squillante, il Cavaliere avrebbe “comprato” sentenze al Palazzo di Giustizia di Roma.

Suicidio di Michele Landi
Quando la corda si è stretta al collo di Michele Landi, l’esperto informatico era vivo. L’autopsia eseguita sabato scorso nell’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma sgombra dunque il campo dall’ipotesi di una simulazione di suicidio. Arrivera’ tra un mese, invece, la risposta che al dubbio più forti: se, cioè, Landi abbia assunto tranquillanti o farmaci che lo hanno stordito o reso incosciente. In questo caso, resterà da chiarire se lo ha fatto volontariamente o meno.

Anche se i primi accertamenti sembrano confermare l’ipotesi iniziale del suicidio, la Procura di Tivoli continua a indagare su più fronti. A giorni sarà ricostruita la dinamica del suicidio, che, pur essendo compatibile con il ritrovamento del cadavere, presenta alcune anomalie, come la lunghezza della corda e la posizione delle gambe, piegate sul divano collocato sotto la scala.

Per quanto riguarda il capello trovato tra le due maglie indossate dall’uomo, sarà effettuato un esame di compatibilità con quello della fidanzata. Altri accertamenti saranno compiuti sui residui di corda trovati sul corpo, che da un primo esame non risultano provenire dalla fune a cui il corpo era appeso.

Nel primo caso a morire non era un informatico, ma una persona che lo voleva aiutare. Per chi a suo tempo seguì la vicenda di Ferraro, ricorder‡ anche che i servizi segreti coinvolsero, stravolgendogli la vita, un informatico. Del caso si occupò Avvenimenti, io sono venuta a conoscenza della cosa proprio tramite censurati. E per salvaguardare l’informatico ometto il nome. A volte il diritto d’informazione deve tramutarsi in dovere di tutela verso chi rischia la pelle. E noi di censurati ce ne freghiamo degli scoop, solo che un caso come il suicidio Ferraro, impiccato a un porta asciugamani per poi archiviare il caso, mi sembra quanto mai eclatante.

Un abbraccio personale a questo esperto di computer. So che ci segue e sono sicura che non crede neanche lui al suicidio si Michele Landi
Antonella

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17 commenti

  1. Il segreto si chiama “nascondere l’informazione”.

    Si tratta di un meccanismo banale, nemmeno troppo sofisticato.

    A voler fare grandi sofisticazioni, si basa su un meccanismo analogo a quella che in geologia si chiama “tettonica a zolle”: vi sono varie “zolle” che galleggiano sulla superficie terrestre. Una di queste zolle va nota come “potere politico”, l’altra come “potere economico”, l’altra ancora il “potere giudiziario”. Non si tratta di singole isole ma ognuno dei poteri si ritrova frammentato in diverse zolle, per cui non esiste un singolo potere politico ma vari poteri politici diversi.

    Tutte queste zolle “galleggiano” in un ambiente comune e devono obbligatoriamente rapportarsi tra loro. Non si tratta di relazioni conflittuali in senso assoluto, anzi, ognuna delle zolle cerca di mantenere il suo spazio vitale. Per far questo ogni zolla deve in parte farsi strada tra le altre e in parte cedere. Ognuna delle zolle, come i singoli individui di una popolazione generica, deve in pratica scendere a compromessi per evitare di soccombere ad opera delle altre. Non vale in assoluto il principio “mors tua vita mea” se non come “estrema ratio”.

    Quindi queste diverse isole, proprio in quanto devono costituire un tutt’uno armonico, un tessuto sociale costruttivo, devono cedere alle “leggi generali” definite globalmente solo per quanto strettamente necessario.

    Le regole, in questo meccanismo, sono solo virtualmente attive ma, se necessario, le varie zolle concordano tutte le possibili vie di fuga da esse.

    In sostanza si tratta del “potere reale”, termine tanto bistrattato ma molto necessario per un tessuto sociale che minimizzi gli attriti dirompenti, anche a scapito dei singoli individui e anche a scapito delle leggi scritte virtualmente in essere, anzi “sostanzialmente in essere” eccetto che per un tot di eccezioni riprovevoli ma ben necessarie in fondo.

    Pensiamo a quante efferate violazioni delle leggi e dei minimi diritti costituzionali e umani vengono compiute “a fin di bene”.

    Ogni azione collettiva, virtualmente, potrebbe essere vista nell’una o nell’altra ottica, “buona” o “cattiva” in modo completamente slegato dal “giusto” e dall'”ingiusto” nel senso legislativo del termine.

    Possiamo prendere mille esempi: ogni guerra, ogni genocidio, ogni uomo ucciso potrebbe virtualmente essere letto come “necessario” o come “aberrante” a seconda degli obbiettivi e di come vengono valutati.

    Non va inteso come un discorso di parte, anzi, esso potrebbe essere fatto bidirezionalmente su qualunque vicenda.

    Hitler ha compiuto cose terribili su milioni di persone? Certo, assolutamente vero.

    Alla fine, per combattere le atroci azioni di quel folle sono state compiute, e necessariamente direi, altrettante azioni atroci, le cosidette “terribilmente necessarie”, foriere esse stesse di morti, morti innocenti, atroci in senso stretto, umanitariamente altrettanto urtanti il “buon senso comune”.

    Hiroshima e Nagasaki, tanto per fare un esempio, ripeto assolutamente slegato da qualunque ideologia.

    E nello stesso modo, se la sicurezza dello stato lo richiede, le istituzioni intervengono a sua difesa e, se per sua difesa deve essere coperta un’operazione dei servizi o di qualche parte congruente, se per motivi che rientrano in logiche a noi di difficile visione ma chiarissime a chi si trova “nella stanza dei bottoni”, se tutto questo ha un costo di qualche vita umana, di qualche diritto umano spazzato via, di qualche suicidio “esterno” o di qualche omissione a livello di informazione sui media “grandi”, ebbene, tutto questo, per il tessuto sociale costituito dalle varie zolle va inteso non solo come accettabile ma in fin dei conti lecito e, se necessario, auspicabile, doveroso e “obbligatorio” anche per le cosidette persone “per bene”, figuriamoci poi se in questi meandri andiamo a perderci su qualche fatterello delinquenziale o su qualche banda che parassita su una o varie zolle….

    Ecco come la vedo io, non che sia d’accordo con questo, ma negarne l’essenza sarebbe assolutamente folle e anacronistico…

  2. Ma le indagini hanno accertato che esiste questo testimone? Non intendo criticare liberazione che anzi spesso ha dimostrato di avere un ottimo contatto con i fatti concreti, ma intendo dire: che garanzia ho che non sia una bufala come tante i giornali raccontano giornalmente???

  3. Ho letto. La storia di questo tecnico secondo me si definirebbe una “pirlata” se non fosse una “grande pirlata”.

    Strano, dicevano che le ASL in Veneto funzionavano benissimo. Da altre parti uno come quello sarebbe da un pezzo in una stanza foderata, con indosso una buona camicia di forza!

  4. Che cazzo spari, hai anche ragione ma che pensi? Che i giornali scrivano come gli gira? I giornali scrivono solo quello che gli dicono di scrivere. Padroni di destra di centro o di sinistra la cosa non cambia. Tutti i giornali parlano solo di quello che gli conviene.

  5. Suicida o no? Aspettiamo di saperlo prima di cominciare ad agitarci.

    Non servirebbe molto urlare la nostra voglia di sapere (tanto nessuno ci ascolta!), meglio aspettare che venga detto qualcosa dagli inquirenti, poi al limite, carte alla mano (tanto non ce le abbiamo!) parliamone!

    E’ assurdo tutto questo, purtroppo.

    Se anche passiamo il tempo a sospettare di tutto e di tutti, non abbiamo comunque modo di verificare personalmente i fatti. Dobbiamo sempre fidarci di qualcun altro. E quello di cui ci fidiamo maggiormente potrebbe essere l’unico veramente di cui non dovremmo fidarci…

    Una persona potrebbe anche suicidarsi effettivamente, oppure essere spinta al suicidio per la disperazione o per il terrore. Potrebbe anche essere addormentata e poi suicidata, verissimo. Ma se fosse andata in questo modo, si dovrebbero ricercare nel sangue tutte le possibili sostanze soporifere. Chi sarebbe in grado di trovarle? Ci sono poi delle sostanze che si diluiscono a livelli “non rilevabili” strumentalmente. Forse un espertissimo tossicologo, oppure un pool di tossicologi, magari assortito al punto tale che avremmo quarantasette pareri diversi…

    Sempre sperando che tutti non vengano minacciati, corrotti o convinti ad agire “pro patria”…

    E se invece il Landi fosse stato messo in stato di incoscienza con una di quelle manovre da arti marziali o simili, oppure ipnotizzato (e possiamo scartare anche un’ipotesi tanto fantascientifica ma tanto da “servizi segreti”?)… Che tracce si potrebbero rilevare in tali casi? Si troverebbero? Mah, forse il caso va dichiarato “sospetto” punto e basta, se non emerge niente di nuovo dalle indagini.

    Si deve stare attenti a quello che un perito si trova ad esaminare e alle conclusioni a cui potrebbe arrivare anche in buonissima fede: se non trova le tracce dei veleni a lui noti e tecnicamente riscontrabili, se non trova lesioni visibili e sensatamente identificabili come “atti violenti” atti a causare svenimento eccetera, cosa volete che dica un perito in tutta coscienza? Che “si tratta di suicidio” a tutti i costi? Ma andiamo!!! Non diamo sempre degli insabbiatori o degli incapaci a pubblici ministeri, ai periti e agli investigatori.

    Devono necessariamente tenere i piedi per terra e non navigare sulle nuvole. Certo che magari vi sono morti palesemente sospette ma se su queste non ci sono prove certe appare difficile, costoso e lunghissimo andare a cercare qualcosa solo per un sospetto indefinibile o anche concreto ma inverificabile strumentalmente.

    Eppoi non si deve dimenticare che di suicidi veri ne esistono e, in linea di principio ce ne sono anche di inspiegabili o di “non preannunciati”. Il dubbio fa parte della conoscenza.

    Purtroppo ci sono dei margini di indeterminazione che per certi tipi di morte sono alti e per altre morti lo sono meno. Nel caso dell’impiccagione (anzi, strangolamento per la dinamica descritta!)

    l’indeterminazione potrebbe essere molto alta e, mancando precisi elementi di prova nessuno ha il modo per chiamare “omicidio” quello che potrebbe essere “al novanta per cento” un “suicidio”.

    Chiaramente la ricognizione necroscopica e gli esami accessori sono uno degli elementi in mano agli inquirenti. Altre indicazioni utili a spostare la percentuale di indeterminazione da una parte o dall’altra possono derivare dal contesto, dalle caratteristiche psico-fisiche del suicida, dal contesto familiare, sociale, religioso, professionale eccetera.

    Tanto per sdrammatizzare, nel mio piccolo dico che non mi sono mai suicidato e penso che non compieri mai un atto del genere, se non altro per istinto di sopravvivenza, ma non mi sento neanche tanto bene, per tutto quello che ho vissuto, per l’incertezza a cui tante volte la vita mi sottopone…

    Siete quindi autorizzati a sospettare SEMPRE e COMUNQUE nel caso io venga a mancare, come pure se venisse a mancare chiunque altro…

    Ma alla fine, “se po campà accussì???”.

    Invece di parlarne (utilissimo, nessun dubbio in proposito) non sarebbe meglio pretendere una migliore trasparenza della documentazione giudiziaria? Io addirittura imporrei la pubblicazione integrale degli atti di qualunque indagine, non appena caduti i possibili rischi di “inquinamento”. In questo modo non appena conclusa la fase di indagini preliminari, tutto quanto andrebbe ad essere pubblico e sarebbe possibile soddisfare la sete di giustizia. In questo modo anche chi opera nel campo della giustizia sarebbe maggiormente tutelato e non sarebbe soggetto a quelle pressioni che spesso contraddistinguono l’operato di queste persone.

    Potremmo leggere tutto quanto, toglierci ogni dubbio, ogni sospetto. Ognuno potrebbe al limite contribuire (secondo canali ben precisi, non certo con la delazione anonima) alle indagini e magari quelle piccole contraddizioni magari sfuggite potrebbero essere evidenziate e tutto andrebbe nella migliore direzione.

    Inutile proteggere la verità col segreto…

  6. Etteppareva che non saltava fuori Forza Nuova!

    Ma la volete coinvolgere anche per la faccenda del diluvio universale per caso????

  7. Il caso, tanto per ragionare a voce alta, va analizzato su un duplice fronte: le indagini e le istituzioni.

    Le indagini: quanto sono efficaci/possibili/adeguate? Difficile dirlo.

    Dove cercare il colpevole? Un movente? Che peso dare alle indicazioni di parenti e amici che danno come impossibile il suicidio e indicano che l’informatico si sentiva “seguito”?

    Non si tratta di una vecchia storia? Quanti informatici hanno passato quel tipo di situazioni, alcuni scomparendo, altri sopravvivendo miracolosamente (vedi l’informatico di cui si parla nell’articolo)?

    Mai si fa luce su questi casi, anzi!

    E, cosa molto importante, alla fine nessuno rompe le scatole, inquirenti, politici, opinionisti…

    La stampa monta il caso e poi tutto va a finire nel dimenticatoio…

    Le istituzioni: lo stato, i servizi e quant’alro hanno il diritto di andare oltre/sopra la legge a discapito dei singoli anche se questo va a beneficio dello stato/di tutti?

    Ma siamo sicuri che si tratti di un suicidio “di stato”?

    Si parla di Ustica ma come approfondire il dubbio se su Ustica chiarezza non l’abbiamo certo vista?

    Di tanti casi, quello dell’informatico di cui si accenna (quello sopravvissuto per indenderci) sembra l’unico su cui sia possibile ragionare.

    Cosa ha visto, cosa ha fatto, con chi ha avuto a che fare? Fare luce dovrebbe essere non troppo difficile avendo qualcuno che ha vissuto in prima persona una situazione del genere, sempre che le cose stiano come si dice in giro…

    Se effettivamente si vuole fare luce su qualcosa, si potrebbe partire da quel caso, almeno per iniziare a mettere dei punti fermi. Da quel poco che se ne sa, l’informatico veneto ebbe contatti con Ferraro e anche con altri informatici scomparsi. Ha raccontato una storia che ha parecchio dell’incredibile. O si tratta di un folle o ha effettivamente visto quello di cui ha parlato. Io ho provato a saperne qualcosa ma in rete non esiste traccia di questa vicenda mentre per il caso Landi si trova molto (forse anche troppo?). Non esiste un sito/un posto dove andare a reperire ulteriori informazioni? Comprendo e rispetto l’esigenza di non procurare ulteriori problemi a questa persona ma, credo, dovrebbe essere possibile almeno trovare un documento da qualche parte che racconti per filo e per segno la vicenda, le circostanze…. che discuta il caso, anche criticamente magari… Nulla, non si trova nulla. Questo informatico pare essere inesistente. Bel mistero. Ma esiste davvero, in fondo?

  8. mi trovi completamente d’accordo su quanto scrivi e su come lo scrivi.

    E aggiungo un’altra nota alla “lista” di eventi ancora non spiegati (per volontà o per incapacità). 12 settembre 1990 Davide Cervia viene rapito. Molto tempo dopo un giudice, Luciano Infelisi, archiviando il caso perché oramai il tempo ha cancellato prove, afferma che Davide Cervia è stato rapito da servizi segreti. (itlaiani o stranieri?).

    Davide Cervia, esperto informatico nella marina militare. Aveva conseguito (uno dei pochi) la specializzazione in G.E. tecnico in guerre elettroniche, specializzazione che tra l’altro non compare nei primi atti in quanto sono corsi che la marina militare tiene segreti.

    Non mi dilungo oltre: fate voi un piccolo salto di curiosità e digitate su qualunque motore di ricerca il nome “Davide Cervia” e saprete da soli.

    Un abbraccio

  9. ,ma sei mica un’agente anche tu?????

    Il tuo amico era nessuno qui si parla di un agente segreto, non un pivello un colonello.

    E si anche tu sei dei servizi…

  10. CARO AMICO, DEVO DIRTI E CON QUESTO VOGLIO RISPONDERE A TUTTI CHE LANDI NON SI è SUICIDATO!

    Non chiamare sciacalli queste persone che illuminano gli Italiani come te che vivono nel BUIO.

    Compera una torcia oppure arruolati nell’Arma dei carabinieri per capire cosa gira intorno a te.

    XXX MAN

  11. Il 31 marzo 1987 morì il maresciallo dell’Aeronautica Mario Alberto Dettori, controllore di Difesa Aerea presso il radar di Poggio Ballone.

    Il 27 giugno era in servizio, così come il capitano Maurizio Gari, già deceduto per infarto nell”81. Nonostante questo, il nome di Dettori non comparve nell’elenco del personale in servizio a Poggio Ballone(GR) fornito dall’Aeronautica.

    La sua morte fu la prima di una serie di suicidi misteriosi, tutti per impiccagione e tutti inerenti, più o meno direttamente, al caso Ustica.

    Dettori venne trovato impiccato ad un albero sul greto del fiume Ombrone, nei pressi di Grosseto. L’inchiesta del pm Priore iniziò ad interessarsi alla sua figura a seguito delle dichiarazioni della moglie Carla Pacifici, la quale disse che la mattina del 28 giugno ’80 aveva notato che il marito, dopo essere tornato a casa dal turno di servizio, era in stato di agitazione. Gli chiese perciò cosa fosse accaduto, ricevendone come risposta “No niente. E’ successo un casino; qui vanno tutti in galera”; non le disse comunque mai in modo esplicito i fatti verificatisi quella notte.

    La Pacifici venne a conoscenza della caduta del DC9 qualche giorno dopo tramite i telegiornali ed immaginò che potesse esserci un collegamento tra le frasi del marito ed Ustica. Interrogata dalla magistratura nel ’90, la vedova dichiarò anche che nel maggio ’86 il maresciallo fu mandato in missione in Francia alla base di Roquebrune – Cap Martin, nei pressi di Montecarlo. Nel corso di una telefonata da questa località le rivelò di vedere sui muri per strada la scritta “il silenzio è oro e uccide”. Il giorno dopo ritornò a casa senza terminare il periodo prescritto di sei mesi, manifestando molta preoccupazione, mentre prima di quella missione fu sempre piuttosto tranquillo.Sin da quando lo incontò alla stazione, suo marito infatti mostrò di temere di essere ascoltato; infatti controllò immediatamente gli orecchini, l’anello ed il telefono. Lo stesso giorno andò dal medico di famiglia che gli prescrisse delle pillole per un periodo di circa sei mesi. Cominciò inoltre ad avere comportamenti anomali come quello di non parlare in macchina o di smontare continuamente il telefono di casa per verificare la presenza di microspie.

    La Pacifici dichiarò inoltre di non riuscire a spiegarsi il suicidio, in quanto suo marito aveva una gran voglia di vivere; così come non riuscì a comprendere le ragioni per cui non fu mai eseguita l’autopsia sul cadavere.

    Il 31 marzo 1992 il cognato di Dettori, Riccardo Pacifici, dichiarò di ricordare un particolare accaduto al cimitero mentre erano in attesa della ricomposizione del corpo del defunto cognato. A un certo punto un maresciallo di nome Adriano, basso, di origine sarda, a seguito di frasi dette da un altro militare dell’Aeronautica sbottò: “fatevi i fatti vostri perché sennò andiamo per aria tutti”. Pacifici ritenne che il maresciallo non si fosse reso conto della sua presenza, perché gli stava dando le spalle.

    Molto importanti le rivelazioni della sorella della moglie di Dettori, Sandra Pacifici. Riferì infatti che, mentre nel giugno ’80 si trovava in vacanza nei pressi di Grosseto, il cognato le disse che per “l’aereo di Ustica c’era di mezzo Gheddafi”.Nel corso di un viaggio da Grosseto a Castiglione le disse anche che “era successo un casino e che gira gira qui fanno scoppiare una guerra”. Secondo Sandra Pacifici il cognato era sempre stato una persona normale, ma dopo la missione in Francia sembrò cambiato e quando gli venne dato il prepensionamento cedde in un totale mutismo. Lei e la sorella si sorpresero inoltre che non fosse stata fatta l’autopsia e che il seppellimento fosse avvenuto l’indomani della morte. Al funerale provvise l’Aeronautica, anche ai fiori a nome dei parenti.

    La stessa Sandra Pacifici disse alla giornalista Daria Lucca che un giorno, per chiacchierare, chiese al cognato notizie sul Dc9 caduto e lui le rispose: “siamo stati a un passo dalla guerra, e l’emergenza non è ancora finita” . Disse anche di pensare che “Alberto non si sarebbe mai ucciso, voleva troppo bene a sua moglie Carla e ai figli. Sospetto che sia stato ucciso perchè non parlasse, a volte quest’idea mi angoscia”.

    Mario Ciancarella, ex capitano dell’Aeronautica in servizio alla base di Pisa fino al 1980, imputato di insubordinazione perchè tra i fondatori del movimento dei militari democratici, parlando del maresciallo Dettori riferì queste parole al giornalista del Corriere della Sera Andrea Purgatori: -Mi telefonò a casa un paio di giorni dopo la strage di Ustica: “Comandante, si ricorda di me? Sono Dettori” Lì per lì il nome non mi diceva niente. Allora mi ricordò di un incontro che avevamo avuto nel 1978, con i sottufficiali della base di Grosseto. Mi rammentò alcuni particolari della sala e di una uscita che aveva avuto il comandante. Era agitatissimo: “Comandante, siamo stati noi a tirarlo giù. Siamo stati noi” Lo bloccai subito: ma che stai dicendo? E lui: “E’una cosa terribile…”Era sempre più agitato. Gli dissi: guarda, ti rendi conto che è una cosa enorme, ci vogliono delle prove, dei riferimenti. E lui: “Io non le posso dire nulla, perchè qua ci fanno la pelle”. Cercai di calmarlo, perchè tanto più era agitato, tanto più poteva essere pericoloso per lui-.

    Il maresciallo risulta comunque tuttora morto per suicidio.

    Nel 1994 Gian Paolo Totaro, maggiore medico delle Frecce Tricolori che discusse la data della morte del pilota del Mig Libico caduto sulla Sila, viene trovato “suicida per impiccagione”.

    Sempre nel ’95, Mario Ferraro viene trovato “suicida per impiccagione”. Doveva essere interrogato nell’ambito dell’inchiesta Ustica. Come scrisse il giornalista Andrea Purgatori, che si occupo a lungo del caso: “Alcune notizie inquietano. Ad esempio che dentro l’elenco degli ufficiali della Prima divisione del Sismi da perquisire i magistrati avessero intenzione di inserire il colonnello Mario Ferraro: morto suicida, impiccato all’asta dell’asciugamano nel bagno della sua stanza. Il suo nome è un’altra novità. Ma non filtra a caso. Nella brutta storia di Ustica di morti impiccati ce ne sono altri tre: un radarista di Poggio Ballone, Mario Alberto Dettori; un medico ed ex ufficiale dell’Aeronautica di Udine, Giovanni Totaro; un radarista di Otranto, Franco Parisi. Coincidenze? Possibile. Ma intanto la salma di Parisi è stata riesumata per qualche accertamento in più sulle due ecchimosi alla nuca.”

    Per Franco Parisi vale la stessa storia di Dettori:era in servizio presso il radar di Otranto, Dettori invece di Grosseto.

    il 4 aprile 2002 viene trovato “suicida per impiccagione” Michele Landi. aveva appena riferito di essere a conoscenza di novità su ustica.

    tra le tante morti intorno al caso ustica, 5 hanno la stessa dinamica.

  12. caro anonimo, a cosa ti serve fare opera di copisteria dai quotidiani? A cosa ti serve dire che “5” morti probabilmente legate ad ustica hanno la stessa dinamica? Perchè l’anonimato per dire cose risapute da anni?
    Laura Picchi

  13. Come rappresentante legale di mio fratello chiedo formalmente che vengano eliminati articoli, interventi o un qualsiasi riferimento, anche estremamente generico o allusivo, relativo a Michele Landi sul vostro sito.
    Cordialmente,

    Elena Landi
    Photographer & Project Manager
    http://www.michelelandi.it

    Io e la mia famiglia non gradiamo l’utilizzo della sua “immagine”, il riferimento alla sua persona o a circostanze che possano riferire al suo caso nè per sceneggiature, nè per racconti, libri o quant’altro di simile natura. Nel caso ciò si verificasse la mia famiglia si riserva ogni azione concessa fino ad adire alle vie legali.

    My family and I do not appreciate the use of Michele Landi’s image and references to his person or to circumstances related to his case for the purpose of screenplays, short-stories, novels or similar things. In case of this happening, my family reserves the right to legally prosecute these actions.

  14. Come rappresentante legale di mio fratello chiedo formalmente che vengano eliminati articoli, interventi o un qualsiasi riferimento, anche estremamente generico o allusivo, relativo a Michele Landi sul vostro sito.
    Cordialmente,

    Elena Landi
    http://www.michelelandi.it

    Io e la mia famiglia non gradiamo l’utilizzo della sua “immagine”, il riferimento alla sua persona o a circostanze che possano riferire al suo caso nè per sceneggiature, nè per racconti, libri o quant’altro di simile natura. Nel caso ciò si verificasse la mia famiglia si riserva ogni azione concessa fino ad adire alle vie legali.

    My family and I do not appreciate the use of Michele Landi’s image and references to his person or to circumstances related to his case for the purpose of screenplays, short-stories, novels or similar things. In case of this happening, my family reserves the right to legally prosecute these actions.

  15. io francamente non saprei dire se son casi i decessi oppure opera dei servizi… sta di fatto che ragionando da normali cittadini può sembrare fantascienza, ma ragionando da militari, se il costo tattico della conquista di una collina può valere due plotoni, allora il mantenimento del favore dell’opinione pubblica può valere 10 e passa “suicidi”.. del resto come nella guerra combattuta anche nella guerra fredda valgono e valevano l’osservanza ed il mantenimento dei 4 principi fondamentali di massa, sorpresa, sicurezza ed informazione…e la massa nella guerra fredda è proprio il consenso dell’opinione pubblica più che la presenza di eserciti in armi sul confine orientale… del resto i militari non sono addestrati per mantenere la pace ma per fare la guerra.. ed in guerra di preferenza si uccide o si ferisce a secondo della convenienza

  16. Siccome qui si parla di stragi, cosa c’entrano le auto e i furgoni? Di solito la mafia le fa saltare se sono di giudici, avvocati scomodi……Se sono di valore le ruba e le rivende nei mercati esteri….Se sono di piccole dimensioni le servono per imbottirle di tritolo e metterle dove qualcuno si è scordato il divieto di sosta…La compravendita qui è fuori tema o il messaggio nasconde qualcosa coerente con ciò di cui si tratta?

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