Crisi in Medioriente

Medioriente: “è giusto aprire un dialogo”, si dice. Ma è paritaria la posizione di un popolo occupante e di uno occupato? Oppure tra due popoli c’è chi cerca la libertà e la dignità e chi invece cerca la prevaricazione e l’umiliazione dell’altro?
ce lo spiega Riccardo Orioles

Ritorna l’antisemitismo in tutta Europa. Certo, gli antisemitismi sono due – i carri armati a Ramallah sono antisemiti quanto le bombe a Gerusalemme – ma quello che torniamo a vedere qui da noi e’ proprio il vecchio antisemitismo antiebraico dei Maurras, degli Interlandi, degli Streicher, della feccia d’Europa: le svastiche, le scritte sulle sinagoghe, le minacce, l’odio agli ebrei.

[…] Ogni europeo civile, nel momento in cui c’e’ la sia pur minima minaccia, per prima cosa deve difendere gli ebrei. Ma difendere qualcuno non vuol dire permettergli di ammazzare altri. Non c’e’ nessuna ostilita’ preconcetta nella sinistra – contrariamente a quanto si dice per propaganda – verso lo Stato d’Israele. Anzi. Le giustificazioni e le attenuazioni e attenuanti che sono state trovate – che noi stessi cerchiamo disperatamente di trovare – per l’orribile comportamento di quello che una volta era l’esercito e il governo d’Israele non sarebbero state trovate per nessun altro esercito e nessun altro governo al mondo.

Sono penetrati nei ghetti, hanno umiliato i ghettizzati, hanno rastrellato, hanno cacciato con disprezzo e arroganza i poveri dalle loro baracche; hanno rifiutato freddamente le offerte di pace, hanno proclamato di infischiarsene di quello che ne pensava il mondo. Cosa sarebbe stato mai detto se fossero stati gli americani o i russi a fare una cosa simile, se fossero state truppe vietnamite o inglesi o cubane o indiane o di un qualunque altro esercito del mondo a invadere un paese vicino con tanta prepotenza?

Negli occhi dell’ambasciatore israeliano c’era un senso di sincero sgomento – non solo nei suoi – mentre descriveva l’ultimo orrore del terrorismo, i sedicenni che si fanno esplodere per uccidere degli ebrei (fra le risorse tecniche militari adesso si contano tranquillamente gli aerei, i carri armati, e i suicidi). “La colpa e’ vostra, che educate i vostri figli a fare i kamikaze”.

No, signor ambasciatore. Non e’ cosi’. Quando l’esercito e’ entrato per la prima volta in Ramallah, un altoparlante ha ordinato a tutti i maschi dai quindici ai quarantacinque anni di venir fuori dalle baracche, nudi, e di stendersi coi documenti in mano per terra. Questo, crea i terroristi sedicenni. Statisticamente, e’ impossibile che fra mille esseri umani sottoposti a questa umiliazione non ce ne sia almeno uno che decida di morire. Questo e’ cio’ che oggi – a differenza che un anno fa – forma i terroristi, o la maggior parte di
essi. Non il fanatismo, non l’ideologia: l’umiliazione.

Io temo che, per i peggiori fra i politici israeliani, questo meccanismo sia perfettamente chiaro e previsto, e auspicato. Piu’ terrorismo ci sara’, piu’ il governo sara’ libero di portare avanti la pulizia etnica e di ottenere alla fine un Israele perfettamente libero dai palestinesi, abitato solo da ebrei anche se non – ma questo, il gretto materialismo d’uno Sharon non puo’ comprenderlo – dallo spirito d’Israele. E’ un’utopia, naturalmente, e non puo’ funzionare. Ma quanti milioni sono stati uccisi in nome di utopie.

Commenti Facebook

50 commenti

  1. Ariel Sharon

    Politico, ex generale, nato nel 1928 a Kfar Malal (Palestina)

    Ariel Sharon è l’ex ufficiale militare che sostiene di aver deciso da solo le sorti della guerra del 1967 e di quella del 1973, ma è anche l’ex ministro della Difesa che ha guidato l’invasione del Libano del 1982 e che ha permesso che avessero luogo i massacri di Sabra e Shatila. È inoltre l’attuale leader del Likud che, recandosi in visita alla Spianata delle Moscee il 28 settembre scorso, ha acceso la miccia che ha fatto scoppiare l’ “Intifada di Al-Aqsa”, e il politico israeliano più impopolare tra le “colombe” laburiste e quello più profondamente odiato tra gli arabi.

    Il “falco” Ariel Sharon, detto anche “bulldozer” per la sua capacità di abbattere tutto ciò che incontra sulla sua strada, nasce a Kfar Malal, in Palestina, nel 1928, con il nome di Ariel Shinerman.

    Appartenente ad una famiglia con forti simpatie sioniste, entra molto giovane nel servizio segreto di difesa Haganah. A vent’anni, partecipa come comandante di una compagnia di fanteria alla guerra dell’indipendenza. Al termine della guerra rimane nell’esercito prendendo attivamente parte ad operazioni di intelligence e di rappresaglia contro i vicini stati arabi, fondando nel 1953 anche un gruppo speciale denominato “101”, che agirà sotto la sua guida.

    Con il grado di comandante partecipa alla guerra del Sinai, ma agendo fuori dagli ordini causa la morte di numerosi soldati israeliani. Il suo avanzamento nella carriera militare riceve un brusco rallentamento che dura fino al 1965, anno in cui viene eletto capo di stato maggiore Yitzhak Rabin. Durante questo periodo rimane comunque attivo frequentando il Camberley Staff College in Gran Bretagna nel 1957 e, tornato in patria, ricoprendo incarichi di responsabilità e rilievo: dal 1958 al 1962, mentre frequenta la facoltà di Giurisprudenza all’Università di Tel Aviv, è prima comandante della brigata di fanteria e poi comandante della scuola di fanteria; nel 1964, viene nominato capo del Northen Command Staff e nel 1966, capo del dipartimento di addestramento dell’esercito.

    Ricevuto il grado di generale di brigata, partecipa alla guerra dei sei giorni come comandante di una divisione corazzata e, nel 1969, viene nominato capo del Southern Command Staff. Si congeda nel giugno 1972, ma nell’ottobre dell’anno successivo, con lo scoppio della guerra dello Yom Kippur viene richiamato a prestare il proprio servizio, comandando nuovamente una divisione corazzata.

    Già attivo nella politica israeliana prima di tale guerra essendosi iscritto al partito Gahal e avendo partecipato alla formazione del partito Likud, nel dicembre 1973 viene eletto deputato della Knesset. Presenta, però, le proprie dimissioni l’anno successivo per ricoprire un’importante posizione all’interno delle truppe di riserva israeliane.

    Nel 1975 viene nominato consigliere di sicurezza del primo ministro Yitzhak Rabin. L’anno successivo forma il partito Shlomzion e, nelle elezioni del 1977, quando questo partito riceverà due seggi, viene nuovamente eletto deputato della Knesset e poi ministro dell’Agricoltura.

    Nominato ministro della Difesa nel 1981, guida l’invasione del Libano ricevendo pesanti accuse tanto sul piano nazionale, quanto su quello internazionale; viene anche giudicato responsabile da una commissione d’inchiesta israeliana dei massacri di Sabra e Chatila e costretto alle dimissioni il 14 febbraio 1983.

    Gli viene successivamente affidato un nuovo dicastero con il governo di Shimon Peres. Viene infatti nominato ministro dell’Industria e del commercio dal 1984 – anno in cui diviene anche leader del Likud – al 1990, anno in cui si dimette da tale incarico, destabilizzando, tra l’altro, anche il governo che sarà destinato a cadere.

    Dal maggio dello stesso anno, con il governo Shamir, è a capo del ministero dell’Edilizia e dell’accoglienza; da tale data fino al 1992 – quando con la sconfitta del Likud alle elezioni verrà dimesso – favorisce energicamente la politica di insediamento israeliano nei territori occupati, contribuendo così ad accrescere ancora di più la propria impopolarità.

    Tra il giugno e il luglio del 1997, la sua candidatura a ministro delle Finanze nel governo Netanyahu contro il volere dello stesso primo ministro, lo pone al centro di pesanti discussioni. Benjamin Netanyahu lo nomina comunque ministro degli Esteri il 9 ottobre 1998, incarico che detiene fino alla caduta del governo, nel maggio dell’anno successivo.

    Il 28 settembre 2000, si reca in visita alla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme, gesto questo che viene interpretato dai palestinesi come una vera e propria provocazione e che innescherà una pesante crisi che causerà, in tre mesi di scontri, oltre 350 vittime, in gran parte palestinesi.

    Ricevendo il 62,5 per cento delle preferenze, il 6 febbraio 2001 viene eletto primo ministro di Israele.

    Il 7 marzo giura e presenta alla Knesset il suo governo.

    Di lui Ehud Barak ha detto: “È più pronto alla pace di quanto comunemente si creda” (la Repubblica – 11 dicembre 2000). Ciò, tuttavia, non ha impedito al dimissionario primo ministro di dire, riferendosi sempre a Sharon: “Tutti i problemi che un’intera nazione sta affrontando con tanta forza possono farsi risalire a un unico campo politico, in particolare a un sol uomo” e, con riferimento alle elezioni del 6 febbraio: “Dobbiamo chiederci se davvero vogliamo mettere il futuro d’Israele nelle mani di quest’uomo” (la Repubblica – 23 gennaio 2001). Ha inoltre dichiarato il leader laburista: “E’ il responsabile di una tragedia durata 18 anni in Libano, della diffusione a macchia d’olio delle colonie ebraiche nei Territori Occupati, della radicalizzazione religiosa della lotta politica in Israele. E ora quest’uomo chiede di prendere il timone del paese, nel momento più grave e complicato della nostra storia. Lo ripeto: prego che gli elettori si destino dal torpore, e capiscano che il 6 febbraio è in gioco il loro futuro e quello dei loro figli” (la Repubblica – 31 gennaio 2001). Anche il leader palestinese Yasser Arafat ha osservato: “Un disastro se vince le elezioni” (la Repubblica – 23 gennaio 2001). “Un elefante in una cristalleria”, lo ha invece definito il ministro palestinese Nabil Shaath (Corriere della Sera – 26 gennaio 2001).

    Grandinotizie.it/ 07/novembre/2001

  2. oltre ai comportamenti barbari degli israeliani nel tenere il popolo palestinese alla stregua dei cani (acqua, cibo, elettricità, denaro…)c’è anche un evidente e odioso menefregarsi dell’Onu e delle sue risoluzioni senza veti…sono gli Israliani ad essere nel torto prima degli arabi.

    Entrano nella cultura di un area che da molto non sente più parlare di loro (Medio oriente),con i loro soldi comprano la terra dai colonizzatori che li difendono poi dagli attacchi degli altri popoli arabi (praticando anche il terrorismo) etc..etc.. ed ora pretendono di essere l’unica democrazia di un area di violazioni dei diritti umani e dove certi macchinari da guerra detti “kamimaze di Allah” che sfuggono al loro controllo si fanno saltare in aria per uccidere qualche occupante del loro antico paese. Barbaramente. Barbaramente rispondono a un occupazione e sgombero militari illegittimi e ad una umiliazione continua. E’ retorico dire che chi vuole il potere usa ogni mezzo per ottenerlo. Lotta al Terrorismo? “Terroriziamo l’america che si butterà alla caccia dei terroristi e ci darà la scusa per avviare un olocausto di palestinesi che non meritano la Nostra Terra. Gerusalemme uber alles!!!”

    L’informazione nostra è comunque velata da migliaia di invalicabili strati di servizi segreti

    . Moshad domine!

    Gianmario

  3. E’ strano sentir parlare di antisemitismo da Orioles, che magari era alla manifestazione di Bertinotti…ma a parte quello leggo notizie che sento per la prima volta, come ad esempio quella della chiamata araccola del megafono, che sento solo da lui, mah…a me ‘sta cosa fa pensare, specie in relazione al fatto che nella basilica della natività non sono entrati certo dei chirichetti, visto che erano e sono armati fino ai denti; dà da pensare anche il fatto che i tanto buoni palestinesi non abbiano ancora riconosciuto lo stato di israele su una sola cartina geografica, segno di un lavaggio del cervello cominciato nelle scuole o no ? con questo non provo nemmeno a giustificare quel guerrafondaio di Sharon, ma se lui ha una colpa è sicuramente non superiore al 50%, stessa cifra dei palestinesi.

  4. C’è parecchio da obiettare nel tuo commento, intanto la faziosità nemmeno tanto latente, ma quello adesso va quasi di moda, in un senso o nell’altro.

    Partendo dall’inizio “comportamento barbaro” ? per cosa ? può darsi, ma la memoria dell’olocausto è sempre lì a tenerli sul chi vive.

    Punto 2) comprano la terra…….segno che qualcuno la vende, mica se la sono presa con la forza !! e poi pensa che ad oggi nessuno stato arabo ha sui propri atlanti lo stato di israele… non ribatto sul fatto che praticano terrorismo, non ha senso.

    Punto 3) giustamente SONO l’unica democrazia in zona, Harafat come è arrivato al potere ? elezioni ?? nooo , in Siria ? Egitto ?, tutte dittature.

    La storia del “terroriziamo l’america ecc ecc…” non la commento, sa molto di Casarini/Agnoletto.

    E BASTA CON LA STORIA DEI SERVIZI SEGRETI, è patetico, tutto è colpa dei servizi segreti occidentali, basta

  5. la frase “comprano la terra, vuol dire che qualcuno la vende” è il sintomo più chiaro della tua ignoranza su questo tema nonchè di una certa ingenuità.

    Sarebbe auspicabile che chi non sa si informi, usando questo sito e i suoi links per approfondire le sue conoscenze e non solo per dire la sua in modo gratuito, perchè nella vita di tutti i giorni nessuno l’ascolta.

    Blind Jack

  6. grazie dei complimenti..detti da te………. vabbè … lasciamo perdere………

    Che l’egitto non sia una dittatura lo dici perchè c’era scritto sul manifesto ? o perchè l’hai sentito dalla Sacra voce di Sant’Agnoletto ?

  7. Ma sai solo fare l’oracolo e la voce della verità ? o sai anche spiegarne i motivi ? … o magari non ti va di dividere con noi “mortali” il Tuo enorme sapere in materia.

  8. non sono completamente daccordo con il fatto che ogni europeo civile debba difendere per prima cosa gli ebrei, sono fermamente convinto che ogni persona civile debba schierarsi e difendere chi, in caso di aggressione, non è in grado di difendersi sia questo ebreo palestinese afgano. Sono profondamente indignato dal fatto che un popolo che ha subito una ferita come quella dell’olocausto, usi questa ferita come scudo per difendere tutti i crimini che commette, ma la cosa che fà più schifo è che se qualcuno osa dire che gli israeliani sono razzisti, che stanno adottando contro i palestinesi la politica che i tedeschi usarono contro di loro, costui è un fascista, antisemita.

  9. una personcina proprio simpatica, vero? su focus ho letto una cosa che più o meno è questa: un generale parlando con i suoi sottoposti, tra cui c’era pure il simpatico Sharon, disse durante una delle tante guerre in medio oriente, …POTREMMO (e sottolineo potremmo)PRENDERE DEGLI OSTAGGI PER CONVINCERE I NOSTRI NEMICI ALL’ARMISTIZIO, CHESSO MAGARI DEGLI STRANIERI… La sera stessa Sharon si presenta di fronte al medesimo generale con ben due ostaggi!!!!…..tutto questo per dire che Sharon l’ha sempre cercata la guerra!!! è lui che ha iniziato la guerra ed è lui che vuole vincerla senza ascoltare gli altri paesi dopotutto anche l’America è daccordo…. dai come’è il petrolio è la base della potenza Americana!!!!!

  10. una personcina proprio simpatica, vero? su focus ho letto una cosa che più o meno è questa: un generale parlando con i suoi sottoposti, tra cui c’era pure il simpatico Sharon, disse durante una delle tante guerre in medio oriente, …POTREMMO (e sottolineo potremmo)PRENDERE DEGLI OSTAGGI PER CONVINCERE I NOSTRI NEMICI ALL’ARMISTIZIO, CHESSO MAGARI DEGLI STRANIERI… La sera stessa Sharon si presenta di fronte al medesimo generale con ben due ostaggi!!!!…..tutto questo per dire che Sharon l’ha sempre cercata la guerra!!! è lui che ha iniziato la guerra ed è lui che vuole vincerla senza ascoltare gli altri paesi dopotutto anche l’America è daccordo…. dai come’è il petrolio è la base della potenza Americana oltre ai films!!!!!

  11. Il reportage della nostra inviata Patrizia Viglino dal campo profughi dove si sta consumando una delle più grandi tragedie del popolo palestinese e dell’umanità

    Viaggio tra i sopravvissuti di Jenin

    :: 21/04/2002 23.02.55 , di Patrizia Viglino

    DA JENIN. Incontro Nasser, 33 anni, in un villaggio palestinese del nord della Cisgiordania a pochi chilometri da Jenin. Come tanti altri palestinesi del Mohaiann Jenin, il campo profughi dove si sta consumando una delle più grandi tragedie dell’umanità, Nasser è stato rilasciato dall’esercito israeliano al Salem check point e non può più tornare a Jenin.

    Ma a differenza di tutti gli altri palestinesi Nasser ha avuto notizia da un’ora che sua moglie Bedrim, di 24 anni, e i suoi due bambini, di un anno e mezzo e di due mesi, è riuscita a scappare sfidando il coprifuoco e i cecchini. Bedrim non ha più la forza di mangiare e non ha più il latte per allattare il suo bambino da giorni. Non riesce a dire nulla. Mostra una bottiglia di plastica ormai vuota dove è stato avvitato un biberon e dice: “Sai che cosa c’era qui dentro? Aranciata, una bottiglia di aranciata trovata nella spazzatura che ho usato per nutrire mio figlio negli ultimi tre giorni”.

    L’indomani riesco a entrare nel campo profughi di Jenin ripercorrendo a ritroso la strada di fuga di Bedrim. La tensione è altissima. I carri armati e gli Apc sono appostati nelle colline. Hanno sparato senza ritegno e in modo sistematico sia sui civili che sul personale medico. I problemi non sono stati pochi neanche per i giornalisti che hanno cercato di entrare per portare alla luce la realtà. Molti sono stati arrestati, il materiale sequestrato.

    L’area intorno al campo è sigillata. Una volta entrati diventa difficile muoversi e orientarsi per la grande quantità di case distrutte, pericolanti, sfondate. Sono evidenti i segni dei missili sparati sulle abitazioni dagli elicotteri Apache e dagli F16, per lunghi e interminabili giorni di terrore. Al centro del campo dove sono stati interamente distrutti i quartieri di case e rifugi di al-Somran, Jorid a-Dhahib, Tahbash, Abu Zeid e al-Damesh, le macerie si estendono a perdita d’occhio.

    Tutti gli uomini sopravvissuti all’attacco si trovano deportati in altri villaggi mentre un numero elevato di detenuti sono considerati dispersi. Circa 3mila tra donne e bambini si trovano ancora dentro al campo senza casa, senza beni di prima necessità, senza nulla. Qualcuno cerca di fuggire dal campo per salvarsi. Restare nel campo è molto pericoloso per la presenza dell’esercito israeliano che continua a perpetrare crimini di guerra. Molte persone sono ancora sepolte nelle macerie delle case distrutte e fino a due giorni fa c’erano ancora dei sopravvissuti. I soldati impediscono ancora i soccorsi, non permettono alla popolazione di muoversi. Manca completamente l’acqua soprattutto per i neonati, mancano anche cibo e medicine. Un odore insopportabile appesta tutto il campo. Ci sono diversi corpi insepolti, colpiti dai missili mentre si trovavano in casa o sepolti nelle macerie.

    Morti atroci stampate nei volti e negli sguardi spalancati. I bambini ormai senza famiglia si aggirano per il campo e osservano lo spettacolo della morte, della distruzione totale, l’assenza di soccorso. Gli israeliani non hanno permesso alla gente di seppellire i morti ma si sono portati via centinaia di corpi, molti dei quali lasciati morire nelle strade per giorni, poi messi in una grande fossa al limite del campo e infine insaccati nella plastica e caricati sui camion per ignote destinazioni in Israele. Nessuno ha potuto muovere un dito. Solo osservare dalle fessure delle case distrutte la loro terribile fine.

    Al pomeriggio l’assedio israeliano sul campo si fa più stretto. Con il buio i soldati iniziano a sparare su chiunque esca nelle strade. Restano solo le macerie deserte, carcasse di animali morti, le galline e i polli che razzolano tra la mondezza e gli allagamenti delle fognature.

    Lascio la mia borsa fotografica in una casa e insieme a Brian e Sofia, dell’International Solidarity Movement, più una volontaria francese, decidiamo di andare a cercare dell’acqua per i neonati. I soldati appostati sui carri armati ci osservano in silenzio mentre ci dirigiamo verso nord. Posso vedere che la distruzione del campo è ancora più ampia, ma non posso documentarla. Indosso abbiamo solo gli abiti civili. Ci sono molte case crollate. Poche persone sopravvivono senza nulla, senza poter uscire da una stanza.

    Incontriamo una bambina di 8 anni e due ragazzini di 14 con una maglietta bianca come bandiera che si aggirano per le strade. Al limitare del campo, in un prato ci sono una decina di donne con altrettanti soldati israeliani. Non è chiaro cosa stia succedendo. Ci avviciniamo. Le donne implorano i soldati di farle entrare nel campo per cercare i loro bambini. La risposta dei soldati è agghiacciante: no, non vi facciamo entrare per la vostra sicurezza. C’è pericolo di malattie. Arrivano anche due convogli delle Nazioni Unite. Ci sono il responsabile dell’Unrwa, un americano, e 5 impiegati, tutti bardati con insegne, giubbotti antiproiettile e caschi. L’esercito ha permesso loro di avvicinarsi al campo ma non di entrare. Sono terrorizzati perché mancano poche ore al tramonto e non sanno che fare. Chiediamo loro di darci dell’acqua che riusciamo a portare a braccia fin dentro il campo confidando nel fatto che i soldati non diano peso a un gesto tanto inusuale. La quantità d’acqua che riusciamo a portare è del tutto irrisoria, ma è la prima acqua dopo tanti giorni.

    I profughi del campo di Jenin sono stati completamente abbandonati dalla comunità internazionale. I palestinesi sono convinti che qualcuno possa essere ancora vivo ma non è possibile avvicinarsi perché i soldati sparano sui soccorritori. Un anziano solleva le braccia al cielo e dice che il popolo palestinese non ha più neanche Dio, l’ultima cosa che gli era rimasta dopo le buffonate della diplomazia internazionale e della vergognosa visita del Segretario di Stato americano Colin Powell, che si è rifiutato di entrare nel Mohaian Jenin, come il presidente Arafat aveva chiesto.

    Qualche giorno fa il responsabile dell’ufficio degli Affari sociali di Jenin, una organizzazione no profit dell’Autorità nazionale palestinese, fondata nel 1962 sotto il governo giordano, ha dichiarato che sarà forse possibile ricostruire gli edifici e le infrastrutture ma non gli animi della gente. Non sa nulla del suo ufficio nel campo di Jenin ma si rende conto che tutti gli sforzi fatti negli anni dell’occupazione militare israeliana, per sostenere lo sviluppo sociale, sono andati del tutto perduti. Tra i loro programmi c’era quello per l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, il sostegno sociale contro la mortalità scolastica, l’aiuto ai bambini homeless, senza tetto e senza genitori perché uccisi o arrestati. Molti di questi progetti, sottolinea, sono stati finanziati dal governo italiano.

    Pensare una ricostruzione fisica separata da una ricostruzione psicologica è impossibile per una popolazione che sta vivendo una tragedia senza precedenti, costretta alla distruzione in un campo profughi, dove ci si conosce tutti, dove l’umanità delle relazioni suppliva abbondantemente la povertà e la prigionia. Le testimonianze sono agghiaccianti. Nonostante gli evidenti tentativi, sarà impossibile per il governo israeliano nascondere l’entità di questo crimine di guerra almeno per chi è stato testimone diretto. I profughi di Jenin, qualche operatore umanitario, il personale medico palestinese e internazionale, gli impiegati delle Nazioni Unite e pochi giornalisti.

    Le operazioni militari dureranno ancora per una settimana, giusto il tempo di completare l’annientamento dei sopravvissuti e di celare le prove della ennesima catastrofe del popolo palestinese.

    dal FORUM di ALCATRAZ.it

  12. nelle tue email si può leggere un giudizio su me, e una supposta mia appartenenza ai no global, mi dispiace, come per la questione il tuo giudizio proviene da qualcosa d’altro che l’informazione sull’argomento del contendere. cmq ti accontento, se vuoi dibattere su quanto sia legittimo parlare di compravendita dei territori, potrai renderti conto delle distorsioni giuridiche in materia di esproprio terriero nel codice civile e penale israeliano, che sembra scritto da un notaio con il vizio dei capestri, inoltre vorrei sottoporre la tua attenta percettività in materia ad un quesito semplice: se la mamma vende la sua virtù in cambio di cibo per i propri figli, magari raggirata da qualcuno che la convince che questa sia l’unica soluzione per sfamarli, potremmo obbiettarle una certa ingenuità o una mancanza di forza d’animo nello scegliere la via più facile, ma sarà chiaro a tutti quanto la persona in questione agisca per necessità; ed è proprio questo il punto, si vende la terra:

    a chi?

    perchè?

    in cambio di quali garanzie?

    dietro a quali populiste promesse?

    queste sono solo una breve serie di domande che sarebbe opportuno approfondire prima di sfoggiare una banale consecutio logica come quella da te esposta nel tuo intervento.

    P.S. il fatto che tu mi abbia definito oracolo lo prendo come un complimento, evidentemente per qualcuno io rivelo una nuova faccia della verità.

    Blind Jack

  13. Qui c’è stata una aggressione illegittima, siamo daccordo, però a rischio di darvi fastidio devo dire che questi palestinesi sono decisamente brutali nel loro codice di leggi e nelle loro usanze.

    Insomma, credo che sia facile aver paura delle idee e dei modus operandi di queste comunità, e la Destra di Sharon l’ha capito benissimo, infatti cavalca proprio questo genere di sentimenti.

    Diciamocelo: essi ignorano, o vengono tenuti nella condizione di ignorare, tutti quei capisaldi etico filosofici che la nostra cultura ha sviluppato (anche se fatica ad applicarli nella pratica). Una cosa di loro va però rispettata senza riserve: il fatto che loro sostengano che ne possono fare benissimo a meno, meglio di chi odia l’occidente per l’invidia dei telefonini o della macchina sportiva, e ce ne sono…

    In questo ritengo opportuna una diversificazione del territorio in due stati, anche se naturalmente è un provvedimento che viene dopo la presa d’atto che le due comunità sono incompatibili.

    Il resto, la propaganda, il fatto che chi difende uno è antisemita e chi l’altro è nazista, sono fastidiose intemperanze del solito gergo politico mediocre che non ci troverà certo vittime del suo gioco.

    Se la situazione in medioriente fosse valutata con lucidità non si potrebbe non prendere atto che l’assoluta incomunicabilità di queste due culture è qualcosa di voluto e costruito ad arte da interessi contrapposti poco inseriti in una concertazione dialettica intorno a concetti etico morali.

    Pensando alla Palermo di Federico II non possiamo che convincerci della grande ricchezza che ha prodotto la simbiosi della cultura occidentale e di quella araba.

    Credo che costruire la pace significhi liberarsi della religione e dei credo e ricordare quanto sono ricchi gli altri di ciò che manca nel nostro animo, tutti.

  14. Non è una questione di “sentito dire”, auqnati candidati ci sono state alle ultime elezioni ?

    Niko_72 (inspiegabilmente anonimo)

  15. non capisco il paragone con il vendere la terra con………una mamma.

    Storicamente agli israeliani è stato venduto del deserto a peso d’oro, se lo sono bonificato, hanno portato l’acqua, daccordo che senza gli USA non avrebbero fatto niente, ma come ricompensa aver ricevuto solo attentati avrebbe incattivio chiunque, da qui a comprendere e/o capire quel guerrafondaio incallito di sharon ce ne passa, sarebbe carino però non si prendesse per buono solo una campana, cosa che si sta facendo qua.

    posso consigliare di andarti a ricercare la rubrica del Fu Montanelli che teneva sul corsera, ne parla in maniera esauriente, lui e un docente arabo o palestinese (non ricordo più bene).

    Complimenti per lo sfoggio del latino, voi Oracoli siete sempre una sorpresa.

  16. 1 – Comportamento barbaro è togliere l’acqua l’elettricità e la dignità (vedi i tanti discussi tatuaggi sulle braccia)

    2 – A me risulta che la terra di Palestina l’abbiano comprata dagli occupanti imperialisti inglesi (o magari con il loro appoggio completo)…forse voi la sapete meglio la storia.

    Se i servizi segreti non contano, come fanno gli israeliani a sapere chi è o non è terrorista dei rastrelati nei campi profughi? Quanti ebrei sono morti alle twin towers?

    Personalmente Casarini e Agnoletto li rispetto

    Non sono un oracolo nè infallibile, nè immortale, ma forse come anima sono messo meglio di te, sempre che tu ci creda alla sua esistenza

    Gianmario

  17. ho sbagliato a crede che oracolo fosse riferito a me…scusate non avevo letto bene

  18. Antonella , non sono d’accordo con nessuna analisi tendente a colpevolizzare Israele (premetto che non sono ebreo) . In linea di massima, e per non farla tanto lunga , credo che occorra contrastare con ogni mezzo (e intendo anche mezzi poco virtuosi come la pornografia o altri vizi “occidentali” – costituendo cmq essi il male minore) qualsiasi integralismo religioso (che poi soltanto il monoteismo corre il rischio di essere fanatico e integralista , le antiche religioni politeiste non lo erano mai! credo che il passaggio dalla concezione politeista a quella monoteista abbia segnato un momento di tragica fatalità , e questo è l’unico appunto che muovo agli ebrei)

    Inoltre , x metterla giù brutalmente , ti potrei dire che i Territori sono occupati da Israele a titolo di preda di guerra , una guerra non voluta da Israele , che fu attaccata (anni ’70) da soverchianti forze arabe unite le quali in caso di vittoria , sappiamo benissimo che avrebbero semplicemente fatto una pulizia etnica totale degli israeliani , ma a sosrpresa Israele vinse e occupò i Terrritori costituendo una zona-cuscinetto di protezione .

    Potrei continuare ma non ho molto tempo , un saluto

  19. La tua analsi storica della guerra israelo-palestinese E’ UNA COSA.

    Il MASSACRO che QUI e ORA sta’ COMPIENDO ISRAELE in nome della GUERRA AL TERRORISMO e’ UN’ALTRA e NON E’ giustificabile CON LA STORIA!

    Non capisco COSA vi impedisca di vedere la realta’ COSI’ COME E’!

    Forse l’attaccamento alle vostre ideologie o alle vostre convinzioni ANTI-ISLAMICHE o forse ancora il vostro SPIRITO di CONTRADDIZIONE (sempre manifestato) contro ogni INIZIATIVA di SINISTRA!

    Il MONDO STA’CONDANNANDO un MASSACRO E UN CARNEFICE!

    E’ come se IERI…pur di essere CONTRO I COMUNISTI AVESTE RIFIUTATO di ACCETTARE iL MASSACRO NAZISTA!

    Siete sicuri di accettare tanta gravita’ nelle vostre scelte idologiche?

  20. Io penso che gli ebrei bisognerebbe ammazzarli perche’ non riescono a vivere in armonia con nessun altro popolo e ogni volta cercano solo di pensare ai propri affari, mentre il resto del mondo deve aiutarli. E poi stanno sempre a piagnucolare, piagnucolano, piagnucolano, e intanto massacrano la brava e povera gente.

  21. Proposta molto pacifista……….degna delle manifestazioni svolte in italia con tanto di sosia di kamikaze………o delle SS di zio Hadolf…….complimenti, bella idea.

    Meno male che come te ce ne sono pochi.

  22. Interessantissimo articolo e ricostruzione storica di Paolo Barnard,

    giornalista di Report, RAI3

    In Medioriente dilaga il fenomeno del terrorismo. A noi è

    particolarmente noto il terrorismo palestinese e/o islamico, ma c’è

    anche il terrorismo israeliano. Il primo è internazionalmente

    riconosciuto, il secondo no. E qui sta il problema.

    Prima di continuare e per sgombrare il campo da possibili equivoci,

    ribadiamo con decisione che non v’è dubbio che per decenni alcuni

    gruppi palestinesi si sono macchiati, e ancora oggi si macchiano, di

    orrendi crimini terroristici che non trovano alcuna giustificazione

    politica né morale. La condanna di questi crimini, che storicamente

    colpiscono soprattutto lo Stato di Israele, deve essere assoluta.

    Eppure, rimane il fatto che in Occidente si fatica ad ammettere che

    Israele ha praticato e pratica il terrorismo. Taluni rigettano questa

    nozione radicalmente, anche se la Storia lo dimostra in maniera

    incontrovertibile.

    Ciò ha dato origine a una impostazione ideologica errata e catastrofica

    nelle sue conseguenze, a causa della quale ogni approccio

    internazionale al conflitto israelo-palestinese viene fatalmente

    viziato da un sistema di “due pesi due misure”: solo ai palestinesi

    viene formalmente chiesto di abbandonare le pratiche terroristiche, a

    Israele mai. Questo produce continui fallimenti.

    Tale pregiudizio trova appoggio in vaste fasce delle opinioni pubbliche

    occidentali. Infatti, alle parole “Terrorismo mediorientale” noi

    associamo d’istinto i volti dei guerriglieri palestinesi, libanesi o

    iraniani, ovvero del fanatismo islamico armato; ma non ci viene

    altrettanto spontaneo associarvi i volti dei soldati d’Israele, o

    quelli dei loro leader politici. Questo è potuto accadere perché

    l’Occidente ha intenzionalmente alterato la “narrativa” del conflitto

    israelo-palestinese, per tutelare i propri interessi nell’area. Lo

    dimostra lo stesso linguaggio mediatico internazionale: da anni in tv o

    sulle prime pagine dei giornali gli attacchi palestinesi contro i

    civili israeliani sono sempre definiti (a ragione) “terroristici”, ma

    quelli, altrettanto terrorizzanti delle Forze di Difesa Israeliane

    contro i civili palestinesi sono sovente chiamati “di autodifesa”; le

    azioni dei kamikaze di Hamas sono “massacri”, mentre le centinaia di

    omicidi extragiudiziali commessi dai Servizi Segreti israeliani vengono

    definiti “esecuzioni capitali mirate”, e così all’infinito (Chomsky-

    Fisk-Said et al.).

    Tutto ciò ci ha lentamente resi incapaci di riconoscere l’esistenza del

    Terrorismo di matrice israeliana, assieme alle atrocità che causa e che

    ha causato.

    E’ imperativo rettificare questo pregiudizio, iniziando dalla

    accettazione, da parte della comunità internazionale impegnata nel

    processo di pace, della verità storica. Questo significa che mentre

    giustamente condanniamo il Terrorismo palestinese, dobbiamo abbandonare

    il nostro rifiuto di riconoscere e di censurare il Terrorismo di

    Israele.

    Se ciò non accadrà, non vi è speranza di pace in Medioriente.

    A prova di quanto affermato sopra, sono di seguito elencati alcuni fra

    i peggiori atti di Terrorismo commessi in Medioriente dalla comunità

    sionista prima e da Israele o da israeliani poi, con una scrupolosa

    bibliografia. Le fonti sono principalmente i documenti dell’ONU e di

    Amnesty International; questo perché siamo consapevoli che nell’esporre

    un tema tanto controverso ci si deve affidare a fonti assolutamente e

    storicamente al di sopra delle parti. Abbiamo di proposito scartato

    ogni fonte che potesse anche vagamente essere accusata di

    partigianeria, e per tale motivo siamo stati costretti a non includere

    in questo documento centinaia di “atti di Terrorismo israeliani”

    riportati nella letteratura sul Medioriente.

    Lo ribadiamo: questo lavoro non è un atto di accusa contro Israele fine

    a sé stesso, perché se così fosse sarebbe un’esercizio sterile. Esso

    vuole aiutare il pubblico a rettificare quella “narrativa” distorta che

    basandosi su “due pesi due misure” condanna il Medioriente a una

    violenza senza fine.

    Ai lettori il giudizio.

    Su http://www.nonluoghi.it/article.php?sid=266 trovate anche i

    riferimenti storici agli atti di terrorismo israeliani

  23. Gli accordi commerciali tra l’Unione Europea e Israele escludono

    dall’importazione quei prodotti che provengono dagli insediamenti

    israeliani nei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza,

    ma questo limite viene continuamente ignorato e/o aggirato.

    Numerose organizzazioni e associazioni di tutto il mondo operano ora

    un’azione di boicottaggio economico totale nei confronti di Israele per

    protestare contro l’aggressione del popolo palestinese.

    Non sempre è facile risalire all’origine dei prodotti in commercio, ma

    l’informatizzazione di qualsiasi aspetto della vita quotidiana ci viene

    ora in aiuto. E’ sufficiente controllare il codice a barre dei prodotti

    che contiene diverse informazioni; in particolare, le prime cifre

    indicano lo stato di provenienza. IL CODICE IDENTIFICATIVO DI ISRAELE

    E’ 729.

  24. ma ALJAZZERA non è quella TV sponsorizzata dagli estremisti arabi ? tra cui Bon Laden ? chi me lo dice che siano foto autentiche ?

  25. se non hai argomenti nessuno ti obbliga a scrivere; queste immagini sono andate anche sui nostri media e molti di noi le hanno vissute di persona.

    che tristezza l’ignoranza

  26. Grazie del complimento e complimenti per l’educazione, detto da te………….

  27. P.S. se sei buono solo a riportare fatti da fonti tutt’altro che attendibili o quanto meno faziose……. bhè…l’ignorante non sono certo io..e poi smettiamo di fare gli essere superiori, da quello che scrivi non ne sei certo all’altezza.

  28. Avevo simpatia per Araft, anni fa.Dal ’93 Arafat, dopo la stretta di mano a Rabin, e dopo aver avuto la prima gestione dei territori contesi, ha fatto sì che nelle scuole palestinesi ci fossero libri di testo che insegnavano che gli ebrei vanno uccisi, e che è giusto immolarsi per Grusalemme.

    QUesto è quello che mi ha fatto cambiare idea su Arafat. Per me, da sempre di sinistra, questo è inaccettabile. Abbiamo parlato per anni del dovere della scuola ad insegnare la multiculturalità e, appena ne ha la possibilità, Arafat insegna l’odio. Perchè?

  29. c’è anche da valutare il fatto che il terrorismo arabo sia diretto da forze esterne al popolo arabo

    se un arabo esprime giudizi concilianti su israele lo fanno fuori,

    e i terroristi algerini uccidono i loro connazionali…

    e qual’è la tradizionale forza anti ebraica?

  30. dopo aver letto il tuo commento, ho preso immediatamente la decisione di andare a comprare un kilo di pompelmi Jaffa! Nessun codice a barre e cmq. la certezza che provengono da Israele!

    Grazie dell’idea.

  31. Errori

    Ieri Fatima Ibrahim Zakarna e i suoi figli Basel (5 anni) e Abir (3

    anni) sono stati uccisi dai militari israeliani con una raffica di

    mitra; l’esercito si è scusato per il tragico errore.

    Nemici

    “Ogni volta che qualcuno dice che Israele è l’unico nostro amico in

    Medio Oriente, non posso non pensare che prima di Israele, noi non

    avevamo nemici in Medio Oriente”.

    Frate John Sheehan, gesuita.

  32. israele ha carta bianca agli occhi dell’opinione pubblica occidentale per vari motivi:

    1 i media in occidente sono spesso in mano di ebrei che fanno propaganda piu’ che informazione e fanno sapere quello che piu’ conviene loro

    2 con l’olocausto ,vero o presunto ,e soprattutto con il loro stato di vittime inconsolabili e impagabili continuamente pompato nei loro media l’opinione pubblica sente che e’ quasi un delitto rivoolgere agli ebrei una seppur minima critica

    3 il sostegno degli usa a israele e’ incondizionato e non potrebbe essere altrimenti poiche’ l’economia l’editoria la stampa le tv in america sono monopolizzate dagli ebrei.basti pensare al predominio bancario degli schiff warburg kuhn loeb rotschild o al presidente della federal reserve alan greenspan…

    i media in mano ai vari levine eisner stern rothstein …

    si legga il libro dell’ebreo Norman Finkelstein che denuncia lo sfruttamento politico ideologico ed economico dell’olocausto (cui egli seppure non per tutto )crede fermamente

    per quanto riguarda il revisionismo

    http://www.codoh.com

    http://www.fpp.co.uk

    http://www.zundelsite.org

  33. vI PROPONGO UNA SERIE DI DOMANDE E RISPOSTE

    PER MEDITARE ED ESSERE MENO ANTI-ISRAELIANI

    (VI CONSIGLIO DI VISITARE IL SITO

    http://www.informazionecorretta.com/Documenti.html

    1) ISRAELE: 21 DOMANDE, 21 RISPOSTE

    2) OCCUPAZIONE COME ACCUSA

    Israele: 21 domande, 21 risposte

    di Luciano Tas

    Luciano Tas, scrittore e giornalista, già direttore del mensile Shalom,ha pubblicato un utile documento per conoscere correttamente la questione israelo-palestinese. Invitiamo i nostri lettori a utilizzare per le loro e-mail le informazioni contenute nel testo.

    1) Quasi duemila anni fa esisteva uno Stato ebraico in Palestina, ma poi ci hanno vissuto gli arabi, cioè i palestinesi. Dopo tanto tempo non hanno acquisito il diritto alla loro patria?

    Gli arabi non hanno abitato a lungo in modo stabile la Palestina. Continuativamente, solo poco più di un secolo. Per quattro secoli, dal 1516 al 1918, la Palestina è stata una negletta provin-cia turca quasi disabitata, consegnata dall’incuria dei governi di Istanbul alla sabbia del deserto e alle paludi. La Palestina (meglio conosciuta in quei secoli come “provincia di Damasco” e comprendente l’attuale Israele, Cisgiordania, Giordania, Libano e parte della Siria) incomincia a essere “restaurata” solo a partire dalla seconda metà dell’800, quando i primi pionieri ebrei, giunti dall’Impero zarista, creano qualche occasione di lavoro, capace di attirare lavoratori di altre province turche, come la Siria, l’Iraq, l’attuale Giordania (creata artificialmente, a tavolino, solo nel 1921), lo stesso Egitto.

    2) Ma allora cos’è, di chi è la Palestina?

    Come entità autonoma la Palestina (Peleshet) non è mai esistita, né sono mai esistite una lingua e una cultura palestinesi. I palestinesi, come i giordani, i si-riani, i libanesi e gli iracheni (tutte entità nazionali inventate dopo la prima guer-ra mondiale, nel i 92X)) sono arabi, proprio come i giordani, i siriani e così via, e tali unicamente si considerano. Per quasi 1900 anni l’area designata con il nome greco-romano di Palestina (per far dimenticare il nome stesso di Giudea) non è stata una nazione e non ha avuto frontiere, ma solo confini amministrativi. Nel 1867 Mark Twain scriveva che la Palestina era (una silenziosa e funerea estensione, una desolazione (.J Non abbiamo mai visto un essere umano sulla strada (…). Perfino gli ulivi e i cactus, quegli amici sicuri di un terreno incolto, hanno per lo più abbandonato il paese (..). La Palestina siede su sacchi di cenere, desolata e brutta…”. Gli unici insediamenti permanenti in Palestina – segnatamente a Gerusalemme e a Safed, sede ininterrotta quest’ultima di università religiose – sono stati quelli ebraici, a partire dalla fine del regno ebraico nel 70.

    3) Perché gli ebrei dopo la seconda guerra mondiale hanno scelto di andare proprio in Palestina, dove già c’erano gli arabi?

    Non si può dire che abbiano scelto.

    Tra il 1945 e il 1948 nessun paese occidentale, Gran Bretagna e Stati Uniti in testa, volle accogliere neanche uno di quel mezzo milione di ebrei displaced persons, come venivano definiti dalla burocrazia alleata. La Palestina, malgrado la Gran Bretagna e il suo Libro Bianco, sempre in vigo-re anche dopo la fine della seconda guerra mondiale, non fu quindi una scelta, ma l’unica speranza, legata al sogno, all’utopia sionista, cioè quella del “ritorno” a una patria, all’antica patria, il sogno di Teodoro Herzl. Una patria anti-ca/moderna dove da tempo si era già formata una infrastruttura ebraica.

    4) Gli arabi non hanno mai perseguitato gli ebrei. E perché poi gli arabi dovrebbero pagare per il fatto che gli ebrei sono stati sterminati dai nazisti?

    Se il metro di misura dell’odio per gli ebrei è quello che nei secoli passati ha esercitato in Europa la Chiesa, con i suoi ghetti, i suoi roghi, i suoi pogrom, allo-ra si può dire che gli arabi non hanno mai fatto nulla di simile, almeno nelle stesse dimensioni. Gli arabi hanno incominciato a sviluppare in Palestina un odio “politico” nei confronti degli ebrei pochi anni dopo l’inizio, nel 1920, del Mandato britannico. L’odio, sapientemente fomentato dai capi arabi, primo tra i quali il Gran Muftì di Gerusalemme (che durante la seconda guerra mondiale avrebbe raccolto volon-tari per formare una divisione SS araba andata poi a combattere a fianco dei tedeschi contro l’Unione Sovietica), doveva culminare, dopo molti altri gravi fatti di sangue antiebraici, nella strage perpetrata a Hebron nel 1928 contro l’inerme, antica comunità religiosa ebraica. Dopo il rifiuto arabo di accettare nel novembre 1947 la spartizione della resi-dua Palestina – esclusa cioè la parte maggioritaria della Palestina diventata Gior-dania – in due Stati, uno arabo e uno ebraico, e dopo la nascita dello Stato d’Israele, il 15 maggio 1948, i dirigenti dei paesi arabi – Siria, Iraq, Giordania, Libano, Egitto – mossero i loro eserciti contro il nuovo Stato ebraico. L’aggressione fallì un anno dopo, ma i paesi arabi non vollero mai trarre le con-clusioni dal loro fallimento. Per questo non vollero mai assorbire i 4/500.000 profughi arabi loro fratelli, in gran parte fatti da loro stessi fuggire dalla Palestina, quella rimasta dopo l’escissione della Giordania, e in parte costretti ad andarsene, spinti dagli eventi bellici.

    6) Israele ha occupato militarmente la Palestina, cacciandone i palestinesi nel ’48, nel ’49 e nel ’67. E ora non vuole farli tornare sulla loro terra, né restituire i territori occupati nel 1967.

    Non è vero che Israele abbia espulso tutti gli arabi durante e dopo le guerre del 1948, ’49 e ’67. Altrimenti non si saprebbe spiegare come mai nello Stato ebraico vivano oggi oltre un milione di arabi di nazionalità israeliana, e come mai ne vivano un milione e mezzo in Cisgiordania.

    7) Ma Israele non ha voluto accogliere i profughi palestinesi

    In seguito agli accordi di Oslo del 1993, il negoziato di pace tra Israele e Or-ganizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat, sembrava giunto a conclusione a metà del 2000: Israele aveva offerto ai palestinesi il 98% della Cisgiordania e naturalmente Gaza, con la possibilità di una strada extraterritoria-le che unisse la prima alla seconda, e un settore orientale di Gerusalemme. L’offerta, avallata negli Stati Uniti dal Presidente Clinton, venne però respinta da Arafat, il quale volle aggiungere alle clausole di pace anche l’impegno d’Israele di prendersi – nel territorio d’Israele – quattro milioni, quattro milioni e mezzo di “profughi” palestinesi, quanti cioè sembravano essere diventati secon-do i calcoli dell’OLP, i discendenti di quei 41500.000 del 1948. Con una popolazione ebraica di cinque milioni, la pretesa diventava palese-mente provocatoria, come ebbe a dichiarare senza mezzi termini lo stesso Presi-dente degli Stati Uniti ad Arafat. Facendo le debite proporzioni, come farebbe l’Italia, con tutta la buona volon-tà, ad assorbire 40, 45 milioni di immigrati nel suo territorio?

    9) Perché gli ebrei, che hanno tanto sofferto per il nazismo, fanno ai palestinesi quello che i tedeschi hanno fatto a loro?

    Ecco un esempio di “parole malate”. l’abuso di certi termini finisce per di-struggerne il significato. I nazisti sono quelli che hanno scientificamente stermi-nato sei milioni di ebrei, tra cui un milione e mezzo di bambini, che hanno prodi-toriamente invaso e saccheggiato i paesi europei, devastato, bruciato, distrutto e ucciso e fatto uccidere milioni di persone.

    10) Sionismo uguale a razzismo

    All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove la maggioranza dei seggi appartiene ai paesi islamici e ai loro alleati, già una volta fu votata questa ignobile equiparazione. Le Nazioni Unite sono sicuramente una istituzione democratica, la maggioranza dei cui membri è però altrettanto sicuramente antidemocratica.

    Il) Gli israeliani si sono macchiati della strage di Sabra e Chatila del 1982

    Il 6 giugno 1982 Israele lancia un attacco con 60.000 soldati in Libano, dove l’OLP ha istituito una specie di Stato nello Stato, e da dove partono gli attentati contro i villaggi israeliani al confine settentrionale. L’OLP è costretto a trincerarsi dentro Beirut, già dal 1975 in preda alle convul-sioni della guerra civile. Sotto il controllo di forze dell’ONU francesi, americane e italiane, alla fine d’agosto una parte dell’OLP lascia il Libano. Alla fine dell’anno successivo sarà costretto a lasciarlo definitivamente anche Arafat. La vittoria israeliana nel sud e al centro del Libano è salutata con entu-siasmo dai libanesi cristiani, che eleggono alla Presidenza del paese un loro illu-stre combattente, Bashir Gemayel, l’uomo della pace con Israele. Prima ancora di prendere possesso della carica, Bashir Gemayel viene assas-sinato. I libanesi cristiani vogliono vendicarsi dell’assassinio del loro condottiero Ba-shir. Così penetrano nella parte occidentale di Beirut in mano israeliana, dilagano nei due quartieri di Sabra e Chatila e compiono un vero e proprio massacro. Quasi mille palestinesi vengono sgozzati. La carneficina riempie d’orrore l’opinione pubblica di tutto il mondo, che subi-to punta il dito contro Israele che controllava la zona. Qui però Israele dimostra la sua robusta collocazione democratica. Il governo (di destra) non esita a nominare una commissione d’inchiesta che dimostra la sua assoluta indipendenza e, senza guardare in faccia nessuno e nemmeno farsi condizionare dalla delicatezza della situazione politica (estera e interna) d’Israele, accerta la responsabilità oggettiva dei comandi militari, ma anche quella politica del governo. I responsabili, riconosciuti colpevoli di non essere intervenuti a impedire la strage, sono tutti esemplarmente puniti. Il mini-stro della Difesa Ariel Sharon è costretto a dimettersi. La crisi farà poi cadere il governo. Il bilancio libanese di tanti anni di feroce guerra civile, in gran parte fomenta-ta e diretta dalla Siria, è disastroso. Tra i 1975 e la fine degli anni Ottanta sono morti 150.000 libanesi, su una popolazione di poco più di due milioni.

    12) Ma perché i palestinesi non possono tornare a casa loro?

    Chi può essere qualificato “profugo palestinese”? Secondo l’ONU era conside-rato profugo palestinese qualunque arabo che avesse vissuto in Palestina per due anni, e che avesse lasciato il paese nel 1948. Due anni di permanenza ed ecco che anche un siriano, un iracheno, un giordano, tutti sono trasformati in palestinesi e profughi. E’ curioso poi che tale “diritto” sia stato preteso non per il ritorno dei palestinesi in uno Stato palestine-se, ma nello Stato d’Israele.

    I 3) Ma perché gli israeliani vogliono avere proprio Gerusalemme come capitale? Che diritto ne hanno, dopo esserne stati assenti per quasi duemila anni?

    Gli ebrei non hanno mai lasciato Gerusalemme e anzi, secondo tutte le stati-stiche note, vale a dire dalla metà dell’8OO, a Gerusalemme gli ebrei hanno sempre costituito la maggioranza relativa della popolazione, che a una delle prime rilevazioni statistiche ammontava in totale a 15.000 persone.

    Nel 1876, assai prima dunque della nascita del sionismo, vivevano a Gerusa-lemme 25.000 persone, delle quali 12.000, quasi la metà, erano ebrei, 7500 musulmani e 5500 cristiani.

    Nel 1905 gli abitanti erano saliti a 60.000. Di questi 40.000 erano ebrei, 7000 musulmani e 13.000 cristiani.

    Nel 1931 su 90.000 abitanti, gli ebrei erano 51.000, i musulmani 20.000 e i cristiani 19.000.

    Nel 1948, alla vigilia della nascita dello Stato ebraico, la popolazione di Geru-salemme era quasi raddoppiata: 165.000 persone, di cui 100.000 ebrei, 40.000 musulmani e 25.000 cristiani. La presenza ebraica a Gerusalemme ha sempre costituito il nucleo etnico nu-mericamente più forte. Con Gerusalemme gli ebrei hanno sempre avuto un forte legame religioso, storico, nazionale, e di nessun altro popolo Gerusalemme è mai stata capitale. E’ quindi una leggenda l’affermazione che gli ebrei siano stati assenti da Ge-rusalemme per quasi venti secoli o che costituissero una insignificante percen-tuale della popolazione gerosolimitana.

    16) Ma le rappresaglie israeliane? L’uccisione mirata dei capi dei movimenti palestinesi nei territori dell’Autonomia?

    Quale risposta alternativa ci sarebbe alle stragi nei supermarket, nelle disco-teche, nei ristoranti, nelle strade e piazze d’Israele? Che cosa potrebbe dissuadere coloro che mandano dei poveri esaltati fanatici a farsi saltare in aria insieme a israeliani presi a caso, se non forse la loro eliminazione fisica? Se un bandito o un pazzo compie una strage, non si cerca di catturarlo ed eventualmente ucciderlo per evitare altre stragi? C’è poi da notare che ogni volta che Israele distrugge per rappresaglia qual-che posto di polizia palestinesi, lo fa sapere in anticipo. Altrimenti non si capirebbe come un attacco portato da carri armati, aerei, elicotteri e navi, non produca che un numero minimo di vittime e quasi nessuna tra la popolazione civile.

    17) Gli attentatori suicidi, i kamikaze palestinesi, sono dei martiri che si sacrificano per ottenere una patria. I kamikaze erano piloti giapponesi che, a guerra ormai perduta, volevano sal-vare l’onore della loro patria, secondo una concezione molto lontana dalla cultura e dalla civiltà occidentali, e si gettavano, facendo esplodere i loro aerei, sulle tolde delle navi da guerra USA. Navi da guerra, non ristoranti e discoteche. Chi si fa saltare insieme ai ragazzi che ballano o agli avventori di una pizzeria o tra i banchi di un mercato, non compie alcuna azione eroica, né tutela un ono-re che così anzi viene offeso e calpestato.

    18) Anche gli ebrei per conquistare la loro indipendenza hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica compiendo attentati terroristici.

    Dopo la seconda guerra mondiale e negli anni del Mandato britannico, di fron-te all’ostinata politica filoaraba e antiebraica dell’Inghilterra, ci fu un episodio terroristico ebraico, quando fu fatto saltare un albergo di Gerusalemme, il King David, che ospitava il quartier generale militare inglese. Prima di farlo saltare, i suoi occupanti furono avvisati e si salvarono quasi tut-ti. Non si ricorda che una, e una sola azione terroristica ebraica, ormai lontana nel tempo, contro la popolazione civile araba, e nel corso di una guerra. Non si può dire altrettanto del terrorismo arabo.

    19) Israele organizza azioni belliche con armi pesanti, elicotteri e aerei, contro popolazioni civili.

    Ma è proprio quello che evita bagni di sangue. Le azioni sono sempre mirate con sorprendente accuratezza. Non si capirebbe altrimenti come un missile po-trebbe essere guidato con precisione millimetrica (un ufficio, una finestra) sull’obiettivo prefissato. Talvolta purtroppo succede che dei civili vengano coinvolti, ma è la conse-guenza del terrorismo organizzato a freddo dalla direzione palestinese.

    20) Che il “falco” Sharon sia stato eletto capo del governo israeliano è una provocazione, ed è la dimostrazione che gli israeliani non vogliono la pace.

    Probabilmente se Arafat avesse accettato le proposte del precedente Premier israeliano, Ehud Barak, la pace sarebbe ora vicina e il popolo d’Israele lo avrebbe confermato alla guida del paese. Si può quindi affermare che è stato Arafat a determinare il successo di Sharon, che oggi, secondo tutti i sondaggi, gode dell’appoggio del 70% della popolazione, la quale evidentemente non erede più alla buona fede di Arafat, o alle sue effettive possibilità di controllare i suoi quadri.

    Di fronte al rifiuto di Arafat il governo israeliano di coalizione (della destra e della sinistra) ha prontamente accettato tutti gli accordi precedenti quel rifiuto.

    21) Se gli israeliani hanno la coscienza a posto, perché non accettano la presenza di osservatori internazionali?

    Gli osservatori internazionali non potrebbero impedire le azioni terroristiche palestinesi, ma impedirebbero le risposte israeliane, perché le prime sono evi-dentemente sempre clandestine e sfuggono ad ogni controllo. I terroristi potreb-bero continuare a compiere i loro attentati nei luoghi affollati d’Israele senza preoccuparsi della presenza di osservatori neutrali. Israele, che è un paese so-vrano, membro dell’ONU, riconosciuto internazionalmente, non potrebbe rispon-dere se gli osservatori neutrali coprissero, magari involontariamente, le basi da cui partono gli attentatori. L’esperienza degli osservatori in Libano e successivamente in Bosnia non offre sufficienti garanzie. Nessun accordo davvero e finalmente fattivo può essere raggiunto senza una vera tregua e prima che l’Autonomia Palestinese abbia debellato le sue frange estremiste, sotto qualunque sigla si nascondano.

  34. titolo: ERG “power”

    occhiello: “Siamo tutti truccati”

    Con questo sarcastico esordio sono felice di annunciarvi che già in due topic “mediooriente” e ” suore violentate” sono stato in grado di mettere la parola fine ai rispettivi topic. Nel senso che dopo ciò che ho postato io non ci sono stati altri commenti. nessuno ha avuto la forza, il coraggio, la capacità, (non so) di replicare.

    A questo punto il mio schiavetto virtuale mi sussurra “ricordati che sei un mortale”.

    Infine vorrei rivelare che il secondo post nel topic “parole pronunciate da Le pen” simili a quelle di Hitler, e precisamente quelle che avrebbe detto Stalin; me lo sono inventato di sana pianta. Morale: qui si puo scrivere di tutto, tanto nessuno ha la cultura per controllarne la veridicità.

    Dulcis in fundo, spernacchio i creduloni noglobal-pluto-comunist-anarch-nihil-isti che infestano questo sito. I quali perlopiù ripetono come pappagalli le tesi cristallizzate che ci propinano i media pensando di essere pensatori liberi.

    –===oooERGooo===–

    P.S. (Antonella tu non hai colpa)

  35. Sbagliato! Commento io: ti do abbastanza ragione quando parli di no-global: ripetono come pappagalli le tesi che ci propinano i media pensando di essere pensatori liberi. E soprattutto sono troppo filosofici, badando che la filosofia non porta da nessuna parte.

    Ma guarda che in questo sito vi sono tanti e tanti sostenitori di destra ed estrema destra. Non sentirti solo.

  36. ovunque e in ogni epoca gli ebrei hanno suscitato l’ostilita’ contro di loro, egizi babilonesi romani spagnoli polacchi russi tedeschi ..e sara’ sempre cosi’

    un popolo che ritiene di dover sottomettere gli altri e ,secondo quanto insegnano loro ,stabilire il regno di israele su popoli inferiori..non risultera’ simpatico a nessuno

    a quelli che dicono che son tutte cazzate, ricordo che tutte le rivoluzioni comuniste in europa e l’attuale sistema finanziario occidentale sono opera di ebrei

    solo per fare un esempio alla federal reserve c’e’ greenspan e alla banca mondiale wolfensohn ..

    vedasi http://www.jewwatch.com

  37. ancora con queste cazzate sulle camere a gas e il piano di sterminio degli ebrei??

    nei campi di concentramento gli ebrei hanno subito quello che hanno subito i civili di quasi tutti i popoli in guerra

    la verita’ e’ che oggi l’arma piu’ forte degli ebrei e di israele e’ la propaganda dell’olocausto e del presunto sterminio che ne fa delle vittime incriticabili e al di sopra della morale

  38. Sostenere che la finalità dello Stato d’Israele è la pulizia etnica è una sciocchezza, prima ancora che una cosa indegna.

    Evidentemente la storia di quella democrzia non insegna nulla a chi guarda la realtà con occhi antisemiti.

    Giuseppe Di Lena

  39. se qualcuno dice che gli israeliani stanno adottando contro i palestinesi la politica che i tedeschi usarono contro di loro, non è nè fascista nè antisemita, è solo stupido.

    Peppino Di Lena.

I commenti sono chiusi.