REQUIEM PER IL TELECOMANDO

di Mimmo Lombezzi

Utente, ricordi ancor quel giorno

quando pagando il canone pensavi

díesser signore almeno nel soggiorno,
ove
mille canali tu cambiavi ?

O telespettatore espropriato,

tu comandato in casa,
in ufficio umiliatoÖ.

nei tasti gialli del tuo raggio nero

ritrovavi il gusto del potere vero
ed i canali schizzavan come matti

scelti,poi rifiutati,

alzati e poi abbassati

scacciati come rattiÖ

zac! arrossavi Vespa

zic! ingrandivi Fede !
della
spada elettronica
eri
líunico eredeÖ.

Ma venne il monopolio,

e líetere uno e trino

ora manda la stessa nota

dalla sera al mattino

Non
conti le notizie

che piuí non vengon date,

le trasmissioni spente,

le dirette annullate Ö

se
líAmerica ammira

i
giornalisti aggressivi,

qui
regnano dispotici

onorevoli-divi,

e
le interviste servite

da cauti maggiordomi
obbediscono
allíordine

di
ìabbassare i toniîÖ

Ma
ancor tu non ti arrendi :

cercando
con il ëpispoloí

tu..nuove
reti attendi!!!…
Utente
solitario,alla campagna

cambi
canal sin che non muore il giorno,

ma
uníunica tiv? riempie la valleÖ.

quando
sei reti cantano come uníunica orchestra,

spegni
il telecomando e apri la finestra.

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