Caro Ministro

Alla cortese attenzione del Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti

Illustre Ministro Letizia Moratti,
Precedo ciò che voglio esternarLe, presentandomi. Sono
una ragazza di Asti, e mi sto preparando per l’Esame di Maturità orale, dopo aver svolto con somma soddisfazione le prime tre prove. Le scrivo per avanzare alcune proposte forse impertinenti, ma profondamente sentite. C’e’ chi mi ha consigliato di non sottolineare il fatto che io sia una studentessa, perchè avrebbe sviato il Suo giudizio. C’e’ chi mi ha addirittura sconsigliato di contattarLa, in quanto sarei risultata solo una flebile voce tra le tante. Ma io pongo fiducia in Lei, in quanto considero la carica che riveste di fondamentale importanza nella nostra bella Italia.

Ieri mattina, dopo aver svolto la terza prova, mi sono ripromessa di scriverLe per farmi sentire. Ebbene, perchè non sostituire la terza prova scritta, con una prova che possa realmente valutare la Cultura generale di ciascun ragazzo? Quando Le scrivo Cultura, tengo a sottolineare che non Le sto proponendo uno spunto per un nuovo programma televisivo a quiz. Mi spiego meglio. L’attuale terza prova è considerata già come “Prova di Cultura generale”. Ma mi permetta di dirLe che considero questa una Verifica delle mie Conoscenze. L’immagine dell’Esame di Stato è il risultato finale di una scuola che vive in mezzo a contraddizioni normative, e nella
quale “il fare cultura” si perde sempre più all’orizzonte. Credo che il compito della scuola, non sia tanto quello di sfornare – se mi passa il termine – ragazze e ragazzi con un diploma che attesti le loro conoscenze scolastiche, bensì persone, prima di tutto, con valori spirituali ed ideologici Vivi.

Rabbrividisco al pensiero che alcuni miei coetanei non abbiano nozioni ritenute fondamentali per un individuo nella società. Non mi pare di esagerare anche nell’affermare che il linguaggio dei ragazzi si sia impoverito. Le ultime statistiche, condotte dallo studioso Umberto Galimberti, sembrano confermare questo mio giudizio: un ragazzo di 25 anni fa, che frequentava regolarmente la scuola, conosceva 1.500 parole, mentre oggi ne conosce solo 650. I ragazzi abbandonano sempre più facilmente sinonimi e citazioni, per far largo alla semplificazione e all’impoverimento del linguaggio a causa dell’uso esagerato del telefonino e di chat.

Chieda a questi ragazzi cosa voglia dire Vivere. Chieda loro i sogni che li animano. Le speranze.

Non mi giudichi in malo modo, se mi permetto di farle rilevare inoltre come sia stato associato un peso chiaramente eccessivo ai percorsi multidisciplinari (volgarmente definite tesine), generando quindi il problema che molti, troppi studenti ricorrano in extremis al download dalla grande Rete di appunti impersonali e superficiali. Per far fronte a tale degenerazione, credo sia opportuno puntare su un elaborato unico, personale e distintivo. Un racconto, un disegno significativo, un programma multimediale, una scultura. Arte. Arte è trasmettere. E Le assicuro che ognuno di noi, ha molto da dare. Sono estremamente fiera del mio percorso scolastico, anche se non brillante, ho imparato cosa voglia dire Vivere, e non sopravvivere, come fa la maggior parte della gente. A tal proposito, ringrazio i miei insegnanti che, seppur severi, hanno lasciato una traccia indelebile dentro di me.

Le porgo distinti saluti,
Alice Avallone

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6 commenti

  1. che bel discoro limpidio ed intelligente !

    sottoscrivo anche se non sono la Moratti !!

    ciao !!

    J&B

  2. Brava, promossa.
    Ma che dire dell’esercito di minchioni della tua età che hanno come scopo della vita l’ SMS, le brake firmate, l’auto nuova e soldi (di papà in tasca).
    Allo stato attuale stiamo regredendo, fra vent’anni il vocabolario sarà di 23 parole.
    Arte, quella di un BMW serie tre, o dell’ultimo nokia, o delle scarpe prada ?
    Purtroppo quelli che la pensano come te sono troppo pochi, od oramai in età avanzata.
    Joxà

  3. Non sono d’accordo con questo commento così acido.
    A parte il fatto che i fenomeni giovanili vengono adesso visti come un “troppo inutile” mentre fra trent’anni saranno fenomeni di costume da ricordare con malinconia.

    E poi mi sembra che la lettera vada a parare proprio dove si dovrebbe. Insomma, la cultura nozionistica è ormai una cosa insopportabile. Riempirsi la testa di nomi, date, citazioni non serve assolutamente a niente. Non facciamo i perbenisti ad ogni costo. Scendiamo un po’ da questi scranni da borghesotti e guardiamo in faccia la realtà.

    Non sappiamo le cose che contano, si fa educazione sommaria e inetta, si sbattono gli studenti contro i libri e si pretende che sanguinino cifre e parole.

    Il concetto di pedagogia ormai mi sembra del tutto dimenticato. I docenti lavorano al più come dei macellai, spesso come dei presentatori tv. Raramente come degli educatori.

  4. Business is business …

    Ministra che siedi nel cda dell’onnipotenza, che ne pensi di questi furbetti da due lire, che ti vendono la cultura un tanto al chilo per sfangarla con l’odiato esamone?

  5. Purtroppo è vero. In quanto a rappresentante della fascia d’età a cui appartiene Alice posso con tristezza affermare che noi giovani ci stiamo un po’ perdendo. La scuola spesso non da la voglia di studiare per crescere, e dico quel “studiare” che intendo come “interessarsi alle cose e non farle solo come obbligo”. Molti insegnanti spiegano solo per togliersi un peso dalla coscienza, e molti alunni studiano a memoria le papparedelle dai libri senza cercare un minimo di elaborazione propria. Come alle elementari.
    Non credo che verrà ricordata con nostalgia tra trent’anni “l’età in cui tutti i ragazzi avevano un telefonino perennemente in mano 24 ore su 24”. Se posso dire la mia, questo limita il dialogo. Il dialogo VERO. E le persone non riescono più ad ascoltarsi. Purtroppo.

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