FALCONE E BORSELLINO: UNA SOLA “HOLDING” ACQUISTO’ IL TRITOLO,…

di Gabriella Pasquali Carlizzi www.giustainformazione.it

…ANCHE SE IL MOVENTE FU DIVERSO PER LE DUE STRAGI!

Dodici anni di commemorazioni, e ogni volta Ë per me un dolore profondo, diverso dal dolore che si prova per la perdita delle persone che amiamo, io non avevo ragioni di amore verso i due Magistrati, dei quali conoscevo lo spessore morale ed istituzionale, e nei quali confidavo come cittadina italiana ben consapevole di quanto del nostro Paese doveva essere sradicato, stroncato, impedito.
Li conoscevo a distanza, per quello che leggevo sui giornali, e anche per ciÚ che di loro arrivava dall’universo carcerario, fonte primaria di notizie, a dispetto di tutte le agenzie di stampa.
Ero colpita dal fatto che di questi due magistrati, i detenuti in genere, ne parlavano bene, anzi nelle discussioni si animavano quasi a fare paradossalmente il “tifo” per loro, come se la realt‡ criminale che rincorrevano fosse una realt‡ estranea alle logiche naturali della cosiddetta “mafia”.
“Li devono arrestare tutti , e cosÏ quando saremo fuori nessuno ci obbligher‡ ad uccidere per un misero pezzo di pane….hai capito, Gabriella, tu credi davvero, che noi siamo contenti di uscire di casa e dire che andiamo a lavorare per portare i soldi, credi che siamo contenti, quando i nostri figli mangiano un gelato e ci ringraziano con gli occhi, e noi sappiamo che quella Ë la paga del sangue di un altro, uno come noi….” Era lo sfogo di un grosso calibro della mafia, anzi venduto alla mafia mediante un ricatto per un peschereccio che fu testimone dei derelitti di Ustica, forse non morirono tutti in quelle acque,
qualcuno forse arrivÚ prima dei soccorsi….che invece tardarono troppo!
Ero arrivata presto nel supercarcere, e mentre nella sezione dei “politici”, controllavo il lavoro che avevo distribuito, mi portarono un pezzo di carta sgualcita, sembrava scritta da una mano incerta: ” Oggi Ë il mio compleanno, vorrei invitarti a pranzare con noi, se non hai niente in contrario…”..
Avvertii il Direttore e mi sembrÚ un po contrariato, gli chiesi perchÈ. ” Signora, quelli non sono mica come i “politici”, poi sa, lei Ë cosÏ bella, sprizza vita dal suo sguardo, non vorrei che….”.
Lo interruppi: ” No, direttore, io non sono mica come altri assistenti, mi consenta, per me i detenuti sono tutti uguali, e non ci penso proprio a comportarmi in modo diverso secondo quello che hanno fatto…”.
“Questo signora non puÚ dirlo, vuole mettere un brigatista con un mafioso?”
“Le giro la domanda Direttore: se le ammazzassero un figlio, sarebbe diverso per lei un esecutore piuttosto che un altro?”.
Giorno dopo giorno mi accorgevo delle distorsioni che il carcere provoca non solo ai detenuti, ma soprattutto a chi con loro convive per guadagnarsi il pane.
Entrai nella sezione dei “comuni” e mi trovai davanti uno scenario nettamente diverso, quelli erano carcerati come me li immaginavo, gli altri apparivano piuttosto “ospiti”….
Provai un senso di umanit‡ molto profondo e apprezzai come si erano prodigati per preparare alla meglio la tavola.
A loro non erano concessi coltelli, o nulla che potesse determinare un pericolo…. Finalmente mi sentivo in carcere.
Uomini adulti, provati, ….strinsi la mano al “festeggiato”, mentre si scusava per la calligrafia spiegandomi che loro non erano abituati a scrivere, come i teroristi. Il suo nome attraversava l’oceano in quanto a notoriet‡.
Avevano cucinato bene, la pasta con un buon sugo, e un pasticcio con patate, melanzane e pomodori…. c’era anche il vino, tavernello rosso, e un po di dolci che i parenti portavano nei giorni dei colloqui.
Mentre uno preparava il caffË, un altro prese la chitarra appoggiata dietro il frigorifero, si accese una sigaretta, mi venne vicino, girÚ la sedia e appoggiÚ un piede mentre l’altro rimaneva a terra.
“Gabriella, che ti piace sentire….”
Ero emozionata…intervenne uno .” Dai, una ne sai fare, la conosci Marinella?”
Andai tanti anni indietro, rivivendo le riunioni studentesche nelle cantine di piazza navona, e senza accorgermene, avviai le prime parole, me le ricordavo ancora. “….questa di Marinella Ë la canzone…”
“No, e che cavaliere sei? a lei la devi dedicare…. a Gabriella……”
“…questa di Gabriella Ë la canzone…” e la cantarono tutti.
Mi venne spontaneo chiedere: “ma perchÈ vi siete rovinati la vita, avete cosÏ tanto da dare…”
E fu in quel momento che il “festeggiato” sbottÚ, non ce la fece pi?, era rosso in viso e arrabbiato con la vita, con sÈ stesso. “….La mafia non siamo noi, noi alla mafia non possiamo dire di no….È diverso…mi sono spiegato, avere avuto la disgrazia di conoscerli, di guardare i loro volti…quelli di Roma…e ci fanno uccidere i nostri figli, se ci dissociamo, e allora dobbiamo scegliere chi ammazzare, mio figlio, o il figlio del compare…..mi sono spiegato?”
Ormai c’era tensione…me ne rendevo conto e temevo che si surriscaldassero, ma volevo capire…..
“Gabriella, ti devi mettere in testa che la mafia Ë roba di potenti, prima ancora che di ricchi, e i potenti sono a Roma, …..e come credi che acquistiamo il tritolo, le armi? Con i soldi di chi ci li manda e che non Ë sospettabile…..noi siamo tutti pregiudicati, osservati….. Ma se ci chiedono di ammazzare un Giudice, creano una societ‡ di comodo, e su quella ti fanno trovare quanto serve per l’operazione….. le societ‡ le comprano a Milano e poi le tengono in Svizzera, o a Francoforte.
In questi giorni ne hanno predisposte un bel pacchetto, una quarantina, e tu devi pensare che ci saranno altrettanti morti, i “morti di Stato”, si insomma quelli che danno fastidio…”
“A chi, fatemi un esempio, ?…”
” A noi no di certo, i Magistrati ci conoscono, siamo criminali, ma anche poveri disgraziati…..i Magistrati danno fastidio ai Politici, ai Ministri, a quelli che semmai ci comandano…”
“Quindi uccideranno Magistrati, Carabinieri, Polizia….?….”
“Vedrai Gabriella, il segnale ci sar…quando promuoveranno a Roma un Magistrato che lavora in Sicilia, in quel momento, una di quelle societ‡ comprer‡ il tritolo, di solito per non dare nell’occhio se ne acquista tanto quanto basta per due , ma da quella societ‡ ne scorporano una sola parte, la rimanente passa in un’altra societ‡, e aspetta il segnale per la seconda vittima….”
Di sicuro c’Ë che la mafia deve lavorare solo nell’isola, e perciÚ, questo Ë nei patti, chi deve morire ce lo mandano a domicilio, perchÈ i posti qui li conosciamo bene…..avevamo i limoni noi, adesso concimiamo col sangue…Vedi di fare qualche cosa tu, …..vedrai ora ti offriranno potere e soldi, ma gi‡ ti controllano”.
Li salutai, dovevo passare dai “politici”, prima di ripartire per Roma.
Entrai in cucina, mi sentii scrutata come se avessi fatto qualcosa che non era gradita…..
“Allora ti Ë piaciuta la canzone che ti hanno dedicato? Stai attenta, quelli lÏ non sono come noi, quelli quando un Magistrato li arresta sono contenti, noi invece li ammaziamo i Magistrati, se non fosse stato per loro, un accordo lo avremmo trovato con chi comanda, ma…..”
Sapevano tutto di quello che avveniva e si diceva nell’altra sezione!
Avevo capito fin troppo, li salutai in fretta, ma gi‡ il mio pensiero era andato lontano…..a Milano.
Il percorso della morte dunque era tracciato su un binario di collusioni e ricatti che si ideavano a Milano, si legittimavano a Roma, con tanto di NOS, e si eseguivano a Palermo! Il detenuto “mafioso” era stato profetico.
Pochi giorni dopo, mi arrivÚ l’offerta del simbolo del “Potere”, la diabolica intelligenza, il paziente tessitore delle trine, per non dire trame, ma le trine vanno bene anche per gli Altari, e una benedizione in pi? non fa mai male.
“Una persona come lei, puÚ riaffermare il nostro Partito: lei Ë molto bella, intelligente, convincente,
lei parla a braccio e le sue parole escono dal cuore, e ha i tratti dell’eleganza anche quando scuote la gente con una “parolaccia” buttata” l….ho pensato, se lei Ë d’accordo di darle il 5% del nostro Partito…..”.
” Mi dispiace, non posso accettare, troppe cose devo ancora capire, e poi a me piace l’ambiente giudiziario….”.
” Ma li lasci perdere questi maniaci della “morale”, faranno tutti una brutta fine, loro vanno d’accordo con i pentiti di mafia, non sono mica come i brigatisti…”.
“Che significa , faranno tutti una brutta fine?”
” Significa che non sar‡ permesso a nessuno di destabilizzare il Paese nell’economia, noi certe realt‡ le controlliamo e quando si superano i limiti, la corda si spezza…”.
Presi il primo volo per Palermo, e con un taxi arrivai nell’Albergo degli intrecci, mafia-politica-affari, mi sistemai nella suit a piano terra, da lÏ vedevo il mare, a dieci metri dalla mia finestra.
Ero pronta per la mia trappola…..
Dal Direttore giunse un fascio di rose rosse, e un cesto di frutta con tutti i colori dell’isola.
Dopo cena volli prendermi un drink al piano bar…..che sorpresa, i “potenti” dei Palazzi romani erano tutti lÏ.
Dovetti salutarli per forza, anche se non immaginavano cosa li aspettasse.
Mi svegliai alle quattro, il motore di un barchino rompeva il silenzio di un’alba prematura.
Da dietro le persiane vidi un uomo, piccolo di statura, elegantissimo, salÏ agilmente sul barchino e dopo pochi metri si fermarono, ad aspettarli un altro barchino.
Presi il binocolo….era lui, e anche l’altro conoscevo, …ma che se lo tenesse il 5% del Partito, prima o poi lo faccio finire in galera…., pensai a voce alta. Un altro tassello era andato al posto giusto.
Quando lessi sui giornali che Giovanni Falcone si era insediato a Roma, come Direttore Generale degli Affari Penali, lo vidi gi‡ schiantato sull’asfalto, come realmente fu.
Rilessi la lettera di un carcerato, uno che queste cose me le aveva ben spiegate.

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