IL SIMBOLO DELLA RINASCITA NEGATA

Tradizioni come reminiscenza culturale, simboli come emblemi di un’ideologia, arte come espressione di rinascita. Il Natale nella sua essenza più intima e misteriosa ci proietta in una dimensione atemporale, dove essere vuol dire cercare la propria esistenza.

Un viaggio nell’interiorità celata di sentimenti e valori che, spesso hanno bisogno di simboli per affermare la propria concreta essenzialità, in una realtà sfuggente dove tutto si misura in frame. Il simbolo per eccellenza delle festività natalizie è il presepe, arte e cultura nella fusione del pensiero. Un’arte pronta ad abbandonare l’aurea astrazione per materializzarsi in opere forgiate dalla sapiente abilità di gesti, che il tempo perfeziona caricando di emotività e significato. Il presepe è la codificazione di un messaggio di pace e di comunione fraterna nel segno della rinascita.

Un rinnovamento con al centro l’uomo, come garante di una società, che anche nella visione laica, riconosca e rispetti i principi cristiani, non identificabili con la religione pur viaggiando in parallelo con essa. Presepe, quindi, come espressione dell’umana utopia tra risveglio socio-culturale, sviluppo solidale e recupero delle proprie radici. Il suo rifiuto o la sua sostituzione equivale alla negazione della propria entità culturale, all’abbandono del ruolo educativo e formativo, alla decadenza dei fondamenti etici e ad un generale lassismo esistenziale degenerante in una crisi di valori.

La storia cambia rapidamente e il futuro lancia le sue sfide ad un presente assetato di modernità, ma l’arte arresta il tempo nel suo fluire silenzioso, irradia di luce propria l’oscurità umana e anima di spiritualità la materia. Pura rivelazione artistica forgiata dall’uomo per creare paesaggi come trasposizione di dipinti, magma di colore che si compone in villaggi, o gioielli di perfezione architettonica degni del vedutismo di Canaletto. Statuine, come sculture piccole o grandi, plasmate dall’ingegno, dalla sensibilità e dalla bellezza di un sogno che si nutre dell’amore per l’umanità e della sua forza interiore, ma si sfrange contro il muro dell’ostruzionismo in una società frantumata dall’intolleranza, dall’incoerenza e dall’incapacità di scegliere un percorso che coniughi tradizione, storia e cultura con la contaminazione contemporanea.

Antonella Iozzo

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1 commento

  1. non risveglia tutto ciò.

    Personalmente nel natale riconosco solo quella ricorrenza, naturale, pagana, non rielaborata culturalmente (nella maniera più ambigua e forzatamente universalista) che è il Solstizio d’Inverno.

    Il messaggio e la figura del Cristo, potrebbero essere recuperati e ridefiniti, ma perchè ciò accada ci sarebbe bisogno di un recupero storiografico scevro da condizionamenti dogmatici-religiosi, attraverso le fonti e con gli stessi criteri che si applicano a tutto il resto della Storia. Oggi ciò, evidentemente, non è possible.

    Non me ne voglia, ma non sono d’accordo…

    Sergio R.c.P.

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