sicurezza/aeroporti

 

Sicurezza/aeroporti:
 Assolto poliziotto sindacalista

 

A Pisa, il segretario nazionale della Consap Pietro Taccogna, era stato denunciato dalla Polaria- responsabile della sicurezza dell’aeroporto Galileo Galilei- “per procurato allarme” un mese dopo la strage delle Torri Gemelle

Una bella storia di “ordinaria follia” per il Bel Paese Italia. Ci troviamo a Pisa, aeroporto Galileo Galilei, il principale aeroporto toscano di riferimento.

Pietro Taccogna, segretario nazionale della Consap (confederazione sindacale autonoma di polizia) denunciava pubblicamente, nell’ottobre 2001, un mese dopo la strage dell’undici settembre, l’inadeguatezza dei dispositivi di sicurezza dell’aeroporto.

Chiedeva sicurezza per tutti, e quindi, piu’ personale, un artificiere, un tiratore scelto, cani antiesplosivo, lampade di Wood (lampade a luce ultravioletta, grazie alle quali e’ possibile verificare, praticamente “a vista”, se un documento d’identita’ – specialmente i passaporti – sono veri o falsi o contraffatti ), Sniffer (per la rilevazione di esplosivi) e radio efficienti.

Ma la dirigente della Polaria, certa della “high safety” dell’aeroporto, mentre tutti gli scali italiani ed europei si organizzavano in tal senso, lo aveva denunciato per “procurato allarme”.

Il 3 febbraio u.s. il giudice della corte d’appello di Firenze lo ha assolto dalle accuse, tutte, dopo tre anni di battaglie legali.

Ma gia’ nel dicembre 2003, Pietro Taccogna aveva “incassato” una sentenza positiva, era stato assolto “perche’ il fatto non sussiste” dal dottor Alberto Bargagna, giudice monocratico del Tribunale ordinario di Pisa.

Due sentenze, chiare e nette, che dichiarano la completa assoluzione del poliziotto-sindacalista, travolto da una vicenda di “ordinaria follia all’italiana” in questi ultimi tre anni di vita e di battaglie legali.

In primis,contro chi nell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza intendeva fermare l’orologio della storia di questi ultimi anni, caratterizzata dall’esplosione del terrorismo internazionale- che vede negli aeroporti, tutti, gli obiettivi sensibili della strategia del terrore.

L’undici settembre e’ stato l’ago della bilancia per il personale addetto alla sicurezza negli aeroporti che ha cambiato il nostro modo di pensare in termini di “safety”- sostiene Pietro Taccogna.

Da quella data “maledetta” ogni giorno ci arrivavano messaggi interni che segnalavano rischi enormi per la sicurezza dell’aeroporto. Bombe nascoste ovunque, nelle scarpe, perfino nei bottoni, e l’arrivo di bande terroristiche che alzavano la possibilita’ del rischio di attentati, specie negli aeroporti italiani ove, vi erano interessi maggiori delle compagnie inglesi e spagnole.

Contestualmente- aggiunge l’intervistato- si chiedeva al personale di intensificare la vigilanza e prestare attenzione praticamente a tutto“.

Quindi, i poliziotti, operatori del controllo e della sicurezza, cosa avrebbero dovuto fare da soli?

In caso di allarme bomba, mentre tutti d’istinto scappano per salvarsi la vita, i poliziotti- ai quali anche per loro, l’istinto suggerisce di fuggire- sono obbligati dal dovere ad andare in direzione contraria, ovvero verso il luogo dove vi e’ l’ipotetica bomba, per costruire un cordone protettivo e tenere lontani ed al sicuro tutti gli altri.

“Gia’, peccato che, in mancanza di artificiere, di cane antisabotatore, di “sniffer” per la rilevazione della presenza di esplosivi, a quelle donne ed uomini in uniforme, altro non era concesso che fare barriera con i loro corpi, (senza evocare immagini ad effetto, ma e’ materialmente cosi’) fino a quando, dalle sedi dove erano presenti, arrivavano specialisti e strumenti per trattare il presunto ordigno”.

La paura e il rischio non sono facili da gestire quando mancano gli strumenti per farlo; neanche l’esperienza puo’ bastare da sola.

Il 29 settembre 2001 scatta l’ennesimo allarma bomba nell’aeroporto. Mal gestito, perche’ mancavano gli artificieri e questo ha potuto, da solo, bloccare l’aeroporto per piu’ di un’ora. Anche le testate locali d’informazione, tra cui Il Tirreno di Pisa, denunciavano i “momenti di paura” nell’aeroporto toscano.

Si lamentava, gia’ allora, la necessita’ di aumentare i livelli di sicurezza dell’aeroporto internazionale di Pisa. A gran voce, si chiedeva un impegno concreto delle autorita’ che dovevano assegnare stabilmente all’aeroporto, quel personale specializzato e quegli strumenti indispensabili per la sicurezza, sino ad allora del tutto assenti.

Quando esce anche l’articolo della Nazione, sulla falsariga del precedente, vi erano a Pisa, in carica, Il procuratore Iannelli, il questore Valentini, il prefetto Padolin, la dirigente della Polizia aeroportuale Mughetti, mentre il direttore dell’ENAC (Ente Nazionale della navigazione civile) di Pisa era Donatella Barsotti.

Scoppia il putiferio. Gli articoli vengono bollati come “giornalismo d’assalto” e Pietro Taccogna viene accusato per “procurato allarme con dichiarazioni false, esagerate e tendenziose”. E non solo. Molte sono le accuse personali che gli sono rivolte e che lo spingono a doversi difendere in tribunale.

Pietro e’ condannato con “decreto penale di condanna” che altro non e’ che uno strumento anacronistico di legge, chiamato anche procedimento per decreto, e che nel diritto processuale penale dà origine a un provvedimento di condanna senza far luogo a dibattimento.

Cosa significa, in “soldoni”? Che un cittadino viene condannato senza aver diritto neanche a spiegare le sue ragioni, perche’ si ritiene che la colpa sia cosi’ evidente da non meritare neanche uno straccio di difesa.

Questo e’ il Paese Italia, che in ambito di Giustizia e Riforma dell’Ordinamento Giudiziario ha da dire la sua. Anche quando non e’ al passo con i tempi.

Pietro non paga la pena pecuniaria prevista in questo caso e fa ricorso al Tribunale di Pisa, dove incassa la prima sentenza favorevole. Il giudice lo assolve perche’ il caso non sussiste e perche’, scrive:

In ordine all’elemento oggettivo del reato e’ giurisprudenza costante della Corte di Cassazione che la falsita’, l’esagerazione, la tendenziosita’ debbano oggettivamente inerire al contenuto della notizia, in quanto attengono al riferimento positivo di un fatto concreto; non rileva quindi un apprezzamento od una valutazione soggettiva della realta’ attuale e dei suoi futuri sviluppi (Cass.sez. VI, 9/4/74 in Giust.Pen. 1975, II, 95-475). Non interessa al l’ordinamento penale il commento o l’interpretazione della notizia (materia tutelata dal diritto di opinione), ma la notizia in se. Occorre infine che il contenuto della notizia sia tale che da esso possa derivare un diffuso turbamento dell’ordine pubblico (Cass. Sez. VI, 5/11/74 in Giust. Pen. 1975, II, 475).

La Procura e’ andata avanti ed e’ ricorsa alla Corte di Appello di Firenze, sostenendo la stessa tesi accusatoria, nonostante che poi, nel corso del tempo, il Dipartimento aveva assegnato all’aeroporto di Pisa tutte le strumentazioni e gli specialisti che Pietro aveva indicato.

Ed ecco, le lampade Wood, una per postazione ai varchi internazionali, Sniffer e radio efficienti, insieme a tutte quelle strumentazioni richieste dal poliziotto-sindacalista. Reo di aver “procurato allarme inutilmente”.

Il 3 Febbraio scorso, dopo oltre tre anni, la Corte di Appello ha riconfermato quella sentenza favorevole nei suoi confronti e ha posto, per ora, la parola fine a questa intricata, rocambolesca vicenda di cattiva amministrazione all’italiana.

Ai posteri poi l’ardua sentenza. Qui termina, la storia di Pietro Taccogna, poliziotto sindacalista da piu’ di vent’anni, decorato al valore dal presidente della repubblica per atti di eroismo, decorato da un’amministrazione comunale con medaglia d’oro di benemerenza, piu’ volte premiato per servizi rischiosi di polizia, Ispettore Capo qualificato “ottimo” nelle note caratteristiche, mai punito, mai richiamato, sempre inappuntabile professionalmente, che non ha potuto neanche ricevere un riconoscimento per l’anzianita’ di servizio perche’ “imputato”. Perche’ imputato “inutilmente”.

Commenti Facebook

1 commento

  1. Questa cosa mi fa solo venire la nausea, non ci sono parole adatte per commentare.

I commenti sono chiusi.