Mobbing: chi e’ perseguitato puo’ rivolgersi ai centri pubblici specializzati

A cura di Lisa Biasci

I dati della “Fondazione europea mobbing” sono sconfortanti: il 9% dei lavoratori e’ stato vittima di intimidazioni nei luoghi di lavoro negli ultimi dodici mesi. E non solo, le sorprese vanno oltre. Dai dati della sola Clinica del lavoro di Milano, dai 194 mobbizzati seguiti dai medici e psicologi del centro milanese nel 1997, si e’ passati a 674 pazienti nel 2005.

Stime che ci danno le proporzioni di un fenomeno in crescita in maniera esponenziale e che registrano un record negativo di un 14% di mobbizzati nella PA e di un 9% tra gli addetti al commercio.

Gli esperti della Clinica del Lavoro di Milano sono all’avanguardia nello studio del fenomeno e nell’assistenza alle vittime del mobbing. Oggi, essi rilevano esiste molta piu’ consapevolezza nel mobbizzato che non subisce piu’ tanto volentieri, in silenzio, intimidazioni e vessazioni nei luoghi di lavoro, ma si rivolge ai centri d’aiuto. La maggior parte di essi sono pubblici e spesso collegati ai servizi di medicina del lavoro. Tutti quanti mettono a disposizione medici specializzati in medicina del lavoro e offrono anche un supporto psicologico.

Laddove non esistono i centri medici del sistema sanitario nazionale, ci si puo’ rivolgere agli sportelli anti mobbing che hanno attivato i sindacati. La CGL, per prima, su quasi tutta la rete nazionale.

Le stime del fenomeno di questi ultimi anni-secondo gli esperti di Milano- riferiscono anche alcuni elementi di caratterizzazione in piu’. Ad esempio l’identikit delle aziende che perpetuano il mobbing ai danni del lavoratore.

Il quadro “clinico” riferisce che sono ambienti di lavoro malsani e malati, dove le persone sono considerate strumenti e non risorse e dove le comunicazioni non sono libere e sincere.

Se le piccole imprese a gestione familiare esercitano il bossing piu’ tradizionale, dall’alto verso il basso, dal padrone al dipendente, meglio se in eta’ critica dai 45 ai 55 anni ad esempio, con un buon stipendio in aggiunta, per sostituirlo con un giovane a salario inferiore.

Nelle aziende di medie e grandi dimensioni, invece, il mobbing istituzionale si verifica perlopiu’ ai vertici, dove la posta in gioco e’ alta oppure alla fascia impiegatizia, in numero sempre piu’ consistente, perche’ piu’ sensibile ai cambiamenti interni.

In questo quadro, il mobber e cioe’ l’agente vessatore, e’ di solito una persona furba, senza scrupoli che sa scegliere bene la sua vittima per fini di mero interesse economico e/o professionale.

Il fenomeno e’ in crescita, lo si sa, ma i “freni inibitori” sono molti. Da una parte, le imprese che sono sempre piu’ restie a riconoscere il fenomeno; d’altra gli istituti assicurativi, molto rigidi ad accogliere i ricorsi per il riconoscimento delle malattie professionali legate a questo tipo di violenza. Last but not least, la giustizia, che nei suoi tribunali del lavoro incorre in lentezza e nelle lungaggini delle sue pratiche burocratiche e legali.

Il mobbizzato ha vita difficile in azienda ma altrettanto lunga ed in salita ci sembra quella del riscatto. Un riscatto che ci sembra pero’ necessario ed ineludibile.

Occorre lottare, combattere con gli avvocati esperti delle problematiche del lavoro e con l’aiuto degli esperti, sia medici che psicologi andare avanti. Avanti per non tornare piu’ indietro.

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