Co co pro, a che pro?

Un esempio di “Generazione Mille Euro”

di Viviana Capurso

Ho assolutamente deciso. Devo cambiare il pc.
Attenzione però, non sarà il solito regalo di mamma e papà, sono cresciuta e stavolta il pc me lo pago io. Ok, facendo parte da pochissimo della “generazione mille euro” ed essendo dotata di un contratto a progetto, non lo pagherò cash, farò uno di quei meravigliosi finanziamenti a
tasso zero pubblicizzati da Mediaworld.
Leggo su internet: Da Media World con Findomestic, paghi in comode rate mensili secondo le necessità del tuo budget familiare, così puoi avere subito ciò che ti serve, senza rinunciare alla qualità che cerchi. E’ facile ottenere un finanziamento! Basta presentarsi presso il centro servizi del punto vendita, al momento dell’acquisto, con i seguenti documenti in originale:
Documento d’Identità valido
(carta d’identità – passaporto – patente)
Codice fiscale
Ultimo cedolino paga (lavoratori dipendenti)
Ultimo cedolino pensione (pensionati)
Modello Unico (liberi professionisti)

Ecco, qui un attimo mi preoccupo. E i co.co.pro in che categoria rientrano? Chiedo e una signorina al banco informazioni mi rassicura, basta l’ultima busta paga come per i lavoratori dipendenti. Così comincio ignara la trafila. “E’ facile ottenere un finanziamento!” cito mentalmente internet. La prima cosa che manda in tilt la signorina addetta ai finanziamenti è che non trova il periodo di prova sul mio contratto. Sfido, non c’è mai stato.

La signorina replica prontamente con aria di sufficienza “C’è in tutti i contratti a progetto, è praticamente obbligatorio, solo che sono furbi e non glielo dicono”.
Strano, il mio contratto è stato visionato da due avvocati specialisti in diritto del lavoro e non se ne sono accorti? Ma d’altronde chi sono io per mettere in dubbio le imperscrutabili competenze dell’addetta Mediaworld? Né lei né la sua collega riescono a trovare la clausola nascosta, quindi non si peritano a leggere l’intero contratto (mansioni, clienti per i quali lavoro, stipendio etc etc. Massì, tra di noi estranei perché dovrebbero esserci segreti?). A questo punto spunta il secondo dramma. Il contratto parte dalla fine di ottobre e dura un anno, è la fine di novembre… non posso fare le dieci rate.

Perché il finanziamento parte da gennaio. Findomestic infatti ci mette un mese e mezzo circa per inserire la pratica.
Accidenti!
La signorina impietosita mi chiedo se me la sento di pagare SEI rate da 150 euro.
E parte con la trafila di domande, stipendio, lavoro, società, sono sposata, convivo, vivo a casa, con chi vivo? In virtù del fatto che vivo ancora con i miei genitori e guadagno i fatidici mille euro ce la sentiamo (io e la signorina) di accettare le sei rate.
Inseriamo i dati e… sorpresa. Il computer rifiuta di farmi il finanziamento. Attenzione, non una persona, il computer. Perché è il computer che, in base a chissà quali valori e parametri inseriti dalla iper-competente signorina, ha il diritto di vita e di morte sulle pratiche di finanziamento.
La mia, nello specifico, viene abortita all’istante.
Dopo due, dico DUE ore di trafila grazie alla solerzia delle impiegate.
“Allora, come intende pagare?” mi chiede spicciativa la commessa. “Contanti, assegno o carta?”.
Non scherziamo, se pago mille euro così non potrò mangiare per un paio di mesi! “Allora avviso in reparto che rimandino indietro il pc. Arrivederci.”
Così si spengono le mie speranze di avere un pc.
Epilogo:
a casa piagnucolo umiliata. Mia madre mi guarda, mi allunga un fazzoletto e, dall’alto del suo regolare contratto d’assunzione, mi sorride mentre prende una penna.
“A chi lo devo intestare l’assegno?”. E’ facile ottenere un finanziamento!  Scrivono su internet. Ma se non posso neppure fare un finanziamento per mille euro di computer, cosa posso farci con il mio contratto co.co.pro.?

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2 commenti

  1. le finanziarie non possono fare le strozzine con chi ha i contratti co co pro 🙂

  2. oltre all’impossibilità di avere la soddisfazione di un finanziamento o di una rateizzazione su acquisti economicamente limitati come un pc, la maggior parte delle volte i lavoratori co.co.pro sono tenuti a NON lavorare in maniera indipendente, senza vincolo di orari e liberi di finire in tempi più stretti del previsto il cosiddetto progetto. esattamente l’opposto di quello che c’è scritto sui contratti. almeno nella prima pagina. perchè il contratto è talmente elastico che i titolari possono inserire clausole del tipo “in rispetto agli orari previsti”, etc. addirittura, adesso sono così sicuri che ti spiattellano in faccia che in certi ambiti non esiste un vero e proprio progetto, quindi non sono in grado di garantire quanto tempo ci vorrà per finire il lavoro (mi riferisco in particolare a chi lavora nei cantieri), magari pure prima del previsto. non solo, sebbene ci sia una cifra ben definita, i titolari (sempre nei campi in cui lavoro, dico beni culturali e lì mi fermo)pagano a ore, che non è legale, perciò che tu sia rapido o lento non interessa a nessuno, perchè supplisci o suppliscono altri in qualche modo alle tue mancanze o alle tue capacità. di conseguenza, anche facendo il doppio del lavoro che dovresti, magari, se ti capita di star male e dover restare a casa, quelle ore ti sono tolte. senza parlare degli straordinari pagati come ore normali.
    colmo di tutto questo, è che diversi di noi si sono trovati in condizione di far causa a ditte, o quantomeno di metter in mezzo la CGIL per riuscire ad ottenere lo “stipendio”, consistente in ore effettivamente lavorate, senza ferie, senza malattia.
    è molto chiaro a pro di chi sono, questi co.co.co.co.dè.
    rispolverare un po’ di coesione tra lavoratori?

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