Dal libro “il volo”

Quanto segue e’ la storia vera di Sandra Alvino, una di voi, e’ stata utente di censurati.it quando ancora ci consoscevano in pochi. Una persona per cui ci siamo battuti e per cui abbiamo tifato. E’ uscito a distanza di 5 anni dalla sua richiesta di aiuto, un libro, scritto da Massimo Caponnetto, figlio del compianto giudice, con la prefazione di don Luigi Ciotti. La prima battaglia e’ vinta, quella dell’omerta’. Grazie Sandra, sei un esempio per tutti noi.

tratto da “Il Volo”

“La mia diversità e’ stata il mio reato. Altri non ne ho mai commessi. Sono stata spedita al confino più volte, sono stata nelle carceri speciali, venduta dai secondini a chi pagava loro di più, senza potermi opporre, se non volevo punizioni e umiliazioni ancora più grandi. Sono stata legata per giorni interi al letto di contenzione, ed anche lì guardie e detenuti venivano in processione, a mostrarmi ed impormi le loro perversioni: i loro atti osceni, in luogo pubblico. Quando ripenso a quegli anni, li definisco la mia “Shoah”, razzismo praticato senza coscienza, discriminazione che cancellava ogni sentimento.

[…]
Ma la diversita’ e’ un marchio e non esiste operazione che la cancelli. […]
In questo libro racconto il mio tratto di strada, che corrisponde ad un’ evoluzione personale, ma anche della società.

Sono stata determinata, spinta da una volontà forte come una fede. Anche nei momenti peggiori ripetevo dentro di me sempre la stessa promessa: “Ce la farò, alla fine ce la farò”, senza chiedere aiuto a nessuno, se non a me stessa, che allora persino Dio mi pareva voltato dall’altra parte. Intanto con la mente correvo, immaginando il futuro, e correvo più forte che potevo, come per prendere una rincorsa e lanciarmi nell’aria, come se fossi un aquilone. E ripetevo la mia promessa, come fosse una preghiera, fino a che non ci credevo, fino a che non ritrovavo la mia leggerezza, fino a che non mi trovavo in volo. Sentivo allora la mia angoscia sollevarsi da terra, e le mie certezze tornare stabili nell’aria. Risentivo il vento, ritrovavo le mie emozioni, che mi facevano di nuovo vibrare: di leggerezza e di speranza. Il filo di quell’aquilone non si e’ mai strappato, resistendo a tutto. Ed oggi posso raccontare questo volo, fatto lungo quel crinale che segna il confine fra il pregiudizio e la verità, fra la rinuncia e la speranza.

Conclusioni
Oggi vivo con una pensione di invalidità, causata anche dalle durezze delle detenzioni, di 230 euro al mese, con mille strascichi sul piano fisico, segni di una guerra durata trenta anni, troppo lunga.

Sono invalidità che derivano dai trattamenti e dai soprusi subiti, sono l’effetto di tutta la mia storia: mancata accettazione da parte della famiglia, scontro con le istituzioni, carcerazioni, rifiuto ed emarginazione anche dopo l’intervento.

La mia vita non ha mai smesso di essere una battaglia. Ogni battaglia segue il suo percorso, con un punto di partenza, che corrisponde ad una situazione inaccettabile, che vogliamo cambiare, e un punto di arrivo ideale, che coincide con un sogno, un’ambizione. Il traguardo, per me, e’ sempre stato trovare il mio posto, come donna, nella collettività.

A un certo punto del cammino ho perso ogni riferimento. Non avevo più l’energia necessaria per altre battaglie, e al tempo stesso non avevo ancora ottenuto un posto per me nella società. E’ stato in quel momento che si sono insinuate la rassegnazione e la depressione.

Venne anche mia madre a trovarmi, in quel periodo. Venne insieme a mia cognata, che con mio fratello Raffaele mi e’ sempre stata vicina, in tutte le mie vicende. Avevo ripreso contatti telefonici con mamma già da un paio di anni, ma adesso era arrivata alla fine della sua corsa, e volle un ultimo incontro. Rimase a casa mia e di Fortunato un mese: il tempo di capirsi.

Il carattere era sempre lo stesso. Dava la colpa a me per quello che era successo in famiglia, e continuava a definire ciò che facevo da ragazzino come “cose nigre”, cose nere, nel suo dialetto foggiano. Mi raccontò tutto il contrasto con papà, con quella colpa da scaricarsi l’un l’altro. Non ebbe mai la forza di appoggiarmi. Troppo forte il peso dell’opinione della gente, troppo urgente difendersi nel conflitto con papà. Le raccontai, a piccole dosi giornaliere, la mia vita. Se al telefono, nei mesi che hanno preceduto l’incontro, mi chiamava ostinatamente Sandro, appena mi vide, e per tutto quell’ultimo mese passato assieme, non ebbe mai un’ incertezza. Sono state le volte in cui il mio nome, Sandra, Sandrina, mi e’ risuonato più dolce nelle orecchie.

Il racconto della mia vita richiamò tante lacrime ai suoi occhi, quante forse non ne erano mai uscite. “Se tu sapessi, figlia mia, le notti che abbiamo passato, con papà. I rimorsi, i dubbi. Ma che potevamo fare; tuo padre era maresciallo. E come un maresciallo doveva vivere”. Papà era già morto, da quattro anni, e non ci eravamo più rincontrati.

“Dillo quello che ti hanno fatto, Sandrina mia. Vendica anche il mio dolore. Reclama giustizia, perché si sono presi la tua vita. E te la renderanno solo quando ti restituiranno la pace”.

Morì dopo poche settimane.
Nelle sue parole, nelle sue lacrime, ho potuto guardare alla mia storia anche con gli occhi di chi era rimasto a casa, a vivere il mio allontanamento come una scelta difficile e dolorosa, una scelta che, però, non poteva mai essere definitiva, e che ritornava sempre, in tanti ricordi, in tanti sogni, in tanta parte del cuore. La rabbia non ha una gittata infinita, prima o poi cade e lascia tante mancanze, tanti rammarichi da parte di tutti.
Sembra di non essere mai pronti davanti alle differenze. Invece, le dobbiamo accogliere come possibili, come una delle infinite combinazioni che la vita può offrire, e non sempre e solo come una devianza psichiatrica. Il dott. Gamna, con il suo elettroshock, lasciamolo alle vicende del secolo scorso. Decisi allora che, per quanto potevo, non mi dovevo mai stancare di raccontare, di far capire, di accompagnare chi si incammina nel mio stesso percorso, ed aiutarlo a realizzare e vivere la sua identità nel nucleo familiare, per crescere nell’accettazione e nell’amore. Oggi parlo quasi più con i familiari che non con chi vive sulla propria pelle il disturbo di identità di genere. Senza un riferimento affettivo, senza condivisione dei nostri dolori, ma anche delle nostre speranze, finiamo preda della rabbia, della disperazione. Pochi mesi dopo la morte della mamma, ho fatto nascere l’Associazione Italiana Transessuali.

La Costituzione stabilisce la pari dignità sociale e l’uguaglianza di fronte alla legge, senza distinzioni e discriminazioni. Stabilisce il diritto di tutti a trovare un posto nella collettività; ma ogni diritto, ogni legge, una volta scritta, ha bisogno del nostro impegno, della nostra partecipazione, per diventare legge della vita.
Malgrado le ingiustizie subite, non mi sono mai rassegnata, e ho sempre cercato una strada per andare avanti; a volte la rabbia e la disperazione mi hanno fatto perdere la luce della speranza, quella luce all’orizzonte verso la quale sono sempre andata, come per attrazione. Sono stati i momenti più duri, più difficili. Ma quando la vedevo, non c’erano ostacoli lungo il percorso. E a spingermi era l’impazienza di arrivare presto, di terminare un cammino, di compiere un destino, che non era solamente il mio.
.

Se mi volto indietro, vedo che la mia strada non si e’ richiusa dietro di me, e che oggi può essere percorsa anche da altri. Sono stata ostinata, e chiunque ha coraggio e ostinazione apre nuove vie. E’ il compito più prezioso che la vita può riservarci. E ad ogni via aperta il mondo si fa un po’ meno stretto, più libero, meno schiavo dei pregiudizi.

Davanti a me, la luce all’orizzonte e’ ancora lontana. Ma l’orizzonte e’ irraggiungibile: e’ una direzione, non una meta. Lungo la strada ci sono altre sfide, altre battaglie, altre vie da aprire. E altri voli, con cui immaginare un altro mondo possibile

p.s. all’attivo sandra ha 34 anni di matrimonio alle spalle. Cosa che i tutti i cattolici (Casini in testa) non sono riusciti a fare. E non era un matrimonio di interessi, perchè fra due poveri cristi che non avevano nulla se non amore. E questo fa vedere come Sandra ci possa insegnare tanto anche sulla famiglia. Ah, dimenticavo: quando era anonima (più di adesso) e sull’orlo della disperazione, sandra ha chiesto aiuto ANCHE a Luxuria, che ha risposto via stampa qualcosa del tipo “ma chi è questa? chi la conosce? Per me conta solo l’associazione mario mieli e qualche altra”. Ovviamente, perchè che i politici non hanno mai avuto un buon rapporto con i poveracci, con la gente. Semmai li usano. Scommettiamo?

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Informazioni su Antonella Serafini 149 articoli
violinista per hobby, giornalista per dovere civico e morale, casalinga per lavoro, contadina del web e "colpevole" di questo sito antonella@censurati.it

9 commenti

  1. questa storia è stata su casablanca, la rivista a cui vogliono tappare la bocca.

    Resistere, resistere, resistere.
    anto

    “A coloro che potendo intervenire non sono intervenuti, tutti il nostro disprezzo””
    Ultimo

  2. Resistere,resistere,resistere….a chi?

    Io direi…rifare,rifare,rifare!

    luciano
    L’e’ tutto sbagliato…l’e’ tutto da rifare!!

  3. Storia sconvolgente per la durezza degli argomenti narrati, come puo’ una donna vivere una gran parte della sua vita,in un vero inferno dantesco, auguro a lei finalmente una raggiunta pace per quanto sia possibile,la condizione femminile ancora molto difficile, malgrado si siano fatti molti passi avanti verso il pieno riconoscimento dei loro diritti e possibilita’ di opportunita’ in tutti i campi.

    Altro discorso e’ la condizione della donna in gran parte di questo pianeta, accomunando il mondo dell’infanzia.

    Mi sono permesso d’inserire questa storia nel mio blog.

    Per chi volesse visitarlo, http://iserentha.spaces.live.com

  4. per la sensibilità dimostrata. Ora mi viene solo una domanda: Ma Luxuria, quando sandra ha chiesto il suo aiuto, dov’era? E soprattutto, come mai ora che serve a lei, ha proposto il rimborso delle spese per puro narcisismo personale?
    Ricordiamo che Sandra, tuttora, ha una pensione di 200 e passa euro, e i sacrifici li ha fatti, li ha subìti, e nessuna porta aperta. Neanche da Luxuria.
    Impossibili le smentite, io riferisco solo le parolel di Sandra.
    un saluto
    antonella

    “A coloro che potendo intervenire non sono intervenuti, tutti il nostro disprezzo””
    Ultimo

  5. Quale sia il motivo, di come la parlamentare di rifondazione comunista, non abbia mosso un dito e men che meno fatto una dichiarazione a riguardo, e’ francamente assai disdicevole, sicuramente ha perso un’occasione per affermare i diritti del movimento, evidentemente non si vuole portare alla ribalta determinate tematiche,altrimenti, mastella e i benpensanti della margherita ne sarebbero scossi….
    A parte sircana,il classico esempio come si possa avere, da quelle parti di pensiero, l’unica possibilita’ di rapporti.

    Doveri di coalizione, piu’ che ingessata la vera sinistra e’ quasi paralizzata, ma questo e’ il bel paese!!!!

    Come stanno lavorando per il partito democratico, a sinistra si tirino su le maniche per affrontare la nuova balena bianca.

  6. Il “disinteresse” denunciato di Luxuria è,se ce ne fosse ancora bisogno, la dimostrazione che questo sistema non risponde alle aspettative per cui è pensato.
    Il “bel paese” è quello che gli elettori, facendo la fila ai seggi contribuiscono a costruire.
    Tutti si lamentano dell’impossibilità che ha dato l’ultima legge elettorale di scegliere i candidati,mancando la preferenza e per contro,c’è stata la maggior affluenza alle urne degli ultimi anni.
    Ma quando il popolo sovrano dirà basta a questa presa ……..?

    luciano
    L’e’ tutto sbagliato…l’e’ tutto da rifare!!

  7. Beh! Da un lato concordo con Luciano… pensa un pò se alle prossime elezioni non votasse nessuno, se tutti si sedessero e dicessero basta…e intanto luxuria va in tv ospite nei programmi (neanche politici!) a fare la v.i.p….

  8. Fuego,la mia vuole essere una proposta in un certo senso “di protesta” che non tocca i beni o gli interessi di nessuno,se non di quelli che si “candidano”.
    In effetti pensa al “rumore” che farebbe il “silenzio” totale che ci sarebbe presso i seggi?
    Come le manifestazioni di piazza,che danno il giorno dopo adito alle discussioni di quanti, fossero i partecipanti e dei “contenuti” non ne frega niente a nessuno.
    Anche quà,ci viene in aiuto il mercato.Provate a immaginare se a fronte di un “offerta” promozionale un supermercato andasse vuoto? Nei giorni successivi il prezzo di quel prodotto in offerta,aumenterebbe o crollerebbe?

    luciano
    L’e’ tutto sbagliato…l’e’ tutto da rifare!!

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