consigli per una buona politica

intervista a Gianni Barbacetto autore del libro “Compagni che sbagliano” – a cura di Samanta Di Persio

“Dopo le elezioni dell’aprile 2006, si è insediato un nuovo governo di centrosinistra. Chi sperava in una svolta è rimasto deluso. Le riforme promesse non sono arrivate, le leggi vergogna non sono state cancellate…” sono le primissime battute del libro “Compagni che sbagliano” di Gianni Barbacetto inviato del settimanale di Diario. Il racconto dei primi dieci mesi dell’Italia guidata da Prodi, senza fare sconti a nessuno e soprattutto senza distinzione di colore politico…

C’è una sfiducia ed un malcontento generale dell’elettorato di sinistra nei confronti dell’attuale Governo, perché scrivere un libro che va a stanare anche i difetti più nascosti della dirigenza del nostro Paese?

Fare giornalismo deve significare raccontare ciò che si vede, i fatti che accadono, i personaggi che si muovono…Finita l’era di Berlusconi al governo, e dopo aver scritto innumerevoli articoli e libri sull’ex Presidente del Consiglio, è dunque necessario raccontare quello che succede adesso. Strano momento: il centrosinistra al governo, ma con molti ritardi e cedimenti rispetto allo stesso programma dell’Unione. Questo racconto in “Compagni che sbagliano”: i ritardi, i cedimenti, i tradimenti, i personaggi, i vizi ed i tic di un centro sinistra che è riuscito a perdere 10 punti di consenso in 10 mesi, che è riuscito a scontentare il suo popolo.

Una volta la politica si faceva nelle piazze, davanti le fabbriche, fra la gente. Dal libro si evince ciò che è visibile si fa parlando nei salotti televisivi, l’invisibile per telefono cercando di incrementare il portafoglio di società personali o comunque dove si hanno forti interessi. Da dove bisognerebbe ripartire per far riacquistare credibilità e fiducia di massa nei partiti?

Si, ho consumato fiumi d’inchiostro per raccontare le ruberie dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Tutto vero. Ma oggi posso aggiungere che almeno quei partiti, Pci e Dc in testa, erano grandi case in cui abitavano, si impegnavano, s’appassionavano, discutevano milioni di militanti. Oggi i partiti, a destra e a sinistra, sembrano invece contenitori vuoti: mai stati così lontani dai cittadini, mai stati così vicini al potere. Un milione di persone vive di politica, in Italia. Un ceto. Lavora principalmente per mantenere il posto di lavoro. È la casta, è quello che io chiamo il Sip (sistema integrato dei partiti). Antipolitica? So benissimo che “non sono tutti uguali”, che molti politici lavorano con passione e per ideali. Ma quello che prevale è il sistema. L’antipolitica è alimentata dalla cattiva politica, non dalle denunce della cattiva politica… i giornalisti, naturalmente, non hanno ricette per questa malattia: possono solo raccontare ciò che vedono. Sta alla politica, anzi ai politici concreti, cambiare rotta, se vorranno, prima che sia troppo tardi.

Ma dopo la lettura di “Compagni che sbagliano” ad un militante deluso, in automatico verrebbe da pensare che i partiti sono tutti uguali. Da un dirigente politico è auspicabile un “mea culpa”?

I politici non sono tutti uguali, la destra è diversa dalla sinistra, esistono nei partiti mascalzoni e persone per bene, la società civile quasi mai è migliore del ceto politico. Tutto vero. Ma l’attuale sistema dei partiti ha delle caratteristiche che finiscono per prevalere sulle caratteristiche dei singoli: è un sistema chiuso, autoreferenziale, burocratizzato, trasversalmente solidale, distante dai cittadini e dalla vita reale, condizionato da interessi economici e finanziari… sta giungendo a maturazione una vera e propria mutazione genetica della politica, quella nata dopo la caduta del Muro e della cosiddetta Prima Repubblica. O la sinistra affronta questo problema e ridefinisce il proprio ruolo e ricostruisce i rapporti con i cittadini, oppure è destinata a diventare sempre più simile alla destra e a cederle il passo, che ha dato una sua risposta alla mutazione del rapporto politica-cittadini: un misto di interessi forti, marketing e populismo, con una spruzzata di razzismo e paura.

Nonostante le condanne, le collusioni, nessun deputato o senatore si dimette, mentre negli altri paesi europei: dopo una sconfitta elettorale o per evasioni anche irrisorie, i soggetti politici interessati scompaiono dalla scena politica, che cos’è che non va in Italia? La legittimazione data dal voto popolare consente di fare e disfare?

In Italia i politici hanno un’arroganza particolare. Si appellano all’investitura popolare e “all’autonomia della politica” quando sono criticati dalla stampa o quando vengono messi sotto indagine giudiziaria. Ma non le fanno valere mai, quell’autonomia, prima che arrivino i magistrati, selezionando la loro classe dirigente, scegliendo i migliori, esperti ma anche puliti, espellendo i corrotti ed i mafiosi. No. I più spregiudicata fanno strada, a volte s’impossessano dei loro partiti. E non c’è sanzione pubblica per i mascalzoni, a prescindere dal piano giudiziario: basta una sentenza d’assoluzione –anche quando è in realtà una prescrizione, o un’insufficienza di prove, o una non rilevanza penale per i fatti accertati comunque imbarazzanti per un uomo pubblico…- Se poi arriva invece una condanna, niente male: è un complotto politico-giudiziario… I partiti dovrebbero cominciare a selezionare, a espellere i loro indegni, per mantenere il buon nome del loro partito: non difenderli invece ad ogni costo. con solidarietà trasversali: in Parlamento di solito le autorizzazioni a procedere, o all’arresto, o all’utilizzare intercettazioni, sono respinte insieme da entrambi gli schieramenti. Così nelle camere sono presenti i rappresentanti di tanti interessi, il banchiere tizio, l’imprenditore tale, il finanziere tal altro, gli evasori fiscali, i corrotti, i mafiosi siciliani, gli ndranghetisti calabresi.

Gli italiani non ne possono più di votare il meno peggio, se andassimo a nuove elezioni subito dopo la consolidazione del Pd e della sinistra, quale sarebbe lo scenario, in fondo le facce sono sempre le stesse?

Chissà, se il processo in corso di riaggregazione politica (partito democratico da una parte, sinistra democratica dall’altra) riuscirà a uscire dai riti burocratici e dai giochi di marketing e a riaccendere speranze e passioni… Se no, i delusi non andranno a votare e il centrosinistra andrà incontro a una nuova, pesante, sconfitta.

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