Catena di san Libero n. 367

Ora

Io non credo che Falcone sia un cretino come dice l’autorevole giudice
Carnevale. Mi dispiace sinceramente che l’abbiano ammazzato, e così
per Borsellino, Livatino e gli altri. Io penso che i giudici siano
meglio dei mafiosi e per me l’eroe non è Mangano ma Borsellino. Mi
dispiace che un sacco di esseri umani siano annegati in mare dalle
parti nostre (quasi quattrocento, dicono i giornali) mentre io andavo
a votare, e questo perché la legge dice che devono venire di nascosto.
Mi dispiace che fra loro c’erano così tanti bambini. Mi fa schifo la
gente come Bossi che ha detto tante cose schifose contro i
meridionali, e preferirei crepare piuttosto che allearmi con lui.

Rido in faccia a quelli del partito di Scapagnini, che prima si sono
mangiati mezza Catania (manco pagavano le bollette per i lampioni) e
poi sono venuti a cercaci il voto come se niente fosse. Non ce l’ho
con gli zingari, coi negri, con gli ebrei e coi gay, ce l’ho solo coi
delinquenti e chi gli tiene mano. Non credo che Roma sia come Kabul da
mandarci i soldati. Non credo che bisogni cancellare tutti i reati
fino al 2002. Credo che bisogna dare più mezzi a polizia e carabinieri
(adesso, manco i soldi della benzina) per prendere i delinquenti
davvero e non farci chiacchiere sopra. Credo che chi fa cose sporche
debba finire in galera, piccoli e grossi, comprese le più alte
autorità se fanno reati. Non ho paura degli scippatori, ce l’ho di
quelli che danno fuoco agli operai o ammazzano la gente nelle cliniche
private.

Siamo in pochi in Sicilia a pensarla così, a quanto pare. E va bene.
Ma io un domani non voglio essere confuso con tutti quegli altri
siciliani che si vedono ora. Un popolo ignorante e poverissimo,
com’eravamo in Sicilia fino all’altra generazione, giustificazioni ne
aveva moltissime, finché la miseria è durata. Ma gente coi telefonini
e le automobili, coi satellitari ai balconi e le magliette firmate, di
giustificazioni non ne ha più. Perciò ora ciascuno individualmente si
prenda le sue responsabilità – io mi prendo le mie – perchè domani chi
verrà dopo di noi ci giudicherà freddamente e con attenzione.
* * *

In Sicilia, la sinistra non è mai stata pestata come ora. I giochi e
le stupidaggini che erano consentiti prima ora non sono possibili più.
Nessuno deve più venire a dire “io corro da solo”. Nessuno deve più
dire “io sono democratico, io sono di sinistra” per far politica a
vantaggio esclusivo della propria classe sociale, la media e a volte
non tanto media borghesia. Sinistra, come in passato, dev’essere il
partito dei poveri, prima di ogni altra cosa. Si può ripartire solo da
qui. “Io l’avevo detto” non serve a niente, non è il momento. Si può
ripartire dai quartieri, dall’impegno di base, dall’informazione. E’
una strada lunga e difficile, e non per tutti. Chi vorrà prenderla, si
decida ora.

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Vivo-morto-chissà

È una roulette russa. Nessuno può sapere a chi toccherà, ma è certo
che tutte le mattine, in Italia, tre-quattro lavoratori escono di casa
per andare in fabbrica, o in cantiere, e rientrano in una bara
(incidenti d’auto esclusi). L’11 giugno i morti sul lavoro sono stati
undici: i sei asfissiati in una vasca di depurazione del Comune di
Mineo (Catania), poi uno a Imperia, Udine, Nuoro, Modena, nel
Monferrato. Le chiamano “morti bianche” per evitare che si parli di
omicidi. Nessuno ha mai pagato. Il giorno dopo la strage di Mineo, il
ministro Sacconi, ha convocato le parti sociali annunciando piani
straordinari. Poi si è scoperto che il vero obiettivo è abolire le
sanzioni nei confronti degli imprenditori che non rispettano le norme
di sicurezza. Fa venire i brividi, ma è così: l’Italia è un grande
palcoscenico dove attori di quart’ordine recitano una commedia
dell’assurdo.

All’assemblea di Confindustria il capo dei guitti, Silvio Berlusconi,
ha detto che la relazione della Marcegaglia, un morto in fabbrica il
giorno precedente, sarà il suo programma di governo: nessun presidente
del consiglio era mai arrivato a tanto. Il lavoro non conta più, i
lavoratori non esistono. Carne da macello. Fino a qualche tempo fa
potevano pretendere una vita dignitosa, ora devono lottare per una
vita e basta, come nell’Ottocento. Era meglio ai tempi della
schiavitù, c’era maggiore protezione, ha scritto Dario Fo.

È fin troppo facile prevedere che, con questo governo, la rivoltella a
tamburo della roulette russa girerà più veloce. La politica del lavoro
del nuovo secolo parla chiaro: incrementare ulteriormente la
flessibilità e, dunque, la precarietà, aumentare – attraverso la
detassazione – le ore di straordinario e, dunque, la fatica, minare il
livello nazionale di contrattazione e, dunque, il potere contrattuale
dei lavoratori. La Confindustria propone addirittura la contrattazione
individuale. Può farlo senza problemi. È dall’addio di Cofferati che
il sindacato non fa muro ed apre continuamente all’avversario intere
praterie dove scorrazzare. I leader di Cgil, Cisl e Uil sono sempre
più inascoltati e meno credibili (i fischi di Mirafiori non hanno
suscitato alcun sospetto in Epifani, Bonanni e Angeletti). Se si
toglie la Fiom – che non a caso l’astuto Epifani tenta da tempo di
normalizzare – nelle tre confederazioni il “buonismo” ha sostituito il
conflitto assai prima che nascesse il Pd.

La Confindustria invita i suoi imprenditori a non pagare il pizzo, ma
non chiede loro di rispettare le norme di sicurezza. C’è una logica in
questo: là si risparmiano soldi, qui si spendono. D’altronde, secondo
molti industriali, nonché per lo spudorato Sacconi, che lo dichiara
apertamente, la responsabilità del milione di incidenti sul lavoro
all’anno è dei lavoratori, stupidi e imprudenti. Se muoiono se la sono
cercata. [riccardo de gennaro]

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Modulo prestampato

Il Presidente della (Repubblica/ Camera/ Regione/ altro/),
nell’esprimere la Sua commossa partecipazione alle famiglie dei (tre/
quattro/ cinque/ sei/ altro/) onesti lavoratori testé drammaticamente
deceduti, esprime l’auspicio che simili (drammatici/ tragici/
intollerabili/ altro/) episodi non abbiano a ripetersi mai più e che
il Governo, le Istituzioni e le Forze Politiche e Sociali senza
distinzioni di schieramento e di ruolo si attivino improrogabilmente
per porre finalmente termine a questa situazione indegna di un Paese
civile.

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Pastrufazio

L’Italia, che confinava un tempo con Francia, Svizzera e
Austria-Ungheria, confina adesso con l’Uruguay, l’Argentina, il Rio
Grande do Sur e il Pernambuco. Soldados per le strade, periodistas
minacciati, processi per tortura cassati d’autorità. In ciò che resta
del Parlamento, el Presidiente s’è compiaciuto di avvertire – a
parole, per ora – un magistrato insolente del proprio malcontento. Gli
onesti occhiali dei giudici scivolano, imperlati di sudore, da visi
sempre più combattuti fra dignidad y miedo.

“El cabròn tiene miedo de septiembre” mi ha spiegato in un’osteria di
Balvanera un vecchio esperto del posto, don Aureliano, “il cornuto ha
paura di settembre”. “Di settembre, don Aureliano? Che vuol dire
settembre?”. “Eh… L’inflazione… gli scioperi… gli operai… Chi
può dire che cosa succederà a settembre? El cabròn, por el si y por el
no, comincia ad abituare i soldati…”. I regulares in ordine
pubblico avranno, a quanto pare, un soldo in più di cinquecento pesos
al mese.
In tutti gli altri paesi sudamericani, dopo decenni di governi
militari, finalmente è arrivato il parlamento e la democrazia. Qua si
va in senso inverso, a quanto pare.

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Clima

“Dialogo”. “Gioia per il nuovo clima”. “Pacificazione nazionale”.
“Italia di Vittorio Veneto”. “Finalmente clima più costruttivo”. “Uomo
della Provvidenza”. Di queste frasi alcune sono state pronunciate, da
re presidenti e papi, nel 1928. Altre nel 2008.

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La rinnegata

La leghista di Lampedusa, Angela Maraventano, alla notizia dei
disgraziati annegati o in qualche modo giunti alla fine all’isola
semivivi (e quante donne come lei, fra costoro), non ha avuto neanche
un attimo di pietà. Si è invece travestita secondo lei da emigrante,
parata all’araba con chador in testa, e se n’è andata oscenamente in
giro così per il porticciolo: “Finisce che diventiamo tutti libici”,
“Se non stiamo attenti diventiamo tutti così”. Un altro punto per la
sua carriera di aspirante padana (ha già una poltrona al Senato grazie
a Bossi).

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Bavaglio

E’ stato pubblicato il report annuale (University of Washington) sulla
libertà di web nel mondo. Dal 2003 ad oggi sono stati arrestati in
totale 64 blogger, di cui la metà nell’ultimo anno. I paesi più
colpiti sono Cina, Egitto e Iran (un terzo del totale) e poi Usa,
Grecia e Gran Bretagna.

In Italia l’episodio più grave è quello della persecuzione contro
Carlo Ruta, uno storico e giornalista di Ragusa un cui sito era stato
chiuso già nel 2004 (su sollecitazione della banca su cui aveva fatto
inchieste). Proprio in questi giorni Ruta è stato condannato per
“stampa clandestina” per un altro sito giornalistico cui aveva dato
vita. Del provvedimento è responsabile il giudice del Tribunale di
Modica Patricia Di Marco, su denuncia presentata dal magistrato
Agostino Fera. Quest’ultimo era stato a sua volta oggetto di inchiesta
per connessioni relative al sistema di potere locale.

Di questi gravissimi episodi, e in generale della credibilità e
imparzialità dell’amministrazione della Giustizia in quella zona,
avrebbe più d’un motivo di occuparsi il Consiglio Superiore della
Magistratura.

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Sgarbi quotidiani

Chi se li ricorda gli “Sgarbi quotidiani”, le invettive piene di
rabbia e di veleno lanciate contro i magistrati negli anni ’90 dagli
schermi Mediaset per dalla voce del più discusso esperto di arte
Italiano? Oggi quella violenza verbale è tornata indietro a Vittorio
Umberto Antonio Maria Sgarbi grazie a un gruppo di studenti che il 27
maggio lo ha contestato a viso aperto e a telecamere accese a Bologna
durante un incontro in cui avrebbe dovuto parlare di arte. Lo scontro
esplode per una semplice domanda: dopo la sentenza definitiva che ha
condannato Sgarbi a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per falso e
truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, non sarebbe meglio
che si facesse da parte nella vita politica del Paese occupandosi di
altro?

La reazione tragicomica a questa domanda, è stata consegnata
all’occhio pubblico globale di Youtube: Sgarbi ricorda che anche
Socrate e Gesù sono stati condannati (dimenticando che il reato non
era la truffa) e insiste con le accuse al giudice Caselli che gli sono
già valse una condanna in Cassazione per diffamazione aggravata. Poi
riscrive la storia e tira in ballo Andreotti (“assolto perché
innocente”), Enzo Biagi (“non è mai stato cacciato dalla RAI”) e
Montanelli (“un fascista che adorava Mussolini”).
Nelle ultime sequenze del video le risate cedono il passo
all’inquietudine quando compare un gruppo di poliziotti, la tensione
si alza e Sgarbi diventa più aggressivo urlando “ladri” ai ragazzi che
lo hanno ripreso “rubando la sua immagine”. La contestazione a Sgarbi
si è ripetuta anche il 31 maggio, in un successivo dibattito a Cesena.
I ragazzi coinvolti sono sempre gli stessi, e fanno capo al sito “Qui
Bologna Libera”, gemellato per l’occasione con gli amici di Beppe
Grillo di Cesena.

A questo punto è ufficiale: nel nostro paese è scoppiata una guerra
civile mediatica, dove i cittadini muniti di telecamerine e internet
hanno imparato a reagire al bombardamento mediatico delle televisioni
del premier prendendo di mira politici pregiudicati. Se tutto questo
si tradurrà in più scontri (anche fisici) o più democrazia, dipenderà
dalle reazione dei potenti di turno a questi piccoli ma importanti
“sgarbi quotidiani” dei mediattivisti. [carlo gubitosa]
Info: www.quibolognalibera.net

* * *

(I guardaspalle di Bossi hanno trattato abbastanza male Sonia Alfano e
altri grillini che erano andati a contestarlo civilmente a Salemi,
dove si presentava al comune al seguito di notabili locali. Salemi,
feudo del boss Matteo Messina Denaro, è uno dei luoghi della Sicilia
dove il giudice Caselli è più odiato. Sgarbi, pregiudicato per vari
reati e fra l’altro proprio per aver diffamato Caselli, non ha perso
l’occasione per insultare ancora i giudici antimafiosi)

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“E mo’ che faccio?”

“Comando Generale Arma Carabinieri – Roma
Maresciallo Carotenuto Antonio – Stazione CC – Sagliena
In seguito a indagini riservate, è giunta notizia a questo Comando di
una relazione non regolare fra la SS.VV e tale Merlini Marisa, di
professione levatrice comunale. Tale relazione, estranea al vincolo
matrimoniale e aggravata dallo stato civile della detta Merlini,
risultante a detto Comando coniugata ancorché separata dal legittimo
consorte, getta grave discredito sull’Arma, crea scandalo fra la
laboriosa popolazione ivi residente e fòmita gravi disordini fra gli
uomini da Lei dipendenti, uno dei quali, carabiniere Stelluti Pietro,
avrebbe già posto in essere una tresca con un’avvenente giovane del
luogo, tale De Ritis Maria detta “La Bersagliera”.
Ai sensi del Regolamento dell’Arma, nonché della sentenza della
Suprema Corte di Cassazione in data 13-06-08 appresso allegata, la
SS.VV. è formalmente invitata a porre immediatamente termine a detta
relazione, a pena di provvedimenti disciplinari come ulteriormente
specificato.
Firmato, ecc.”

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Mr Burns/ 1

Anche a Fukushima, nella centrale della Tokyo Electric Power Co., la
situazione è sotto controllo. In realtà non è successo nulla di grave.
“I giornalisti hanno grandemente esagerato”. “La fuga dei 15 litri dal
reattore numero due è una cosa da nulla”. “Il livello di radioattività
dell’acqua non desta alcuna preoccupazione”. “Non c’è alcun allarme
per la popolazione”.

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Mr Burns/ 2

“Anche in Italia, a partire dal referendum sul nucleare per arrivare a
quello sulla fecondazione assistita, il risultato delle consultazioni
popolari su scelte particolarmente complesse non si è sempre
dimostrato di grande lungimiranza. Uno dice: questa è la democrazia,
adeguiamoci. Va bene. Ma che democrazia è quella in cui la gente si
pronuncia su temi che non conosce facendo scelte di cui non può
prevedere gli effetti” (da Repubblica).

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Militari

Pattuglieranno Verona, su richiesta dell’ambasciata rumena. L’ultima
(per ora) è quella del povero lavoratore Adrian Joan Kosmin di
Bucarest, assunto (in nero) come camionista dai titolari di un
autotrasporto locale, tali Tancredi Volpe e Cristina Nervo. “Eh, ma il
tuo è un lavoro pericoloso. Non è meglio che ti assicuri?”. Così
l’hanno fatto assicurare sulla vita per un milione, scrivendo:
“Beneficiario: il titolare della ditta”. Poi i due padani l’hanno
fatto fuori.

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Premonizioni

Viviamo nel mondo di Andrea Pazienza.

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Sicilia

Il sonno della regione provoca i mostri.

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Cronaca

Non approfondisco queste notizie per non irritare la mia amica ***,
che mi dà dell’antisemita ogni volta che parlo di Israele. Le notizie
sono: 1) Bambina uccisa da un carro armato a Gaza (nove anni, fuoco
“contro terroristi vicino alla barriera”) e 2) Pastori palestinesi
presi a botte da quattro coloni vicino Hebron (nonno, nonna e nipote).
Eppure molti israeliani le leggono, queste notizie, con animo eguale
al mio.

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Cult

Roma. Sabato 21 giugno alle 10.30 alla Sala della Sala della
Protomoteca in Campidoglio, convegno organizzato da Consequenze su
“Nuove prospettive dell’offerta culturale contemporanea”. Partecipano
registi, autori, artisti ecc. Particolare attenzione al settore video.
Presenti anch enumerosi soggetti sicilian i, fra cui il Festival
Cinema di Frontiera, l’associazione Rita Atria., il Coordinamento
Sicilia di Consequenze, ecc.
Non partecipano i compagni del Casablanca Video Group, i quali da
oltre un mese non danno notizie di sè e sono probabilmente già in
vacanza. Se qualcuno li vede gli faccia un fischio.
Info:www.consequenze.org

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Persone

Giuseppe D’Urso, ingegnere, militante storico dei Siciliani, morto il
16 giugno 1996, è stato il primo in Italia a studiare
approfonditamente i rapporti fra mafie e massonerie (“Mafia e P2”,
ecc.). La cronaca di questi giorni riporta – con poca evidenza – la
storia dell’ennesimo arrangiamento fra mafiosi e massoni (e della
provincia di Trapani, la più densa di logge già indagate), per
“aggiustare” i processi presso la solita Suprema Corte di Cassazione.
Poco risalto, poiché viviamo sotto il regno della P2 e, di tutti gli
argomenti possibili, questo dei rapporti fra cappucci e coppole è
senza dubbio quello che fa più paura. Immagino come l’avrebbe trattato
l’ingegnere, col solito sorriso ironico e la solita terrificante e
invincibile massa di documentazione.

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Aldo Vincent wrote:

< Da quando è iniziata la guerra in Iraq, sono più gli operai morti
nei nostri cantieri (6.000) che soldati americani morti in guerra
(4.000) >

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Toti Domina wrote:

a dominasindaco@gmail.com
In un momento in cui i carnefici di Catania si trasformano in
salvatori vuol dire che non possiamo più permetterci di esitare, di
rinchiuderci, di pensare che sia tutto finito. Ricominciamo con
pazienza e passione a ricostruire nuove relazione, nuove dignità, e
soprattutto nuove risposte concrete per tutti e tutte. Come Liberare
Catania vogliamo proseguire questo nuovo percorso per fare a Catania
un’opposizione sociale, un percorso che porti ad una sorta di “governo
sociale” che puntualmente si occupi, denunci, proponga soluzioni a
tutta una serie di questioni concrete e meno concrete, piccole e
grandi. Opposizione che possa, con nuovi metodi e nuovi linguaggi,
infiltrarsi nei quartieri, nel sindacato, tra i lavoratori, tra i
movimenti e le associazioni, dentro l’università, …
Lavoreremo per riconoscere i nostri carnefici e non permettere MAI
PIU’ che si trasformino in nostri salvatori.
Intanto a morire veramente sono centinaia di migranti nel canale di
Sicilia, loro non hanno neanche i loro carnefici a salvarli e
purtroppo, forse, non hanno neanche noi!
Qui ancora si resiste, sempre di più.

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1938

Reinhard Heydrich wrote (1 giugno 1938):

a) Landstreicher, die von Ort zu Ort ziehen;
b) Bettler, auch wenn diese einen festen Wohnsitz haben;
c) Zigeuner und nach Zigeunerart umherziehende Personen;
d) Solche Personen, die zahlreiche Vorstrafen wegen Widerstandes u.
dgl. erhalten und dadurch gezeigt haben, dass sie sich in die Ordnung
der Volksgemeinschaft nicht einfügen wollen >
[ Persone da arrestare: a) vagabondi che girano da località a
località; b) mendicanti, anche se hanno fissa dimora; c) zingari o
persone che girano alla zingaresca d) certe persone che hanno
precedenti per resistenza ecc. e hanno dimostrato con questo che non
vogliono inserirsi nell’ordine della comunità popolare]

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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche
semplicemente per liberarsene, basta scrivere a
riccardoorioles@gmail.com — Fa’ girare.
“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)

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