C’è rimasta solo la supplica, da fare, perchè si è tentato di tutto. Il caso Carlo Parlanti ha fatto parlare tutti, gli stessi tutti che poi hanno pensato “poverino…” per poi fare un’alzata di spalle nel totale disinteresse. PUbblichiamo quindi la lettera che l’avvocato Lipera ha inviato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Ill.mo Presidente Berlusconi,
ci rivolgiamo a Lei quale capo del Governo Italiano, facendo seguito alla missiva già inviata al Ministro degli Esteri Franco Frattini rimasta, purtroppo, senza alcun riscontro, per formulare un ennesimo accorato appello in favore di CARLO PARLANTI, caduto vittima dell’ingiustizia.
Carlo Parlanti è un cittadino italiano che si trova recluso da circa quattro anni e mezzo nel carcere californiano di Avenal.
E’ stato condannato con sentenza definitiva a nove anni di reclusione per i delitti di violenza sessuale e sequestro di persona, che, secondo l’accusa, egli avrebbe perpetrato ai danni della sua ex convivente, Rebecca Mckay White.
Parlanti, purtroppo, è rimasto vittima di una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile per il modo in cui è nata e per gli angoscianti risvolti che ha avuto e continua ad avere.
Questi, in brevissima sintesi, i fatti.
La Sig.ra White il 18 luglio del 2002 sporge denuncia nei confronti del nostro connazionale: egli la avrebbe sequestrata, picchiata e violentata ripetutamente.
La gravità delle infamanti accuse mosse nei confronti del Parlanti avrebbero dovuto indurre gli organi di giustizia americani a compiere delle indagini approfondite e quanto mai scrupolose.
Nulla di ciò si è verificato!
Carlo Parlanti è stato processato e condannato solo ed esclusivamente sulla base delle dichiarazioni rese dalla presunta vittima.
Le dichiarazioni che la Sig.ra ha reso prima e durante il processo sono state molteplici, contraddittorie, confuse ed incoerenti, eppure sono bastate al giudice americano per condannare, ingiustamente, il nostro assistito.
Tutti i fatti descritti dalla donna sono inconcepibili ed insussistenti dal punto di vista fisiologico, patologico e clinico (sono diversi, infatti, i medici italiani che si sono occupati e si stanno occupando del caso) e per di più non sono mai state verificati e documentati ad hoc.
Il processo condotto nei confronti di Parlanti può senza dubbio di sorta ritenersi un processo-“farsa” in cui sono state considerate “prove” degli elementi che in un qualsiasi Stato, che possa definirsi democratico, non avrebbero avuto alcun valore probatorio.
Tutti gli atti del processo celebratosi nei confronti di Carlo Parlanti sono stati attentamente vagliati, esaminati e soppesati da illustri giuristi, medici specialisti e criminologi, i quali hanno riscontrato una serie infinita di errori, di incongruenze, di circostanze assolutamente irreali dal punto di vista scientifico e anche fattuale.
Tra le tante voci discordanti, rispetto al verdetto emesso dai giudici americani, segnaliamo la perizia tecnica ( di cui alleghiamo copia) redatta dal medico Dott.ssa Agnesina Pozzi la quale, con dovizia di particolari e con estremo impegno scientifico e professionale, contesta punto per punto tutte le risultanze processuali, evidenziandone tutta l’approssimazione che in certi casi rasenta persino l’abnormità.
Carlo Parlanti è un innocente, ingiustamente condannato da un meccanismo giudiziario che ha calpestato il principio cardine di ogni sistema giuridico penale: nessun soggetto può essere condannato se non sulla base di prove certe ed inconfutabili.
Questo principio non è stato né rispettato, né tantomeno applicato nel processo condotto contro il nostro connazionale: non c’è nessuna prova certa, né tantomeno inconfutabile.
Non può non provarsi indignazione davanti a questo genere di sopruso: Carlo grida giustizia da più di quattro anni!
Parlanti ha già scontato metà della pena per un delitto che non ha mai commesso, ed ogni giorno si fa sempre più grande, buio e profondo il baratro in cui è precipitato.
Un innocente non può pagare per una colpa che non ha mai commesso!
Dal giorno in cui Carlo Parlanti è stato arrestato, in Germania nell’anno 2004 e successivamente estradato l’anno dopo negli Stati Uniti, ha dovuto far fronte a spese inenarrabili per sostenere la propria difesa.
Egli, unitamente alla propria famiglia e alla sua compagna, ha dato fondo a tutte le proprie risorse economiche per affrontare il processo, per pagare gli avvocati e gli specialisti che si sono occupati della sua vicenda giudiziaria.
Adesso Carlo Parlanti ed i suoi familiari sono letteralmente sul lastrico e non sono più in grado di sostenere ulteriori spese.
Tutto ciò provoca al nostro assistito un senso di profonda disperazione ed angoscia poiché consapevole che, laddove potesse permetterselo, sussisterebbero tutti i presupposti per proporre una revisione del processo che lo ha visto ingiustamente condannato.
Riteniamo, dunque, doveroso oltre che necessario rivolgerci alla E.V. affinché voglia attivarsi attraverso i canali diplomatici, per vagliare la possibilità di riaprire il processo nei confronti di Carlo Parlanti.
Siamo sicuri che qualora si ponesse in essere una revisione del processo, Parlanti potrebbe in tutta tranquillità provare la propria innocenza.
Chiediamo, dunque, sommessamente in qualità di difensori e connazionali di Carlo Parlanti che lo Stato Italiano possa farsi carico di questa drammatica situazione e ci consenta di poter difendere adeguatamente il nostro assistito, realizzando le necessarie condizioni.
Qualora il Governo Italiano, in accoglimento della nostra richiesta, acconsentirà a mettere a disposizione gli opportuni mezzi economici, potremo raggiungere Carlo Parlanti presso il penitenziario californiano ove è detenuto, allo scopo di approntare, in collaborazione con gli avvocati americani che si sono occupati del caso, un ricorso per la revisione del processo dinanzi agli organi di giustizia federali americani.
Nel contempo chiediamo altresì che lo Stato italiano fornisca adeguata assistenza sia giuridica che logistica mediante personale dell’Ambasciata Italiana in USA.
La battaglia che stiamo combattendo, quindi, non ha come scopo nessun tornaconto personale né interessi di sorta, ma è volta a restituire a Carlo Parlanti quell’onore e quella libertà che tanto indegnamente gli sono stati strappati.
Roma 24 dic. 08
Con ossequi.
Avv. Giuseppe Lipera