Ultimo, Ciancimino e noi

Insomma, ciancimino parla, parla, parla, non sta più zitto. Dal 2004, da quando Riina disse dall’aula bunker di Firenze “dovete sentire il figlio di Ciancimino”. E da allora un via vai di papelli finti, promesse ai magistrati e alle procure (che invece di arrestarlo, aspettano che sua maestà “figlio scemo del boss” si decida a parlare e a lasciare i documenti che promette da anni. Noi l’abbiamo chiamato peracottaro, inaffidabile, mafioso, e ci siamo quasi offesi quando ha querelato Ultimo che l’ha chiamato servo di Riina. Beh, noi crediamo (anzi, sappiamo per certo) che questo è l’inizio di un periodo di guerra tra mafia e antimafia, perchè chi fa il mafioso non può pretendere di fare l’antimafioso e il divo in tv. A ognuno il suo ruolo. Già troppe infiltrazioni nelle procure, non abbiamo bisogno di mafiosi bravi che ci riscrivano la storia d’Italia. Stasera sono uscite pesanti dichiarazioni del colonnello De Caprio, che non dovrebbero neanche servire per giustificare le infamie di Ciancimino, ma finchè i giudici non pensano da soli a vedere (rapporti alla mano) come si è arrivati a via Bernini, purtroppo le chiarificazioni di Ultimo sono necessarie. Basterebbe controllare i rapporti di tre mesi di lavoro dei ROS, per vedere passo passo tutta la storia, ma evidentemente è troppa fatica, ed è più comodo ascoltare un pentito sotto processo per riciclaggio e tante altre belle cosine. Anzi, facciamo così, per sicurezza, diamo la scorta al pentito e togliamola a Ultimo, che non sia mai succede qualcosa al mafioso..

Adesso in ordine: le dichiarazioni di Ultimo, la replica di ciancimino, e il commento finale.

Ultimo: Nell’udienza del 2004 nell’aula bunker di Firenze, Riina Salvatore pubblicamente esortò o meglio intimò all’autorità giudiziaria di sentire Massimo Ciancimino. Da quel momento secondo la mia esperienza, ma direi oggettivamente, Ciancimino ha assunto un ruolo strategico nell’interesse di cosa nostra,Riina ha voluto far capire ai magistrati e ai mafiosi che Ciancimino è un uomo suo e parla nel suo interesse. Evidentemente oggi persone delle istituzioni lo stanno ascoltando e legittimando, uccidendo e calpestando ancora una volta l’esempio del giudice Giovanni Falcone. Nessun mafioso, nessuna persona ci ha mai indicato il covo, l’abitazione dove abitava Riina Salvatore, ed è stato un peccato perchè avremmo risparmiato tempo e soprattutto le pagliacciate di questi anni. La verità che ho ripetuto in ogni sede è che l’arresto di Riina è stato ostacolato dalla Procura di Palermo e oggi capisco che ha dato fastidio a tutte quelle persone, che evidentemente avevano interesse a tenere in libertà Riina Salvatore, gli stessi che hanno isolato e ucciso professionalmente Giovanni Falcone, gli stessi che hanno isolato Paolo Borsellino, poi fisicamente ammazzati dai sicari di Cosa Nostra.

Se il Presidente della Repubblica o il governo o Nonna Papera avessero trattato con la mafia certamente non l’avrebbero detto a me o al colonnello Mori e avrebbero potuto legittimamente avvalersi del segreto di stato se lo avessero fatto. Invece il colonnello Mori e il capitano De Donno cercarono di acquisire notizie da Vito Ciancimino per catturare i latitanti di Cosa Nostra. Purtroppo Ciancimino non fu in grado di fornire alcuna utile indicazione. In ogni caso i due ufficiali dei carabinieri condussero Vito Ciancimino non all’ estero in uno stato franco, bensì nelle mani della Procura di Palermo e del dottor Ingroia, che allora non lo ritenne attendibile. Ora il figlio di Ciancimino parla (come ha ribadito Riina) di cose apprese dal padre e chi lo ascolta è tra gli altri lo stesso PM Antonio Ingroia. Sembra di essere al circo. L’arresto di Riina è stato il frutto di un lavoro trasparente e limpido svolto dai miei carabinieri a Palermo, a cui hanno contribuito le dichiarazioni del collaboratore Balduccio Di Maggio. Per aver compiuto questa grave azione (cioè avere arrestato Riina e Biondino Salvatore) sono stato anche processato e assolto. Basta leggere la sentenza di assoluzione e ascoltare la documentazione delle udienze su radio radicale per rendersi conto che quell’ arresto e tutte le vicende collegate si sono svolte in maniera legittima e trasparente, senza alcun inganno verso la Procura e senza alcuna trattativa. Dunque chi parla di trattativa e di accordi è solo un vile, uno dei tanti vili servi di Riina. Deve essere chiaro che io sono manovrato solo dai miei sogni, dalla voglia ribelle di lottare per la povera gente contro ogni oppressione e contro ogni prevaricazione. L’ unica trattativa che conosco è la lotta senza quartiere a Cosa Nostra e ai vili che la fiancheggiano, qualunque sia il colore degli abiti, delle divise, delle toghe e delle penne che usano.

Come arrivammo a via Bernini l’ho raccontato mille volte, ma evidentemente la parola di un carabiniere è meno attendibile di quella dei mafiosi e dei mafiosetti, per certa gente siamo come i lavavetri, e infatti io sono amico dei lavavetri. Abbiamo pedinato per mesi gli appartenenti alla famiglia mafiosa del quartiere Noce di Palermo, in particolare Ganci Raffaele, Ganci Domenico e Ganci Calogero. Proprio un pedinamento su Ganci Domenico si concluse nelle immediate vicinanze di via Bernini 52-54. Quella circostanza assunse una importanza determinante a seguito delle rivelazioni di Balduccio Di Maggio. Infatti Di Maggio riferì che le persone che curavano la latitanza di Riina erano i Ganci del quartiere Noce e i fratelli Sansone (costruttori del quartiere Uditore). Poichè i Ganci continuamente monitorati da noi non lo custodivano, potemmo valorizzare l’importanza dei fratelli Sansone i quali, dopo diversi accertamenti vennero visti uscire dal cancello carraio di via Bernini 52-54. Esattamente l’area in corrispondenza della quale avevamo visto sparire Ganci Domenico durante un pedinamento due mesi prima. Solo per questo motivo decisi di far svolgere un servizio di osservazione su questo obiettivo. Ma la Procura, ed in particolare il procuratore Aliquò, non volevano. Avevano deciso di svolgere quattro,cinque perquisizioni su tutti i luoghi dove Di maggio aveva dichiarato di avere visto o incontrato Riina anni prima. Questa strategia avrebbe bruciato ogni possibilità di catturare il latitante e di sviluppare le indicazioni del pentito e avrebbe invece svelato a Cosa Nostra il grado e la precisione delle indicazioni del collaboratore. Dopo lunghe trattative (le uniche a cui ho partecipato), mi fecero la concessione di poter osservare via Bernini a condizione che svolgessi un analogo servizio su un casolare coltivato a fichi d’ india dove erano sicuri, guardando una foto aerea, di avere visto macchine sospette. Ma io vedevo solo palme di fico d’india e lo dicevo… sembrava di stare al circo. Comunque il 14 gennaio facemmo l’ osservazione e la notte analizzando il filmato in caserma Di maggio riconobbe la moglie i figli di Riina e Vincenzo di Marco la persona che aveva indicato già settimane prima ai magistrati come autista di fiducia del latitante. A proposito di circo, questo Di Marco secondo le dichiarazioni fornite nella mattinata dai carabinieri di un reparto diverso dal ROS , nelle stesse ore in cui noi lo vedevamo uscire con una Golf da via Bernini, era stato seguito e visto salire su un trattore con cui avrebbe arato un campo a San Giuseppe Jato. Evidentemente avevano seguito una persona diversa. Capita a chi lavora e giustamente nessun PM chiese o ha chiesto mai dove avessero messo il furgone per osservare, o le telecamere, e perchè le hanno tolte. Una cosa è certa se avessero seguito Di Marco sarebbero arrivati a Riina immediatamente e prima di noi. Sono stati fortunati, si sono salvati da un processo e da mille pagliacciate che alla fine fanno ridere solo Riina, Provenzano e Massimo Ciancimino.
La non perquisizione alla casa di Riina è stata una scelta consapevole a cui ha aderito la Procura di Palermo che non è stata ingannata da nessuno. Infatti l’idea era quella di seguire da quel passo carraio i fratelli Sansone costruttori edili attraverso i quali volevamo individuare e disarticolare tutta la struttura corleonese anche nei suoi contatti politico-amministrativi. Come se oggi in un condomino venisse localizzato Bin Laden ed il suo luogotenente Mullah Omar. Poiché si cattura Bin Laden in lontananza, si sceglie di non perquisire la sua casa preferendo seguire dallo stesso condomino il Mullah Omar per disarticolare l’intera struttura di Al Qaeda.
In conclusione mi spiace deludere i vili servi di Riina, ma nel suo arresto non c’è nessun mistero, nessun intrigo, nessuna trattativa. Semplicemente lo Stato democratico è stato più forte della mafia e ha iniziato a vincere seguendo la via della legalità e della tecnica anticrimine.
Questi attacchi alle istituzioni, a uomini che hanno combattuto cosa nostra con coraggio nel suo periodo stragista, questo voler minimizzare la natura eversiva e terroristica che ha avuto Cosa Nostra, attribuendo strumentalmente allo Stato azioni criminali, sono un attentato alla verità che la società civile deve impedire a Riina, a Ciancimino e a quei servetti che li sostengono. L’ unico interesse che ha spinto me ed i miei carabinieri a combattere la mafia è stato ed è l’amore per la giustizia e per il popolo italiano e per questo deve essere chiaro a Riina e ai suoi nuovi sicari che non ci faremo intimidire oggi così come non ci facemmo intimidire a Capaci e a via D’ Amelio. Onore a tutti i combattenti caduti contro la mafia.

Ciamcimino non ha gradito essere chiamato servo di Riina, un po’ come se Riina querelasse le testate giornalistiche che lo chiamano mafioso. Ma bastava non essere mafiosi e non essere servi, per evitare l’epiteto sgradevole. Dopo aver saputo che Massimo Ciancimino provvederà per vie legali, Ultimo ha replicato secco: “A questo punto devo solo sperare che il giudice che valuterà i fatti non sia il nipote di Leoluca Bagarella“.

Questi i fatti. Vi annunciamo già da ora, che dai documenti che abbiamo trovato, molti traditori di Falcone e Borsellino che stanno cavalcando la scia dell’antimafia, dovranno giustificarsi presto in tribunale.

La verità è una sola, questione di tempo, chi ha giocato sporco paga. E il momento sta per arrivare.

P.S. il video del VIDEO PIZZINO DI RIINA

Commenti Facebook
Informazioni su Antonella Serafini 149 articoli
violinista per hobby, giornalista per dovere civico e morale, casalinga per lavoro, contadina del web e "colpevole" di questo sito antonella@censurati.it

4 commenti

  1. Vi annunciamo già da ora, che dai documenti che abbiamo trovato, molti traditori di Falcone e Borsellino che stanno cavalcando la scia dell’antimafia, dovranno giustificarsi presto in tribunale.

    La verità è una sola, questione di tempo, chi ha giocato sporco paga. E il momento sta per arrivare

    E’ da diverso tempo che annunciate sorprese, come questa. Ma quali sarebbero questi documenti che avete trovato? Li pubblicate o no? (d’altronde, i papelli sono stati pubblicati, che problema c’è a farlo con questi documenti?)
    Perchè siete stati proprio voi a trovarli? E perchè saltano fuori proprio adesso?

    Già che ci sono, vi riscrivo la domanda che vi avevo fatto qualche tempo fa, alla quale non ricevetti risposta, forse perchè non è stata notata:

    Ti risulta che Giovanni Falcone abbia mai detto o scritto queste parole?:

    «Lima non è mai stato un uomo d’onore associato a Cosa nostra. Da uomo politico siciliano stava attento a gestire certi equilibri, ma è sempre stato dalla parte dello Stato».

    Se non sai se le ha dette, almeno sai se corrispondono a quella che era la sua opinione su Salvo Lima?
    Perchè sono curioso di sapere se tutta quella storia ‘ricostruita’ dalla procura di Palermo è vera.(la si può riassumere così:Lima era l’uomo di Andreotti colluso con la mafia. Lui faceva da tramite tra cosa nostra e Andreotti. Andreotti andava da Carnevale per far annullare le sentenze. Ma Andreotti, secondo le sentenze, non ha avuto rapporti con cosa nostra dopo il 1980, e Carnevale è stato assolto. Se il primo anello della catena, quello di Lima, è falsato, allora cosa c’è di vero in questa storia?)

  2. guarda che non siamo ciancimino, noi. Abbiamo annunciato sorprese e le abbiamo mantenute, perchè il memoriale di ciancimino siamo stati i primi a pubblicarlo, e perchè il confronto con la grafia del papello siamo stati gli unici a farlo. E a smascherare il fatto che non si tratta della stessa mano.

    riguardo le parole di falcone: anche se l’avessi conosciuto in prima persona, ti pare normale che io ricordi una singola frase detta in tutta la sua vita? Non posso certo dire, da giornalista, che questa sia una frase sua. Ma nemmeno fossi sua moglia, potrei saperlo. Ma che domanda è?

    per quanto riguarda altre sorprese.. ripeto, non siamo ciancimino, promettiamo e manteniamo, NOI. E senza nessun guadagno, nè scorta, nè benefit, contrariamente al mafioso scemo.

  3. cianciare,blaterare,dicerie,invenzioni e chiacchiere.
    il resto è inutile!
    un cordiale saluto

  4. Scusa, avrei dovuto essere più chiaro. Quella presunta frase di Falcone è citata così come l’ho riportata in un libro di Lino Jannuzzi. Ma lui non indica la fonte. Perciò presumevo che si trattasse di qualche intervista o verbale. Volevo semplicemente sapere se vi risultava questa cosa, visto che non so se fidarmi di Jannuzzi.
    Dici che non potresti ricordare quella frase: e io invece dico che quella frase contiene un giudizio su una persona considerata collusa con la mafia, un giudizio positivo. Se l’ha detto, è una cosa che non si può dimenticare.

    Riguardo alle sorprese, va be’…

1 Trackback / Pingback

  1. Parlare di Ciancimino è inutile

I commenti sono chiusi.