Come ti costruisco il golpe. Ultimo casus belli

…e dopo tanti  articoli letti, ecco i fatti:

  • Il capitano Ultimo si occupo’ del caso CPL Concordia, un caso che parlava di truffa aggravata per gli incentivi erogati per il fotovoltaico. Questa inchiesta, partita dalla procura di Modena  nel 2015 riguardava impianti installati da CPL Concordia e gestiti da società satellite. Una vicenda che comunque sia finita, vede il responsabile relazioni esterne di Concordia ammettere tangenti . Secondo le confessioni, il denaro contante a nero veniva direttamente dalla Tunisia e serviva per foraggiare le attività della cooperativa. In cima a questa scottante questione appare il nome di D’Alema, che vende 2000 bottiglie del suo vino alla cooperativa. D’Alema, cari lettori, non Renzi.
  • Ultimo non fece in tempo a concludere l’inchiesta perchè fu rimosso dalle mansioni operative nell’arma. Dopo pochissimo tempo viene trasferito all’AISE, agenzie italiana di intelligence per l’estero. In questa sede ha mansioni diverse, e compiti diversi, con lavori diversi. Si lascia alle spalle il lavoro fatto nell’arma e apre un altro capitolo
  • Quando già Ultimo è nell’AISE, parte un’indagine sul caso CONSIP, condotta da altre persone, altri ufficiali, in completa autonomia. Una sporca storia di corruzioni e tangenti, e durante le indagini, nelle intercettazioni esce il nome della famiglia Renzi. Seguono confessioni, smentite, ma le intercettazioni sono lì, sotto gli occhi di tutti.

Ecco, premesso questo, la stampa di regime ha cucito un’indagine che iniziò Ultimo, con un’altra indagine a cui Ultimo non ha mai preso parte perchè già trasferito ad altri incarichi, mettendo tutto in un unico calderone. Ed ecco che esce il famigerato attacco a Renzi. Un attacco che ha visto solo Renzi, perchè a lui piace fare la vittima di presunti complotti.

Ne nasce un casus belli, un affare di Stato, perchè la campagna elettorale si avvicina, Renzi è in forte crollo di consensi, serve un capro espiatorio.

La vera anomalia, però, in questa vicenda, sono i “pizzini” dei vari esponenti delle esposizioni. Il ministro della difesa Roberta Pinotti,  ad esempio, chiede all’arma di prendere provvedimenti contro il capitano Ultimo per un presunto golpe, atto a destabilizzare il governo. Segue comunicazione del presidente del consiglio Gentiloni, con un comunicato in cui paventa la fiducia nell’arma, sicuro che questa saprà fare pulizia all’interno.

Forse il ministro Pinotti (così come Gentiloni)  pensa che i carabinieri giurino  fedeltà ai ministri, o ai presidenti,  dimenticando che la bandiera non ha nomi, ha solo colori, che sono quelli della nostra nazione. Dimenticano, ministri e presidenti vari, che non esistono tra i carabinieri giullari di corte pronti ad eseguire ordini su chi indagare e chi no. Perchè se un reato esiste, non si cerca l’amico dell’amico per insabbiare, ma si cerca il responsabile di un delitto come la nostra giurisprudenza insegna.

L’ultima volta che hanno processato Ultimo è stato perchè ha osato indagare su chi aveva rapporti di affari con Totò Riina, e quindi con Cosa Nostra. Ora, i metodi  sono gli stessi, ma cambiano solo i nomi dei mandanti. Salvo D’Acquisto non è morto per permettere che la sua divisa venisse scambiata per il vestiario di uno dei PUPI di Palermo. Il problema vero è che si cercano persone senza macchia, e poi si cerca di creare questa macchia per abbassarle al livello degli indagati.

Come ha sottolineato Ultimo in più di un’occasione, chi ha tradito il proprio popolo riducendolo alla fame, all’assenza di lavoro, all’assenza di un tetto, a uno strozzinaggio di Stato, non sono stati i carabinieri. I veri colpevoli cercheranno voti elettorali sulla pelle di chi ha sempre servito lo Stato.  Ma in questa battaglia, non si fanno prigionieri. I carabinieri che hanno lavorato per Ultimo, umiliati nella loro dignità lavorativa, nonostante la tempesta che è arrivata sulla testa del loro colonnello, si stringono intorno a lui e gli fanno quadrato intorno.

In politica, appena si vede la nave che affonda, i topi scappano sempre.  Questa la differenza della pasta di cui sono fatti personaggi e interpreti  di questa opera. Ma il telone non si è abbassato. E noi, oggi come nel 2005 quando iniziò il processo a Ultimo per il famoso covo, da cui fu prosciolto con formula piena, continuiamo ad essere al suo fianco. E non siamo gli unici, perchè noi siamo il popolo e perchè il popolo non ama chi abusa del potere conferito ai rappresentanti che non ne sono degni.

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violinista per hobby, giornalista per dovere civico e morale, casalinga per lavoro, contadina del web e "colpevole" di questo sito antonella@censurati.it