Parigi val bene una mischia

Il dottore Ingroia, pochi giorni fa, si è fatto intervistare dal Fatto Quotidiano, allo scopo di chiarire le ragioni per cui una notizia che lo riguarda, lanciata da alcuni quotidiani e divenuta virale, sarebbe falsa. “Parigi, Antonio Ingroia bloccato all’aeroporto di Roissy in stato di ebbrezza”, titolava ad esempio Repubblica, ed “È stato così costretto a uscire dall’aereo e tornare indietro”, per “partire qualche ora dopo, una volta ripresi i sensi”, proseguiva nell’articolo.

Invece non è vero, dice l’ex PM, il quale nella realtà sarebbe stato soltanto fatto scendere dall’aereo dalla polizia, convocata dal comandante (e contemporaneamente anche dallo stesso Ingroia, precisa lo sventurato, anche se non si capisce bene a quale scopo; sta di fatto che la polizia lo ha riaccompagnato in aeroporto – lui eh, non il comandante – , impedendogli di usufruire di quel volo ed obbligandolo ad attenderne uno successivo), e ciò sarebbe avvenuto dopo che lo stesso pilota gli aveva contestato “di essere alterato, di aver bevuto” – vale a dire di essere in stato di ebbrezza -, e quindi “di costituire una minaccia per la sicurezza”.

Tutto questo per il solo fatto che, a causa di alcuni presunti disservizi, l’allievo ed erede morale di Paolo Borsellino si era “arrabbiato di brutto” e aveva preso a litigare col personale di bordo “rispondendogli per le rime” e “alzando la voce”, il che invece – dice sempre lui – è una cosa normale: “un banale litigio”, “solo una manfrina per far partire subito un aereo”; solo quello. E avevo bevuto soltanto un paio di calici di vino, aggiunge, quindi ero “tutt’altro che ubriaco fradicio”, poiché “ero sulle mie gambe”. E così, invero, è tutto diverso, e l’avvocato Ingroia riesce a dimostrarlo con tutte le sue brave puntualizzazioni, districandosi senza troppa fatica tra le domande ficcanti e stringenti a lui rivolte dal quotidiano più inquisitore d’Italia, secondo lo stile del “buon giornalista” indicato dal direttore, quello cioè di non fare mai sconti agli intervistati e tenerli il più possibile alle corde.

Così, ad esempio, quando il suo interlocutore incalza: “In che lingua avete litigato?”, “In francese”, risponde lui, “il mio, forse, non correttissimo. Lui ovviamente [lo steward- ndr] fa finta di non capire”. Noi dobbiamo ammettere una certa incontenibile curiosità di poter vedere dal vivo tale dissimulazione da parte dello steward, ad esempio nel momento in cui potrebbe essersi sentito scandire, per ipotesi, un bel lei non sa chi sono io! tradotto e pronunciato in un francese un po’ siculeggiante dal dottore Ingroia, pochi secondi prima che il comandante dell’aereo gli contestasse di dar l’aria di essere un po’ brillo.

Contestazione pretestuosa, assicura Ingroia, asserendo, nella stessa intervista, di disporre di numerosi testimoni pronti a confermare che se su quell’aereo lui ha preso a dare in escandescenze o comunque se ha dato mostra di qualche intemperanza, ciò è avvenuto al naturale, perché era “molto arrabbiato”, e non per alterazione etilica. Ma tutto questo, comunque sia, è gossip, o al limite commedia all’italiana, e non è su una scenetta alla Verdone in vacanza che noi intendiamo qui concentrare l’attenzione, ma su un dettaglio ben più serio.

Ci riferiamo all’inquietante coincidenza individuata dall’ex pubblico ministero della “trattativa”, e ripresa persino nei titoli dell’intervista: “Fake-news all’anniversario della sentenza [sulla trattativa – ndr]”. Un segnale, quindi, questo falso scoop della sbronza, lanciato dalle forze oscure dello stato-mafia ad una data ben precisa. Vabbè, noi però sommessamente rileviamo che se il lancio è partito da Repubblica, allora è partito da uno dei due quotidiani (l’altro è il Fatto, appunto) che più di altri hanno sempre sostenuto ed ancora sostengono, con taglio deciso in tutti gli articoli, la tesi di Ingroia e dei colleghi della Procura di Palermo sul presunto patto scellerato.

Tuttavia dobbiamo pure rilevarne un’altra, di coincidenza, che potrebbe dar conforto ai dubbi del dottore Ingroia. In questi giorni e per i prossimi mesi radio radicale ha in calendario la trasmissione, registrazione ed archiviazione di tre processi importantissimi, già diffusi integralmente dalla radio nelle udienze precedenti: il processo sui depistaggi processuali sulla strage di Via D’Amelio, il processo sulla cd “’ndrangheta stragista” (uno spin-off della trattativa), e, appunto, il processo “trattativa”, che proprio in questi giorni ha ripreso con l’appello.

Ebbene, guarda la coincidenza, a quanto pare questi tre processi non li potremo più ascoltare né conoscere in modo diretto, dal momento che il governo, con una fretta sospetta, ha annunciato l’interruzione della concessione di Stato a Radio radicale, che dovrà interrompere le trasmissioni proprio sul più bello. Fiammetta Borsellino ha già diffuso un video in cui contesta con vigore la grave circostanza, ed ora ci aspettiamo che facciano lo stesso il dottore Ingroia e, magari, anche lo zio di Fiammetta, Salvatore Borsellino, non avendo mai mostrato alcuna difficoltà, queste persone, a denunciare ogni tipo di censura corrente su quei processi.

E.T. (Segugio)

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