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Che non sia un Natale cieco e vuoto

22/12/2009 vipera 0

Carissim*,
anche quest’anno siamo giunti al Natale. Da diverse settimane siamo immersi, tra luci, regali, addobbi e orpelli vari nell’atmosfera della festa.

Una festa che quest’anno, come tutti gli anni ma forse anche di più, lascerà fuori moltissime famiglie.

Sarà un Natale carico di dolore nelle oltre mille famiglie che nel 2009 hanno visto un loro familiare morire sul posto di lavoro.

Sarà un Natale triste e mesto nelle migliaia di famiglie che la speculazione finanziaria ed industriale ha lasciato senza un lavoro, togliendo la speranza anche per il 2010.

In questi ultimi giorni le cronache sono state interessate dai disagi per la neve che ha bloccato i trasporti. Treni, aeroporti e autostrade bloccate che hanno ritardato molte partenze per le vacanze e moltissimi rientri a casa di chi abita, per studio o per lavoro, lontano dalla famiglia. Per moltissimi, che forse il Natale neanche ricordano cosa sia, questo gelo (che tanto allieta i volti dei bambini coperti e protetti nelle case e nelle scuole) ha già significato la morte. Nella frenesia dello shopping, nel luccicare degli addobbi stradali non ci siamo accorti, abbiamo tralasciato e in alcuni casi anche calpestato, fratelli e sorelle che vivono ai margini, al limitar delle strade. Persone che le vicende della vita hanno sbalzato via dalla società, costringendoli agli stenti, alla fame e alla miseria. Mentre ci prepariamo al cenone natalizio ricordiamo che esistono anche loro.

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SERGIO DE CAPRIO: La rabbia del numero Ultimo

13/11/2009 Antonella Serafini 0

di ENRICO FEDOCCI (l’articolo che segue è stato pubblicato dal settimanale Panorama)

Carabinieri irrequieti Ha arrestato Riina, ha stanato la Duomo connection. Ma anche disobbedito ai suoi superiori. E l’Arma non l’ha perdonato.

È bastato che si riparlasse delle stragi di mafia (vedere anche l’analisi a pagina 39), che ritornassero alla mente le morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per far scattare Capitano Ultimo. Si è ribellato a chi (con le rivelazioni di Massimo Ciancimino) metteva in dubbio le sentenze e il lavoro di uomini che hanno sacrificato la loro vita per combattere boss e ha detto: «Le ultime dichiarazioni di Ciancimino sull’arresto di Riina sono l’ennesima aggressione di stampo mafioso. Ma la cosa più grave è che ci sia qualcuno all’interno delle istituzioni che legittima questo servo di Riina. Significa che i servi di Riina sono anche all’interno delle istituzioni».

È così Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo: lui non le manda a dire. Lo sanno bene milioni di italiani, perché lo hanno conosciuto con il volto di Raoul Bova in una fiction di successo.

Sul presunto accordo tra Bernardo Provenzano e lo Stato per la cattura del Capo dei Capi, evocato dal figlio di Vito Ciancimino, il colonnello dei carabinieri ha detto la sua, malgrado i suoi superiori l’abbiano “imbavagliato” anche davanti alla diffamazione.

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Ciao Signorina Anarchia, ciao Signora Libertà

22/08/2009 vipera 0

“Saltò in alto, sfondò persino il soffitto di tela. E il cuore, divorato dall’amore, andò a far capriole fra le stelle” (George Bataille)

“il sole cade a picco … l’asfalto che si scioglie brucia i tacchi alle mie scarpe … questo cielo ancor sereno sembra esplodere d’estate …” cantavano un gruppo simbolo del beat italiano, i Nomadi. E in una afosa giornata di agosto è volata via Fernanda Pivano, del beat in Italia precursore e voce. Conobbe Kerouac, Hemingway e tutti i grandi della letteratura libertaria. E cominciarono a sognare. Sogni veri, vissuti, profondi. Impastati di stelle e di polvere, la polvere della strada che Nanda ha attraversato con rara intensità e leggerezza. In punta di piedi le sue traduzioni, i suoi libri, hanno scavato un solco nella cultura italiana. Tenera e dolce, senza mai alzare la voce o cercare di imporsi con tracotanza. E’ bastato il cammino, la strada percorsa con i compagni di viaggio più belli.

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Punirne uno per educarli tutti

29/06/2009 Antonella Serafini 1

Che cosa spinge un comune a smantellare un corpo di polizia municipale? Me lo sono chiesto quando mi sono trovata casualmente a leggere un quotidiano in Campania, che parlava di questo fatto su un trafiletto di poche righe. Come cittadina ho sempre provato antipatia verso la figura del vigile urbano, visualizzato con taccuino alla mano, dietro a una macchina che fa una multa. Ma giornalisticamente mi suona strano (specie se ci troviamo in Campania) vedere che il capo della polizia municipale si ritrova senza uomini, demansionato e licenziato, il tutto dopo aver fruttato allo stesso municipio centinaia di migliaia di euro. E’ accaduto al Comune di Morcone. Il capo dei vigili si chiama Donato Mannello. Ci incuriosiamo e andiamo a Morcone a chiedere un po’ di notizie. Un po’ di domande in un bar, un po’ di domande a una pompa di benzina, la frase più gettonata è “eeeeeh, addà vere’ qant’altra robba, sa trova, cca’”. Però nessuno che si sbilancia. Cerco materiale, distribuisco biglietti da visita, e i primi risultati li ottengo una volta tornata a Roma. Dopo pochi giorni del viaggio a Morcone, mi trovo il caso bello pronto nella cassetta della posta. Spedito da un paese di cui non si capisce bene il nome, in totale anonimato. Riassumo per tutti, perchè la storia si fa torbida. Donato Mannello, capo dei vigili, si trova demansionato e licenziato per aver abusato della sua professione nel controllo di abusi edilizi inesistenti, messo firme false, perseguitato innocui cittadini, e appropriato di soldi della cassa municipale. Detto così ci sarebbe da pensare che quest’uomo è un criminale. E quindi approfondiamo meglio.

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23 maggio, dalla morte alla vita, passando per la guerra

23/05/2009 Antonella Serafini 2

Quanto sto per scrivere è un proclama di guerra. La giustizia quasi mai piove dal cielo, per cui diventa una condizione per la quale bisogna lottare. In una giornata come quella di oggi, in cui ricorre la strage di Capaci dove Falcone, sua moglie e la scorta persero la vita, noi per rispetto a quel magistrato e per le istituzioni che ha difeso e onorato con la vita, dichiariamo guerra a tutte quelle persone che indegnamente usurpano una toga o un’uniforme. Vogliamo preparare l’elenco di tutte quelle persone che con dolo hanno amministrato la legge in maniera sbagliata, giocando con la vita di persone innocenti.

Pescara: caso Marsilii. Una ragazza viene accusata di lesioni aggravate (accoltellamento di un fratello). In prima pagina sui giornali locali. Dopo 5 anni di travaglio e 14 avvocati cambiati, si arriva al proscioglimento con formula piena. Inizialmente la ragazza è stata messa per sei mesi ai domiciliari, 3 giorni in carcere, e nonostante l’avessero pestata a sangue, nessuna cura. Il coltello incriminato, periziato, risulterà completamente PULITO, sia dal sangue che dalle impronte digitali. Chi poteva entrare in luoghi dove hanno accesso reperti sigillati? Come fa a risultare pulito un coltello da cucina che si usava per tagliare una bistecca?

Località protetta: Piera Aiello, testimone di giustizia e stretta collaboratrice del giudice Borsellino, dopo 18 anni di vita in località protetta, scopre che a causa di due cretini che usurpano idegnamente la divisa da carabiniere, tutta la città di Partanna sa la nuova identità, dove vive e chi frequenta. Anzi, non lo sanno tutti, ma le persone amiche dei boss del posto si. E visto che Cosa Nostra non dimentica, non vogliamo dimenticare neanche noi questo gesto irresponsabile di due persone che TUTTORA indossano la divisa.