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Palermo, the day after

18/01/2010 Antonella Serafini 1

Il cuore ha vinto ancora. Veder riunirsi dopo 20 anni un gruppo di persone che ha condiviso spazi, lavori, ritmi di lavoro, sudore, sacrificio, è stato emozionante. I giornali che hanno titolato “delusione della squadra per l’assenza di Ultimo”, non ha potuto vedere la gioia invece di ogni membro di Crimor quando finalmente hanno rivissuto un pezzo di storia insieme al loro comandante.

Un cuore solo all’unisono per le 40 persone della squadra, che quando parlano del loro “unico” comandante, si dichiarano disposti a tornare all’istante con lui, se solo ci fosse la possibilità di poter lavorare di nuovo insieme. Quello che non è stato possibile vedere sono stati gli occhi lucidi di tutta la squadra quando si raccontavano fatti di quel periodo magico, in cui si facevano turni di lavoro fino allo stremo delle forze, gli straordinari erano diventati ordinari, e la loro più grande soddisfazione e il loro sforzo lo sentivano ripagato dalle lenzuola appese dai balconi palermitani il giorno dell’arresto di Riina, con la scritta “grazie carabinieri”.

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Che non sia un Natale cieco e vuoto

22/12/2009 vipera 0

Carissim*,
anche quest’anno siamo giunti al Natale. Da diverse settimane siamo immersi, tra luci, regali, addobbi e orpelli vari nell’atmosfera della festa.

Una festa che quest’anno, come tutti gli anni ma forse anche di più, lascerà fuori moltissime famiglie.

Sarà un Natale carico di dolore nelle oltre mille famiglie che nel 2009 hanno visto un loro familiare morire sul posto di lavoro.

Sarà un Natale triste e mesto nelle migliaia di famiglie che la speculazione finanziaria ed industriale ha lasciato senza un lavoro, togliendo la speranza anche per il 2010.

In questi ultimi giorni le cronache sono state interessate dai disagi per la neve che ha bloccato i trasporti. Treni, aeroporti e autostrade bloccate che hanno ritardato molte partenze per le vacanze e moltissimi rientri a casa di chi abita, per studio o per lavoro, lontano dalla famiglia. Per moltissimi, che forse il Natale neanche ricordano cosa sia, questo gelo (che tanto allieta i volti dei bambini coperti e protetti nelle case e nelle scuole) ha già significato la morte. Nella frenesia dello shopping, nel luccicare degli addobbi stradali non ci siamo accorti, abbiamo tralasciato e in alcuni casi anche calpestato, fratelli e sorelle che vivono ai margini, al limitar delle strade. Persone che le vicende della vita hanno sbalzato via dalla società, costringendoli agli stenti, alla fame e alla miseria. Mentre ci prepariamo al cenone natalizio ricordiamo che esistono anche loro.

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Blenda, assassinata dalla transfobia di Stato

30/11/2009 vipera 0

La vicenda, nata intorno all’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, ha riassunto l’ipocrisia, l’intolleranza e la violenza italici.

Carissima Blenda,
è con amarezza e vergogna che scrivo queste righe. Amarezza per la tua tragica morte e per come nulla è stato fatto per difenderti. E vergogna per quest’Italia che ancora una volta si è mostrata ipocrita, violenta, intollerante, incapace di superare indifferenze, pregiudizi e squallidi giochi di potere. Sei stata uccisa nella giornata della memoria contro la transfobia, una delle peggiori intolleranze che infestano l’inciviltà italiana. E la tua tragica morte, il gioco al massacro di queste settimane contro te e le tue amiche mostrano ancora una volta questo terribile volto.

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I politici dicono di agire nella legalità

05/10/2009 Antonella Serafini 2

I politici (tutti, a destra e sinistra) fanno discorsi sulla legalità, e non solo i politici, però quando una persona si muove nella legalità e rischia la vita, tutti si dimenticano di passare ai fatti. Non ne parla nessuno. La storia di Piera Aiello dovrebbe essere la notizia d’apertura di tutti i telegiornali e di tutte le testate e blog dell’antimafia. Ma Piera Aiello non frequenta salotti, quindi nessuno che non vada da solo a cercare la sua storia, la conoscerà mai. La notizia è “Piera Aiello è tornata a Partanna”. Che, detto così non significa niente. C’è ancora chi dice “e chi è Piera Aiello? e che c’importa a noi dove va?” Queste sono le domande che si pongono le persone che aspettano il film su Rita Atria, prima di sapere della sua esistenza. Certo, non si può sapere tutto di tutti, ma i giornalisti si, hanno avuto comunicati stampa, hanno avuto notizie. Ma non ne scrivono. Censura o non censura, non ne scrivono a volta proprio per scelta, perchè Piera Aiello è ancora viva, quindi non fa notizia. Dopo aver collaborato con Paolo Borsellino come testimone di giustizia per aver visto fatti che inchioderebbero boss di Partanna, ha cambiato identità, vive in luogo segreto.. Una scelta dura, il cui esempio sarà seguito da Rita Atria, suicidatasi dopo la morte dell’unico uomo di Stato che le è stato vicino, Paolo Borsellino. Dopo 18 anni di vita segreta, Piera Aiello viene a sapere che è saltata la sua copertura, che i boss di partanna o i loro parenti, sanno dove vive e sotto quale nome. E fa un reclamo al servizio centrale di protezione. Per mesi nessuno ha dato risposta, per mesi è stato chiesto aiuto, per mesi Piera è un morto che cammina, ma stavolta non è sola, ha una famiglia, dei figli. Ha anche la responsabilità della loro vita, non solo della sua. Ma al servizio centrale di protezione latitano (il termine latitanti prima si usava per altre persone) e il segno di abbandono è sempre più forte. Addirittura adesso, dopo aver liquidato Piera Aiello a livello economico (nel senso, dopo averla aiutata – e non stiamo a dire come perchè vomitereste sulla tastiera – nel periodo in cui non aveva nuova identità), viene definita EX-TESTIMONE, quindi senza più diritti. Piera decide così di rivendicare con forza un diritto, che non è nemmeno scritto dalla Costituzione, per la sua ovvietà. Il DIRITTO A VIVERE.
Per tornare a Vivere, visto che la sicurezza non c’è e che rischia la vita anche in località protetta con il beneplacito del servizio di protezione (e dei funzionari che SI VEDE COME HANNO A CUORE l’incolumità di chi rischia la vita per aiutare un magistrato.. e poi magari lo commemorano ogni 19 luglio) torna al suo luogo d’origine: Partanna. Per legge un testimone non può essere considerato EX se il rischio di vita permane, per cui contro ogni principio di legalità, viene condannata a morte una persona che ha messo da parte la sua vita per salvarne altre. Per meglio chiarire la storia, alleghiamo il documento che Piera Aiello stessa ha inviato al Ministero dell’Interno e nello specifico al Servizio Centrale di Protezione.

Documento Piera Aiello

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Il giornalismo dei piagnucolanti

10/09/2009 Antonella Serafini 9

fonte: www.paolobarnard.info

Ma dov’è la dignità di Santoro? Di Travaglio? Della Gabanelli? E delle centinaia di migliaia di voi che li seguite? Lewis Hill si vergognerebbe di loro, e di voi.
Rampognano da non so quanti anni che in Italia c’è il ‘regime’, un regime viepiù bieco e nero, ma poi alle casse del ‘regime’ vanno a piagnucolare spazi televisivi e denaro. Mai nella storia degli oppositori d’Italia, dai giorni dei fratelli Rosselli a oggi, né nella storia d’Occidente, si è vista una condotta talmente penosa. E voi pubblico strillate che l’informazione è di ‘regime’, ma tutto quello che volete fare è starvene a casa in salotto e avere la libertà servita gratis in Tv dal ‘regime’. Ridicoli. Mai nella storia delle società civili organizzate, dalla nascita del socialismo a oggi, si sono visti così tanti incapaci cittadini.

Santoro naviga per 20 anni fra le fila dei comunisti e post comunisti di Ingrao nella televisione di Stato, e oggi finge di non sapere che la Tv di Stato è un cadavere decomposto, inutile scuoterlo. Gabanelli si infila nella Tv di Stato di Craxi, col socialista Roberto Quagliano (vero ideatore di Report) e con Giovanni Minoli, e oggi lamenta ‘censura’ dopo 5 anni di prime serate sotto Berlusconi. Travaglio dichiara che nella Tv di Stato “tutti hanno il guinzaglio, e senza guinzaglio lì dentro non ci si entra”, poi sta anche lui abbarbicato al botteghino di viale Mazzini ad attendere i suoi contratti firmati. Tutti e tre a pretendere la paghetta dal ‘regime’.

Intervista a Ultimo

01/09/2009 Antonella Serafini 1

Il capitolo più controverso (e mediaticamente più succulento) è quello relativo al famoso covo di Riina. La famosa villa di via Bernini, può essere definita un covo?

L’abitazione a cui si fa riferimento, era l’abitazione di Ninetta Bagarella dove i bambini ricevevano altri bambini per giocare. Negli atti processuali c’è tutto. Rifarei oggi tutto quello che ho fatto quel 15 gennaio, perchè il covo, la base logistica, non è mai nella casa dove vivono moglie e figli. E dopo la cattura di Provenzano, dovrebbe essere chiaro questo concetto. Lui in un posto (covo), e la moglie in casa con i figli.

Il pm Ingroia: è più grave che abbia rapporti con i mafiosi come l’imprenditore Aiello o il maresciallo Ciuro, talpa di Provenzano, o è più grave che non sapesse, come ha dichiarato, che fossero mafiosi?

Sono gravi entrambe le cose,  e in questi casi capisci quanto erano grandi Falcone e Borsellino e ti rendi conto del  vuoto, della mediocrità, “professionale e morale” che hanno lasciato con la loro scomparsa.

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Papà c’è e non serve solo per pagare

17/06/2009 Lisa biasci 0

“La giustizia non è ardore giovanile e decisione energica e impetuosa: giustizia è malinconia.”
Thomas Mann (1875-1955)

Papà c’è e non serve solo per pagare, sentenzia il tribunale: la storia di un cittadino romano

a cura di Lisa Biasci

La giustizia è malinconia: così diceva lo scrittore tedesco nel “Disordine e dolore precoce”, così possiamo dire noi -oggi- quasi senza fiato, alla fine di una lunga “querelle” giudiziaria. Vicenda umana malinconica davvero, di malagiustizia, quella di un “uomo perbene” di cui ci siamo occupati tante volte nelle pagine di Censurati. Vi ricordate il caso di malagiustizia di un papà condannato quattro anni or sono da un tribunale civile di questo malandato paese a versare un assegno di mantenimento onerosissimo all’ex moglie? E poi, a lasciare la propria casa, ad affrontare perizie, CTU, incontri con i servizi sociali perché non riusciva più a vedere suo figlio?

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Testimone di giustizia: “Dico basta! Voglio vivere pienamente o morire”

27/03/2009 Antonella Serafini 1

Pino Masciari, una delle rare persone che hanno deciso di perseguire la strada della legalità denunciando estorsioni, racket, denunciando connivenze tra politica e imprenditoria mafiosa calabrese, ha deciso di lasciarsi morire con uno sciopero della fame e della sete. Abbiamo però paura che il nome di Pino in molti lo conosceranno solo dopo un film sull’antimafia, perchè si sa, essere eroi e contemporaneamente vivi, non è di moda.

DICHIARAZIONE DI VOLONTA’ o TESTAMENTO

Io sottoscritto, Giuseppe (Pino) Masciari, nato a Catanzaro il 5 febbraio 1959, residente a Serra San Bruno, via Aldo Moro, ma di fatto domiciliato presso il Servizio Centrale di Protezione Roma, nel pieno delle mie facoltà mentali, in totale libertà di scelta e allo scopo di salvaguardare la dignità della mia persona e della mia famiglia, affermo solennemente con questo documento, che deve essere considerato una vera e propria dichiarazione di volontà, il mio diritto di autodeterminazione a sospendere qualsiasi forma di alimentazione, sia essa liquida che solida.

DICO BASTA! VOGLIO VIVERE PIENAMENTE O MORIRE!

La mia vita è stata condotta nel rispetto delle leggi e in funzione di questo ho chiesto il diritto di vedere ottemperata la sentenza emessa dal T.A.R il 23 gennaio 2009. Sentenza che ho atteso per quattro lunghi anni e che ha comportato un ulteriore accrescimento ai dodici anni di disagi e di isolamento patiti da me e dalla mia famiglia.

Il competente Ministero dell’ Interno non ha provveduto a mettere in atto la sentenza nel rispetto della COSTITUZIONE.

Per il riguardo loro dovuto, ho trasmesso gli atti della vicenda alle tre alte Cariche dello Stato – Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera – ponendoli quali garanti del mio diritto e dai quali non ho ricevuto risposta alcuna.

Per tale ragione, scelgo l’atto estremo di porre fine all’ipocrisia che finge di tutelarmi uccidendomi quotidianamente.

Nel caso in cui non avvenga la applicazione della sentenza, come da mio diritto, smetterò di alimentarmi.

Attuerò la mia volontà in tempi brevi.

Qualora subentrino condizioni di malore, conseguenti a tale mia scelta, ovvero nel caso in cui perda le capacità di decidere e/o di comunicare, provvedo alla nomina di un fiduciario che si impegna a garantire lo scrupoloso rispetto delle mie volontà.

FATTO

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La CGIL abbandona Tommaso Fonte?

17/11/2008 admin 0

Tommaso Fonte è un discreto ed elegante signore ragusano di 47 anni. Nel 1981, quando l’Italia non ancora sognava sui campi spagnoli dietro ad un cavallo di razza di nome Pablito, entra nella CGIL. Sette anni fa viene eletto a segretario della Camera del Lavoro di Ragusa, il più giovane in Italia ad assumere questo incarico.

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La piazza è Cosa Nostra

01/11/2008 Antonella Serafini 12

Premessa: credo che Curzio Maltese abbia raccontato ciò che ha visto. Credo nella sua versione dei fatti. E proprio per questo, sarebbe opportuno che si apra un’inchiesta su chi erano gli attempati studenti anche più grandi di lui che “dicevano di essere del Blocco Studentesco”, visto che il più vecchio là in mezzo ha 23 anni.
Premesso questo, e dopo aver ascoltato tutto e tutti, stavolta parlo io sui fatti di piazza Navona. Io so. So perchè alcuni dei ragazzi del Blocco Studentesco li conosco di persona, e so come sono fatti. Se una persona di 130 Kg va da uno di loro dicendo “ti spacco la faccia se non sparisci”, non solo non scappano, ma pur sapendo di essere in inferiorità fisica, si arrotolano le maniche e dicono “avanti!”. Questi sono i ragazzi del blocco. Magari sanno di prenderle, ma non si tirano indietro.
Ma qualunque video o foto che li scagioni, loro saranno sempre dalla parte perdente, in questa Italia, perchè si dichiarano i fascisti del terzo millennio, e in qualità di fascisti sono sporchi brutti e cattivi, e vanno puniti. Poco conta se manifestano senza simboli o mani tese o inni, anzi urlando “siamo tutti quanti studenti”. Poco conta perchè loro sono e saranno sempre neo fascisti, quindi sporchi brutti e cattivi.

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Comunicato stampa del blocco studentesco

29/10/2008 0

Blocco Studentesco: “L’aggressione degli antifascisti ha causato due feriti fra i nostri ragazzi”

“E’ stato il Blocco Studentesco ad essere aggredito dagli antifascisti universitari presenti al sit-in sotto il senato. Due nostri ragazzi sono rimasti feriti.” “Alcune agenzie riportano i fatti in maniera distorta, addossando addirittura la responsabilità al Blocco Studentesco” proseguono “ma abbiamo filmati che pubblicheremo su youtube e su facebook che come al solito dimostreranno una realtà ben precisa: gli scontri e le divisioni fra studenti sono fomentate dagli antifascisti che non accettano che nella protesta studentesca ci sia unità generazionale fra ragazzi di destra e di sinistra.”

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Le prostitute vi precederanno …

01/10/2008 vipera 0

“In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno di Dio. Infatti è venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto, i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto. Voi, pur vedendo, neppure dopo vi siete piegati a credere”
(Matteo 21,31-32)

Queste sono le parole del Vangelo che domenica scorsa sono risuonate in tutte le Chiese. Sono giunte nelle orecchie di tantissimi italiani. Probabilmente anche di molti politici(Fini, Berlusconi, Casini, Giovanardi, Rutelli, Binetti, Bobba e tanti altri …) del Parlamento italiano. E di giornalisti, opinionisti, brava gente, ciellini e tanti altri.

Le prostitute, pronte ad ascoltare la Parola, precederanno ricchi, notabili, farisei nel Regno dei Cieli. Per Cristo non importa chi sei o quale posto occupi nella società.

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mentre lo Stato fa finta di combattere la mafia

18/07/2008 admin 3

la macchina di Pino Maniaci è stata data alle fiamme. Quella stessa macchina con cui mi ha accompagnato a Corleone, a vedere la casa dei Lo Piccolo, a girare servizi fino a notte inoltrata, che mi ha riportato a Palermo perchè l’ultimo treno da Partinico l’avevo perso perchè c’era da lavorare fino a tardi…

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“Papà c’è” ma il tribunale non si pronuncia: continua a fare danni il mobbing affettivo e la malagiustizia

19/06/2008 Lisa biasci 0

La storia è sempre quella che conoscete attraverso Censurati. L’abbiamo raccontata a più riprese: quasi quattro anni di vita processuale di un uomo, un professionista romano, che vittima di una separazione giudiziale continua a dar battaglia in tribunale per riuscire a vedere suo figlio di tredici anni che ormai non vede più da un anno e mezzo, perché vittima anche lui della separazione dei genitori.

Il suo è un caso chiaro e semplice di una sindrome di “alienazione genitoriale”: il minore è stato plagiato e condizionato dalla madre contro il padre e la famiglia paterna per scopi meramente utili al proprio tornaconto affettivo e patrimoniale.

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Lettera aperta a Marco Travaglio sulla libertà

01/05/2008 admin 11

lettera aperta di Paolo Barnard, ex giornalista di Report a Marco Travaglio

Caro Travaglio, io ho le prove che tu non sei libero. Non mi dilungo, te le espongo in breve e ti assicuro che non sto parlando del fatto che, ad esempio, tu ti rifiuti di parlare di temi come il Signoraggio bancario, nonostante esso sia una piaga aberrante artificiosamente inflitta alla vita di ogni singolo italiano, che ne paga un prezzo altissimo.

No, Marco, parlo di altro. Tu non sei libero perché tu oggi sei una Star; perché sei in prima serata TV ogni settimana e proprio nel luogo dove secondo te “…chi non ha il guinzaglio in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha”; perché sei lì anche tu, col trucco di scena, con i riflettori sparati su di te, col megaschermo dietro le spalle che amplifica il tuo verbo; perché giri l’Italia fra il tripudio dei fans club, che ti adorano; perché sei un’Icona. Tutto questo è Potere, è meravigliosamente forte, è oppio. Una volta assaporato, non se ne può più fare a meno. E allora Marco, quando dovesse capitarti di scorgere qualcosa che non va, e proprio nelle strutture che ti garantiscono quel Potere, quell’inebriante vivere, quel tuo oppio, e intendo una stortura, magari proprio del marcio, un’omertà, o la negazione di un qualsiasi principio morale o di un diritto, tu che faresti Marco? Lo denunceresti? Spareresti cioè un siluro alla base stessa delle fonti della tua inebriante fama? Li manderesti a gambe all’aria assieme a gran parte del tuo status di celebrity? Cioè svergogneresti e denunceresti chi ti trasmette e il loro megaschermo? Chi ti pubblica ogni parola senza fiatare? Chi ti amplifica nelle piazze dei centomila? Chi ti fornisce il tuo oppio? Oppure chiuderesti un occhio? E magari anche tutti e due? Perché lo sai bene come reagirebbero alla tua denuncia: sarebbe rancore, veleno, isolamento per te, cellulari che non ti rispondono più, inviti che non ti arrivano più, amici che, ops, non ci sono più, il tuo volto che scompare dagli schermi e dalla memoria.