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La scorta a Ultimo è uno status simbol, lo dice un parlamentare

05/01/2010 Antonella Serafini 1

Non pensavo esistesse un simile grado di superficialità in parlamento (preferisco parlare di superficialità perchè l’alternativa è stupidità estrema). Molti sapranno della scorta tolta a Ultimo senza nessuna giustificazione, senza nessun segnale di scampato pericolo. Per far vedere quali sono i pericoli facciamo parlare i rapporti della DIA consegnati alla Procura di Caltanissetta, che forse sono più credibili di un giornalista qualunque.

PROCURA DELLA REPUBBLICA

Presso il Tribunale di CALTANISSETTA

Direzione Distrettuale Antimafia

Documentazione estratta dalla Richiesta per l’applicazioni di Misure Cautelari del 11 novembre 1998, inerente al procedimento contraddistinto con il numero 1902/98 R.G. modo 21, D.D.A.

2) Il progetto di attentato nei confronti del Capitano dei Carabinieri “ULTIMO”. Correlazioni con le dichiarazioni rese da Salvatore CANCEMI e da Gioacchino LA BARBERA: configurabilità del reato di istigazione di cui all’art. 302 c.p. nei confronti di Bernardo PROVENZANO.

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Noi siamo quelli che un tempo ci chiamavano CRIMOR

15/10/2009 Antonella Serafini 0

Molte le critiche sul fatto che le notizie sulla revoca della scorta vengono mandate solo su Tgcom. In attesa che i bravi giornalisti indipendenti ne parlino, noi facciamo da cassa di risonanza alle parole dei ragazzi di Crimor, che hanno mandato una lettera all’Arma chiedendo di poter proteggere (del tutto gratuitamente) il loro comandante, rimasto “scoperto”.

LETTERA ALL’ARMA

Noi siamo quelli che un tempo ci chiamavamo CRIMOR, gli uomini dell’uomo che si chiamò Ultimo, quelli che oggi vengono accusati ed offesi. Il nostro Comandante viene colpito alle spalle da basse insinuazioni e viene privato della scorta, in un Paese dove la scorta viene concessa, come status symbol, anche a chi cannibalizza il Paese.

Noi ci offriamo, tutti noi, in congedo o in servizio, per scortare e difendere il nostro Comandante dalle insidie della Mafia. Una Mafia che arringa, tiene banco e spiega la storia, utilizzando come uditorio spettacoli televisivi grondanti falsità ed odio nei confronti di chi ha sofferto e combattuto.

Noi ascoltiamo e dentro cresce la rabbia, la stessa con cui abbiamo combattuto i nemici della Patria. Ma quelli erano più onesti, utilizzavano armi convenzionali e finivano in galera, non nelle trasmissioni… E chi ha vestito una divisa, e poi una toga ed ora siede tra i banchi del potere non può parlare senza cognizione di causa e condividere ciò che propagano certe persone con doppi fini.

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Revocata la scorta a Ultimo

11/10/2009 Antonella Serafini 0

In tanti tentano di sminuire, ma le intercettazioni ambientali fatte in case di affiliati parlavano chiaro, Ultimo doveva essere tolto di mezzo, e se non ci si riusciva a levarlo di mezzo da vivo, ricorrere alla forza. Non erano pentiti a parlare, ma un gruppetto di mafiosi ascoltati con intercettazioni ambientali (quindi nessuno che imbeccava nessuno su cosa dire o non dire). Eppure nonostante questi fatti siano stati provati da pentiti, nonostante dal 1993 al 1997 numerosi pentiti riferiscono di un progetto “aperto” da oarte dei vertici di Cosa Nostra (Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella), finalizzato all’ucciosione di Ultimo, e secondo Gioacchino La Barbera Bagarella avesse offerto un miliardo di vecchie lire a un carabiniere (mai identificato) per ottenere notizie utili all’identificazione dell’ufficiale, al Colonnello De Caprio è stata revocata la scorta. Un fatto che a ridosso degli ultimi avvenimenti di annozero appare piuttosto sconcertante, vista l’ormai credibilità affibiata a mafiosi, preferendo la loro versione dei fatti (seppure discordante in molte parti e alquanto anacronistica) alla versione dell’ufficiale dei Carabinieri, che addirittura dovrà giustificarsi dagli attacchi che gli arrivano su tutti i fronti. Un tribunale non è bastato, il processo continua (ma questo l’avevamo previsto e l’avevamo scritto ad assoluzione avvenuta).