Il caso Versace

lettera firmata giunta in redazione

Premetto innanzitutto che non sono nË un detective nË una giornalista, ma tuttavia da tre anni raccolgo ogni tipo di informazione riguardante l’omicidio di Gianni Versace, avvenuto il 15 luglio 1997. Ho raccolto cosÏ tanti articoli, notizie, fotografie, da avere ormai un mio dossier personale sul caso, un caso chiuso troppo in fretta, con troppi dubbi mai chiariti, con troppe domande che non hanno mai avuto una risposta. Ovviamente sarebbe impossibile riportare qui l’intero dossier, perciÚ mi limiterÚ in qualche modo a riassumerlo, cercando di mettere in evidenza tutte le incongruenze e gli aspetti strani di una vicenda che la polizia di Miami e l’Fbi considerarono chiarita. Aggiungo che ho ormai una mia ipotesi personale su quello che davvero Ë nascosto dietro il delitto Versace, un’ipotesi che qui non esporrÚ, ma chiss‡ che qualcuno, leggendo queste righe, non arrivi alle mie stesse conclusioni.

Il mattino del 15 luglio 1997, Gianni Versace, 50 anni, fece la sua quotidiana passeggiata sotto il sole di Miami, in Florida. Dopo essere stato al vicino News CafË, tornÚ verso la sua villa di Ocean Drive. Stava aprendo il cancello della sua casa quando un uomo lo avvicinÚ alle spalle e gli sparÚ due volte alla testa con una pistola calibro 40. Fu una vera e propria esecuzione. Un primo colpo alla nuca, un secondo al viso, quando Versace era gi‡ a terra. L’opera di un professionista. Lo stilista morÏ poco dopo al Jackson Memorial Hospital. Le indagini della polizia si indirizzarono subito verso il filippino Andrew Phillip Cunanan, 25 anni, gay, che sembrava avesse gi‡ ucciso quattro persone ed era entrato a far parte dei dieci uomini pi? ricercati d’America. Le vittime erano il suo amico Jeff Trail e il suo ex amante David Madson, uccisi a Minneapolis, il miliardario di Chicago Lee Miglin, e William Reese, guardiano di un cimitero di Pennsville, in New Jersey. Una lunga scia di sangue iniziata il 27 aprile 1997.
Ci sono molte cose poco chiare anche riguardanti ogni singolo omicidio, che qui perÚ sono costretta a tralasciare. L’impressione che si ha Ë comunque che fin dall’inizio tutti gli indizi hanno portato a Cunanan. Indizi forse fin troppo schiaccianti.
Ad ogni modo, nessuno tra coloro che avevano assistito all’agguato a Versace o che avevano visto il killer fuggire, incluso Antonio D’Amico, compagno dello stilista, dichiarÚ con certezza che l’uomo in fuga fosse proprio il filippino. Ma la polizia non abbandonÚ la sua pista, anche perchË poco lontano dalla villa di Versace fu ritrovato il pick-up che Cunanan aveva rubato alla sua ultima vittima.
Dopo l’omicidio di Versace, di Cunanan si persero le tracce. Facile ipotizzare che fosse fuggito il pi? lontano possibile. E invece no. Il colpo di scena avviene il 23 luglio, quando la polizia riceve una telefonata da Fernando Carreira, custode di una casa galleggiante poco distante dalla villa di Versace. C’Ë un uomo in casa, riferisce. “Sono entrato e ho visto che delle cose erano spostate. Poi ho sentito uno sparo”. E’ lo sparo con cui, ipotizzer‡ dopo la polizia, Cunanan si uccide. La polizia si precipita l‡ con elicotteri e squadre speciali. E’ l’assedio pi? bizzarro della Storia. Dopo cinque ore, vengono esplosi dei lacrimogeni all’interno della casa, poi finalmente la polizia entra. Qualcuno dice di aver sentito un secondo sparo, altri dicono di aver visto muoversi le tende di una finestra prima dell’ingresso della polizia. Ad ogni modo, gli agenti annunciano che la casa Ë vuota. Solo diverse ore dopo salta fuori la verit‡: di fatto, il corpo di Cunanan era stato trovato nella camera da letto nel giro di due minuti. Richard Barreto, capo della polizia di Miami, pi? tardi si scusÚ con i media, incolpando non specificati problemi “logistici”. Per diverse ore, inoltre, non si ha la certezza che quel cadavere sia proprio quello del serial killer: dicono che si sia sparato in faccia, in bocca, alla testa, che sia sfigurato… Alla fine l’annuncio: “L’America finalmente puÚ dormire tranquilla: la caccia a Andrew Cunanan Ë conclusa. Il regno del terrore Ë finito”.
Un suicidio misterioso, quello di Cunanan. Io ho l’impressione che il killer non avesse nessuna intenzione di uccidersi, dopo l’omicidio Versace: lo dimostra il fatto che dalla casa galleggiante effettuÚ diverse telefonate per cercare di ottenere un passaporto con cui lasciare gli Stati Uniti. Il presunto serial killer non pensava minimamente ad uccidersi, voleva solo fuggire il pi? lontano possibile.
L’inchiesta sull’omicidio Versace viene chiusa il 31 dicembre ’97. Ma tutte le principali testate del mondo riportano titoli come: “Il caso Versace chiuso senza un movente”, “Il caso Versace chiuso con mille domande senza risposta”, “Miami, giallo senza finale”…
Cos’Ë davvero nascosto dietro l’omicidio Versace?

Per cominciare, credo che una delle ipotesi pi? interessanti sia quella del detective privato Frank Monte, con cui, tra l’altro, ho avuto anche uno scambio di e-mail, e che sin dai primissimi giorni dopo la morte di Versace si mise in contatto con la polizia di Miami per informarla che secondo lui Versace era stato ucciso dalla Mafia. Lo stilista aveva assunto Monte nel 1996 per indagare sulla misteriosa morte di un amico di famiglia e su altri strani fatti che aveva notato intorno a sË. Monte scoprÏ che persone vicine a Versace utilizzavano la sua rete internazionale di boutiques per riciclare denaro della Mafia. ConsigliÚ allo stilista di assumere una guardia del corpo, ma Versace rise e disse: “Tutti mi amano”.
Oggi la famiglia Versace smentisce di aver mai conosciuto Monte. Quando lui e Santo Versace, fratello di Gianni, si incontrarono in una trasmissione televisiva, Versace negÚ di aver mai sentito parlare del detective che, prontamente, replicÚ: “Infatti: non ha mai sentito parlare di me, perchË fu suo fratello
ad assumermi”.
Del resto, gi‡ all’inizio degli anni ’90 si era parlato di presunti collegamenti tra Versace e la Mafia, quando Santo, amministratore delegato della Gianni Versace S.p.A., fu accusato, insieme ad altri stilisti, di aver pagato tangenti alla Guardia di Finanza; nel maggio 1997 in primo grado tutti quanto furono riconosciuti colpevoli, ma furono poi assolti dalla Corte d’Appello di Milano nel gennaio 1998, che li dichiarÚ vittime di concussione. Furono infine assolti anche dalla Cassazione nel dicembre 1998. All’epoca delle accuse, alcuni ipotizzarono che la Gianni Versace avesse legami con la Mafia, ma Versace vinse una causa contro l’Independent on Sunday, che aveva appunto fatto simili illazioni.
Tornando a Monte, lui ritiene che Cunanan sia stato scelto solo come capro espiatorio e che, di fatto, sia stato “suicidato” al momento opportuno, prima che la polizia lo trovasse all’interno di quella casa galleggiante. Anche questa casa ha una strana storia alle spalle. Inizialmente si era creduto che appartenesse al tedesco Torsten Reineck, ricercato in Germania dal 1992 con 37 accuse di frode ed evasione fiscale; poi perÚ si venne a sapere che nel giugno ’97 Reineck aveva venduto la casa ad un suo socio, Frank Mathias Ruehl, che, a sua volta, la rivendette nell’agosto al produttore italiano Enrico Forti, che progettava di girarvi un film e dei documentari. Ma la casa affondÚ per cause sconosciute nel dicembre 1997 (il custode affermÚ che sembrava si trattasse di un sabotaggio) e fu definitivamente smantellata nel gennaio 1998, dato che Forti non aveva provveduto alle necessarie riparazioni, asserirono le autorit‡ di Miami. Reineck fu arrestato a Francoforte l’11 agosto, e sembra che stesse trattando il suo arresto con la polizia gi‡ da alcuni giorni. PerchË Reineck corse a farsi arrestare dopo la vicenda della casa galleggiante? Forse perchË temeva qualcuno? La polizia non scoprÏ mai, o almeno cosÏ riportano i documenti finali dell’inchiesta, se esistessero o meno legami tra Reineck e Cunanan. Io invece credo che si conoscessero. Ecco perchË.
Reineck era entrato negli Stati Uniti nel novembre 1976 con un visto da non immigrante. Non era cittadino americano, ma era autorizzato a vivere e lavorare negli Stati Uniti. Dichiarava infatti di essere un diplomatico, completo di passaporto ed immunit‡, del “Principato di Sealand”. E, guarda caso, tra le cose di Cunanan fu trovato proprio un passaporto del Principato di Sealand. Ma che cos’Ë questo Principato? Il nome e la storia di Sealand divennero noti nell’aprile 2000, in seguito ad alcune indagini della polizia spagnola.
Sealand Ë lo stato pi? piccolo del mondo. Il suo territorio Ë di 5.600 metri quadrati, pi? o meno un campo di calcio, si trova nel Mare del Nord, a sette miglia dal porto di Harwich e a una settantina da Londra. » una piattaforma ancorata al fondo marino da due enormi cilindri di cemento. Gli inglesi la costruirono nel ’43 per avvistare gli aerei tedeschi che bombardavano la capitale. Bates, un ex militare di 78 anni, la occupÚ con la sua famiglia 33 anni fa proclamandola “stato libero e indipendente”. Nel settembre 1997 cominciarono i guai per questo “paradiso”, quando la polizia slovena stabilÏ
che falsi documenti diplomatici del Principato di Sealand erano stati usati per aprire conti bancari.
In pi?, furono arrestati alcuni trafficanti di droga che erano in possesso di passaporti falsi di
Sealand. Poi, nell’aprile 2000, a Madrid si scoprÏ che sul centralissimo Paseo de la Castellana una banda di truffatori spagnoli, guidata dall’andaluso Francisco Trujillo Ruiz, “Eccellentissimo Reggente” di Sealand, aveva installato in un lussuoso appartamento un'”ambasciata”dello Stato fantasma. Malgrado il suo passaporto “diplomatico” e la sua “immunit‡”, Ruiz fu arrestato per truffa aggravata assieme a vari complici, dopo un’inchiesta allargata a una decina di altri Paesi, in coordinamento con l’Interpol. E si scoprÏ che tra i “cittadini” di Sealand, munito ovviamente di passaporto, c’era stato anche Andrew Cunanan. Oltre ai falsi passaporti ceduti a peso d’oro, ai falsi titoli universitari, si scoprÏ che i “cittadini” di Sealand si dedicavano alla vendita illegale di armi a Paesi sotto embargo e al riciclaggio di denaro sporco. Riciclaggio: esattamente ciÚ su cui Monte stava indagando. Reineck,dunque, si dichiarava diplomatico di Sealand; Cunanan era in possesso di un passaporto di Sealand. E’ vero che potrebbe trattarsi di una coincidenza, ma la cosa sembra in effetti molto sospetta, cosÏ come appare sospetto il fatto che due personaggi coinvolti nello stesso caso (l’omicidio Versace) siano legati ad una medesima organizzazione criminale. Quella che, appunto, si celava dietro il Principato di Sealand, copertura perfetta per azioni illegali di ogni genere. Molti, quando tutti questi fatti divennero noti, pensarono che tali fatti stessero per riaprire il caso Versace. Non fu cosÏ.
Ma non Ë finita. Come ho riportato sopra, l’ultimo proprietario della casa galleggiante fu il produttore italiano Enrico Forti. Oggi, Enrico Forti si trova in carcere a Miami, condannato all’ergastolo per omicidio. Un omicidio che secondo molti, e secondo me, non ha commesso. E’ stato incastrato, dicono. E lo credo anch’io.
I giudici americani l’hanno condannato senza prove e con indizi leggeri come la sabbia di Sewer Beach. LÏ dove, il 16 febbraio del 1998, fu ritrovato il corpo dell’australiano Anthony ‘Dale’ Pike, centrato alla testa da due proiettili esplosi da una calibro 22.
L’arma non Ë mai stata trovata. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito. Ma nell’auto di Forti, dopo l’arresto, vennero trovati granellini di sabbia. Sabbia di Sewer Beach, secondo l’accusa. Sabbia qualunque. Di Miami Beach, come di Key West, secondo la difesa.
Dettagli, per i 15 giurati. ´Forti – hanno di fatto concluso i giudici – era in trattativa col padre di ‘Dale’, Tony Pike, per l’acquisto di un albergo a Ibiza. E quando il figlio, sentendo puzza di bruciato, arrivÚ a Miami per impedire che la cosa andasse in porto, Forti lo ucciseª.
Eppure, apparentemente, manca il movente. Tant’Ë che lo stesso Forti Ë stato scagionato dall’accusa di truffa al padre di Pike, reato per il quale Ë finito invece dietro le sbarre il faccendiere tedesco Thomas Knott: era stato proprio lui a presentare Pike a Forti, era stato proprio lui a proporgli di acquistare l’albergo. Ma, pare, Pike aveva poi scoperto che Knott gli aveva rubato dei soldi e aveva deciso di escluderlo dalla trattativa. Certo non hanno giovato a Forti le bugie. Al primo interrogatorio negÚ di aver visto Pike all’aeroporto, mentre proprio lui era andato a prenderlo. Era stato preso alla sprovvista, dice oggi, aveva paura, ma fu lui stesso di sua spontanea volont‡ a ripresentarsi alla polizia per cancellare la sua precedente bugia. Lo arrestarono.
Oggi molti in Italia si stanno mobilitando per aiutare Forti, per raccogliere fondi per il processo d’appello (sempre che gli venga concesso), perchË c’Ë il grosso dubbio che il produttore sia finito in carcere per un’unica colpa: essersi interessato troppo al caso Versace. Forti, infatti, non credette mai alla versione ufficiale dei fatti: secondo lui, il suicidio di Cunanan era in realt‡ una messinscena. E proprio per dimostrare la sua tesi aveva comprato la casa galleggiante dove era stato trovato il corpo. Líaveva fatta visitare a registi e giornalisti, vi aveva girato uno speciale per il TG3, illustrando a tutti le incongruenze della vicenda e i suoi sospetti: per Forti, Cunanan era stato incastrato, forse dalla polizia di Miami, che voleva chiudere in fretta un caso scomodo. Proprio pochi giorni fa, del caso di Enrico Forti ha parlato anche “TG oltre” di Telemontecarlo e, tra l’altro, alcuni parlamentari hanno anche presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda.
Ricapitolando:
– Giugno 1997: Reineck vende la casa a Ruehl
– Luglio 1997: suicidio di Cunanan nella casa; fine di una delle pi? vaste cacce all’uomo di tutti i tempi
– Agosto 1997: Ruehl vende la casa a Forti
– Dicembre 1997: la casa affonda misteriosamente; per il custode si tratta di sabotaggio
– Gennaio 1998: la casa galleggiante, dato che Forti non ha provveduto alle riparazioni, viene smantellata
– 16 febbraio 1998: morte di Anthony Pike
– 22 febbraio 1998: arresto di Forti, accusato dell’omicidio di Pike
– 15 giugno 2000: Forti viene condannato all’ergastolo
E di Enrico Forti ha parlato anche il detective Monte: secondo un articolo del “New York Post” del febbraio ’98, Monte dichiarÚ che Forti era un “addetto alle riparazioni” per i fratelli di Versace, Santo e Donatella, con cui spesso Gianni era in contrasto. E Monte credeva anche che il caso di Forti avrebbe potuto riaprire le indagini sulla morte di Versace. Ma ancora una volta, come per Sealand, non fu cosÏ.
Il caso Versace Ë chiuso, e chiuso, a quanto pare, DEVE rimanere. Anche se poi tutti sanno che, di fatto, in quella vicenda non c’Ë niente di chiaro.
Tanto per cominciare, chi era davvero Cunanan? Pare che molti dei suoi amici e conoscenti fossero al corrente del fatto che avesse legami con la Mafia o comunque con qualche organizzazione criminale per la quale custodiva e vendeva droga. Ed effettivamente Cunanan sembra pi? un trafficante o uno spacciatore che un sicario professionista: alcuni ipotizzarono che per qualche motivo era rimasto coinvolto in una serie di omicidi e l’organizzazione per cui lavorava decise di approfittare della situazione. Lo convinse ad uccidere questo Versace, questa persona scomoda che stava scoprendo troppe cose di cui non avrebbe mai dovuto sapere nulla. Forse non tutti sanno che Cunanan era ferito: aveva sullo stomaco una ferita rotonda, infettata, della misura esatta di un proiettile calibro 38, ma non fu causata da una pallottola, secondo la polizia. Come Cunanan si procurÚ la ferita rimase un mistero, ma pare che risalisse a circa due settimane prima della morte e doveva avergli procurato diversi fastidi.
“Non era una ferita d’arma da fuoco, non era una pugnalata, ma era una ferita”, riportava il “Sun-Sentinel”. “E’ stata causata da un proiettile caldo? Era una Smith & Wesson? Se la appoggiÚ da solo? Gliela appoggiÚ qualcun altro? Chi lo sa?”.
Mi chiedo: Ë possibile che qualcuno abbia provocato quella ferita a Cunanan con un proiettile caldo, come Ë stato ipotizzato, per minacciarlo, o per convincerlo a fare qualcosa che lui rifiutava di fare? Qualcosa come, ad esempio, uccidere Versace?

Questo Ë solo un breve riassunto di tutto quello che ho raccolto in questi tre anni, ci sarebbero molti altri fatti da esaminare e raccontare, ma per vari motivi qui non posso farlo. Quello che perÚ mi chiedo e mi chiederÚ sempre Ë perchË, se nessuno ha mai creduto alla versione ufficiale dei fatti, non si sia mai insistito per cercare di fare luce sulla vicenda. Forse perchË dietro a questa storia si nasconde qualcuno di “intoccabile”?

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