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29 marzo 2005 n. 277

30/03/2005 4

Pasqua post-cristiana. Sara’ la stagione, sara’ il caso, fatto sta che
pasqua e pasquetta, in Italia, risultano sempre piu’ caratterizzate da
emigranti annegati. Quest’anno di annegamenti particolarmente
importanti ce ne sono stati due, uno caratterizzato dalla ferocia degli
scafisti – che hanno scaraventato al largo i passeggeri – e l’altro
dalla ferocia delle autorita’, che non hanno dato seguito alla
segnalazione d’un capitano mazarese che aveva avvistato un barcone
colmo di gente alla deriva. Il capitano si chiama Francesco Rifiorita,
ha quarantadue anni di cui venticinque trascorsi in mare, e segnaliamo

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21 marzo 2005 n. 276

30/03/2005 0

Ventuno marzo: primavera, bella giornata per saltare la scuola e anche
– fra le altre cose – giorno della memoria per le vittime dei mafiosi.
Ma a me la parola “vittime” non e’ mai piaciuta: quasi tutti quelli che
sono stati uccisi in realta’ non sono stati vittime impotenti, ma hanno
lottato coraggiosamente contro il potere mafioso. Perche’ e’ stata una
lotta, ed e’ una lotta tuttora. Commemoriamo quanto ci pare e piace,
magari con sindaci e presidenti, ma non rassegnamoci a niente:
lottiamo.

Percio’ vorrei farti leggere ‘sta roba di venti anni fa. Fabio
(l’autore del primo volantino) ora e’ uno grande, ma a quell’epoca era

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14 marzo 2005 n. 275

30/03/2005 0

Ancora giu’ in Sicilia. I nostri lettori hanno il privilegio, rispetto
a quelli di altri giornali, di conoscere la storia di Carlo Ruta, un
giovane giornalista siciliano (della Sicilia piu’ profonda: Ragusa)
che, su un miserabile sito di provincia, ha fatto tre cose proprio da
giornalista.

1) Ha riaperto le indagini sull’assassinio di Giovanni Spampinato, il
locale corrispondente de L’Ora che proprio a Ragusa venne assassinato
per quel che scriveva, molti anni fa, mentre stava indagando sui
rapporti fra mafia e estrema destra terrorista. A ucciderlo fu un
fascista, di una delle principali famiglie della Ragusa-bene.

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7 marzo 2005 n. 274

30/03/2005 47

Intanto, questo è un paese che produce i Callipari, i Baldoni, i Quattrocchi, le due Simone.
Stride metterli insieme, lo so. Ma è così. Una dignidad soffusa, un senso falconiano della vita, un coraggio – ma essi non userebbero questa parola – non esibito per la strada ma pronto al momento opportuno. Anche questi sono, o sono anche, gli italiani. L’Italia, che parrebbe dannunziana, contiene in realtà molto Gobetti.
Mi chiedo, senza polemica, quanto di ciò si rifletta nella nostra vita ufficiale, nella politica, nelle parole. E anche nel nostro modo di vivere (da cittadini comuni, senza ambizioni) questa ufficialità, di subirla distrattamente e con rassegnazione.

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1 marzo 2005 n. 273

30/03/2005 0

Parla come mangi. L’amico di Dell’Utri invita Ciampi a “non seguire le
sirene della sinistra”. Immediata nota del Quirinale: “Hanno destato
sorpresa le parole attribuite al presidente del Consiglio onorevole
Berlusconi. E’ a tutti ben noto che non e’ costume del Presidente
Ciampi dare ascolto a suggestioni, suggerimenti o critiche gratuite da
qualsiasi fonte provengano”.
Traduzione: “O bischero, n’hai d’aspettare…”.

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Alcuni Padri. si sono imbattuti, facendo il loro lavoro, in una novita’
del tutto inaspettata. Pare infatti che i computer elettrici, quelli su

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21 febbraio 2005 n. 272

30/03/2005 0

E finalmente si torna a parlare di centro-sinistra. Stranamente, a parlarne è Bertinotti, non esplicitamente ma evocando (“Vogliamo un ministero per l’Economia e il Piano”) il centro-sinistra vero, quello degli anni Sessanta. Nenni, Lombardi, Moro, La Malfa – i keynesiani.
L’unico riformismo vero della nostra storia, l’unico a non essere carota di qualche bastone.
Durò pochissimi anni (la destra minacciò un golpe, col generale De Lorenzo, e subito le riforme calarono la cresta) ma furono gli anni, o i mesi, in cui davvero venne al nodo
qualcosa.

Fino a quel momento, i riformisti (facciamo finta di essere ancora fra gente seria, e dunque di poter usare questa parola seriamente) avevano governato l’Italia, e neanche

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14 febbraio 2005 n. 271

30/03/2005 0

Smog. “Vogliamo respirare”. Ma la politica non risponde.

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Vip. L’onesto Fassino, mentre si recava al Partito in tram, ha visto una zingarella che infilava la mano nella borsetta di un’anziana signora, evidentemente con intenti loschi e
predatori. L’onesto Fassino ha subito dato l’allarme, il tranvai s’è fermato, l’autista ha bloccato le porte e poco dopo una pattuglia di Regi Carabinieri ha preso in consegna la zingarella. “Ladri!”. “Non si può campare più!”. “Sul sangue della povera gente!”. “Mascalzoni!”. E l’onesto Fassino annuisce, inchinandosi mesto e grave a destra e a

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7 febbraio 2005 n. 270

30/03/2005 0

Informazione 1. Non sembra che alle istituzioni importi moltissimo
sapere come e perche’ e’ morta Ilaria Alpi. Io non ho seguito in
particolare questo caso, professionalmente parlando; ma la presenza di
filoni oscuri, riconducibili ad aspetti bene al di la’ della cronaca,
vengono percepiti, e sono stati segnalati, da tutti coloro che se ne
sono occupati a tempo pieno.
Quando alla fine l’eccezionalita’ del caso – e anche la pressione dei
colleghi giornalisti non rassegnati all’insabbiamento – ha imposto di
dedicargli una Commissione d’inchiesta, a capo della Commissione e’
stato nominato…. l’avvocato Taormina.

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25 gennaio 2005 n. 268

30/03/2005 0

Certo, Cuffaro ha tutto il diritto di protestare contro Report perche’ “diffama la Sicilia”.
Sarebbe stato rimproverato dai mafiosi se non l’avesse fatto. Mica e’ una novita’. Quando uccisero Giuseppe Fava il sindaco Munzone “Vi giuro sul mio onore – proclamo’ commosso – che a Catania la mafia non esiste”. Munzone, Cuffaro e gli altri sono semplicemente il personale politico di questo strano sistema di governo della Sicilia, basato parte sul clientelismo e parte sull’omicidio. Fanno il loro mestiere. Non servirebbe a niente bruciare per tre volte di seguito lo stesso locale dello stesso commerciante che si rifiuta di pagare il pizzo, se poi la tv ne deve fare un eroe. Dunque bisogna ordinare ai politici di far casino contro la tv, non tanto per ottenere la “trasmissione riparatrice”, quanto per lanciare chiaro e forte l’avvertimento: di mafia, nella televisione italiana, non se ne deve parlare. L’avvertimento e’ reso eloquente dal fatto che la Sicilia, a parte la Colombia e a parte le zone di guerra, e’ il luogo dell’occidente in cui sono stati uccisi piu’ giornalisti: almeno otto. La gentilissima signora Gabanelli di Report e i suoi stimabili collaboratori – questo e’ il messaggio – non vorranno certo essere il numero nove, dieci e cosi’ via. Quando Claudio Fava risponde – col disprezzo che merita – al portalettere dell’apparato, non sono due politici in cortese dibattito: da un lato c’e’ il giornalista sfuggito a un attentato mafioso fa, figlio di un altro giornalista ucciso dagli imprenditori mafiosi. Dall’altro c’e’ Cuffaro, Munzone, i vecchi e nuovi cavalieri, Ciancimino: tutto il sistema che governava, e governa, la Sicilia. Par condicio.

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17 gennaio 2005 n. 267

30/03/2005 0

Bello anche il film su padre Puglisi (dopo quello su Borsellino): bello
e dannoso. E’ diventato una storia dolcissima, praticamente virtuale.
Chi, dove, quando, come, perche’?
Da qualche parte. Non a Palermo (questa Palermo), non in Italia (questa
Italia), non qui e ora. Nella Palermo di padre Puglisi – quella vera –
i mafiosi sono tornati a comandare.
Nell’Italia di Borsellino – quella vera – le interviste di Borsellino
vengono censurate alla tv.
Questi bei film si fanno in un paese in cui fra i personaggi che
comandano c’e’ un mafioso come Dell’Utri. Ma questo non si dice. E
dunque si dice male tutto il resto.

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11 gennaio 2005 n. 266

30/03/2005 1

Mettiamo che se ne sia salvato uno, anzi piu’ d’uno, una barca intera,
pescatori. Mettiamo che questa barca, sola, con pochi viveri, senza
bussola, senza radio, abbia girovagato alla cieca per l’oceano, con un
pesce ogni tanto, bevendo acqua piovana. Mettiamo che siano sfuggiti
alle ricerche, via via sempre piu’ fiacche (navi e elicotteri prima o
poi dovevano tornare ai loro compiti ordinari). Mettiamo che nel
frattempo, mentre essi navigavano, il loro paese d’origine sia passato
progressivamente dalla prima pagina a quelle interne, dai titoli a nove
colonne ai dibattiti pacati. Mettiamo che nel frattempo la tv abbia

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4 gennaio 2005 n. 265

30/03/2005 1

“E’ la natura il nemico, altro che madre: per lei siamo solo formiche da schiacciare. Uniamoci contro di lei, viviamo meglio; guardiamo la verita’ in faccia, dignitosamente, cercando di aiutarci a vicenda. E non facciamo cazzate come dichiararci guerre fra di noi. Siamo seri!”.
Va bene, lui (vedi in fondo) l’ha detto maeglio, ma la sostanza e’ questa. Cerchiamo, almeno quest’anno, di diventare tutti un po’ piu’ razzisti – razza umana. L’unica cosa vera, l’unica che ci sarebbe anche senza televisione. Tutte le altre – religioni, razze, imperi, ideologie – sono solo sogni di malati.
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la fine di san libero

30/03/2005 1

clarence non permette che san libero viva. La rete invece lo esige.
ecco il commiato di riccardo orioles dai suoi lettori:

Con questo numero si conclude, dopo cinque anni, la mia collaborazione con Clarence. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con noi in questi anni, contribuendo direttamente o indirettamente al successo di “Tanto per abbaiare”. Ringrazio soprattutto i lettori, e in particolare quelli loro che pur non condividendo le mie idee mi hanno tuttavia seguito con civilta’ e simpatia.
E’ un buon auspicio: la liberta’ d’informazione, nel nostro paese, e’ infatti ormai affidata quasi esclusivamente al pubblico dei lettori. Non esistono praticamente piu’ meccanismi economici o professionali o sindacali su cui si possa contare per difendere questo bene essenziale, da cui dipendono tutti gli altri. Il lettore avvertito, qualunque sia la sua idea politica, secondo me dovrebbe riflettetterci su e, ciascuno a suo modo, tenerne conto.

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ciao Papa

29/03/2005 admin 45

Dai cinesi, agli islamici, ad Agca, ai mafiosi pentiti, ecco tutti i popoli che sono vicini al papa:

Anche la Cina si stringe al Papa (da www.corriere.it)
Tutto il mondo, cattolico e non, raccolto in preghiera. Senza precedenti il messaggio d’auguri del governo di Pechino

Dagli operai e gli scolari polacchi ai parrocchiani filippini e di Mosca, tutto il mondo cattolico