22 dicembre 2006 n. 348

Il partito dell’antimafia, in Sicilia e al sud, conta circa il quindici-venti per cento dei voti. Non e’ un partito politico, e non lo sara’ tanto presto: e’ semplicemente l’insieme delle persone i cui voti sono relazionati anzitutto alla volonta’ di contrastare il principale problema che vivono, lo strapotere mafioso. Questi voti sono in massima parte di centrosinistra ma non coincidono organizzativamente con esso. Ci sono anzi diverse zone del sud in cui la forza organizzativa, e i voti, della societa’ civile organizzata superano quelli della sinistra ufficiale. A Catania e a Messina, per esempio, la sinistra ufficiale e’ ormai sotto il quindici per cento; e sopravvive elettoralmente quasi esclusivamente grazie agli antimafiosi di base. I cui voti pero’ non sa gestire, e continua a riceverli solo per la paura incombente di una destra mafiosa.

E’ la classica situazione del “partito che non c’e'”. Quella che, nei primi anni ’90, porto’ alla rapidissima crescita della Rete. Fu un episodio esemplare: e’ fallito per due motivi precisi. Il primo, che la Rete rinuncio’ prestissimo a essere una rete, per trasformarsi in partito tradizionale. Il secondo, l’incontrollato leaderismo, che allora si chiamava carisma. Quelli che avrebbero potuto essere, e inizialmente erano, i portavoce e gli aggregatori di un larghissimo movimento popolare finirono per essere dei notabili come tutti gli altri: onesti, coraggiosi e pieni di buone intenzioni ma sostanzialmente oligarchici, nel quadro della vecchia politica e della vecchia cultura.

Con tutto cio’, sulla Rete c’e’ molto da riflettere. E’ una parola molto meno strana di prima. Intanto, oggigiorno e’ molto piu’ facile pensare a una rete – oggi che abbiamo l’internet – che a una Rete.E poi, gli errori insegnano. Stavolta, per esempio, se dovessimo eleggere dei parlamentari – o dei sindaci o dei consiglieri locali – staremmo attentissimi a non farne dei notabili, a non metterli su un piedistallo. Potremmo (per esempio) pre-obbligarli a dimettersi dopo due anni, creando cosi’ una figura nuova di politico non-professionale, controllato non solo da strutture “di partito” (che potrebbero anche non esserci) ma proprio dalla rete. Potremmo decidere in rete, ogni mese o due, le cose da fare (i “tavoli dei partiti” diventerebbero obsoleti). Creeremmo una classe politica intermedia di alcune decine di migliaia di persone, serie, non prive d’esperienza e di creativita’, collegate fra loro.

Potremmo. Probabilmente lo faremo spontaneamente, quando il centrosinistra finira’ di rilocarsi, fra un anno o due. Probabilmente cominceremo a farlo proprio qui dal sud (dalle parti di Locri e’ gia’ nata una “rete per la Calabria”). Intanto non rassegnamoci per sempre a votare Crisafulli per paura di Cuffaro, perche’ e’ una situazione forzata, che non puo’ durare. Il compito di chi ha memoria, in questa momento, e’ esattamente questo: accettare il meno peggio per ora (nessuno ha voglia di fare il qualunquista o di favorire le destre), ma sapendo che e’ un “meno peggio” e che e’ un “per ora”. E sapersene ricordare al momento opportuno.

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Il principale sostegno dei poteri di fatto, al sud, e’ il sistema dei media, che sono o integrati o collusi. Ma non per colpa dei Ciancio: per colpa nostra. L’informazione di destra, infatti, e’ debolissima: giornali poco venduti, giornalisti impopolari. Ma quella di sinistra non riesce a mettersi insieme. Un “giornale” di sinistra – nel senso attuale della sinistra: e cioe’ antimafioso – avrebbe un bacino di lettori, da subito, molto maggiore di quelli del potere. Gli basterebbe di esistere. E non esiste solo perche’ noi siamo divisi. Oggigiorno, peraltro, un giornale non ha neanche bisogno di essere di carta (solo di carta) per essere tale. C’e’ – ancora una volta – la rete. Eppure non riusciamo a usarla. Piagnucoliamo sulle nostre debolezze, ma poi restiamo ognuno per conto suo.

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Ecco, l’anno che viene per me sara’ un altr’anno di lavoro per queste due cose precise: un “partito” (che non dev’essere assolutamente un partito) e un “giornale” (che non dev’essere un giornale). Due cose possibili, del tutto alla nostra portata, a patto di stare in rete e di aver testa dura; e di essere nel Duemila e non – come i partiti e i giornali di ora – in un punto imprecisato del Novecento. In fondo non e’ importante sapere se i giardinieri siano pochi o tanti, perche’ alla fine l’albero, un po’ piu’ presto o un po’ piu’ tardi, cresce da solo. Pero’, se crescesse prima sarebbe un bene.

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Il quotidiano online (non un sito ma un pdf da trasformare, dove possibile, in un free press) partira’, su queste basi, fra poco piu’ di un mese. Puo’ esistere solo a patto di essere policentrico, cioe’ di non appartenere a nessuno – esattamente come l’internet – e di raggruppare dal’imprinting tre-quattro esperienze pilota. Non sara’ in concorrenza con nessuno, fra le testate attuali della sinistra e della societa’ civile, perche’ rispetto ad esse sara’ tecnicamente un’altra cosa. Non un’altra diligenza a cavalli, in concorrenza con le altre, ma – se ci riusciremo – uno sciame di biciclette.

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E Casablanca? Cerchiamo di ristrutturarlo, di farlo diventare – da quella coraggiosa rivista siciliana che e’ – il giornale dell’antimafia sociale, dappertutto. A Catania, a Palermo, in Calabria, a Roma facciamo delle redazioni locali, che si autogestiscano delle pagine e in cambio contribuiscano proporzionalmente alle spese di stampa. Si puo’? Secondo me, le forze ci sono gia’ (Centro Impastato, Addiopizzo, movimento per la casa di Palermo, Telejato; rete per la Calabria, ragazzi di Locri; gruppi del RitaExpress, Cuntrastamu, Censurati.it, IoStoConFalcone: ma questo e’ un elenco brevissimo e parziale) e sono forze che gia’ ora lavorano e con cui, in un modo o nell’altro, gia’ siamo in contatto (vedi il convegno di novembre). Lavorano separatamente, ma io credo che prima o poi comprenderanno l’esigenza di fare rete: un giornale cosi’, prima ancora del quotidiano in rete, potrebbe essere un passo grossissimo su questa strada, e potrebbe essere fatto da subito, senza problemi.

Questa, naturalmente, e’ solo una proposta. Ma e’ una proposta realistica, che potrebbe cambiare molte carte in gioco gia’ da ora.
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Informazione libera. Cioe’, senza una lira. Ma se Liberazione contribuisse ad essa (tanto per dire) col dieci per cento dei contributi che riceve come organo di partito? E l’Unita’? E… Beh, un pensierino su una cosa cosi’ mi fa gia’ sorridere.
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Sondaggi. Governo scende, governo sale. Governo imbranatissimo ma – “es el nuestro gubierno”. Prodi ricorda sempre piu’ don Manuel Azana. Chi e’? Beh, cercatevelo da voi, comunque era uno dei nostri.

(C’era un sacco di gente in Cile, ai funerali di Pinochet. Brave persone, di quelle che vedi qui in giro col Giornale in mano. Rimpiangono il dittatore e di notte non dormono “perche’ arrivano i comunisti”).
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Sinistra. Si parla di piu’ del partito democratico o della lotta alla mafia?
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Destra. Tutto dicono di Berlusconi, meno cio’ che davvero e’: l’uomo piu’ ricco d’Italia, semplicemente.
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Carnevale. Se il marito picchia la moglie (testimone di Geova) “in un contesto di dissidio fra i coniugi derivante dall diverso credo religioso” non e’ reato: l’ha stabilito la Sesta sezione della nostra allegra Corte di Cassazione, che prossimamente si arricchira’ forse di un nuovo presidente, il nemico di Falcone Corrado Carnevale.
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Gesu’, Maria e il Bambinello. In Veneto li buttano fuori dai supermercati, visto che non li vuole piu’ nessuno. A Napoli li rubano con la fiamma ossidrica (quelli del Settecento, opere d’arte). Insomma, non c’e’ piu’ religione. Comunque, nella mia stanza quest’anno si fa il presepio. E non t’azzardare a dire “nun me piace”.
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Accordo. Fra le forze politiche e religiose, sui controversi temi dell’eutanasia e dei gay. I gay potranno essere sottoposti a eutanasia senza problemi, mentre i malati terminali potranno essere liberamente adottati dalle coppie gay che ne facciano richiesta.
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Antimafia. “Sono ormai trascorsi 10 anni dalla piu’ grande tragedia (accertata) nel Mediterraneo dal dopoguerra a oggi. Sin dai primi giorni dal naufragio di 10 anni fa, grazie alle denuncie dei superstiti, dei parenti delle vittime e di Dino Frisullo abbiamo iniziato a chiedere verita’ e giustizia. In questi lunghi anni il processo contro i responsabili a Siracusa (la prossima udienza si terra’ il 20/12) pigramente e’ andato avanti correndo il rischio d’arenarsi, mentre e’ iniziato da alcuni mesi un nuovo processo a Catania contro il capitano della Yohan El Hallal”. Il 26 pomeriggio manifestazione a Portopalo indetta da Attac, dalla Rete Antirazzista Siciliana, e da Senza Confine.

Info: catania[at]attac[dot]org – 380.3266160
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Studenti iraniani. Interessano a nessuno? Sono quelli che hanno protestato contro il regime integralista-fanatico del loro paese, e alcuni di loro a quest’ora probabilmente sono gia’ in galera. Non hanno avuto molto sostegno dagli studenti italiani, e questo e’ un male. Ne parla solo Massimiliano Coccia, un ragazzo dell’antimafia, nel suo blog Fuoridicasa: “Se gli studenti iraniani chiamano, l’Italia risponde?”.

Bookmark: http://fuoridicasa.desus.it
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Solidarieta’. San Libero aderisce allo sciopero dei giornalisti italiani e per solidarieta’ si astiene – ma solo per oggi, e molto a malincuore – dall'”io ‘avevo detto” liberalmente elargito, di solito, ai colleghi.
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Campionato. Quello delle citta’ piu’ di merda d’Italia quest’anno l’ha vinto Catania (Sole-24Ore) scavalcando brillantemente Messina che s’era
aggiudicato il campionato l’anno scorso. Catania, fra i capoluoghi italiani, e’ centotreesima su centotre’. Ha una sinistra che, tutta insieme, arriva al dodici per cento dei voti, e se ne vanta. E io, con queste cifre, che sto ancora qui a predicare.
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Auguri. Al Sud il settanta per cento dei poveri italiani, secondo l’Istat. La maggior parte delle famiglie povere stanno in Sicilia (il 30,8 per cento della popolazione) o nelle altre regioni amministrate dalla mafia.
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Ventidue dicembre. Oltre ad essere il mio compleanno, e’ anche il “Global Orgasm Day”. Il giorno cioe’ in cui, su iniziativa di Donna Sheehan e Paul Reffer (due fricchettoni californiani, piu’ o meno della mia eta’), tutti i pacifisti, i progressisti, gli artisti e gli uomini (e donne, e mezzi-mezzi) di buona volonta’ di tutto il mondo sono ufficialmente invitati a far sesso contemporaneamente, concentrandosi tutti insieme sul pensiero “quant’e’ bella la pace”. Questo scientificamente dovrebbe produrre un flusso d’energia cosi’ potente (S.G.O., “Synchronized Global Orgasm) da fermare le onde negative che attraversano il pianeta e che causano tanti guai, dalle inondazioni ai terremoti. Beh, io non sono uno scienziato ma (se trovo chi m’accompagna) tentar non nuoce.
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Andrea wrote:
< Ho 24 anni, mi sono laureato in Scienze Politiche l’anno scorso ed ora vivo in Francia, perche’ ho sentito la necessita’ di staccarmi dal mio
Paese per poterlo osservare con sguardo piu’ analitico. Ma la mia non e’ una fuga, anzi: l’anno prossimo tornero’ in Italia per studiare giornalismo, ed ho intenzione di lottare come ha fatto lei per non lasciare la mia patria nello stato pietoso in cui versa ora. Scrivo per ringraziarla della raccolta di articoli che lei ha pubblicato, dal titolo “Mafia e P2”. Non e’ facile trovare questo tipo di informazioni, perche’ come lei ha giustamente osservato si puo’ parlare di P2, si puo’ parlare di mafia, ma delle due cose insieme non se ne parla mai >
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alessandro.paganini[at]cheapnet[dot]it wrote:
< Sul G8 di Genova forse non e’ stata ancora messa bene in luce una semplice considerazione. I “danneggiamenti” sono stati di 2 tipi: danni a cose, e danni a persone. Ma la gravita’ dei due tipi di reato e’ ben diversa, e chi ne capovolge il peso relativo – per “giustificare” lesioni e lesori – dice il falso. Un conto e’ un’auto sfasciata, ben altra cosa e’ una testa sfasciata. La prova la potete fare – tutti – immediatamente: pensando alla vostra auto, e alla testa di vostro figlio >
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N. wrote:
< Ho letto la proposta per aderire al consumo critico e come proposta non e’ niente male essendo pure io commerciante ed esposto a mille rischi per guadagnare il pane. ho letto pure varie proposte per combattere la criminalita’ come quella di disporre piu’ forze dell’ordine sul territorio ed altro, ma il vero problema e’ di dare pene severe a chi commette i reati di associazione mafiosa finalizzata all’estorsione e reati simili, perche’ fra indulto, prescrizione, arresti domicialiari e vari sconti di pena chi commette il crimine sa realmente che la passera’ sempre franca o quasi. per questo motivo il commerciante ha paura di denunciare, perche’ poi sa che si ritrovera’ di nuovo il suo aguzzino sotto casa libero e felice >
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Chris wrote:
< Seguendo il semplice consiglio di un famoso maestro zen, ho finalmente trovato la pace interiore. Il maestro diceva: “Il modo per raggiungere la pace interiore consiste nel portare a termine tutte le cose che abbiamo iniziato”. Cosi mi sono guardato attorno a casa, per vedere tutte le cose che avevo iniziato e lasciato a meta’… e prima di venire al lavoro, questa mattina, ho finito: una bottiglia di Morellino di Scansano, il Pampero, una boccia di grappa, la vodka, due grammi di pakistano e una confezione di mozzarelline di bufala. Non avete idea di come mi sento bene adesso… Passate questo messaggio a tutti coloro che hanno bisogno della Pace Interiore… e buon Natale a tutti voi… >
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Persona dell’anno. Ce l’ho qui, nella stanza accanto. Graziella Proto e’ quella che ha fondato (a forza di debiti personali) e dirige Casablanca, la novita’ giornalistica di quest’anno in Sicilia, e forse non solo qui. L’altra volta, a Catania, hanno fatto un ponderoso dibbattito su donne-giornaliste, donne-politiche, donne-importanti. Lei, ovviamente, non ce l’hanno invitata. E nemmeno a tutti altri dibbattiti, cerimonie, elucubrazioni, incontri con cui l’oligarchia (anche “di sinistra”) locale celebra se stessa. Lei, che e’ giornalista da vent’anni (e che giornalista! era ai Siciliani) sorride e tira avanti. Le cose di cui parliamo, amici miei, camminano anche perche’ c’e’ lei qui. Quante chiacchiere, in questo paese. E quante poche Grazielle.
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Ultimo wrote:

< E’ chiaro che la lotta alla mafia
richiede coraggio.
Il coraggio di
rifiutare quello che gli altri chiedono
il coraggio di rifiutare quello
quello che fa comodo
quello che ci allontana dalla strada dei poveri e degli oppressi
per salire sul carro di chi celebra, di chi ostenta, di chi sfrutta >
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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a
riccardoorioles@sanlibero.it — Fa’ girare.
“A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?”
(Giuseppe Fava)

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