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“Che fai il primo maggio?” – Lavoro

30/04/2007 admin 2

di Pietro Orsatti

«Che fai per il primo maggio?» Un sorriso, sbieco: «Che faccio il primo maggio? Lavoro!». Un’esclamazione secca, senza allegria anche se buttata lì con un sorriso. A pronunciarla un portuale, poco più che trentenne. Genovese. La domanda poteva essere fatta a qualsiasi lavoratore di un altro porto italiano e la risposta sarebbe stata la stessa. Perché per chi lavora nei porti commerciali italiani il primo maggio è una giornata lavorativa qualsiasi. E non si tratta di garantire il minimo dei servizi essenziali alla vita del Paese. Si parla di merci, di produzione.

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Dal libro “il volo”

18/04/2007 Antonella Serafini 9

Quanto segue e’ la storia vera di Sandra Alvino, una di voi, e’ stata utente di censurati.it quando ancora ci consoscevano in pochi. Una persona per cui ci siamo battuti e per cui abbiamo tifato. E’ uscito a distanza di 5 anni dalla sua richiesta di aiuto, un libro, scritto da Massimo Caponnetto, figlio del compianto giudice, con la prefazione di don Luigi Ciotti. La prima battaglia e’ vinta, quella dell’omerta’. Grazie Sandra, sei un esempio per tutti noi.

tratto da “Il Volo”

“La mia diversità e’ stata il mio reato. Altri non ne ho mai commessi. Sono stata spedita al confino più volte, sono stata nelle carceri speciali, venduta dai secondini a chi pagava loro di più, senza potermi opporre, se non volevo punizioni e umiliazioni ancora più grandi. Sono stata legata per giorni interi al letto di contenzione, ed anche lì guardie e detenuti venivano in processione, a mostrarmi ed impormi le loro perversioni: i loro atti osceni, in luogo pubblico. Quando ripenso a quegli anni, li definisco la mia “Shoah”, razzismo praticato senza coscienza, discriminazione che cancellava ogni sentimento.

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10 aprile 2007 n. 352

16/04/2007 admin 0

Storia d’Italia. Nel quartiere piu’ popolare della citta’, quello di
cui si parla (solo) quando c’e’ qualche rapina, c’e’ un’unica scuola
media, l’Andrea Doria, affittata dal comune (in Sicilia spesso le
scuole non si costruiscono ma si affittano da proprietari amici). Le
padrone dell’edificio sono le suore orsoline. Purtroppo il comune di
Catania non e’ il meglio amministrato d’Italia, e in cassa non c’e’
piu’ una lira. Le suore, visto che di pagare non se ne parla, sfrattano
la scuola. Il comune ne prende atto, e tutto finisce li’: un altro
centinaio di bambini per la strada, e chi s’e’ visto s’e’ visto. Alla