La concezione materialistica e il solipsismo dei giorni nostri ci hanno reso alieni alla diffusione di uno tra i più deplorevoli fenomeni malavitosi ai danni del patrimonio artistico – culturale. I furti d’arte, negli ultimi anni, sono incredibilmente aumentati, registrando, di pari passo, un salto di qualità nella scelta dell’opera e della sua successiva gestione. Il traffico illecito delle opere d’arte è divenuto uno dei settori principali della criminalità, posizionandosi al quarto posto dopo il business delle armi, della droga e la pulizia del denaro sporco. Realtà che evidenzia la desensibilizzazione dell’opinione pubblica ai tesori trafugati. Un patrimonio artistico continuamente saccheggiato, profanato, considerato semplice merce di scambio se non addirittura oggetto di atti vandalici è il risultato di una progressiva decadenza dei principi fondamentali alla formazione etico – umanistica della società. Una società pronta a scandalizzarsi per un caso di rapina irrisolto, pronta a sentirsi vittima di uno stato assente e di un malessere generale, deve avere anche il coraggio e l’obiettività di sentirsi colpevole, per non aver saputo evitare la perdita di riferimenti culturali solidi , e di non aver saputo adottare un linguaggio preventivo e rieducativo al valore del bene artistico. La mancanza di una cultura di fondo sul tema del furto d’arte come danno, non esclusivamente economico, ma soprattutto, morale e collettivo, crea un a patina d’indifferenza che impedisce al problema di emergere e di essere continuamente sotto l’attenzione della stampa e di chi deve indagare. Cause ed effetti provocano così una situazione di ristagno che solo l’intenso lavoro svolto dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale riesce a sbloccare con successo, sono più di cento le opere recuperate negli ultimi due mesi. Gli occhi della società attuale, invece, subiscono solo una momentanea, frivola ed inconcludente meraviglia nell’apprendere sensazionali notizie come il furto avvenuto al Munch Museet di Oslo, quando due ladri si sono impossessati con estrema facilità, di altrettanti capolavori del pittore norvegese, una versione dell’Urlo e una versione della Madonna. Non ci dovremmo meravigliare quindi, se chi usurpa la memoria e la genialità creativa dei più grandi artisti del passato, dimentica cos’e l’Arte perché la nostra indifferenza è l’alibi migliore che possiamo offrire alla delinquenza.