catena di san libero n. 366 del 9 giugno 2008

“Rauss! Schnell!”

La polizia è arrivata, ha circondato il campo, ha messo la gente in
fila, ha ritirato i documenti e ha cominciato a fare le perquisizioni.
Fra i messi in fila e i perquisiti c’è anche una medaglia d’oro,
Giorgio Bezzecchi. “Mio nonno è finito ad Auschwitz, col fascismo di
allora. Mio padre è scampato per caso alle retate. Noi siamo qui in
Italia da sessant’anni. Siamo italiani. Vergogna!”. Imbarazzo fra i
funzionari e nei giornali. Forse qualcuno ha ecceduto. Forse bisognava
metterci un po’ di diplomazia. “Ma con tutti gli zingari che ci sono,
proprio uno con la medaglia d’oro dovevi andare a beccare!”. “Un
equivoco, Eccellenza. Sì, comprendo benissimo, Eccellenza. L’opinione
pubblica, quel che diranno all’estero, le strumentalizzazioni…”.
Poi, messo giù il telefono: “Ma insomma, perché non se li vengono a
perquisire loro, ‘sti maledetti zingari, invece di fare i cagasentenze
da Roma?”. Neanche perquisire il padre di Anna Frank, ex ufficiale
decorato ancorché ebreo, era stato facile a suo tempo.

Nel campo, una bambolina di pezza, abbandonata per terra in mezzo al
fango. La radio trasmette Lilì Marlene, la Polizei se n’è andata
senz’altri intoppi. E tutto è normale, in Italia, salvo quella targa
stradale, vicino al campo zingari di Rogoredo appena “normalizzato”:
“via Peppino Impastato”.

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Stop alle intercettazioni

Piovra, governo ladro.

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Mr Burns

Fuga di liquido dall’impianto di raffreddamento nella centrale nuleare
di Krsko, 130 chilometri da Trieste. “Tanto rumore per una valvola
guasta”. “Andremo avanti col nucleare. Indietro non si torna”. Le
prossime centrali italiane verranno affidate a un boss locale
albanese, Berisha.

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Lotta alla fame

“Mangiate pure ragni e cavallette: sono gustosi e molto nutrienti”. I
ricercatori americani: molti insetti hanno pochi grassi e abbondano di
proteine.

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Adolescenza

Per noia, per imitare il film americano, per You Tube, non si sa:
fatto sta che a un certo punto si son messi a sparare coi fucili a
piombini contro il tram. Ferito un pensionato. I tre, su Repubblica,
sono paternamente definiti “gli adolescenti”. In realtà hanno
diciannove, diciannove e ventitrè anni. Per chi hanno votato, il
giorno delle elezioni? Chi è più italiano dei due, un fannagòt da
nerbate come questi, o un rumeno che si rompe il culo a fare il
muratore?

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Gli italiani e i bambini

Gli italiani non rubano i bambini. Gli sparano in mezzo alla strada,
come in Calabria a Melito (regolamento di conti e pallottole
all’impazzata). “Gli” italiani, o perlomeno “molti” italiani: non solo
l’italiano che ha sparato, perché di cinquecento testimoni, dicono i
carabinieri, non se n’è presentato nemmeno uno.

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Mezza democrazia

Catania. Un comunicato stampa del Comune (quello da cui è appena
scappato Scapagnini) dà notizia del “firmato accordo fra il Comune e i
proprietari dell’area di corso Martiri della Libertà”, con annessa
pubblica cerimonia. L’area in questione è l’ultimo pezzo dello
sventramento di Catania anni ’60, rimasto incompleto per varie
traversie e senz’altro il più grosso boccone ancora disponibile per i
costruttori catanesi.

Il comunicato elenca diligentemente tutti i partecipanti alla
cerimonia. Il presidente, il prefetto, il senatore, il questore, il
sindaco (ex), il “rappresentante della proprietà”, l'”advisor” della
proprietà e i rappresentanti “del mondo imprenditoriale, economico e
degli ordini professionali di Catania”. Puro Brecht. L’unica cosa che
manca, e che non viene accennata mai neanche per sbaglio, è *chi è* la
proprietà. Ciancio? Famiglia Rendo? Altri cavalieri? Il Vaticano (come
in origine)? E chi lo sa. E’ come dare la locandina dell’Amleto con i
nomi di tutti, meno che del regista e di Amleto. Amletico, veramente.
Comunque, con evidenza, il Grande Affare comincia. Sarà – come abbiamo
visto – clandestino, come tutti gli affari di Catania, perché in città
manca l’informazione.

Adesso, per esempio, ci sono le elezioni ma “La Sicilia” ignora
completamente alcuni e appoggia arbitrariamente altri. Sono elezioni
vere, quelle in cui i mezzi d’in¬formazione nascondono ai cittadini
una parte dei candidati? E non succede solo stavolta, o solo per caso.
Sentiamo cosa afferma pubblicamente Ciancio, il pa¬drone de “La
Sicilia”, il 24 marzo 2007:
“E’ vero. Il suo nome non lo pubblico [si parla di Claudio Fava,
n.d.r.] perché mi insulta ogni minuto. Nessuno mi può obbligare a
farlo. E se il giudice mi con¬danna, presento appello… Ma scriva che
tutto ciò accade per ragioni personali dell’editore, no, anzi, del
direttore”.
La libertà d’informazione, a Cata¬nia, è solo una “questione
personale”. Votate, ma ricordatevi che non sono ele¬zioni libere. Sono
elezioni in una città di mezza democrazia.

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Il teatro e i giornalisti

Se i “media dell’odio” vi fanno paura per la loro capacità di
esasperare i conflitti etnici e sociali, è il momento di spegnere la
tv, chiudere i giornali e guardare da qualche altra parte, ad esempio
in rete o per strada, e ritrovare l’ottimismo. Su
giornalismi.info/mediarom è partita nei giorni scorsi la campagna
“Giornalisti contro il razzismo”, lanciata da tre colleghi (Lorenzo
Guadagnucci, Beatrice Montini, Zenone Sovilla) preoccupati perché i
media “rischiano di svolgere un ruolo attivo nel fomentare diffidenza
e xenofobia sia verso i rom sia verso gli stranieri residenti nel
nostro Paese”. Oltre alla raccolta di adesioni, sul sito si è attivato
anche un “Osservatorio sul razzismo nei media” che permette a chiunque
di segnalare episodi di cattivo giornalismo. Un’altra iniziativa per
riflettere sul rapporto tra “noi” e “gli altri” passa attraverso il
teatro, da sempre un canale di comunicazione strategico quando gli
altri media sono “allineati”.

Il 28 maggio gli artisti del “Teatro di Nascosto”
(www.teatrodinascosto.it) si sono riuniti davanti a Montecitorio
partendo da Volterra per una “azione bianca” finalizzata a “portare
all’attenzione del Parlamento italiano la situazione dei rifugiati”.
Al centro di questa performance teatrale c’è la consegna ufficiale in
Parlamento della “Charta” di Volterra, un documento sulle politiche di
immigrazione firmato nel novembre 2007, da parlamentari italiani ed
europei appartenenti a diversi schieramenti politici, che il “Teatro
di Nascosto”.porterà in tourneè assieme ai suoi spettacoli per
interpellare le istituzioni.

“Per alcuni mesi – scrivono gli artisti – abbiamo lavorato in
silenzio. Abbiamo fatto un piccolo tour con lo spettacolo ‘Città in
guerrà’, stiamo facendo le prove per il nuovo teatro reportage per
l’estate che racconterà storie vere di donne del medio oriente e
abbiamo dovuto cercare soluzioni per diversi problemi, economici ed
organizzativi. Non che siano tutti risolti, però inizieremo un
percorso bellissimo”. Gianni Calastri e Annet Henneman, fondatori del
“Teatro di Nascosto”, lavorano da otto anni sul genere del “teatro
reportage”, passando attraverso Turchia, Kurdistan, Iran, Iraq, India,
Calcutta per raccogliere la voce di persone, situazioni, popoli in
difficoltà , storie individuali e collettive. [carlo gubitosa]

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Monnezza

Dalle intercettazioni dei magistrati napoletani, finite con
venticinque arresti di altrettanti esponenti dell’establishment
locale: “Qua finisce come in Vajont”. “Il deposito di Villaricca ormai
è una piscina di percolato”. “Manca poco al bordo, copri con la
sabbia”. Con la legge nuova, niente intercettazioni, niente arresti e
quindi niente necessità, per il Corriere della Sera, di uscire con
ponderosi articoli contro i magistrati napoletani. Pierluigi Battista:
“Addirittura una retata, la coreografia degli arresti in massa per
sgominare una banda di malfattori. E chi sarebbero questi presunti
malfattori prontamente consegnati alla giustizia con grande dispiego
di forze? Tecnici che in questi anni sono stati il cuore del
commissariato per l’emergenza rifiuti a Napoli”.

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Freheit ist konkret

Falcone, che era un ragazzo di quartiere, da piccolo giocava a pallone
nell’antichissima piazza Magione, a Palermo. “Quelli di piazza
Magione”, si diceva. “Sono cresciuto a piazza Magione”. Ma adesso
vogliono cambiarle il nome: si chiamerà – dice il comune, che non è
antimafioso – Piazza Giovanni Falcone Magistrato. Protestano gli
abitanti del quartiere, protesta don Giacomo Ribaudo, il coraggioso –
e antimafioso sul serio – parroco del quartiere: “Il sindaco invece di
intitolare strade i preoccupi dei senzatetto, dei moltissimi senza
lavoro, di riportare l’ordine nei quartieri in abbandono. I nostri
eroi si onorano con gesti concreti, non con le strategie mediatiche
cancellando la storia”.

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Arrestate quei cadaveri

Una telefonata a Zapping: “Io credo che l’immigrazione sia un affare
anche per chi traffica con le pompe funebri in Sicilia. Pensi signora
mia, oggi hanno trovato ‘sti dodici cadaveri a ben 44 miglia dalle
coste della Sicilia. Perchè li hanno portati in qua? Perché non li
hanno ributtati in là sulle loro coste? Dev’esserci qualcuno in
Sicilia che ci traffica”. [aldo vincent]

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Marta Branchi wrote:

< Il titolo di prima donna-rettore non spetta (come scrivi tu) a
Cristiana Compagno di Udine ma a Biancamaria Tedeschini Lalli che già
nel 1992 Rettore della allora neonata Università di Roma 3. Te l’ho
voluto dire perchè mi piace che se Repubblica dice un sacco di
fesserie, queste possano essere corrette invece su San Libero che è
notoriamente molto più affidabile >

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raffaele.simonetti@iol.it wrote:

< Nel servizio sulla BBC, Report e l’Oms vorrei osservare – lungi dal
voler prendere le difese d’ufficio di chicchessia – che forse vi è
sfuggito un particolare che mi ha fatto invece sobbalzare: è stato
infatti sottolineato nel servizio che i limiti dell’Oms, che se non
sbaglio sono qualcosa come 800 volte più alti dei valori riscontrati,
sono basati *unicamente sugli effetti termici*. In altre parole finché
le cellule non “friggono” va tutto bene. A questa stregua anche le
case sotto le linee aeree ad alta tensione non comporterebbero rischi
– cosa che nessuno più mi pare tenti di sostenere. Quanto a Paolo
Attivissimo, di cui a suo tempo lessi e apprezzai qualche commento su
informatica e internet, ha, a mio parere, perso ogni credito da quando
difende fino all’ultimo il rapporto del Dipartimento di Stato USA
sull’ 11 settembre >

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Fluxus wrote:

< Continua il dibattito sul nucleare – non è vero che a destra si sia
a favore e a sinistra contro – il discorso è ampio, articolato e
trasversale. Sono di destra e amo Berlusconi! sono però contrario al
nucleare dato che l’uranio sta per finire e non siamo buoni a smaltire
neppure il pattume casalingo, figuriamoci le scorie nucleari! Meglio
investire in recupero energetico dall’immondizia, energia solare,
eolica, geotermica >

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Lina Arena wrote:

< Il clandestino viene punito per il solo fatto di aver messo piede
nella nostra terra. Perchè non introdurre identico rigore nei
confronti del padrone che non osserva la sentenza di reintegra nel
posto di lavoro? Spesso costui paga la retribuzione e lascia il
lavoratore fuori dai cancelli della fabbrica. Si tratta di un
privilegio assurdo, malvagio che avalla una sorta di odio di classe
contro il lavoratore che ha avuto ragione ma non può mettere piede
nella casa di chi lo ha fatto fuori o lo ha affamato >

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Daniele wrote:

< Io sono un vigliacco perché sono di Bologna e tollero che il sindaco
di Bologna indossi il fazzoletto al collo dei deportati di Auschwitz e
poi “discuta” con il consigliere Raisi di An per intitolare una strada
a Giorgio Almirante e non ho ancora cambiato città;
Io sono un vigliacco perché due giorni fa ho visto sul mio stesso
autobus un bestione con la svastica nera al collo e non l’ho insultato
ricordandogli che Bologna è medaglia d’oro al valore militare e città
martire della Resistenza, ma ho solo pensato che in quel momento ero
in servizio per il Comune di Bologna e non volevo avere grane;
Io sono un vigliacco, forse, ma non trovando nessuno per cui votare
che rappresentasse diritti e democrazia non ho votato ed ho, comunque,
permesso che vincessero i fascisti;
Io sono un vigliacco perché mi sto accorgendo che, un po’ meno degli
altri, ma come tanti altri, mi sto assuefacendo alle ronde, alle
svastiche e ai manganelli a Chaiano e non ho di meglio che guardarli
su internet.
L’unica cosa è che nel mio piccolo (e lo so che è poco) sono ancora
iscritto all’Anpi come antifascista, ma non sono abbastanza coraggioso
da esserlo tutti i giorni >

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Pigneto e dintorni

Mario wrote:

< Un consiglio. Un pò di prudenza – il caso Pigneto – non guasta. Non
partiamo in quarta, per poi dover fare (ma la facciamo?) marcia
indietro >
* * *

Massimo B. wrote:

< Caro R., sono stato testimone dei “fatti del Pigneto” e, pur
apprezzando di norma i tuoi interventi, non posso fare a meno di
esprimere il mio più profondo dissenso a chiunque ancora insista sulla
versione del “raid fascista-xenofobo”. L’extracomunitario intervistato
dal Tg1 è, nel quartiere, uno “stimatissimo” piccolo spacciatore e
sfruttatore di connazionali, che fa dormire a dozzine nel suo
magazzino e picchia a cinghiate se non rispettano le “sue” regole. C’è
un gioco delle parti in cui ciascuno tira acqua al proprio mulino.
Fino a violentare la storia e I fatti. Tanto che il quartiere forse
più di sinistra di tutta Roma viene dipinto come lo scenario di una
spedizione punitiva di neofascisti. Il “raid”, esecrabile in ogni caso
sia chiaro, è scaturito quindi da ben altri sentimenti. E se
continuiamo a ripeterci la filastrocca stonata e demodè
dell’aggressione fascio-xenofoba, stiamo solo perdendo un’altra
occasione per capirci qualcosa >
* * *

Paolo wrote:

< Carissimo O., è disposto a rimangiarsi almeno parte degli articoli
Eiar e Uovo di serpente, dopo la scoperta che la spedizione punitiva
del pigneto è stata capitanata da un Cheguevarista di sinistra?
E’ inutile far finta che l’esasperazione portata dalla delinquenza
spicciola (che non ha colore nè etnia), facilitata delle leggi di
sinistra sul’indulto e da una magistratura che dire fannullona è poco,
è trasversale. Un suo affezionato ed antico lettore >
* * *

Caro Paolo e cari gli altri,
no, non sono disposto, mi dispiace. Per due motivi. Il primo è non mi
convincono affatto le versioni ufficiali (Napoli, Catania, Pigneto).
Su Napoli, aspetto ancora le indagini sulla sedicenne “ladra di
bambini”: che potrebbe anche essere stata utilizzata a freddo per
un’operazione di riappropriazione del territorio da tempo programmata
dalla camorra (o meglio, Sistema) locale. L’altro “furto di bambini”,
a Catania, è stato rapidamente smontato da un sito locale
(www.step1.it) e da vari giovani giornalisti (e, prima di tutti, da
Giovanna Quasimodo antica redattrice dei Siciliani). Sul Pigneto mi
rendono perplesso le dichiarazioni della collega Simona Zappulla,
testimone oculare, che sostiene con molta fermezza che a dirigere
l’attacco era un giovane di venticinque anni, magro, e non il
corpulento cinquantenne che se n’è invece assunto – senza rimetterci
niente, e in un clima da “volemose bene generale” – la responsabilità.
Come cronista, la faccenda mi puzza.

Il secondo motivo è che tutti questi linciaggi e pogrom – l’altro
giorno hanno picchiato a sangue due omosessuali a Napoli: ma non fa
più notizia – sono politici in sè, profondamente. Non tanto per
l’eventuale affiliazione a questo o quel gruppo di destra o di estrema
destra (che poi, in Italia, sarebbero teoricamente vietati), quando
per la precisione storica con cui ripercorrono esattamente la stessa
strada del primo fascismo. Il tizio del Pigneto, il “buon borgataro”,
con o senza Guevara, fascista resta. Anzi, tecnicamente è un perfetto
nazista degli anni Trenta, un S.A., con le sue canzoni “contro la
reazione”, la sua bandiera rossa (con svastica) e il suo lumpen
orgogliosamente esibito. Non scherziamo con queste cose. Bello er
dibbattito, bella la democrazia, ma se questa faccenda va avanti ci
sarà da riformare gli Arditi del Popolo nei quartieri. [r.o.]

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“Io sono Spartaco”

“Siamo tutti Pino-maniaci”: l’idea è dell’associazione antimafia Rita
Atria e consiste nel fatto di prendere ciascuno a turno il posto di
Pino Maniaci, il coraggioso direttore di Telejato, che fa dura – e
allegra – informazione antimafia in quel di Partinico. Hanno risposto
in tanti, e la faccenda andrà avanti a lungo con cento facce diverse
che si alterneranno quest’estate ai microfoni dell’emittente. Gli
“amici”, intanto, hanno chiamato la ditta dell’Adsl, spacciandosi per
gente di Telejato, e hanno fatto tagliare le linee. Computer e sito
fermi per un po’ e poi, come sempre, di nuovo in rete più pimpanti di
prima.
Info: www.ritaatria.it, www.telejato.it

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*
www.ucuntu.org

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)

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