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Lettera aperta ad Attilio Bolzoni di Repubblica

28/07/2009 Antonella Serafini 0

di Enrico Tagliaferro

Egr. dott. Bolzoni,

Nel suo articolo pubblicato il 24 luglio 2009 a pag. 11 di Repubblica, dal titolo “Dalla svista su Riina a don Vito i misteri del generale-negoziatore”, Lei ritorna per l’ennesima volta sulle insinuazioni, cui ormai abbiamo fatto l’abitudine riguardanti la cattura di Totò Riina e la mancata perquisizione del suo covo da parte delle forze dell’ordine.

In linea generale La inviterei a leggere il mio pezzo citato, perché bastevole, grazie al corredo di documenti e fotografie, ad annichilire la maggior parte delle leggende metropolitane nate su quella vicenda, alcune delle quali Lei purtroppo nel suo articolo riprende puntigliosamente.

Ma in particolare vorrei contestarle in questa sede, alcune sue affermazioni, per le quali Le sarei grato qualora Lei potesse fornirmi ulteriori chiarimenti.

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Signora mia, non ci sono più i mafiosi di una volta

27/07/2009 Antonella Serafini 0

Arriva la seconda lettera di Ciancimino su imgpress.it destinata ad Antonella Serafini.
Prima c’era l’omertà, adesso si fa la gara a chi parla di più. Cosa cambia tra ieri e oggi? Nulla, perchè se non si diceva niente potevi pensare tutto, e se si parla troppo, si pensa che sono depistaggi, messaggi in codice ecc. Ci stupisce che Massimo Ciancimino, che di giornalisti con cui parlare ne ha in abbondanza vista la quantità di interviste rilasciate, si prodighi così tanto a farmi sapere la verità e ci tiene così tanto a un contatto con la sottoscritta, che non è neanche iscritta all’ordine, perchè “è giusto così”.

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Ciancimino risponde ad Antonella Serafini

26/07/2009 Antonella Serafini 0

Non ce l’aspettavamo, ma è successo. Massimo Ciancimino ha mandato una lettera aperta sul foglio elettronico www.imgpress.it a seguito di un mio articolo. Ci da esempi di legalità, ci chiede di far lavorare le procure (forse pensava che sono in grado di impedire una cosa simile?

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Ultimo risponde agli attacchi di Bolzoni

25/07/2009 Antonella Serafini 2

Le velenose insinuazioni e le offese che Attilio Bolzoni propala dal quotidiano La Repubblica contro le Istituzioni e contro valorosi servitori dello Stato sono l’ultima operazione di terrorismo giornalistico che lo contraddistingue da tempo come zelante scrivano al servizio del suggeritore e della lobby editoriale o giudiziaria di turno. Questa volta siamo di fronte ad una ignobile manovra eversiva il cui risultato più immediato è la riabilitazione e la legittimazione di un criminale del calibro di Riina Salvatore e dello stragismo corleonese. Ancora una volta, dopo un decennio di articoli falsi, dopo un processo pubblico e una chiara sentenza di assoluzione, Attilio Bolzoni infanga la trasparenza e l’efficacia dell’operazione con cui è stato catturato Riina e le azioni collegate e successive. E’ necessario che i giovani e i cittadini onesti sappiano che la lotta contro Cosa Nostra è un patrimonio del popolo e non lo scettro di potere e di privilegio di elite giornalistico-giudiziarie settarie e di parte, forse infiltrate da Cosa Nostra. Diffidate di questa antimafia salottiera e settaria, abbiate fiducia nello Stato e nei suoi servitori che con coraggio, mentre tutti rimanevano inermi e indifferenti, hanno affrontato, scovato e scardinato Riina Salvatore e i suoi Corleonesi, senza patti e senza ricatti. L’unica trattativa che io conosca, perché ammessa pubblicamente, è quella tentata dal quotidiano La Repubblica con i Talebani del latitante Osama Bin Laden per la liberazione di un giornalista italiano. Evidentemente quella della trattativa è la loro cultura. Non la mia. Vergogna!
Onore a tutti i combattenti caduti contro la mafia.

ultimo

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E ora, per cercare la verità sulla mafia, si chiede una mano a Totò Riina.

25/07/2009 Antonella Serafini 0

E’ indegno per qualsiasi Paese civile mettere alla gogna un uomo che arresta un mafioso, e chiamare il mafioso stesso ad autocertificarsi sull’estraneità dei fatti.

E adesso avremmo un po’ di domande da fare alla gente, e un po’ di NOMI E COGNOMI FINORA OMESSI DA TUTTI i giornalisti “perbene”, come Travaglio, Bolzoni, Lodato, Lo Biondo, Pennarola. E per ora mi fermo qui.

Andiamo per ordine:
E’ mai possibile che nessun giornalista, nessun magistrato, nessun procuratore che si occupi di antimafia, sappia la differenza tra controllo/sorveglianza a breve termine e controllo a lungo termine?
Anche l’investigatore privato del paesino di 500 anime sa che se si deve controllare una persona per 2/3 giorni il medoto è il controllo con ripresa costante, se l’appostamento deve perdurare per settimane/mesi (perchè come dice Ultimo stesso, il fine era di controllare chi entrava e chi usciva da quella casa, quindi seguire i Sansone, e ricostituire i circuiti politico imprenditoriali) la sorveglianza costante metterebbe a rischio di vita chi sorveglia, con l’aggravante di bruciare il posto da controllare. Però ci sarebbero stati dei bei funerali, su cui piangere tanto, magari i giornalisti “perbene” avrebbe fatto un articolo con encomio solenne, avremmo un morto in più e un martire in più. Il fine di Ultimo non era questo, e ora paga lo scotto di aver preferito mettere le manette a chi, latitante per anni, ha messo a ferro e fuoco il Paese, piuttosto che creare un martire da piangere in più.

Che cosa spinge i procuratori di Palermo e i giornalisti “perbene”, a COPRIRE i veri responsabili nell’arma dei carabinieri? Cominciamo a fare nomi, cognomi, ruoli ricoperti e falsità dette, sia all’interno delle istituzione che nella stampa servile.

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Razzismo e schiavitù sono legge

14/07/2009 vipera 1

Il 2 luglio è diventato legge dello Stato Italiano il decreto “che porterà molta sofferenza”. Al culmine di un ciclo di degrado e barbarie, che dura ormai da oltre un decennio, si è definitivamente stabilito che lo Stato Italiano considera parte dell’umanità schiavi da sfruttare e violentare. Una decisione che dovrebbe soffocare, chiudere con un pugno lo stomaco, ogni coscienza civile, democratica, pacifista, amica della nonviolenza e dell’umanità. Ma il quadro sociale e civile nel quale è accaduto, rende tutto ancora più grave. Esattamente come nel primo ventennio si è radicato un razzismo “in doppio petto” perbenista e ipocrita.

Poche ore prima della definitiva approvazione del decreto sofferenza, un migrante è stato selvaggiamente picchiato a Roma. La squadraccia colpiva urlando “noi facciamo solo la volontà del governo”.

Il giorno successivo, alla periferia di Roma, è avvenuto l’ennesimo stupro. Rapide indagini degli inquirenti hanno portato a dimostrare che il criminale è autore di almeno altri 2 stupri e diversi altri sono attribuibili a lui. Dopo una settimana di indagini viene arrestato un ragioniere di Roma, apparente tranquillo borghese di provincia.

Nessun rom, nessun rumeno, nessun marocchino o senegalese da additare al pubblico disprezzo e ai tribunali mass mediatici. E, infatti, si è squarciato ancora una volta il velo dell’ipocrisia della macchina del consenso mediatico.