Vedere i figli: responsabilità genitoriali ed istituzionali
Separazione giudiziale: cosa accade ad un minore se i giudici non decidono nel suo interesse
Separazione giudiziale: cosa accade ad un minore se i giudici non decidono nel suo interesse
13 febbraio 2008 è cominciato il processo per Giorgio Del Papa, accusato per omicidio plurimo. Nella sua impresa la umbra Olii il 25 novembre del 2006 a causa di un’esplosine hanno perso la vita: Maurizio Manili di 42 anni, Tullio Mottini di 46 anni, Vladimir Toder, Albanese di 32 anni e Giuseppe Coletti di 48 anni. Quattro operai che stavano effettuando la manutenzione dei silos. I loro corpi ritrovati carbonizzati non hanno dato nessuna speranza da subito. Lorena Coletti, la sorella di Giuseppe, ora vuole giustizia.
L’autrice, Simona Baldanzi è la figlia di un’operaia della famosa marca di Jeans Rifle. Leggendo il suo libro può rispecchiarsi qualsiasi figlio di un operaio dal settore metalmeccanico al tessile, dal siderurgico al legno, ecc. Non conta la divisa, una vestaglia o una tuta, la sera i genitori rientrano stanchi, con i calli alle mani, con la schiena rotta, ma hanno sempre il tempo per la famiglia: per un abbraccio, per un bacio per raccontare.
Due storie vengono narrate in parallelo: Rifle e Tav.
Aver fatto i regali di Natale senza tredicesima è stata dura, lo stipendio misero di novembre di scarsi 500,00 euro dev’essere centellinato. Anche un euro potrebbe fare la differenza. Rinuncio a comprare il giornale, rinuncio al caffè, ecc. Allora penso bene che lavorare qualche ora in più il mese di dicembre può tornare utile, magari mi metto di turno in un festivo. Faccio i miei calcoli, dovrei superare i 500. Arriva anche lo stipendio di dicembre. La responsabile, mi fa firmare il foglio dove c’è scritto l’importo.
L’imprenditore di Campofilone ha aumentato lo stipendio ai suoi dipendenti. La scelta è maturata dopo un esperimento: vivere per un mese con lo stipendio da operaio. L’imprenditore è riuscito ad arrivare alla terza settimana.
Sei mesi per avere una diagnosi per le oltre ventimila segnalazioni degli ultimi sei anni.
Dati e statistiche da allarme sociale
a cura di Lisa Biasci
Che sconforto, per l’esercito dei mobbizzati d’Italia, c’è una lista di attesa di almeno sei mesi per farsi diagnosticare il mobbing.Questo è quanto emerge dai dati forniti dalla Clinica del lavoro di Milano ”Luigi Devoto”, la prima nata in Italia e la più importante per numero di casi trattati. Chi prenota oggi, insomma, sarà ricevuto e visitato non prima del mese di giugno prossimo.
E’ il segnale più evidente del moltiplicarsi dei casi di mobbing nelle aziende italiane, della loro ribalta pubblica e soprattutto della volontà da parte delle vittime di denunciare e portare alla luce le proprie storie di aggressività e di soprusi sul luogo di lavoro. Mobbing o bossing che sia, i dati evidenziano il dilagarsi incontrastato del fenomeno: i lavoratori ricevuti ogni giorno alla clinica di Milano sono tre. Considerando che a Natale il centro è chiuso, a fine anno sarà superata quota settecento. Dati davvero allarmanti e che devono far riflettere. Diagnosi e denunce alla mano.
“Diritto di non genitorialità”: storia di un cittadino italiano
E’ italiano, paga le tasse, lavora come dipendente in una grande azienda italiana, ha la fedina penale pulita ma vive nel tunnel di una separazione giudiziale da tre anni e non vede suo figlio da due.
Una storia come le altre, direte, che assomiglia ad altre storie di ciascuno di noi ma che merita di essere raccontata da vicino.
Pietro Mirabelli è operaio della TAV e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Da 12 anni è presente sul cantiere della Cavet, la ditta che ha vinto l’appalto per la realizzazione del tratto che permetterà di collegare Bologna a Firenze. In questi anni ha visto decine e decine di operai infortunarsi, diventare invalidi e morire. Manca poco alla fine della realizzazione, molti uomini e donne, saliranno sui treni e non immagineranno quanto sangue è stato versato, quante madri hanno pianto per i loro figli e quante mogli sono rimaste sole. L’attenzione sugli infortuni sul lavoro è forte quando ci sono incidenti nei luoghi di lavoro. «Se ne parla una settimana, e poi tutto viene messo nel conservatorio della dimenticanza. –afferma Pietro- Ma ogni giorno muoiono lavoratori, in aziende sconosciute, nell’edilizia, nell’agricoltura. Poi quando accadono, ad esempio stragi come quella di Torino, allora la stampa se ne occupa.
Flavio Pappalardo ha 32 anni. Sono trascorsi quasi 4 anni dall’incidente, si definisce un gran lavoratore. A 16 anni decide di non andare più a scuola e di cominciare a lavorare. Riesce a coltivare le sue passioni, la palestra ed il ciclismo. Inoltre la sera, per guadagnare qualcosa extra, faceva il servizio di sicurezza presso locali notturni. Un ragazzo molto attivo fino al giorno dell’infortunio, da allora è cambiata la sua vita e quella della sua famiglia.
Questa volta non voglio raccontare la testimonianza di un incidente sul lavoro. Voglio fare una riflessione.
Lunedì ha perso la vita Immacolata Orlando: una lavoratrice, ma anche una madre, una moglie, un’amica, una figlia. Una donna che non c’è più. Il suo lavoro doveva garantire la possibilità di vivere, invece il filo si è spezzato. A pochi giorni dalla nuova legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, si continua a morire durante l’espletamento di un diritto/dovere sancito dalla Costituzione. Ecco, che la politica insorge, si interroga, esclama: “Non si può continuare a morire sul lavoro!”. Eppure si muore, non ci sono eccezioni per nessuno: giovani, uomini e donne. Neanche gli infortuni diminuiscono.
«La mattina del 26 marzo del 1991, per me era un giorno come tutti gli altri. Da 18 anni lavoravo in una conceria la De’ Medici & co. Srl di Milano, tutte le mattine facevo lo stesso percorso per arrivare in via G.B. Grassi n. 15. Da quasi vent’anni avevo la stessa mansione di classificatrice di pelli nel magazzino dell’azienda.
Manuel Pizzato è un ragazzo di 27 anni di Udine. Il 20 febbraio di tre anni fa, lavorava da tre giorni presso un raccordo ferroviario in un paesino della provincia friulana, a 20 km dalla sua abitazione. Era stato assunto da poco da un’impresa che si occupa di servizi sui raccordi e scali ferroviari in prossimità di zone industriali. Per poter lavorare, con questa azienda, Manuel ha dovuto superare visite mediche, test attitudinali, che si sono svolti a Verona presso le strutture selle Ferrovie dello Stato.
un ex ufficiale dell’arma, racconta la sua esperienza.
Semper fidelis a volte è chiedere troppo.
I miei trascorsi da ufficiale di complemento dell’Arma e l’attuale professione di avvocato di tanti Carabinieri sparsi nello stivale mi inducono a segnalare il grave malessere che affligge oggi una delle più importanti istituzioni del Paese.
L’esperienza quotidiana mi avverte che i Carabinieri stanno male e che, all’insaputa dei cittadini, vivono una prostrazione che solo dieci anni fa non era registrabile.
di Lisa Biasci
NO al mobbing: dice la Cassazione. Ma no anche ai colleghi insopportabili: diciamo noi.
Dopo la sentenza della Cassazione, una domanda dal mondo del lavoro: è giusto proteggere i più deboli, ma gli “stronzi”come li trattiamo?
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